Novantanove snasi saltavano sul letto

Adeline Walker

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Negoziante
    Posts
    3,739
    Location

    Status
    Anonymous
    hedel anakin crawford
    Novantanove snasi saltavano sul letto, uno cadde e si ruppe il cervelletto.
    Novantotto snasi saltavano sul letto, uno inciampò e cadde nel gabinetto.

    Anakin trovava sempre modi originali per darle il tormento nel cuore della notte. E così Hedel Crawford si era svegliata con la Luna ancora alta nel cielo, le iridi scure come un pozzo profondo erano rimaste per molto tempo ad osservare il soffitto sopra la propria testa, della sua camera del Crawford’s Manor, del quale ormai riusciva a riconoscere persino le ragnatele. Di tanto in tanto collassava addormentata nel letto, sprofondando in un sonno senza segno, ma si svegliava di soprassalto con la voce di Anakin che fischiava nelle orecchie o che si divertiva a tratteggiare incubi horrorifici che le mettevano i brividi e le facevano venire il batticuore. Quando riemergeva da questo sonno, era come svegliarsi da un piccolo coma ogni volta, si voltava ad osservare l’ora sul suo comodino. Quella notte era abbastanza certa di aver visto passare quasi tutte le ore, il che significava che aveva dormito veramente poco. Le prime luci dell’alba la sorpresero ancora ad osservare il soffitto, con gli occhi che bruciavano per la mancanza di riposo e la mente che non riusciva proprio a darsi pace. Le ombre della notte sembravano estendersi anche nei suoi pensieri e proiettare problemi e ingigantire questioni che alla luce del giorno non erano sembrate così gravi o così imminenti. Di notte tutto sembrava espanso, esaltato all’interno di una cassa di risonanza che faceva emergere soltanto gli aspetti più cupi di ogni questione. Si era domandata, nella notte trascorsa e nelle altre che aveva passato insonne, se soltanto a lei capitavano queste notti così o se era Anakin che si burlava di lei con il favore delle tenebre. Non giunse mai a una conclusione soddisfacente perché nessuno era a conoscenza della malvagia personalità che albergava nei recessi più oscuri del suo cervello. Era lì, ma con la luce del giorno le sembrava che sparisse, una creatura che si rintana nella conosciuta oscurità e che fugge alla prima avvisaglia di luce.

    Un solo snaso saltava sopra il letto, ma annegò nel suo vizietto. Canta Hedel, canta! E si ricomincia... Novantanove snasi saltavano sul letto, uno cadde e si ruppe il cervelletto.

    Nelle tante elucubrazioni che avevano affollato la sua mente in quella notte movimentata, una l’aveva colpita in maniera particolare. Si era alzata immediatamente dal letto, infondo era già l’alba: un’orario quasi accettabile per abbandonare il caldo piumone, muovendosi su e giù per la camera con fare agitato. La partita di faggi che le avevano consegnato qualche giorno prima era difettosa. Qualcosa, quando aveva accarezzato il legno, le aveva immediatamente suggerito che qualcosa non andasse ma il campanello che annunciava un nuovo cliente era arrivato con insistenza alle sue orecchie e il corso del resto della giornata aveva sepolto in un angolo della sua mente quel pensiero. Ora però la notte si era allungata e lo aveva ripescato, portandolo a galla come un cadavere che affiora dalle superfici del male. Doveva verificare che si trattasse solo di una congettura notturna. Doveva verificarlo il prima possibile. Mr. Jughead era un nuovo fornitore, ma le raccomandazioni che aveva ricevuto a riguardo erano così buone che si era fidata ad assegnare a lui la partita di faggio che avrebbe dovuto bastarle per tutta l’estate. Non si può prendere il faggio che abbia già su le foglie, quindi l’ultimo legno reperibile era in quelle settimane che precedevano la primavera. Se i suoi sospetti fossero stati confermati avrebbe dovuto muoversi in fretta.

