Enchanted forest

Madeline

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  1. Madeline Mayson
     
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    Non era brava con i misteri. Trasparente com'era, trovava difficile riuscire a comprendere da subito una persona più complessa di lei. Il ragazzo con la mano ferita e la bacchetta spezzata era uno di quei casi apparentemente superiori alle proprie capacità e non si sorprese di esserne piacevolmente colpita. La tendenza ad annoiarsi di tutto, velocemente quanto un battito di ciglia, si era sempre rivelata essere la sua croce più grande. Forse perché viziata dei genitori, si stancava di tutto troppo velocemente.
    Se Alec fosse stato più semplice da comprendere, probabilmente Madeline ne avrebbe avuto abbastanza di quel giochino tra loro. Non era così. Sorpresa, sollevò entrambe le sopracciglia scure, affascinata dal quello scambio continuo e circolare tra loro.
    Gli occhi così scuri di lui, più che uno specchio, rappresentavano una porta chiusa a chiave. Le sarebbe piaciuto sbirciare, intravedere qualcosa di più del affascinante studente islandese, ma, allo stesso tempo, non era sicura di volerlo fare. Temeva che quello che avrebbe scoperto potesse non piacerle, ancora peggio, aveva paura di potersi stancare. Non era disposta a lasciare andare il ragazzo, non così presto ed inconsciamente si ritrovò a prestare più attenzione alla sua esteriorità, notevole, che al resto.
    Era interessata, solo che non sapeva per quanto lo sarebbe stata. Arricciò le labbra, compiaciuta. La testa si mosse lentamente su e giù, annuendo all'affermazione di lui. Maddie si morse l'interno della guancia, tentando inutilmente di contenere quanto si stesse divertendo.
    "Quando vuoi" soffiò. Un autocontrollo cedevole, che le conscesse solo un secondo, prima di scoppiare a ridere. Nascosta dalle ciocche dei capelli, si concesse di esprimere il proprio divertimento. Forse lui stava scherzando, ma se solo avesse saputo. La texana aveva un vero talento nell'attirare l'attenzione e fare casino, anche se non sempre in maniera positiva. Maddie stessa era caos. Ci si poteva adattare, tollerarla, apprezzarla per ciò che era o, in caso contrario, soccombere ed odiarla per l'illogica ragazza che era.
    Curò quella ferita con disattenzione, abbastanza sicura di riuscire in quell'incantesimo anche senza interrompere il contatto visivo con il ragazzo. Il braccio le formicolò durante l'intero processo, ma non ci fece caso.
    La successiva frase di Alec spense ogni traccia di divertimento. Il ghigno divertito si trasformò in un piccolo broncio. Un cambio d'umore talmente rapido da fare girare la testa. Francamente, non era sicura di avere capito cosa intendesse l'islandese, ma, anche se l'avesse fatto, non era sicura che le piacesse. Arricciò il nasino, incrociando velocemente le braccia al petto, sciogliendole subito dopo.
    Il volto si trasformò fino ad assumere una più normale espressione confusa, perché, dopotutto, non era per nulla sicura di cosa l'altro volesse intendere.
    Le labbra si separarono, pronte a pretendere quel chiarimento, ma furono costrette a premersi ancora l'una contro l'altra. Due possibilità? Rizzò la schiena, tradendo la propria curiosità in merito. L'indice sinistro, arrotolato intorno ad una delle ciocche scure, prese a vorticare più forte. Suspence e fiato trattenuto, tutto senza nemmeno accorgersene, fino a quando le due possibilità non le furono spiattellate davanti agli occhi.
    Anche non fosse stata curiosa e lo era notevolemente, la texana era una di quelle persone genuinamente buone. Ingenua, si fidava troppo e troppo spesso, anche di coloro che non sarebbero stati meritevoli. Come poteva dubitare di Alec, l'affascinante ragazzo appena conosciuto?
    Lo percorse con lo sguardo dalla testa ai piedi e quella fu l'unica esitazione che si concesse. Ricacciò il catalizzatore nella mancina, prima di lasciare scivolare l'altra mano, ora libera, in quella notevolmente più grande dello studente di Hogwarts. Aggrappata a quelle cinque dita, come se fossero la terra promessa, si diede una leggera spinta per sollevarsi dal masso. Ritta in piedi a lamentarsi silenziosamente di quella differenza di altezza che le impediva di scrutarlo da vicino.
    Gli sorrise, inclinando la testa di lato, percependo a malapena le ciocche scivolarle lungo la spalla, coperta dalla camicetta.
    "Quindi, dove andiamo?" tubò, completamente dimentica di quale fosse la seconda alternativa offertale. Incurante se quella fosse la scelta giusta o meno, si avvicinò ulteriormente a Alec. Sollevò le iridi nocciola alla ricerca di quelle molto più scure di lui. Non sarebbe riuscita a pazientare ancora a lungo.
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