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    Raggiante, Madeline si aggirò all’interno del negozio. Pensare a se stessa come ad una lavoratrice, una commessa, risuonava strano. Aveva ottenuto un lavoro, senza realmente cercarlo. Da qualche parte, il piano di indispettire i genitori era naufragato e la texana si ritrovava a tentare di essere responsabile, l’esatto desiderio dei propri genitori. Ancora non era sicura di quale fosse il motivo che l’aveva spinta a tentare il colloquio. Noia? Reale desiderio?
    Scosse la testa, ondeggiando i lunghi capelli, perché, malgrado la mancanza di costanza, non si sarebbe comportata irresponsabilmente con il professor McNeal. Malgrado tutto, il docente aveva compiuto un atto di fede assumendola. Benché fosse andata bene nel colloquio, Maddie era consapevole di avere un carattere difficile, talvolta difficile da sopportare e l’inglese era, probabilmente, quanto più distante possibile da lei. Si sarebbe impegnata ed avrebbe fatto del proprio meglio per essere la migliore commessa possibile. Quantomeno con i clienti ci sapeva fare. Esuberante com’era, non le risultava difficile relazionarsi con completi sconosciuti. Supponeva che, qualora si fosse stufata del resto, avrebbe potuto concentrarsi solo sulla vendita. Di sicuro il negoziante glielo avrebbe lasciato fare, ne era convinta.
    Determinata a diventare una commessa modello, si era recata da Accessori ben prima dell’orario prestabilito, così da ambientarsi prima dell’inizio del turno vero e proprio. Aveva persino convinto il docente a dedicare del tempo a se stesso, invogliandolo ad uscire per sbrigare qualsiasi faccenda avesse in sospeso.
    Madeline aveva scordato quali fossero gli impegni pochi secondi dopo averli ascoltati, perché il proprio cervello, in maniera molto selettiva, aveva scelto di concentrarsi sul merchandising e le divise. Gli occhi nocciola avevano vagato a lungo su quel reparto, spostandosi solo per fingere di prestare attenzione a Brad McNeal. Dal momento che le aveva già spiegato via gufo quali fossero le regole, la studentessa aveva deciso che le stoffe sistemate senza alcun senso estetico, cromatico per la verità, meritassero una maggior considerazione.
    ”Rigriel” cantilenò a gran voce, chiamando l’elfo rimasto con lei nella bottega. ”Ma ti pare possibile? Mettere il blu scuro vicino al nero… Che orrore.” Finse di rabbrividire, mentre sbatteva i piedini a terra. Maddie buttò indietro la testa e si infilò le mani nei capelli in maniera teatrale.
    Guardò l’elfo con attenzione e, visto lo straccetto che indossava, non si stupì che la gamma cromatica fosse l’ultimo problema di quel negozio. Un sorriso compassionevole le addolcì i lineamenti. Dispiaciuta per lui e l’oscenità modaiola che indossava. Rapidamente, slegò il leggerò foulard a pois rosa che indossava e lo annodò delicatamente al collo dell’elfo domestico. Benché non avesse il potere di liberarlo, poteva migliorarne il senso estetico e renderlo più sicuro di se stesso.
    ”Molto meglio, non credi?” trillò, sorridendo a causa di quel indumento chiaramente femminile ”Comunque, tornando alle cose importanti, qui è da risistemare tutto. Dobbiamo ordinare le divise per colore, in modo da renderle esteticamente gradevoli” afferrato un pezzo di stoffa, la sistemò vicino ad un altro, prima di voltarsi di nuovo verso Rigriel.
    ”Non credi che così sia meglio? Tu che cosa dici? Mi daresti una mano, per favoreee”. Maddie allungò terribilmente le vocali, sbattendo ripetutamente le ciglia per farsi aiutare.
    Sgombrò gli scaffali e passò all’elfo gli scampoli di tessuto senza nemmeno attendere una vera risposta, sicura che Rigriel non le avrebbe mai negato un aiuto. Sistemare non le piaceva e si pentì di avere proposto quell’attività pochi secondi dopo averla iniziato.
    ”Rigriel” riempì il silenzio, alleviando la pesantezza di quella tortura autoinflitta ”Padron Brad ha detto di dovere andare a trovare una certa James al Ghirigorò, è la sua ragazza?” Si sforzò di rimanere seria, consapevole di essere una pessima bugiarda. Naturalmente Brad McNeal non le aveva confessato nulla. Una mera invenzione di una Thunderbird impicciona, che ricordava la defiance del negoziante il giorno del colloquio. Quel nome pronunciato con confidenza, che l’aveva spinto ad indagare, informarsi. Sperò con tutto il cuore che l’elfo amasse il gossip tanto quanto lei, perché, in caso contrario, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa per convincerlo.