    Il retrobottega di Ollivander era esattamente come lo aveva lasciato la sera precedente, quando si materializzò al suo interno per dare sfogo ai suoi sospetti. Aveva indossato un comodo vestito di un viola scuro che trascendeva al bordeaux, che arrivava a coprirle sopra il ginocchio le gambe fasciate dalle calze grigie, in linea con la moda magica di quel secolo, un paio di morbidi stivaletti che risuonavano con il tacco a ogni passo sul legno. Si muoveva velocemente, perché la fretta era instillata nelle sue gambe dalle innumerevoli macchinazioni notturne, arrivando ad afferrare il legno di faggio. La corteccia le restò in mano, con segatura a terra. « Mi ha fregata, cazzo.»

    Uh piccola Hedel che i suoi affari fare non sa. Ora non ha più solo i tarli nella sua mente ma anche nel suo negozio, un’intera partita di legno andata a male poteva anche mandarla in bancarotta.

    Per la seconda volta saltò nel vuoto, compiendo una smaterializzazione al Ministero della Magia affollato di lavoratori che si stavano dirigendo ai loro uffici. D’istinto il suo sguardo si mise alla ricerca del fratello maggiore, lavorava al secondo livello e poteva anche esserle utile per rivalersi su Jughead, ma ci avrebbe pensato inseguito alla sua vendetta. Doveva recarsi nella foresta di faggi dell’Hampshire e procurarsi del legno. Ma doveva farlo in modo legale e soprattuto aveva bisogno di un dipendente del quarto livello che potesse aiutarla a cercare gli Asticelli - la loro presenza indicava una pianta di grande qualità- e anche a tenerli a bada mentre lei operava per cercare di estrarre del legno. Era per questo motivo che era molto difficile trovare legno di qualità ed era certa che quello scansafatiche di Jughead non si volesse prendere il disturbo di fronteggiare una comunità di agguerriti Bowtruckle. « Buongiorno sono Hedel Crawford, la Negoziante di Ollivander » si sarebbe presentata alla bionda dipendente ministeriale che avrebbe incontrato per prima negli uffici del Dipartimento Regolazione e Controllo Creature. « Ho bisogno di assistenza per reperire del materiale indispensabile per la fabbricazione delle bacchette magiche. Devo firmare qualche modulo o altro? Sarei un po’ di fretta.» spiegò con aria professionale, non aveva alcuna intenzione di fare amicizia fintanto che aveva un problema di tale entità da dover affrontare. Non poteva permettersi errori agli inizi della sua carriera come creatrice di bacchette.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Ghiaccioli
    Posts
    420

    Status
    Anonymous

    Era una notte d'acqua a catinelle
    andavo in giro senza le bretelle,
    all'improvviso vidi un cimitero
    com'era nero – oh – com'era nero,

    E saltellando di tomba in tomba,
    vidi una bionda, mamma mia che bionda!
    Era il fantasma della zia Gioconda
    che ripuliva la sua tomba nera e fonda,

    I vermicelli freschi di giornata
    la rosicchiavan come l'insalata,
    in testa aveva un grosso gatto nero
    era il re – era il re del Cimitero!

    Ma questa storia ha un significato
    è come mettere il vino nel bucato,
    è come dire buonanotte al muro
    e poi lavarsi i piedi con il cianuro!

    La-la-la-la-lalalalala!




    .. Già.
    Non sempre si dovrebbe desiderare di entrare sul serio nella testa di una persona.
    Anche perchè, vedi tu i risultati poi.


