La decisione di trovarsi un lavoro era stata decisamente dettata dall’esigenza di guadagnare qualche soldo per comprarsi una nuova scopa, in previsione delle selezioni nazionali di quidditch, ma cercarlo specificamente da Ollivander era stata una scelta dettata unicamente dall’interesse per le bacchette. Chi lo conosceva un minimo, si era trovato spiazzato quando aveva confidato del colloquio al negozio, perché in qualche modo tutti avevano dato per scontato per lui un lavoro che riguardasse i libri o il quidditch… non le bacchette. Lo considerava un nuovo interesse, in effetti, e rispetto a tutto quello che lo incuriosiva quotidianamente e portava avanti con passione da anni, proprio come lo sport magico e lo studio in generale, la curiosità per le bacchette era più forte, perché nuova e inaspettata, anche se dettata dai sensi di colpa per aver trascurato la sua primissima bacchetta… ma considerò espiate le sue colpe a riguardo non appena Hedel dichiarò superato il colloquio. Lavorare in quel negozio avrebbe significato prendersi cura delle bacchette, magari addirittura aiutare a fabbricarne di nuove, quindi, la sua missione si poteva già dire conclusa: ora poteva riversare in tranquillità tutta la sua energia su quell’arte così antica, come semplice studio.
Annuì ad Hedel e la seguì nel laboratorio, sogghignando divertito all’idea che una come lei fosse anche solo vagamente curiosa dei gossip che giravano ad Hogwarts sul suo conto. Non la conosceva bene, tutt’altro, solo di nome perché come lui era una Serpeverde, ma ricordava di averle parlato, per lo più casualmente, nel corso degli anni passati; quel poco che sapeva di lei, lo aveva saputo proprio dai chiacchiericci in sala comune generati dalla sua fuga improvvisa dalla scuola. Da dove cominciare?
“Per un po’ si è vociferato che ti avessero espulsa per aver trasfigurato Billy Dimmel del secondo anno in uno scarafaggio che bazzicava frenetico per la sala comune dei serpeverde, perché si dice fossi tra le migliori del tuo anno in trasfigurazione, ma poi Billy è riemerso dalla foresta proibita dopo qualche settimana, senza memoria, e allora hanno iniziato a dire che lo hai schiantato per non permettergli di parlare della tua fuga. Alcune ragazzine hanno immaginato una tua fuga per amore, ma chi frequentava le classi con te ha escluso l’ipotesi e smorzato la cosa sul nascere.” – cominciò a dirle, mentre cautamente avanzava verso il banco con le bacchette in riparazione.
“A nessun serpeverde piacciono gli epiloghi non truculenti: credo che chiunque sappia che lavori qui, ma non ne parlano…” – proseguì a dire, facendo spallucce, mentre con lo sguardo continuava a prestare attenzione solo e soltanto alle bacchette. Che arte affascinante…
“Come si lavora un nucleo in capelli di Veela? Non ne avevo mai visti dal vivo… così da vicino… sono stupendi.” – iniziò poi a dire, protraendo la mano per accarezzarli, improvvisamente distratto da quel dettaglio all’apparenza insignificante, rispetto a tutto ciò che c’era nel laboratorio, ma che per qualche motivo a lui sconosciuto, lo aveva attirato a sé come il canto di una sirena.