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    Elfo della famiglia McNeal
    Pulire l'appartamento e il negozio di Padron Brad era diventata una routine giornaliera per il piccolo Rigriel che, sempre con il sorriso in faccia, contento di lavorare, si metteva all'opera sin dal mattino, quando il suo Signore usciva di casa per le sue faccende. Non aveva mai capito cosa andasse a fare fino in America, ma aveva intuito che McNeal era quasi costretto a parlare davanti ad un sacco di ragazzini poco colti e doveva obbligarli a sua volta a scrivere sopra fogli di pergamena risposte più o meno articolate a varie domande. Era come una piramide di obblighi: all'apice c'era una signora che Padron Brad sembrava rispettare molto che lo obbligava a parlare con i ragazzini; più sotto c'era McNeal che obbligava i ragazzini a scrivere risposte per controllare il loro livello di ignoranza; infine, c'erano proprio i ragazzini che non potevano obbligare nessuno, ma dovevano sottostare agli ordini di tutti. Sembrava quasi un rapporto tra Signore e Elfo solo che trasportato a livello umano e Rigriel, questa cosa, non l'aveva mai capita.
    Ancor meno aveva capito perché Padron Brad avesse obbligato una ragazzina americana a vendere merce nel suo negozio in sua vece quando egli mancava per qualsivoglia impegno - il Signore era un uomo molto indaffarato, sì! - mentre a lui non era permesso di toccare soldi, se non proprio quelli di McNeal ma per andare a far commissioni. Insomma, l'Elfo aveva capito che in tutto quel trambusto di incarichi e di sottomissioni, lui, alla fine, era sempre quello più in basso della grossa piramide e che avrebbe dovuto sottostare agli ordini della ragazzina americana come se fosse stata proprio il Padrone: uno scempio!
    "Rigriel non vuole conoscere questa Madeline! Rigriel se la può cavare benissimo da solo in negozio e può rendere orgoglioso il suo Signore."
    Disse l'Elfo a Brad, quando quest'ultimo gli impartì gli ordini della giornata. Rigriel doveva starsene in negozio a controllare la nuova commessa e aiutarla in ogni circostanza. Se fosse successo qualcosa, sarebbe dovuto correre per avvisare McNeal ed evitare così gravi problemi. Ma Rigriel era timido e un po' scostante verso gli sconosciuti. Da quando aveva lasciato il Ministero della Magia era sempre stato con la famiglia scozzese e aveva conosciuto estranei solo con la presenza dei suoi Padroni. Starsene da solo con una sconosciuta lo faceva rabbrividire. In tutto questo, poi, stare da Accessori era un lavoro noiosissimo per l'Elfo perché mancava la cucina e la sua più grande passione era quella di cucinare i dolci. Infatti, cercava sempre di sbrigare le pulizie nel negozio, tanto da beccarsi quasi ogni giorno una sgridata da parte di Brad per il pessimo servizio. Comunque, dopo essersi preso qualche schiaffetto in testa per i suoi capricci, Rigriel si ritrovò da Accessori per Qualità con una piccola signorina dall'aspetto tutt'altro che elegante. Il domestico era abituato a vedere camice o abiti da aperitivo, da sera o, comunque, di una certa classe. Tutti gli altri abiti, per lui, erano qualcosa di diverso, come un'altra tipologia di essere umano. Senza essere riuscito nemmeno a salutare McNeal, Rigriel si mise subito a fare pulizie, cercando di ignorare la ragazzina che, in un certo senso, lo incuriosiva. Voleva chiederle perché fosse una donna-elfo, visto che sottostava ai comandi di tutti, ma non poteva, perché il Signore si era assicurato che lui la trattasse proprio come se si fosse trattato della sua Padrona. Ma le parole di questa, improvvise, lo fecero spaventare, tanto che andò a sbattere con la testa sul bancone che stava lucidando velocemente, già stufo e desideroso di cucinare biscotti.
    "Ohio. - disse d'istinto, guardando stranito la piccola donna vestita in modo diverso che gli aveva posto una domanda a cui lui, ovviamente, non sapeva rispondere. - Rigriel crede che Madeline abbia ragione!"
    Disse, cercando di essere convincente. Non aveva idea di quali colori stessero bene insieme: lui aveva ordinato l'armadio del McNeal in modo del tutto casuale dopotutto. Tuttavia, rispondere così alla ragazza era un modo per levarsela di torno senza risultare sgarbato. Provò quindi a rifarsi gli affari propri, ma in men che non si dica si ritrovò con un foulard colorato addosso.
    "AHHHH! - strillò! - RIGRIEL NON PUÒ!"
    Disse quasi sconvolto, levandosi l'indumento da dosso sbraitando addosso alla ragazza.
    "Rigriel deve tenere addosso solo questo straccio, segno della schiavitù per la famiglia McNeal."
    Annunciò subito con tono fiero, felice di servire i McNeal e più sereno ora che non aveva addosso nient'altro che il suo solito indumento. Averne un altro addosso significava, per lui, tradire la lealtà verso la sua famiglia. Tuttavia, l'Elfo si rese conto, pochi istanti dopo, di aver risposto con tono sgarbato alla ragazza e, preso da delusione verso se stesso, prese a tirare capocciate proprio contro il bancone che stava facendo finta di lucidare.
