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  1. Madeline Mayson
     
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    Raggiante, Madeline si aggirò all’interno del negozio. Pensare a se stessa come ad una lavoratrice, una commessa, risuonava strano. Aveva ottenuto un lavoro, senza realmente cercarlo. Da qualche parte, il piano di indispettire i genitori era naufragato e la texana si ritrovava a tentare di essere responsabile, l’esatto desiderio dei propri genitori. Ancora non era sicura di quale fosse il motivo che l’aveva spinta a tentare il colloquio. Noia? Reale desiderio?
    Scosse la testa, ondeggiando i lunghi capelli, perché, malgrado la mancanza di costanza, non si sarebbe comportata irresponsabilmente con il professor McNeal. Malgrado tutto, il docente aveva compiuto un atto di fede assumendola. Benché fosse andata bene nel colloquio, Maddie era consapevole di avere un carattere difficile, talvolta difficile da sopportare e l’inglese era, probabilmente, quanto più distante possibile da lei. Si sarebbe impegnata ed avrebbe fatto del proprio meglio per essere la migliore commessa possibile. Quantomeno con i clienti ci sapeva fare. Esuberante com’era, non le risultava difficile relazionarsi con completi sconosciuti. Supponeva che, qualora si fosse stufata del resto, avrebbe potuto concentrarsi solo sulla vendita. Di sicuro il negoziante glielo avrebbe lasciato fare, ne era convinta.
    Determinata a diventare una commessa modello, si era recata da Accessori ben prima dell’orario prestabilito, così da ambientarsi prima dell’inizio del turno vero e proprio. Aveva persino convinto il docente a dedicare del tempo a se stesso, invogliandolo ad uscire per sbrigare qualsiasi faccenda avesse in sospeso.
    Madeline aveva scordato quali fossero gli impegni pochi secondi dopo averli ascoltati, perché il proprio cervello, in maniera molto selettiva, aveva scelto di concentrarsi sul merchandising e le divise. Gli occhi nocciola avevano vagato a lungo su quel reparto, spostandosi solo per fingere di prestare attenzione a Brad McNeal. Dal momento che le aveva già spiegato via gufo quali fossero le regole, la studentessa aveva deciso che le stoffe sistemate senza alcun senso estetico, cromatico per la verità, meritassero una maggior considerazione.
    ”Rigriel” cantilenò a gran voce, chiamando l’elfo rimasto con lei nella bottega. ”Ma ti pare possibile? Mettere il blu scuro vicino al nero… Che orrore.” Finse di rabbrividire, mentre sbatteva i piedini a terra. Maddie buttò indietro la testa e si infilò le mani nei capelli in maniera teatrale.
    Guardò l’elfo con attenzione e, visto lo straccetto che indossava, non si stupì che la gamma cromatica fosse l’ultimo problema di quel negozio. Un sorriso compassionevole le addolcì i lineamenti. Dispiaciuta per lui e l’oscenità modaiola che indossava. Rapidamente, slegò il leggerò foulard a pois rosa che indossava e lo annodò delicatamente al collo dell’elfo domestico. Benché non avesse il potere di liberarlo, poteva migliorarne il senso estetico e renderlo più sicuro di se stesso.
    ”Molto meglio, non credi?” trillò, sorridendo a causa di quel indumento chiaramente femminile ”Comunque, tornando alle cose importanti, qui è da risistemare tutto. Dobbiamo ordinare le divise per colore, in modo da renderle esteticamente gradevoli” afferrato un pezzo di stoffa, la sistemò vicino ad un altro, prima di voltarsi di nuovo verso Rigriel.
    ”Non credi che così sia meglio? Tu che cosa dici? Mi daresti una mano, per favoreee”. Maddie allungò terribilmente le vocali, sbattendo ripetutamente le ciglia per farsi aiutare.
    Sgombrò gli scaffali e passò all’elfo gli scampoli di tessuto senza nemmeno attendere una vera risposta, sicura che Rigriel non le avrebbe mai negato un aiuto. Sistemare non le piaceva e si pentì di avere proposto quell’attività pochi secondi dopo averla iniziato.
    ”Rigriel” riempì il silenzio, alleviando la pesantezza di quella tortura autoinflitta ”Padron Brad ha detto di dovere andare a trovare una certa James al Ghirigorò, è la sua ragazza?” Si sforzò di rimanere seria, consapevole di essere una pessima bugiarda. Naturalmente Brad McNeal non le aveva confessato nulla. Una mera invenzione di una Thunderbird impicciona, che ricordava la defiance del negoziante il giorno del colloquio. Quel nome pronunciato con confidenza, che l’aveva spinto ad indagare, informarsi. Sperò con tutto il cuore che l’elfo amasse il gossip tanto quanto lei, perché, in caso contrario, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa per convincerlo.

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