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  1. Madeline Mayson
     
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    La rabbia scomparve, veloce come era apparsa. Mosse le mani, piegando accuratamente ognuna di quelle divise. Uno sguardo risentito, perchè erano troppe. Sbuffò, perché il proprio desiderio di impegnarsi e fare buona impressione, si stava rivoltando contro di lei.
    Tutto la distraeva. Ogni occasione buona per distogliere lo sguardo e concedersi un paio di meritatissimi minuti di pausa. L’ennesima volta grazie a Rigriel e quelle scuse accorate. Annuì, con la testa che si spostava rapidamente su e giù, mostrandosi comprensiva, nonostante non capisse. Le parole dell’elfo, agli occhi di una strega buona, ma viziata come lei, non avevano alcun senso. Senso di fedeltà e dello stile, che correvano in binari diversi, senza mai incontrarsi. Che fosse la moda inglese?
    Arricciò il nasino di fronte a quello straccio trasandato, ma, anziché gridare allo scempio, si sforzò di trattenere qualsiasi espressione, che potesse ferire Rigriel. Fosse stata lei la sua padrona, gli avrebbe fatto un restyle completo, imbellettandolo proprio come faceva con l’elfo domestico dei Mayson.
    ”Ho capito, Rigriel. Non preoccuparti, non lo farò più”. Un sorriso si aprì spontaneamente. Un tentativo di blandirlo. Portarlo dalla propria parte, cosicché la aiutasse, qualora le fosse servito.
    Concentrata sul sopravvivere dalla situazione in cui si era cacciata, seguitò a riordinare. A testa bassa, sistemò un’altra pila di indumenti. Le dita lisciarono la superficie colorata e quel semplice gesto bastò a smarrirla. Pensieri erranti e labbra dischiuse. Fissava il nulla, immobile, con gli occhi velati. L’impulso di impicciarsi in fatti che non la riguardavano e fare domande a cui McNeal non avrebbe mai risposto. Dubitava che l’elfo potesse tradirlo, non dopo la sceneggiata che aveva ferito tanto la texana, tuttavia, forse, avrebbe potuto trovare un modo di farlo confessare senza che nemmeno se ne accorgesse.
    Stirò completamente la bocca, ponendo ognuna di quelle domande scomode, portando l’elfo dove voleva. La reazione esagerata di quest’ultimo la fece ridere. Le mani premute sulla pancia, si lasciò andare ad una fragorosa risata scintillante. Avrebbe voluto chiedergli come mai fosse così disgustato da quelle esternazioni d’affetto. Un anelito represso a lungo, che lei, al contrario, avrebbe voluto soddisfare quanto prima. Fino ad ora, poteva solo contare sui racconti altrui e, ad onor del vero, Maddie aveva sentito grandi cose.
    Drizzò le antenne, sollevandosi in tutto il proprio misero metro e sessanta.
    ”Molto gentile, non c’è che dire” tubò, fingendo di non essere interessata. Le mani nascoste dietro alla schiena si strinsero e rilassarono un paio di volte. Eccitazione nascosta alla vista dell’elfo domestico. Un modo per evitare di tradirsi, essendo notoriamente pessima a mentire.
    ”E dimmi…” passò l’indice sul bancone ligneo, una mossa troppo artefatta per essere casuale ”La signorina avrà anche una camera tutta sua, immagino. Padron Brad deve avere una casa grandissima!” Lasciò correre lo sguardo lungo tutto il negozio, sperando, ancora una volta, di non insospettire la creatura legata alla famiglia McNeal.
    Controvoglia, riportò la conversazione sul saggio. Non perché non le interessasse venire a conoscenza anche di quel segreto, ma, perché, dal proprio punto di vista, era molto meno succulento.
    Arrossì, messa in difficoltà dalla domanda. Lo sguardo calò verso il basso, sui piedi ricoperti dagli stivali preferiti. La stessa menzogna le si ritorse contro, chiudendo la strega in un vicolo cieco.
    ”Letto? Beh, sì, a tratti direi. La mia parte preferità è…è…” Colpì violentemente lo scaffale con il gomito. Represse la smorfia di dolore, portandosi le mani allo stomaco. Una pessima attrice della più scadente delle pellicole.
    ”O, scusami. Perdona il mio stomaco. Non mi ero accorta di avere così fame”.
    Sicuramente, l’indomani la pelle sarebbe stata guastata da un livido gigantesco, ma ne sarebbe valsa la pena. Naturalmente, sempre che fosse riuscita a farla franca.
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