    "Rigriel non doveva. Ohio!"
    Più o meno l'unica frase che disse fu questa, in continuazione.
    Per farsi perdonare, però, decise di ascoltare le indicazioni di Madeline e di assecondarla, acconsentendo a quella richiesta tanto teatrale da sembrar quasi vera al piccolo domestico che, ingenuo, credette di dover davvero salvarla da una difficoltà incredibile. Afferrò i tessuti che la commessa gli passava, ma non ci volle molto prima di ritrovarsi sommerso da essi. Inciampò più volte, costretto quindi a dover raccogliere tutto e riordinare i capi in modo preciso, proprio come voleva il Padrone. Quella giornata si stava trasformando in un disastro: niente biscotti, botte in testa, maleducazione verso la ragazza, delusione, lavoro infinito. Ancora sommerso di magliette e sciarpe, Quattordici, ascoltò le parole della Commessa, intristendosi. Perché Padron Brad aveva dato informazioni a lei di dove sarebbe andato e non a lui?!
    "Oh, Rigriel conosce James: il Signore ne parla sempre a casa. È una ragazza, come ha detto Madeline, nonostante il nome sia da ragazzo, ma cosa significa che è sua? Padron Brad possiede tante cose, ma Rigriel non crede che possieda anche una ragazza."
    Commentò sincero, pensando però a che cosa potesse fare McNeal al Ghirigoro a quell'ora.
    "Madeline sa perché Padron Brad è andato al Ghirigoro? Si tratta del Saggio che ha scritto il Sign..."
    S'interruppe, ricordandosi delle parole che gli aveva detto il Professore di Arti Oscure a casa: "non devi mai parlare dei miei progetti con nessuno". Quello era un suo progetto e anche un grande progetto. Rigriel, deluso ancora con se stesso, lasciò tutti i panni per terra e caricò contro il primo scaffale che trovò disponibile per farsi male, molto male.

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    L'elfo di Brad McNeal era buffo ed apparentemente molto meno formale di quello che serviva la famiglia Maison. Lo trovò subito simpatico ed il fatto che le avesse dato ragione senza discutere era la ragione principale. Gli sorrise contenta, osservandolo negli occhi di un colore simile ai propri. L’idillio durò poco, offuscato dalla reazione esagerata della creatura.
    Se quello a terra non fosse stato il proprio foulard e se non fosse stata lei quella rifiutata, avrebbe potuto ammirare la recita melodrammatica di Rigriel. Peccato che il fazzoletto di tessuto fosse il suo. Inarcò le sopracciglia, arretrando come se l’avessero schiaffeggiata.
    ”Sì, però stai calmo” brontolò, con la voce tremolante. Era arrabbiata che un elfo domestico avesse rifiutato un gesto gentile proveniente da lei. Si sentì ferita. Gli occhi le pizzicarono leggermente, ma tentò di nasconderli per evitare di fornire all’evidentemente malvagia creatura un ulteriore motivo di deriderla.
    Lo ignorò il più a lungo possibile, almeno fino a quando non lo vide prendere a testate il bancone. Il primo impulso, dettato dalla rabbia, fu quello di lasciarlo fare, perché lo meritava. Durò pochi secondi, il tempo sufficiente a farla sentire in colpa, cattiva come non era mai stata.
    ”Rigriel, basta. Smettila di colpire il bancone!” intervenne, attirandone l’attenzione senza toccarlo ”Se entrasse qualcuno, che immagine daremo come negozio? Pensa…Pensa a Padron Brad!”. Supplicò, tentando di corromperlo in ogni modo possibile. Nonostante fosse ancora scossa per quanto accaduto, lasciare che l’elfo si punisse era oltremodo crudele.
    ”Solo, avresti potuto essere più gentile. Volevo fare una cosa carina, perché lo straccio che indossi è triste. Non serviva che gettassi a terra il mio foulard.” Si mordicchiò il labbro inferiore, esternando con chiarezza il proprio pensiero. Nonostante tutto, voleva che sapesse che era stato sgarbato con lei, che, al contrario, non aveva fatto nulla per meritarlo. Tenne il broncio appena il tempo sufficiente a risultare credibile e, trascorso qualche istante, tornò a concentrarsi sulle divisa da riordinare.
    Ora che le aveva spostate tutte, accortasi della moltitudine di stoffa presente, si rese conto di avere azzardato troppo. Ne aveva appena ripiegate e sistemate due e, neanche a dirlo, si era già stancata. Sbuffò rumorosamente, consapevole di avere già le braccia stanche. Avrebbe dovuto limitarsi ad oziare e corrompere Rigriel, affinché non lo rivelasse a McNeal.
    Pose la seconda domanda, perché era curiosa. Madeline tendeva ad impicciarsi in numerose faccende che non la riguardavano. Semplicemente era attratta dal pettegolezzi, non poteva farci nulla. La confidenzialità con cui il docente di Ilvermorny aveva pronunciato il nome della proprietaria del Ghirigoro non le era sfuggita, costringendola ad indagare. Visto la natura, almeno apparentemente, riservata del negoziante, la texana era riuscita da trattenersi dall’interrogarlo seduta stante. L’elfo, d’altro canto, sembrava più facilmente manovrabile e, benché potesse sbagliarsi su di lui, ci avrebbe almeno provato.