    Adeline Walker amava la notte.
    Spesso e volentieri tardava nell'addormentarsi, leggendo sempre quella pagina di troppo, chiacchierando con Abe, coccolando il neo arrivato gufo che nelle ore notturne mostrava il meglio di sé con quei lucenti occhi gialli ed il becco a mordicchiarle l'orecchio, quando smetteva di accarezzarlo sul dorso.
    Dopo cena, se non era di turno al San Mungo o al Ministero per qualche “missione speciale” le chiamava lei, si concedeva un lungo e rigenerante bagno caldo, una tazza del suo thè al limone preferito, e poi via di chiacchiere, sparse come le carte di caramelle sul piumone di un bianco immacolato e croccanti come i gusci di noce che rompeva per il suo rapace.
    Si raggomitolava lì, contro lo schienale del letto, avvolta nelle sue coperte e nei suoi discorsi, più o meno importanti, più o meno profondi, più o meno divertenti.
    Più di una volta le era capitato di fare l'alba, come quella notte, in cui era passata da temi politici, a battute scadenti – le sue solite, le uniche che era in grado di fare data le scarse capacità umoristiche – sui Vampiri, seguite immediatamente dopo da dibattiti sugli scontri storici fra popolazioni magiche e non, la definizione ed il concetto di essere “portatori di bacchette” a dispetto di altre popolazioni, quindi la rinomata rivolta dei folletti che tanto a lungo avevano anelato a quegli strumenti e catalizzatori di magia, e ancora la conseguente idea di magia e del mezzo attraverso cui modellarla e usufruirne, la quantità e la difficoltà di molti incantesimi non verbali e senza il catalizzatore, gli stupefacenti poteri degli elfi domestici – e qui un imbarazzato Abe aveva precipitosamente cambiato discorso – riproponendo thè e muffin che erano stati finiti in un tiepido caos di zuccheri, cuscini e il mito tubare di Gufo.
    Poi, al dorato schiarire del cielo, le luci dell'alba avevano sorpreso una Adeline crollata tra coperte e cuscini, un Abe a fondo del letto anch'egli profondamente addormentato, con tanto di tazza vuota del thè ancora tra le mani, e un Gufo con un rotondo occhio giallo già chiuso, l'altro in procinto di crollare definitivamente mettendo fine a quella nottata di scorribande.
    Adeline Walker amava la notte.
    Che la passasse fuori o dentro casa, era un mondo parallelo in cui mostrare e vedere se stessa, attorniata possibilmente da quella nuova, piccola famiglia, che stava con tanta fatica cercando di creare.
    Parecchia fatica, in effetti. Ma aveva ancora all'incirca 24 ore prima di doversi preoccupare di altro per cui..

    Appena una manciata di ore dopo, Adeline stava trafficando con la destra in un cassetto traboccante di documenti da compilare e spedire e con la mancina con una bollente tazza di caffè, il cui cucchiaino – almeno quello – stava girando pigramente da solo, sciogliendo le sue due zollette di zucchero nel liquido scuro.
    -Ti pare mai che quello che serve si trovi subito.-
    Aveva borbottato, con uno sbuffo di impazienza della cui serietà nessuno avrebbe creduto mai: si era quindi limitata un istante dopo a prendere un generoso sorso di caffè prima di posare la tazza e iniziare a scartabellare con più decisione tra la miriade di fogli che si stava ritrovando per le mani.
    Fasciata in un tailleur elegante, dopo la sveglia-personalizzata-by-Abe ed una doccia veloce, il paio di ore di sonno che nel complesso aveva alle spalle tutto sommato non la stava gravando più di tanto.
    La bollente dose di caffeina liquida alla sua portata stava già facendo il suo effetto, e neanche l'incredibile disordine di quella scrivania – chiaramente non sua – in fondo stava scalfendo il suo umore pacifico di base.
    Se proprio bisognava trovare una diretta conseguenza di quella notte in bianco.. si beh, ecco, c'era quella canzoncina assurda che proprio non riusciva a togliersi dalla testa.
    Di fatto non riusciva a ricordarsi neanche da dove fossero sbucate quelle strofe, chi gliele avesse insegnate.. ma nulla da fare, da quando aveva riaperto gli occhi quella mattina, durante poi la colazione, la doccia, il tragitto verso il lavoro... rima dopo rima, con una cantilena che era tutto un programma, sotto quella chioma dorata continuava a ripetersi in un loop infinito quella canzone dalle dubbie origini e – soprattutto – dal dubbio significato.
    Va a capire tu, le sbornie da dolciumi e chiacchiere.

