in cerca di amicizie

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  1. Madeline Mayson
     
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    Incapace di frenarsi di fronte all’assenso della studentessa appena conosciuta, Madeline batté le mani un paio di volte. Sorrise ampiamente e a lungo, manifestando apertamente tutto il proprio entusiasmo. Quando sarebbero dovute andare? Se Daisy non trovava il compagno a nessuna delle due calze, forse sarebbe stato meglio muoversi il prima possibile.
    Una persona qualsiasi avrebbe colto l’occasione per lasciare al proprio interlocutore il tempo di pensare, di stabilire una dato oppure di tirarsi indietro, ma lei non era il tipo. Decise istantaneamente di volere andare quel week-end, poiché, in fondo, si trattava di una situazione di emergenza. Benché non lo ammise neppure a se stessa, temeva che l’altra Thunderbird potesse cambiare idea e darle buca. Nei propri pensieri, stabilire subito il giorno, l’avrebbe vincolata senza possibilità di ritrattare.
    Aprì la bocca per parlare, ma si dimenticò il discorso, distratta dal pensiero della madre della ragazza. Quindi era quello il motivo per cui entrambe erano state smistate tra i Thunderbird? Anche lei aveva la testa tra le nuvole? Maddie non l’aveva mai vista in questo modo, ma supponeva che fosse possibile. Consapevole di distrarsi con poco e di avere una soglia di attenzione mediamente bassa, a meno che qualcosa non le interessasse fortemente, supponeva di potere essere definita una ragazza distratta. In realtà, l’undicenne le era parsa migliore di lei stessa, ma si sarebbe potuta sbagliare.
    La nuova domanda di Daisy spostò, ancora una volta, l’attenzione della texana. L’ennesima prova, futile in realtà, di quanto velocemente si distraesse. Perse l’intensità del dubbio precedente tanto velocemente quanto l’aveva colta, ma non se ne curò.
    ”Un luogo preferito?” ripeté, picchiettando un indice, fresco di smalto, sul mento. Si sforzò di convogliare le idee, focalizzandosi su un luogo per volta, così da trovare quello prediletto. L’impresa si rivelò più difficile del previsto, perché ogni volta che le veniva in mente qualcosa, subito ricordava un posto diverso, apparentemente migliore. ”Mmmh…Credo il pendio scosceso. Anche se anche il Chiostro di Isotta mi piace molto. In generale, preferisco stare all’aria aperta. Non voterei per la Sala Studio, ecco. C’è troppo silenzio, lì”. Aggrottò la fronte, ancora indecisa sulla scelta appena compiuta. Non era convinta che il pendio fosse il posto migliore e, se ci avesse riflettuto ancora qualche minuto, probabilmente avrebbe cambiato idea, colta dall’impulso del momento.
    Sospirò, scuotendo la testa per concentrarsi su altro. Un argomento più importante, prioritario. Trovare un soprannome a Daisy sembrò essere diventata una necessità assoluta per Madeline. Non poteva né voleva aspettare, perché, ora che ci aveva pensato, non sarebbe stata in grado di lasciare perdere senza un nomignolo nuovo di zecca. Ascoltò le proposte dell’altra studentessa, arricciando il naso di tanto in tanto. John era troppo da uomo, su questo concordava con lei e benché la concasata sembrasse avere una certa personalità, quel nomignolo troppo maschile non le si addiceva.
    ”Jo? chiese conferma con un sopracciglio sollevato. Il soprannome non suonava male ed era di sicuro preferibile alle altre alternative a cui anche lei avesse pensato. Purtroppo, si conoscevano ancora troppo poco per trovare un nome sostitutivo più personale.
    ”Direi che Jo può andare, mi piace” sorrise, annuendo come se approvasse. Maddie non aveva pensato che Daisy potesse preferire essere chiamata per nome proprio. Lei, per esempio, odiava essere chiamata Madeline, perché lo associava a tutte quelle volte in cui i genitori l’avevano sgridata per qualche guaio. Maddie era il nome associato ai momenti di affetto e alle volte in cui rendeva fiera la propria famiglia, Madeline, al contrario, portava guai.
    ”O, sì!” Le si illuminarono gli occhi al solo sentire parlare di negozi. ”Il Madama McClans è uno dei miei preferiti. Adoro tutte quelle stoffe, senza contare gli accessori. Mi piace molto anche Ollivander, per l’atmosfera che c’è, sai…” rifletté ancora, rendendosi conto di essere entrata in meno negozi di quanti credesse ”Il Ghirigoro è carino” continuò, poco convinta ”Ma ci sono troppi libri. Forse lo preferirei se ci fossero più riviste. Lo speziale mi inquieta un poco e da Accessori non sono mai stata. E tu, invece?”.
    Respirò, prendendo di nuovo parola, senza concedere il tempo a Daisy di rispondere alla precedente domanda.
    ”Nessun animale purtroppo. I miei genitori non mi hanno concesso di sceglierne uno. Temono che io non sia abbastanza responsabilesollevò gli occhi al cielo, completamente disaccordo ”Insomma, non credo sia poi così difficile tenere un animale, giusto? Tu ne hai uno? Qual è il tuo preferito? A me piacciono i gatti” .
    Ciarlò a ruota libera, respirando appena tra una parola e l’altra, completamente persa in quella conversazione.

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