    ”Non sua come un oggetto” scosse la testa, ridacchiando all’idea ”La sua ragazza, perché stanno insieme. Sai…” sospirò complice, sventolandosi la faccia con la mano ”Si abbracciano, si baciano. Quelle cose lì.”
    La parola saggio le fece rizzare immediatamente le orecchie. Era possibile che si fosse sbagliata? Il docente era in confidenza con questa James solo per un saggio che stava scrivendo? Si scoprì delusa da questa possibilità. Era triste, perché avrebbe preferito una storia romantica e vedere crollare il castello di carte l’amareggiò enormemente. Cosa stava scrivendo poi? Rigriel sì era bloccato come se fosse un segreto.
    ”Fermo! Non è necessario distruggere il mobilio! Il saggio? Naturalmente lo sapevo.” mentì spudoratamente per fermare l’elfo e, in secondo luogo, per farsi svelare di più.
    ”Padron Brad l’ha raccontato…A scuola. Sembrava affascinante, tu cosa ne pensi, Rigriel? Che parte ti è piaciuta di più?”
    Non era una brava bugiarda, ma sperò di risultare sufficientemente credibile agli occhi della creatura. Avrebbe anche sbattuto le lunghe ciglia scure per convincerlo. Aveva bisogno di un grosso incentivo, per riuscire a finire di sistemare il cumulo di magliette e sperò di ottenerlo in quel modo.
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    kVyPmCX Rigriel

    Elfo della famiglia McNeal
    Rigriel aveva da sempre servito i McNeal perché, dopotutto, era un Elfo ancora giovane e non era da tanto tempo che aveva lasciato il Ministero della Magia per appartenere ad una famiglia. Si ricordava del Ministero come un posto triste, dove tutti lavoravano e pochi davano considerazione a esseri come lui. Doveva pulire tutti i corridoi - ce n'erano tantissimi - e tutti gli uffici - ce n'erano ancor di più - e, come se non fosse bastato, doveva pure assecondare i voleri di molti maghi a capo di quegli uffici. Per questo, quando Lady Helen lo venne a salvare, Rigriel - all'epoca ancora Quattordici - decise di essere leale e fedele per l'eternità a quella famiglia.
    I primi anni non furono semplici per lui, per via di un certo comportamento che richiedeva la casa troppo difficile da mantenere per un semplice Elfo Domestico. Tuttavia, pian piano, con la buona educazione che Lady Helen ogni giorno gli insegnava e con tanti, ma tanti, errori costati cari al piccolo Quattordici, le cose andarono meglio. Addirittura il Domestico diventò il cuoco della famiglia, tanto da far vantare i McNeal quando c'erano ospiti per l'ora del tè. Nessuno faceva i biscotti buoni quanto li faceva lui! Poi la separazione. L'Elfo ci rimase infinitamente male quando Padron Brad decise di lasciare la casa che l'aveva accolto, ma decise di obbedire agli ordini di Lady Helen e di seguire, quindi, Brad nel nuovo appartamento a Londra. Fu difficile abituarsi a spazi così ristretti, così come fu difficile gestire tutta la casa da solo, ma non ci volle molto per abituarsi a quei non troppi metri quadri. In gran segreto, poi, Rigriel andava a trovare Helen per avvisarla di ogni evento del figlio, per tenerla aggiornata e non farla preoccupare. Era una gran signora, dolce e premurosa; un peccato non averla a casa tutti i giorni come un tempo. Tuttavia, l'Elfo era felice del nuovo cambiamento perché il rapporto con il McNeal stava diventando sempre più solido. Innanzitutto, il Signore gli aveva dato un nome, cosa che nemmeno una donna squisita come Helen aveva fatto. E poi Rigriel si sentiva complice in tutte le faccende del Padrone, si sentiva davvero parte di una famiglia. Sapeva che il suo aiuto era davvero utile e non superfluo. Aveva finalmente capito la grandezza di Brad McNeal.
    Per quel motivo, infatti, ricevere un nuovo indumento da una sconosciuta non era piaciuto al piccole Elfo che si sentiva quasi in colpa per aver tradito la fiducia della sua famiglia. Solo dopo si rese conto di aver trattato male la ragazzina che aveva cercato solo di fare un gesto amichevole. Nonostante non avesse l'eleganza necessaria per essere invitata in casa McNeal, sembrava essere dolce, un po' come Lady Helen. Infatti, quando Rigriel cominciò a picchiare il bancone, lei intervenne per fermarlo. Ed aveva ragione: se fosse entrato qualcuno sarebbe scappato per l'isterica reazione del Domestico e Padron Brad si sarebbe estremamente arrabbiato con lei.
