Enchanted forest

Madeline

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  1. Madeline Mayson
     
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    L'attento esame non passò inosservato. Le mani posate sul punto vita, per darsi un tono, era un’altra delle mosse sottratte all’esperienza della compagna di stanza. Fiera di avere attirato l’attenzione dello sconosciuto, benché nel modo totalmente sbagliato. L’urlo doveva averlo distratto da qualsivoglia fosse la sua attività, non certo il suo aspetto. Troppo emozionata o forse troppo ingenua, Maddie non si era posta il problema. In piedi, di fronte al ragazzo, lo aveva scrutato a propria volta, trapassandolo con lo sguardo. Gli occhi nocciola l’avevano guardato per bene, da capo a piedi. Lo sguardo era sceso e sceso. Ci aveva messo più del previsto, sorpresa da una statura così differente dalla propria.
    Il focus sulle mani le aveva fatto scoprire un elemento discordante, forse l’unico che non le era piaciuto: il sangue. Ascoltò la risposta di lui con le orecchie completamente ovattate, incapace di apprezzare quella voce profonda come avrebbe dovuto. Sbatté le palpebre un paio di volte per metterlo a fuoco, anziché flirtare come avrebbe voluto.
    Il taglio, secondo lei profondissimo, in bella vista, fu capace di provocarle un ulteriore sbandamento. Voleva mostrarle la sua ferita di guerra? Scosse piano la testa, rimangiandosi ogni desiderio di vedere cosa si fosse fatto. Forse, se avesse chiuso gli occhi, avrebbe potuto aiutarlo alla cieca. I denti si strinsero sulla parentesi orizzontale del labbro inferiore.
    Respirò piano, cercando di incamerare quanto più ossigeno possibile. Non svenire, non svenire. Un mantra nella testa a rivaleggiare con i preziosi consigli di Ruby. Ridi alle sue battute ed ondeggia i capelli. Ripenso ad entrambe le perle. Ingenua a tal punto da crederle oro colato. Malgrado le proprie condizioni, provò a scuotere lentamente la chioma, ottenendo, probabilmente, l’effetto opposto. La testa iniziò a girarle ancora più forte. Debolezza, effetti collaterali del movimento brusco e mortificazione sommate a causa di un’ingiustizia divina.
    Spalancò gli occhi, presa completamente alla sprovvista da quel tocco fermo e delicato. Le iridi castane si incastrarono in quelle molto più scure di quelle del mago e, per un attimo, scordò tutto. Dimenticò la terribile ferita e il sangue, che, con ogni probabilità, le avrebbe insudiciato la camicetta.
    Il fisico minuto e debilitato incespicò. Seguì quella figura altissima senza domande. Benché si vantasse di saperci fare con il sesso opposto, la texana era, in realtà, completamente inesperta. Non sapeva assolutamente cosa fare, come comportarsi. L’intera preparazione era frutto delle direttive di un’altra giovane Thunderbirds, quasi sicuramente impreparata quanto lei, e dalla lettura di alcune riviste.
    Lì, seduta su un masso, che le avrebbe imbrattato anche la gonna, ripensò a tutto ciò che sapeva. Il naso si arricciò, manifesto della confusione di lei. La vista di lui accucciato, così da essere all’altezza della texana, la trapassò come un potente incantesimo Confundus. Voleva baciarla! Scioccata, separò appena le labbra. Non poteva, non così. Non aveva nemmeno il lucidalabbra, per tutti i Wampus.

    Dimmelo se stai per svenire. Anzi, prima dimmi dove tieni la bacchetta, perchè la mia si è rotta.

    Trattenne il fiato, ipersensibile a quello sguardo fisso. La fronte si aggrottò ed il mento si abbassò in direzione del proprio catalizzatore, custodito sul porta-bacchetta da coscia. Unico posto possibile, dal momento che non aveva tasche in quella gonna.
    La realizzazione le arrivò con un secondo di ritardo. Strinse appena gli avambracci di lui, incredula. Una profonda delusione la trapassò. Tutte quelle moine erano state un’espediente per rubarle la bacchetta, solo perché la sua era rotta. Gli angoli delle labbra si abbassarono, ma, quando la mano di lui scivolò via dal suo braccio, Madeline dimenticò tutto.
    ”Nel porta-bacchetta da coscia. Dove altro potrebbe essere? Credi…credi che io stia per svenire?” sibilò con una voce più flebile del consueto.
    Poteva avere il suo catalizzatore, che importava. C’erano modi molto peggiori per trapassare e, se l’avesse fatto tra le braccia di un mago attraente, non sarebbe stata una grossa perdita. Ripensò all’anziano cliente canuto, che, ormai da settimane, provava ad incastrarla con un ragazzino scortese e villano di nome Herbert.
    ”Come ti chiami?” tubò, improvvisamente più vigile. Curiosa di conoscere la risposta a quella domanda, divenuta improvvisamente fondamentale.
    ”Io sono Madeline, ma tu sollevò l’indice ”puoi chiamarmi Maddie”.
    La mano scese per sistemare le punte dei capelli. Stava meglio, tanto che si arrischiò persino di guardare la camicetta, ormai irrimediabilmente rovinata. Le spalle si sollevarono verso l’alto, contemporaneamente agli angoli della bocca. Gli sorrise, perché non le importava che le avesse rovinato la maglietta.
    ”I ragazzi inglesi sono tutti carini come te?” soffiò, ridacchiando leggermente. Avrebbe solo dovuto ridere a una sua battuta e il gioco sarebbe stato completato. Ruby sarebbe stata così fiera di lei, sempre che prima non fosse morta di invidia.
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