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  1. Madeline Mayson
     
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    Molti maghi e streghe, probabilmente la maggior parte, trattavano gli elfi domestici alla stregua di oggetti di pessimo gusto. La loro presenza era indispensabile, ma sgradita al tempo stesso. Madeline non capiva, né lo aveva mai fatto, come fosse possibile rapportarsi con loro in maniera così meschina e crudele. Lei, gentile ed empatica per natura, riusciva facilmente a mettersi nei loro panni. Tentava di trattarli al meglio possibile, come se stesse parlando con un proprio pari. Inoltre, come nel caso di Rigriel, era consapevole, che più fosse stata loro simpatica, maggiore sarebbe stata la probabilità di ottenere le informazioni che voleva. Gli elfi sentivano tutto, benché spesso maghi e streghe tendessero a dimenticare quel dettaglio.
    Quando aveva visto lo straccio indossato da Rigriel, per un attimo la texana aveva pensato al negoziante di Accessori con delusione. Sospirò piano, sollevata di essersi evidentemente sbagliata. Le parole dell’elfo smentirono la propria teoria. Forse, semplicemente, Padron Brad non aveva un gran senso dello stile. A differenza di lei, che sembrava nata per abbigliare Dixie come una vera diva, l’uomo doveva non esserci affatto portato. Annuì in direzione dell’elfo, promettendosi silenziosamente di istruire McNeal a dovere.
    La testa scattò verso l’alto, talmente velocemente da rischiare di stirare il collo. La Thunderbird spalancò le palpebre e strabuzzò gli occhi. I diritti delle creature magiche e lo straccetto che ricopriva le pudenda di Rigriel passarono in secondo piano.
    ”Capisco, ma forse tu no”. La mano si sollevò a sventolarle il viso, mentre la moretta arrossiva leggermente. Forse l’elfo non si era reso conto di quali fossero le implicazioni di quella, apparentemente innocente, ammissione, ma lei aveva capito al volo. Voleva saltellare per il negozio e manifestare apertamente la propria soddisfazione, per essere riuscita a scoprire un’informazione così personale sul docente di Difesa Contro le Arti Oscure. Al contrario rimase immobile con un’espressione sognante ben stampata sul volto.
    ”Pensaci, Rigriel. Tu divideresti mai il tuo letto con qualcuno che non ti piace?” lo interrogò, prima di rendersi conto che la domanda, probabilmente, non avesse senso per un elfo domestico. ”Beh, io no! Questa James è sicuramente la ragazza di Padron Brad. Si baciano, si abbracciano e chissà che altro”.
    L’indice destro afferrò una grossa ciocca scura e la fece ruotare intorno. Madeline dischiuse appena le labbra, emozionata da quella scoperta. Per la barba di Merlino, come era invidiosa! Anche lei avrebbe voluto sbaciucchiare qualcuno e, in passato, c’era andata vicina, ma il fratello iper-protettivo li aveva fatti scappare tutti.
    Non ebbe il tempo di riflettere ancora e struggersi per quell’anelito mai soddisfatto, perché il cambio di argomento dell’elfo la colse impreparata. Fu costretta a fingere e palesare la completa mancanza di talento come attrice. In un contesto differente, nessuno le avrebbe creduto. Nessuno ad eccezione di Rigriel. Annuì leggermente, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani. Possibile che si fosse sottovalutata tanto? Forse, al contrario di quanto aveva sempre creduto, era un’ottima bugiarda.
    Soddisfatta per quel nuovo e falso talento scoperto, attese il ritorno dell’elfo sentendosi quasi invincibile. Afferrò una delle tante divise in terra, per piegarla alla buona, ma un sonoro Crack gliela fece cadere di mano. Maddie si coprì il petto con il palmo della mano, spaventata al punto da avere il cuore in gola.
    ”G-Grazie, non era necessario. Mi hai fatta morire di spavento”. Deglutì, fissando un paio di enormi occhi nocciola, almeno tanto quanto i propri. Afferrò uno dei biscotti, più per fare contenta la creatura, che per un reale appetito. I denti affondarono nell’impasto croccante all’esterno e morbido all’interno.
    Le sfuggì un piccolo gemito non appena il cioccolato si scontrò con le proprie papille gustative. Quindi era questo il talento di Rigriel, la cucina? Forse, dopotutto, avrebbe dovuto fingersi affamata più spesso. La texana adorava i dolci e, in particolare, il cacao era la propria cryptonite principale.
    ”Sono buonissimi! Mi dispiace che tu ti sia scottato per prepararli. Per me” soffiò, continuando a mangiucchiare il biscotto.
    Sospirando piano, la Mayson trovò posto a sedere nel pavimento ligneo, proprio di fronte ad un cumulo di divise ancora spiegazzate. Le iridi castane si sollevarono a cercare gli occhi a palla dell’elfo domestico. Tamburellò le dita e picchiettò il palmo della destra accanto a sé, invitando Rigriel a sederle accanto. L’ennesima pausa dal riordinare ciò che lei stessa aveva accatastato in terra.
    ”Sai” soffiò, spinta dai poteri benefici del cioccolato ”Io non ho mai baciato nessuno, Rigriel. Ti sembra giusto? Ho diciassette anni e noi ho mai sperimentato quella sensazione. Quanto vorrei essere al posto della signorina Kennegan….Beh, non che io voglia baciare Padron Brad, naturalmente” strabuzzò gli occhi, resasi conto di quanto male interpretabili fossero le proprie parole. Non voleva certo venire fraintesa ed essere accusata di avere una cotta per il suo professore e datore di lavoro, perché sarebbe stato davvero inappropriato. No, a Madeline piaceva solo guardarlo per via dell’aspetto piacevole. Non pensava ad altro, a maggior ragione dopo avere scoperto della liaison tra i due negozianti.
    ”Vorrei solo provare, sai. Deve essere bello, piace a tutti. Insomma, non ho niente che non vada giusto? Tu li hai visti, Padron Brad e la signorina Kennegan? Che faccia aveva lei quando lui la baciava?” Persa per la tangente, dimenticò il luogo e persino chi fosse il proprio compagno di conversazione. Quasi come fosse nella propria sala comune a spettegolare con Ruby, pose all’elfo le stesse domande che avrebbe fatto alla compagna di stanza.
    ”E tu hai qualche elfa a cui vorresti dare un bacio? Lo fate, vero?” curiosa, aggrottò le sopracciglia in attesa di una risposta.

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