    "Rigriel non voleva essere scortese con Madeline e chiede umilmente perdono. - cominciò, piegando la testa in basso, come un inchino. - I McNeal lo hanno salvato da una condizione pietosa e Rigriel ha giurato eterna fedeltà. Mai Rigriel può permettersi di tradirli."
    Spiegò con calma, pieno di rammarico. Non voleva ferire la ragazza, non voleva davvero. Anche perché se lei si fosse lamentata con il suo capo, lui se la sarebbe vista brutta a casa. Speranzoso che le scuse fossero state accettate, l'Elfo proseguì con le pulizie del bancone che, adesso, prevedevano anche la rimozione della chiazza che aveva lasciato sbattendo la sua testa sul legno. Mentre strofinava, lanciava occhiate verso Madeline, per osservarla e capire quanto fosse arrabbiata con lui. Lady Helen di solito gli dava le spalle quando era proprio nera e, dato che le somigliava, significava che anche la ragazzina era proprio infuriata. L'aveva fatta grossa gettando un indumento di una Strega per terra. Non si sarebbe dovuto permettere e avrebbe accettato qualsiasi conseguenza, anche pesante.
    Tuttavia, all'Elfo venne posta un'altra domanda, strana a dire il vero. James, la Negoziante del Ghirigoro con il nome da maschio, era spesso citata da Padron Brad per più di un motivo. Ultimamente, però, McNeal ne parlava in qualità di editrice del suo saggio, quindi, forse, Madeline intendeva sua come 'sua editrice' e in quel caso aveva ragione. Pensarla, però, come sua ragazza e quindi baci e abbracci...
    "Bleah, Brrrrr! - rabbrividì vistosamente. - No! Mai!"
    Disse con tono geloso Rigriel che pensava a quelle scene schifose a cui aveva già assistito a casa McNeal.
    "Però Rigriel ricorda che Padron Brad volesse invitare James a casa, per un periodo illimitato. A quanto pare la signorina sta in una locanda molto brutta a detta del Signore e lui le vuole dare più comodità e privacy."
    Continuò, fiero della gentilezza immensa del suo Padrone. Brad era un grande uomo ed era molto caritatevole offrire una stanza a un'amica in difficoltà: Rigriel lo ammirava estremamente.
    L'uscita infelice sul saggio fece quasi impazzire di nuovo l'Elfo che cercò altri modi per auto infliggersi dolore. Madeline lo fermò ancora, assicurandogli che sapesse del progetto. Il piccolino ci pensò su un attimo e poi si convinse: in effetti lei lavorava per McNeal, proprio come faceva lui e, nella sua testa, anche gli studenti erano sottomessi come Elfi Domestici. Quindi tutto tornava: Brad raccontava ai suoi dipendenti i suoi progetti, per cercare approvazione, forse.
    "Rigriel non ha avuto la fortuna di leggerlo, ma ha sentito una parte letta ad alta voce dal Padrone: il Lethifold che ha attaccato, durante la notte, un gruppo di maghi, uccidendo tutti tranne uno. Ora Rigriel ha paura e ogni notte controlla sempre che tutto sia ben chiuso per non fare entrare mostri di nessun genere."
    Sbarrò gli occhi, visibilmente terrorizzato da quella figura che ancora si sognava. Lui stesso aveva paura di rimetterci le penne, ma non poteva ammetterlo così all'aria aperta. Doveva, in qualche modo, mettere la salute di Padron Brad al primo posto, no?!
    "È qual è la parte preferita di Madeline? Lei lo ha letto tutto?"
    Domandò poi curioso, anche se un po' spaventato da quello che poteva uscire dalla bocca della ragazza. Se gli avesse raccontato un altro capitolo pauroso, Rigriel sarebbe definitivamente morto di terrore e non avrebbe mai più chiuso un occhio per dormire.

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    La rabbia scomparve, veloce come era apparsa. Mosse le mani, piegando accuratamente ognuna di quelle divise. Uno sguardo risentito, perchè erano troppe. Sbuffò, perché il proprio desiderio di impegnarsi e fare buona impressione, si stava rivoltando contro di lei.
    Tutto la distraeva. Ogni occasione buona per distogliere lo sguardo e concedersi un paio di meritatissimi minuti di pausa. L’ennesima volta grazie a Rigriel e quelle scuse accorate. Annuì, con la testa che si spostava rapidamente su e giù, mostrandosi comprensiva, nonostante non capisse. Le parole dell’elfo, agli occhi di una strega buona, ma viziata come lei, non avevano alcun senso. Senso di fedeltà e dello stile, che correvano in binari diversi, senza mai incontrarsi. Che fosse la moda inglese?
    Arricciò il nasino di fronte a quello straccio trasandato, ma, anziché gridare allo scempio, si sforzò di trattenere qualsiasi espressione, che potesse ferire Rigriel. Fosse stata lei la sua padrona, gli avrebbe fatto un restyle completo, imbellettandolo proprio come faceva con l’elfo domestico dei Mayson.
