Enchanted forest

Madeline

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  1. Madeline Mayson
     
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    ▬Madeline Mayson▬
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    A veva sempre pensato, che le mancasse qualcosa. Assenza di esperienza, dolente come un arto fantasma. Tuttavia, prima di imbattersi nel mago dai capelli corvini, Madeline non aveva realizzato quanto fosse ampia quella stessa mancanza. Quel punzecchiamento, quel flirtare le piaceva davvero. Scambi di battute, rapidi come i propri cambi d’umore, che resero il fastidioso incidente con la fanghiglia più sopportabile.
    Mosse i piedi su e giù, dondolando appena le gambe. Occhi nocciola incastrati a quelli neri di lui, talmente scuri da sembrare un buco nero. Ne era attirata. Il desiderio di gravitare in quell’orbita superava tutto il resto. Un senso di prudenza, già di per sé assente, guastato ulteriormente dal quel fortuito incontro. Lei era troppo semplice, troppo ingenua, troppo trasparente. Incapace di mentire, diceva ciò che le passava per la testa, senza proteggersi con alcun filtro. La natura non le aveva assegnato alcun animo calcolatore, era solo Maddie. Con ogni probabilità, si sarebbe fatta male, ma non le importava.
    Il suo essere carino rese l’intero scambio ancora più piacevole. Eccitata come una bambina, si mosse nervosamente sul posto. Quello, rifletté, era decisamente meglio di un paio di Spettrocoli. Doveva persino ringraziare di essersi persa e di avere rovinato le scarpe, che più preferiva al mondo. Senza quelle disgrazie, tragedie per una diciassettenne dalla vita facile come lei, avrebbe perso l’occasione.
    La replica, vagamente irriverente di lui, ingigantì l’espressione estatica della strega. Le labbra si stirarono verso l’alto. Il capo si inclinò di lato. Tutti gesti rivelatori del proprio interesse.
    ”In effetti…” tubò, arrotolando una ciocca scura attorno all’indice. Lo osservò di sottecchi, frullando le ciglia di tanto in tanto, come se fosse una seduttrice esperta, anziché una diciassettenne senza esperienza alcuna.
    ”Interesse scientifico. Sai, a scopo di ricerca”. Il labbro inferiore risucchiato leggermente in bocca, come tentativo di contenere il proprio divertimento.
    Estroversa com’era, la texana adorava interagire. Ogni momento era buono per conoscere qualcuno, ma fino a quel momento, non aveva mai sperimentato una reciprocità come quella. L’irragionevole iper protezione del fratello ed il proprio modo di fare, spesso incompreso ai più, erano i veri colpevoli. I più buoni l’avrebbero definita eccentrica, ignorando che si nascondesse molto di più sotto la superficie. Altri penavano che fosse un po’ stramba. Il giovane mago dai capelli corvini? Un mistero.
    Separò le labbra, pronta per porre lei stessa quella domanda. Indagare su se stessa, senza farsi alcuno scrupolo. Fiato trattenuto ed una gioia estatica. Si raddrizzò, spingendo le spalle all’indietro. Sentirsi alta tre metri e godersi la sensazione, perché lui la trovava bella.
    Il volto si distese in un sorriso raggiante, inorgoglito dalla presunzione convinzione di essere ad un nonnulla dal farlo capitolare. Le avevano detto che fosse difficile, ma, evidentemente, lei doveva essere un talento naturale. Almeno così pensava.
    Ammiccò, sporgendosi appena verso di lui, un attimo prima di allungare le gambe. Gli stivaletti rovinati calamitarono il proprio interesse ancora una volta. Intristita, si limitò ad osservare quello scempio, prestando poca attenzione alle reazioni di lui. Si perse quella smorfia di incomprensione. Tuttavia, qualora la avesse vista, avrebbe apprezzato il tatto del ragazzo. Malgrado non capisse, non condividesse seriamente il dramma di lei, aveva taciuto. Nessuna critica, né accusa di essersi comportata in maniera esagerata. Solo il silenzio.
    Maddie.
    Di nuovo quel nomignolo, di nuovo quel tono. Si ritrovò a contorcersi sotto le attenzioni di lui. Era compiaciuta da morire.
    ”Ah si?” soffiò, grata che avesse diminuito nuovamente la distanza ”Non credo mi dispiaccia, Alec. In fondo è quello in cui noi Thunderbird siamo bravi, no? Distraiamo perfetti sconosciuti, attiriamo l’attenzione e facciamo casino”.
    Il naso si arricciò, riflesso involontario del contatto con il polpastrello. Le dita della destra si spinsero in avanti per afferrare delicatamente il palmo ferito del mago. Lo osservò velocemente, il minino indispensabile, così da evitare di sentirsi male ancora una volta.
    Con il catalizzatore puntato contro il taglio, risollevò le iridi nocciola, decisa a fissare qualcosa di più interessante.
    ”Epismendo” mormorò appena la formula, mentre muoveva il polso.
    La testa viaggiò altrove. L’attenzione focalizzata sulla domanda di lui, volutamente provocatoria. A onor del vero, Madeline non era affatto l’unica Thunderbird carina, ma non l’avrebbe mai ammesso al mago islandese. Merlino non volesse che Ruby mettesse le mani sul ragazzo. Infondo, volevano spesso la stessa cosa, però, questa volta, era stata lei a vedere il ragazzo per primo.
    ”Ma se hai me a disposizione proprio qui davanti, cosa te ne frega delle altre mie concasate carine?” Ripescò la frase rivoltale in precedenza, riadattandola alle proprie necessità. Sorrisetto stampato sulle labbra, abbassò gli occhi castani sulla mano di lui. Perfettamente guarita.
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