[ESPERIENZA 10] - mayday

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  1. Adeline Walker
     
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    -Mh.-

    Lo sguardo bicromatico di Adeline, seguiva con scrupolosa attenzione i movimenti agili e leggeri di quel nuovo – anche se in effetti tanto atteso – membro della sua stretta stretta ma davvero stretta famiglia.
    Se ne stava lì, seduta sul suo morbido divano bianco stracolmo di cuscini, le gambe e le braccia incrociate sebbene l'intera esile figura fosse nascosta da una di quelle calde e gigantesche coperte che lasciava sempre in giro, pronte per ogni evenienza – quando si dice “circondarsi dei beni di prima necessità”-.
    Da quel fagotto di cuscini e coperte spuntava solamente il naso, lo sguardo marino e la sua spettinata chioma dorata, anch'essa ad ogni modo semi nascosta da uno dei suoi cappelli con pon pon grigio/azzurri.
    Era così strano avere qualcuno in giro per casa.
    Così strano accidenti.
    E badate bene, non che Adeline non ne fosse contenta: per Merlino, aveva atteso quel giorno così tanto da quando si era trasferita in quel suo nuovo bilocale, era.. era a dir poco entusiasta. Sprizzava gioia da ogni poro.
    Ma ecco.. ecco era comunque così strano.
    -Signorina, vuole che le porti una tazza di thè?-
    Adeline si riscosse con un piccolo sobbalzo dai suoi pensieri, riportando l'attenzione là dove l'aveva persa un attimo prima: -No Abe, grazie. E sul serio, puoi chiamarmi Adeline, o ancora meglio, Ad.-
    Sorrise, mentre il laborioso elfo domestico tornava alle sue faccende e – pensò mentre il sorriso si faceva più ampio – al suo enorme enorme quantitativo di chiacchiere.
    Aveva messo piede nel suo modesto appartamento da appena un paio d'ore, e quella piccola creatura dai grandi occhi azzurri era riuscita già a metterla completamente a soqquadro – nel senso più buono e parlottaro del termine.
    Seppur estremamente cordiale e scrupoloso nei suoi confronti e nello svolgere le proprie mansioni, Adeline già adorava quel che pareva essere una delle caratteristiche portanti di quel piccolo concentrato di simpatia, puntiglieria, autonomia e sicuramente ancora qualche altro termine con finale in -ia.
    In altre parole, sconcerto o non sconcerto per avere finalmente qualcuno in casa che non fosse sua zia Ada, Adeline in trenta secondi netti si era follemente innamorata di quella creatura:
    -Abe io.. credo che ora uscirò un po', per fare due passi sai. Non aspettarmi per pranzo ma .. beh serviti pure, ovviamente.-
    Esordì quindi poco dopo, un po' titubante circa le modalità con le quali si sarebbe dovuta rivolgere all'elfo, ma rassicurata immediatamente dopo dall'idea che, in fondo, l'unica cosa veramente importante era che si trovassero bene assieme loro due e basta, a modo loro.
    -Ma.. ecco, la signorina Ad uscirà così?!-
    Gli enormi occhioni celesti si sgranarono un poco mentre Adeline, ancora avvolta nella sua coperta e con tanto di cappello con pon pon, scoppiava a ridere: -Oh no accidenti, andrò a cambiarmi prima!-



    Nel complesso, Adeline quella domenica mattina era particolarmente contenta.
    Contenta perchè finalmente non era più sola in casa, contenta perchè già adorava quel qualcuno che d'ora in avanti avrebbe trovato in casa ad aspettarla, l'avrebbe aiutata nelle faccende di tutti i giorni ma con cui, soprattutto, avrebbe condiviso le gioie - e le tragedie, ma anche le banalità – del quotidiano.
    Sua zia Ada nel corso dell'infanzia non era stata di certo la coinquilina ideale sotto questi aspetti, la scuola ormai era finita da un pezzo, e gli ultimi anni Adeline in un modo o nell'altro lì aveva trascorsi così..in solitudine. Da quando aveva traslocato però, la scelta di cambiare certi aspetti della sua vita era stata ferreamente assoluta.
    Il bilocale che aveva comprato era in pieno centro, proprio davanti ad uno dei pub più rinomati di Hogsmeade e quindi sulla sua strada principale, High Street.
    Sul lavoro è vero, si stava ancora impegnando tanto concentrandosi più sulle mansioni effettive da svolgere che sulla socializzazione, ma d'altronde ci sarebbe stato il tempo anche per quello.
    Al di fuori del lavoro poi.. c'erano quelle. Le passeggiate domenicali.
    Che Adeline voleva far divenire un'abitudine fissa, soprattutto di prima mattina, quando l'aria era ancora frizzantina, la popolazione magica riversa per le strade era più stravagante che mai e lei... lei si sentiva davvero al suo posto.
    Dopo aver optato per dei pantaloni in simil pelle e cuoio neri, stivali al ginocchio e maglioncino nero per un look total black in perfetto contrasto con il suo umore, Adeline era scesa in strada inspirando a pieni polmoni l'aria fresca che subito le aveva punto le guance.
    Questa volta il cappotto grigio era rimasto nell'armadio, sostituito da un classico chiodo che per una mattinata, seppur decisamente fresca, primaverile le era sembrato più che appropriato: avrebbe fatto una passeggiata lungo l'intera via principale del paese e, se ne avesse avuto voglia, si sarebbe anche fermata a comprare qualche leccornia per lei ed Abe.
    Era con questo spirito e con le mani rigorosamente in tasca quindi, che una volta giunta circa a metà della tortuosa ma ampia stradina, persa come suo solito nello scrupoloso studio delle persone a lei circostanti..
    -Helena, non ti allontanare. Helena!-
    Adeline inizialmente sorrise, seguendo con lo sguardo quella bimba tanto curiosa e vivace quanto probabilmente lo era lei alla sua età – per non parlare di adesso.
    Le iridi bicromatiche saettarono così dalla bambina, alla madre, a.. ciò che in effetti, tanto aveva suscitato scalpore nella piccola: dal peculiare baluginio di riflessi argentati, seppur piccolo e debole, quello doveva essere sicuramente un Patronus. Stava recapitando un messaggio magari? Da quella distanza, Adeline non riusciva a sentirlo sebbene il quadretto rientrasse comunque nel suo campo visivo.
    La strega si incuriosì, inclinando di un poco la testolina dorata e cercando velocemente lo sguardo della madre della bambina - a cui, tuttavia, nel susseguirsi rapido degli attimi seguenti non fece caso se effettivamente fu ricambiato o meno: il Patronus infatti si stava allontanando, seguito in fretta dalla piccola streghetta, che in testa probabilmente aveva tante cose, ma di certo non la figura materna che a stento le poteva stare dietro.
    Senza pensarci due volte, la ex Corvonero così si mise all'inseguimento della piccola: -Ehy, aspetta!-
    Tentò invano, consapevole che se quella bambina aveva anche solo la metà della curiosità che da piccola muoveva lei nelle sue esplorazioni.. avrebbe anche potuto bombardarla ma di certo non si sarebbe fermata.
    E meno male che aveva detto ad Abe di lasciar perdere il pranzo.
     
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16 replies since 11/3/2020, 11:35   444 views
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