    ”Ho capito, Rigriel. Non preoccuparti, non lo farò più”. Un sorriso si aprì spontaneamente. Un tentativo di blandirlo. Portarlo dalla propria parte, cosicché la aiutasse, qualora le fosse servito.
    Concentrata sul sopravvivere dalla situazione in cui si era cacciata, seguitò a riordinare. A testa bassa, sistemò un’altra pila di indumenti. Le dita lisciarono la superficie colorata e quel semplice gesto bastò a smarrirla. Pensieri erranti e labbra dischiuse. Fissava il nulla, immobile, con gli occhi velati. L’impulso di impicciarsi in fatti che non la riguardavano e fare domande a cui McNeal non avrebbe mai risposto. Dubitava che l’elfo potesse tradirlo, non dopo la sceneggiata che aveva ferito tanto la texana, tuttavia, forse, avrebbe potuto trovare un modo di farlo confessare senza che nemmeno se ne accorgesse.
    Stirò completamente la bocca, ponendo ognuna di quelle domande scomode, portando l’elfo dove voleva. La reazione esagerata di quest’ultimo la fece ridere. Le mani premute sulla pancia, si lasciò andare ad una fragorosa risata scintillante. Avrebbe voluto chiedergli come mai fosse così disgustato da quelle esternazioni d’affetto. Un anelito represso a lungo, che lei, al contrario, avrebbe voluto soddisfare quanto prima. Fino ad ora, poteva solo contare sui racconti altrui e, ad onor del vero, Maddie aveva sentito grandi cose.
    Drizzò le antenne, sollevandosi in tutto il proprio misero metro e sessanta.
    ”Molto gentile, non c’è che dire” tubò, fingendo di non essere interessata. Le mani nascoste dietro alla schiena si strinsero e rilassarono un paio di volte. Eccitazione nascosta alla vista dell’elfo domestico. Un modo per evitare di tradirsi, essendo notoriamente pessima a mentire.
    ”E dimmi…” passò l’indice sul bancone ligneo, una mossa troppo artefatta per essere casuale ”La signorina avrà anche una camera tutta sua, immagino. Padron Brad deve avere una casa grandissima!” Lasciò correre lo sguardo lungo tutto il negozio, sperando, ancora una volta, di non insospettire la creatura legata alla famiglia McNeal.
    Controvoglia, riportò la conversazione sul saggio. Non perché non le interessasse venire a conoscenza anche di quel segreto, ma, perché, dal proprio punto di vista, era molto meno succulento.
    Arrossì, messa in difficoltà dalla domanda. Lo sguardo calò verso il basso, sui piedi ricoperti dagli stivali preferiti. La stessa menzogna le si ritorse contro, chiudendo la strega in un vicolo cieco.
    ”Letto? Beh, sì, a tratti direi. La mia parte preferità è…è…” Colpì violentemente lo scaffale con il gomito. Represse la smorfia di dolore, portandosi le mani allo stomaco. Una pessima attrice della più scadente delle pellicole.
    ”O, scusami. Perdona il mio stomaco. Non mi ero accorta di avere così fame”.
    Sicuramente, l’indomani la pelle sarebbe stata guastata da un livido gigantesco, ma ne sarebbe valsa la pena. Naturalmente, sempre che fosse riuscita a farla franca.
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    Elfo della famiglia McNeal
    Superata la paura di vedere durante tutto il giorno Madeline arrabbiata con lui, Rigriel aveva ripreso a pulire e a sistemare il negozio come ormai faceva da mesi. Da quando il padrone si era trasferito, per lui erano cambiate molte cose e aveva dovuto abituarsi a ritmi decisamente più serrati. Nonostante, infatti, avesse solo una persona da seguire, Brad aveva troppi lavori e troppe cose da tenere in ordine. Il negozio e l'appartamento, infatti, erano solo la superficie, ma sia nel negozio, sia nella casa le mansioni che Rigriel doveva svolgere erano decisamente molteplici, soprattutto in caso di assenza del capo. Trovare, quindi, un essere umano che collaborasse con lui in una di quelle mansioni era stato un colpo di fortuna che non capitava a tutti gli elfi domestici. Era stato bravo a spiegarsi e, per bontà di Merlino, la ragazza aveva capito il suo profondo disagio nel ricevere un nuovo straccio da mettersi addosso. L'Elfo non voleva mancare di rispetto a Madeline, ma nemmeno voleva marcarne a Brad che, se l'avesse visto in quelle condizioni, chissà cos'avrebbe pensato di lui, magari un tradimento. Era troppo grato ai McNeal anche solo per pensarci; era fiero di essere il loro domestico.