    -Buongiorno sono Hedel Crawford, la Negoziante di Ollivander.-
    Documento trovato, tazza svuotata e nel bel mezzo de “..in testa aveva un grosso gatto nero
    era il re – era il re del Cimitero!” fu la voce ferma e chiara di una ragazza ad interrompere – finalmente – quella litania senza un'apparente fine.
    -Ho bisogno di assistenza per reperire del materiale indispensabile per la fabbricazione delle bacchette magiche. Devo firmare qualche modulo o altro? Sarei un po’ di fretta. -
    Adeline sorrise cordiale, stringendo al petto una cartellina verde smeraldo che avrebbe dovuto consegnare ad un collega: -Piacere signorina Crawford, io sono Adeline Walker- esordì quindi, contenta un po' per l'improvvisa quiete mentale, un po' per il nuovo lavoro che le si stava presentando davanti, un po' perchè, per assurdo, era la prima strega che in quella mattina non aveva sbagliato livello e che quindi non aveva dovuto dirigere altrove specificando che, in quanto Ministeriale del quarto livello q-u-a-r-t-o no, non avrebbe potuto multare il marito della vicina di casa per strilettere d'amore non desiderate perchè sospettato “porcellino d'india volante”. -Prego mi segua, c'è un solo veloce documento da compilare dopodichè ha il via libera.-
    Adeline così, fece largo alla strega nel via vai caotico di quella piccola parte di mondo che tanto amava: a passo svelto, appena una manciata di minuti dopo, mentre al volo consegnava la cartellina a Frank, condusse la moretta alla sua di scrivania che, per quanto semplice, quanto meno poteva vantare una pulizia ed un ordine impeccabili.
    -Guardi, è sufficiente che inserisca i suoi dati anagrafici di base, la motivazione per la quale si è recata nel nostro livello sotto la voce “Richiesta” ed una firma in fondo, con la data.-
    Spiegò quindi sorridente, porgendo documento e piuma alla strega.
    -La assisterò io dato che posso occuparmi del caso, quindi i restanti campi vuoti che vede saranno riempiti dai miei dati.-
    Precisò infine, pronta a riafferrare il foglio una volta compilato dalla ragazza per poi con un colpo di bacchetta aggiungere i suoi e riporre il tutto al suo posto, spedendo una copia di rito al direttore del livello.
    Reperire del materiale per bacchette.. wow.
    Il sorriso si allargò, inevitabilmente - perchè in fondo, una che si sveglia canticchiando di gente senza le bretelle che saltella per i cimiteri, non può poi trattenersi per molto in toni così formali:
    -Sarà divertente.-
    * sorriso smagliante cheeeck *
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Negoziante
    Posts
    3,739
    Location