    Madeline si era dimostrata cordiale, gentile - seppur un po' troppo invadente - e comprensiva della sua situazione e Rigriel aveva apprezzato tantissimo questi aspetti della studentessa. Prima di entrare nel negozio era piuttosto scettico sulla nuova conoscenza, ma ora già pensava ai suoi possibili momenti liberi e di riposo, che scarseggiavano da ormai mesi e che erano, invece, più che meritati per la piccola creatura. Diventare amici non era un concetto possibile per un elfo domestico, soprattutto se ci si riferiva a maghi o streghe, ma con la Mayson lui ci vedeva un possibile rapporto di rispetto reciproco nella quale lei era un gradino appena sopra, ma molto più basso di quello del padrone. Poteva permettersi - e già lo aveva fatto - dei comportamenti che non sarebbero stati puniti, a meno che non l'avesse spifferato proprio a Brad. A quel punto sì che sarebbero stati guai e dolori, ma era meglio non pensarci o più brividi avrebbero preso il controllo del suo corpicino smilzo.
    I due, addirittura, avevano cominciato a parlare e spettegolare come mai prima di allora per Rigriel. Nemmeno a casa McNeal ad Edimburgo aveva avuto l'onore di poter prendere parola nei momenti di salottino di Lady Helen e delle sue amiche che parlavano di quanto fosse affascinante il venditore di giornali della città. Un anzianotto che l'Elfo, invece, reputava fin troppo elegante, come se fosse già morto e vestito per la bara, ma ancora in piedi e capace di compiere azioni. Di bello non riusciva a vederci nulla, nemmeno quei capelli brizzolati che facevano impazzire le signore.
    "Il Padrone è gentilissimo, immensamente gentile. Ha un cuore d'oro."
    Cominciò Rigriel, ancora una volta sottolineando la caratteristica che più amava di Brad McNeal.
    "La casa, tuttavia, non è grande, anzi. Quella ad Edimburgo è immensa, quasi un castello per Rigriel e pulirla era molto faticoso e lungo. Questa, invece, è un bilocale molto più semplice da pulire, ma ha solo una camera da letto. Il divano può essere anche comodo, ma credo che per bontà d'animo il signore concederà alla ragazzi di dormire sul letto. Rigriel non vuole vedere una figura sul divano appena sveglio, potrebbe spaventarsi!"
    Disse onesto e ancora una volta super orgoglioso del carattere del padrone, ignorando ingenuamente il significato delle sue parole.
    Parlare dell'opera del Professore di Arti Oscure, non ancora uscita in commercio, era stato un errore dell'Elfo, ma fortunatamente Madeline aveva ammesso che già conosceva l'esistenza del saggio e anche il contenuto. Si era salvato da una punizione letale e anzi ora aveva la possibilità di scoprire qualcosa di più. Brad infatti non si era fidato e non aveva raccontato nulla a Rigriel riguardo il libro, e l'unica cosa che il domestico conosceva era quella parte letta ad alta voce durante una serata dallo stesso autore.
    Tuttavia, la studentessa si fermò nel pieno del discorso per l'eccessiva fame. Forse non aveva fatto colazione e Rigriel subito si preoccupò per le sue condizioni. Se fosse stata male, la colpa sarebbe ricaduta inevitabilmente su di lui.
    "Rigriel prepara dei biscotti buonissimi! Se Madeline può aspettare qualche minuto, Rigriel li prepara e glieli porta."
    Attese un cenno di consenso e poi si smaterializzò nell'appartamento di Brad per preparare il più velocemente possibile dei biscotti al cioccolato.
    Tornò al negozio dopo pochi minuti con una teglia piena di biscotti.
    "Rigriel si è bruciato la mano per prepararli. Spera tanto che siano buoni e di gradimento della signorina Madeline."
    In realtà si era bruciato per aver dato fuoco alla carta che aveva messo sulla teglia e per spegnere la fiamma aveva usato proprio le mani, perché se avesse aspettato altro tempo si sarebbe bruciato di tutto, biscotti compresi.

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    Molti maghi e streghe, probabilmente la maggior parte, trattavano gli elfi domestici alla stregua di oggetti di pessimo gusto. La loro presenza era indispensabile, ma sgradita al tempo stesso. Madeline non capiva, né lo aveva mai fatto, come fosse possibile rapportarsi con loro in maniera così meschina e crudele. Lei, gentile ed empatica per natura, riusciva facilmente a mettersi nei loro panni. Tentava di trattarli al meglio possibile, come se stesse parlando con un proprio pari. Inoltre, come nel caso di Rigriel, era consapevole, che più fosse stata loro simpatica, maggiore sarebbe stata la probabilità di ottenere le informazioni che voleva. Gli elfi sentivano tutto, benché spesso maghi e streghe tendessero a dimenticare quel dettaglio.
    Quando aveva visto lo straccio indossato da Rigriel, per un attimo la texana aveva pensato al negoziante di Accessori con delusione. Sospirò piano, sollevata di essersi evidentemente sbagliata. Le parole dell’elfo smentirono la propria teoria. Forse, semplicemente, Padron Brad non aveva un gran senso dello stile. A differenza di lei, che sembrava nata per abbigliare Dixie come una vera diva, l’uomo doveva non esserci affatto portato. Annuì in direzione dell’elfo, promettendosi silenziosamente di istruire McNeal a dovere.
    La testa scattò verso l’alto, talmente velocemente da rischiare di stirare il collo. La Thunderbird spalancò le palpebre e strabuzzò gli occhi. I diritti delle creature magiche e lo straccetto che ricopriva le pudenda di Rigriel passarono in secondo piano.
    ”Capisco, ma forse tu no”. La mano si sollevò a sventolarle il viso, mentre la moretta arrossiva leggermente. Forse l’elfo non si era reso conto di quali fossero le implicazioni di quella, apparentemente innocente, ammissione, ma lei aveva capito al volo. Voleva saltellare per il negozio e manifestare apertamente la propria soddisfazione, per essere riuscita a scoprire un’informazione così personale sul docente di Difesa Contro le Arti Oscure. Al contrario rimase immobile con un’espressione sognante ben stampata sul volto.
    ”Pensaci, Rigriel. Tu divideresti mai il tuo letto con qualcuno che non ti piace?” lo interrogò, prima di rendersi conto che la domanda, probabilmente, non avesse senso per un elfo domestico. ”Beh, io no! Questa James è sicuramente la ragazza di Padron Brad. Si baciano, si abbracciano e chissà che altro”.
    L’indice destro afferrò una grossa ciocca scura e la fece ruotare intorno. Madeline dischiuse appena le labbra, emozionata da quella scoperta. Per la barba di Merlino, come era invidiosa! Anche lei avrebbe voluto sbaciucchiare qualcuno e, in passato, c’era andata vicina, ma il fratello iper-protettivo li aveva fatti scappare tutti.
    Non ebbe il tempo di riflettere ancora e struggersi per quell’anelito mai soddisfatto, perché il cambio di argomento dell’elfo la colse impreparata. Fu costretta a fingere e palesare la completa mancanza di talento come attrice. In un contesto differente, nessuno le avrebbe creduto. Nessuno ad eccezione di Rigriel. Annuì leggermente, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani. Possibile che si fosse sottovalutata tanto? Forse, al contrario di quanto aveva sempre creduto, era un’ottima bugiarda.
    Soddisfatta per quel nuovo e falso talento scoperto, attese il ritorno dell’elfo sentendosi quasi invincibile. Afferrò una delle tante divise in terra, per piegarla alla buona, ma un sonoro Crack gliela fece cadere di mano. Maddie si coprì il petto con il palmo della mano, spaventata al punto da avere il cuore in gola.
    ”G-Grazie, non era necessario. Mi hai fatta morire di spavento”. Deglutì, fissando un paio di enormi occhi nocciola, almeno tanto quanto i propri. Afferrò uno dei biscotti, più per fare contenta la creatura, che per un reale appetito. I denti affondarono nell’impasto croccante all’esterno e morbido all’interno.
    Le sfuggì un piccolo gemito non appena il cioccolato si scontrò con le proprie papille gustative. Quindi era questo il talento di Rigriel, la cucina? Forse, dopotutto, avrebbe dovuto fingersi affamata più spesso. La texana adorava i dolci e, in particolare, il cacao era la propria cryptonite principale.
    ”Sono buonissimi! Mi dispiace che tu ti sia scottato per prepararli. Per me” soffiò, continuando a mangiucchiare il biscotto.
    Sospirando piano, la Mayson trovò posto a sedere nel pavimento ligneo, proprio di fronte ad un cumulo di divise ancora spiegazzate. Le iridi castane si sollevarono a cercare gli occhi a palla dell’elfo domestico. Tamburellò le dita e picchiettò il palmo della destra accanto a sé, invitando Rigriel a sederle accanto. L’ennesima pausa dal riordinare ciò che lei stessa aveva accatastato in terra.
    ”Sai” soffiò, spinta dai poteri benefici del cioccolato ”Io non ho mai baciato nessuno, Rigriel. Ti sembra giusto? Ho diciassette anni e noi ho mai sperimentato quella sensazione. Quanto vorrei essere al posto della signorina Kennegan….Beh, non che io voglia baciare Padron Brad, naturalmente” strabuzzò gli occhi, resasi conto di quanto male interpretabili fossero le proprie parole. Non voleva certo venire fraintesa ed essere accusata di avere una cotta per il suo professore e datore di lavoro, perché sarebbe stato davvero inappropriato. No, a Madeline piaceva solo guardarlo per via dell’aspetto piacevole. Non pensava ad altro, a maggior ragione dopo avere scoperto della liaison tra i due negozianti.
    ”Vorrei solo provare, sai. Deve essere bello, piace a tutti. Insomma, non ho niente che non vada giusto? Tu li hai visti, Padron Brad e la signorina Kennegan? Che faccia aveva lei quando lui la baciava?” Persa per la tangente, dimenticò il luogo e persino chi fosse il proprio compagno di conversazione. Quasi come fosse nella propria sala comune a spettegolare con Ruby, pose all’elfo le stesse domande che avrebbe fatto alla compagna di stanza.
    ”E tu hai qualche elfa a cui vorresti dare un bacio? Lo fate, vero?” curiosa, aggrottò le sopracciglia in attesa di una risposta.

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