    Status
    Anonymous
    hedel anakin crawford
    Tutto taceva. Non certo fuori nel corridoio del Dipartimento Regolazione e Controllo Creature, dove si assisteva già a un notevole via vai di persone e dipendenti che si affannavano dietro incombenze lavorative e problemi da risolvere. Non era mai stata al Ministro della Magia per questioni personali, certo questo era dovuto in parte alla sua giovane età, ma si era sempre immaginata quel reparto come uno tra i più caotici nel quale trovarsi. Le motivazioni erano presto dette: in quanto reparto della Creature Magiche la sua fervida immaginazione si era sempre convinta che in quel reparto ci fossero animali di vario genere, fantasmi pronti a fare dispetti, piccoli draghi alle prese con i primi incendi accidentali e così via. A ripensarci ora sembrava sciocco ma visto che Nathaniel lavorava nel Dipartimento Applicazione della Legge sulla Magia e le aveva confermato che effettivamente passavano molto tempo alle prese con scartoffie e incombenze burocratiche questo sembrava aver confermato la sua visione del Ministero della Magia. Sull’Atrio non aveva molto da dire, era anche l’immagine che più spesso veniva proposta sulla Gazzetta del Profeta e c’era ben poco da immaginare; al Secondo Livello stavano burocrati e gente con molta carta in mano, questo glielo aveva confermato Nathaniel e ne era abbastanza sicura, al Terzo immaginava l’equivalente magico di carpentieri e complottasti, alla ricerca di incidenti e catastrofi da sedare; al Quarto già lo aveva detto, un corridoio pieno di acqua per ospitare i Maridi, qualche fantasma dispettoso e qualche cucciolo di sfinge che faceva domande a ogni ingresso; al Quinto aperitivi a ogni ora, gente seduta intorno a tavoli rotondi a parlare di molto e a concludere su nulla; al Sesto gente che volava sulle scope o che si divertiva a comparire da un caminetto all’altro; quasi come al Settimo con i dipendenti che giocavano a Quidditch; nella sua screanzata versione da parco giochi che era il Ministero salvava soltanto l’Ufficio Misteri, per il reverenziale rispetto che questo le suscitava e per il recondito desiderio di diventare, un giorno forse, una degli indicibili. Ma il Dipartimento Regolazione e Controllo Creature dove si trovava quel giorno era quasi ordinario anche nel via vai di persone che le prime ore del mattino causano. Invece nella sua mente tutto taceva, Anakin per una buona volta aveva deciso di tacere e non era convinta che fosse esattamente una buona cosa. Tuttavia era una donna con una missione, un compito di grande importanza che sperava di portare a termine con l’aiuto della Ministeriale che aveva incontrato per puro caso. Non aveva qualifiche o privilegi da fornirle, qualcosa con cui avvalorare le proprie speranze di successo, se non il fatto di essere stata la prima persona che aveva incontrato in quel corridoio del Ministero. La strega stingeva una cartellina verde al petto e per un attimo balenò nella mente della Crawford la possibilità che potesse essere impegnata in altro e non disponibile, era difficile per chiunque della sua famiglia credere che ci fosse qualcosa di più impellente che non aiutare un Crawford ma le parole professionali della donna ben presto cancellarono ogni dubbio dalla sua mente, confermando la legge universale che un Crawford viene prima di qualunque altra cosa. « È un sollievo sentirlo.» Adeline Walker era il nome di colei che l’avrebbe aiutata nel delicato incarico che si proponeva di affidarle e mentre la seguiva lungo il corridoio si stava domandando se avesse una qualche qualifica di competenza che potesse tranquillizzare i dubbi e le perplessità che erano nate nel corso della notte. Già era notevolmente sollevata dal fatto che ci fosse un solo modulo da compilare, sembrava una questione molto rapida da risolvere e così lontana dall’immagine di se stessa impegolata in pratiche e scartoffie burocratiche che aveva coronato uno dei suoi incubi notturni. Non ci volle molto, grazie al passo spedito sostenuto da entrambe, a raggiungere la scrivania della Walker che era estremamente ordinata, soprattuto rispetto ad alcune che trasbordavano di scartoffie. Anche solo i tempi per recuperare il modulo si sarebbero dimezzati e fu contenta di non essere incappata in F. Buffait di due scrivanie più avanti, che era più che altro un castello di carta e polvere. Sedeva alla scrivania con le gambe incrociate e le dita che picchiettavano sul ginocchio, incapace di stare ferma in questa situazione di necessità. Doveva riuscite a mettere le mani su quel legno di Faggio prima che la foglia buttasse e non poteva essere certa di quando questo sarebbe avvenuto, ma aveva i giorni contanti, per alcuni esemplari probabilmente era già tardi.
    « Certo, faccio subito...le occorre anche qualche informazione aggiuntiva?» domandò sfilando la piuma d’aquila dal calamaio e iniziando a compilare il modulo che le era stato messo davanti, con velocità e naturalezza, incurante di essere precisa nella scrittura ma restando comunque leggibile. « Mi dica se va bene così...» aggiunse una volta terminato di compilare il modulo e allungando il foglio di pergamena verso la Walker con il primo sorriso della giornata mezzo abbozzato. « Pensavo di andare nell’Hampshire, per il legno di faggio...» spiegò quanto aveva scritto sulla richiesta che aveva appena compilato, in parte per velocizzare i tempi in parte perché temeva che fosse particolarmente incomprensibile il luogo indicato sulla richiesta. « Ha idea delle tempistiche che occorreranno per...partire?» stava per dire una cosa più negativo come “per risolvere tutte queste scartoffie inutili” ma decise di trattenersi e dimostrarsi più cordiale di quanto non fosse, quanto meno per agevolare le operazioni necessarie alla partenza della sua missioni. Sarebbe stato divertente, se tutto fosse andato secondo i piani.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
    .
2 replies since 19/4/2020, 20:21   112 views
  Share  
.
Top