Enchanted forest

Madeline

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  1. Madeline Mayson
     
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    Stare appollaiata sulle spalle di lui rientrava decisamente nella top ten delle cose preferite dalla texana o quantomeno lo sarebbe stata, se non avesse sofferto di vertigini. La paura dell’altezza l’aveva tormentata sin da quando ne aveva memoria. Già poco avvezza a stare in alto a causa della propria statura, il tormento si era acuito dopo essere scivolata dalla casetta sull’albero. Un attimo apparentemente infinito, divenuto rovinoso al momento dell’impatto. Sbattuta a terra in una maniera che le aveva appannato la vista e tolto il fiato, aveva giurato di non correrei mai più un rischio simile. Una fobia irrazionale che neppure il fratello era riuscito a fare affrontare. Era disposta a farlo, lì, per un ragazzo appena conosciuto?
    Alec sembrava la tipica persona in grado di prendersi ciò che voleva, quando voleva. Non ce lo vedeva ad avere paura di qualcosa. In realtà, Maddie non era nemmeno sicura che potesse comprendere quel panico irrazionale e non voleva deluderlo. Avrebbe desiderato essere coraggiosa. Salire il tronco senza nessuna lamentela, come se fosse nata per fare quello, ma la realtà la travolse come un potentissimo Schiantesimo. Spaventata, ricercò quegli occhi così scuri, speranzosa che le infondessero un po’ di sicurezza. Un prestito che l’islandese avrebbe potuto riscattare a tempo debito e lei, senza alcuna alternativa, lo avrebbe pagato qualsivoglia fossero gli interessi.
    La bocca si spalancò appena, sorpresa di quella stretta ai polpacci. Sorrise, malgrado la paura, intenerita da quella comprensione silenziosa. Sospirò piano e si concesse di rilasciare parte dell’ansia provata. Tentò di concentrarsi sul proprio compito. Una scalata apparentemente impossibile che avrebbe dovuto compiere. Piegò bruscamente la testa, distratta dall’ammissione sincera di lui.
    La texana sarebbe dovuta essere saggia e non ricamare sopra a quel semplice dato di fatto. Fare finta di nulla come qualsiasi altra ragazza, ma era Maddie. Ci ricamò sopra proprio perché era Maddie, ignorando volutamente la semplicità del ragazzo. In teoria avrebbe dovuto farsi meno domande e pensare ai fatti, ma la pratica fu molto diversa.
    ”Oh…” sorrise in maniera ampia ed evidente, incapace di evitarlo ”Ti credo. Mi farebbe piacere vederla”. Si morse la lingua, evitando di aggiungere quel con te, che premeva per uscire. Nelle riviste, che aveva letto, consigliavano di non essere troppo ovvi. Ci avrebbe provato, senza pensare all’inevitabile fallimento. L’americana era la ragazza più trasparente che esistesse e, benché provasse a nascondere i propri pensieri, qualsiasi lettore abbastanza abile avrebbe potuto estrapolarli dalla mimica facciale di lei.
    Non voleva deludere Alec ed quello che le aveva detto confermò la propria volontà. Una frase sicuramente innocente, priva di secondi fini, che nella mente di lei aveva assunto una piega assurdamente romantica. Resistette all’idea di sventolarsi con la mano, perché la sola idea della scalata la gelò sul posto. Catapultata in una spirale discendente di ansia, le venne naturale cercare una conferma. Occhi negli occhi per affidargli quella richiesta appena sussurrata. La vulnerabilità esposta divenne visibile finalmente anche a parole. Una verità che non tutti riuscivano a cogliere, malgrado lei parlasse molto, era che Maddie fosse estremamente insicura di se stessa. Estroversa, non aveva problemi ad approcciarsi a chiunque. Una sicurezza apparente che la copriva come un involontario paravento. In pochi lo vedevano, forse perché non si premuravano di guardare davvero, ma dentro la strega dai capelli scuri si celava un mondo di insicurezza ed inadeguatezza.
    Lui promise e lei gli credette, senza esitazione. Ricambiò il sorriso, con la voglia di fare tutt’altro. Avrebbe voluto schiacciare le labbra sulle sue, assecondando l’impulso del momento. Ringraziarlo per quella serietà, per non averla presa in giro e scoprire che sensazione suscitasse.
    Scosse la testa, richiudendo tutto dentro una scatola. Decise di essere coraggiosa e, aiutata dalla presa salda dell’islandese, riuscì a conquistare il primo traguardo. Non era assolutamente preparata alla sensazione assolutamente terrorizzante che la colse. Abbracciata al ramo come un piccolo Koala, riuscì inspiegabilmente a trovare la forza per portare l’attenzione sul ragazzo.
    Aprì la bocca per chiederle se voleva una mano a salire. Forse avrebbe potuto allungargli un braccio o una gamba? La domanda rimase incastrata in gola, bloccata dal un’incredibile manifestazione di prestanza atletica. Lo guardò dal basso, visibilmente stupita. Spalancò leggermente la bocca. Gli occhi grandi come dischi, lo fissò imbambolata.
    "Come...Come...C'è qualcosa che ti spaventa?" Quasi non si rese conto delle indicazioni, concentrata com'era a studiarlo. Annuì, benché avesse capito poco o niente. Spostò lo sguardo dalle braccia di lui al resto della muscolatura nascosta dalla maglietta. Probabilmente, per riuscire ad arrampicarsi in quel modo, Alec doveva possedere muscoli di cui lei ignorava l'esistenza. Era evidente che l'avesse fatto molte volte e se Maddie non fosse stato un caso perso in partenza, avrebbe quasi voluto chiedergli di insegnarle. Almeno avrebbe potuto guardarlo.
    La mano protesa verso di lei la fece tornare al presente. La Thunderbird si diede uno scossone mentale. Doveva prenderla? Francamente non avrebbe voluto togliere la mano dal ramo. Sacrificare quella posizione assolutamente sicura per una molto più incerta non la convinceva. I denti affondarono nel labbro inferiore, mordicchiandolo leggermente.
    Maddie sospirò piano e lentamente, calibrando ogni minimo movimento, sollevo la mano destra per posarla in quella del Serpeverde. Tremava. Lo artiglio con le dita, cercando di sollevarsi. La mancina volò sull'avambraccio di lui, per una maggiore sicurezza. Battito del cuore impazzito e pupille dilatate per la paura. Si fidava, era sicura che il ragazzo non l'avrebbe fatta cadere, perchè glielo aveva promesso.
    Infilò il piede nella sporgenza indicatale e l'altro si sollevò a cercare la mano di Alec.
    "Raccontami qualcosa...per distrarmi...per favore..." sputò fuori, nonostante la paura. Il petto si sollevò ed abbassò ad un ritmo vertiginoso. Si sarebbe data una piccola spinta e, aiutata da lui, avrebbe cercato di posare il sedere sul prossimo ramo. Se ci fosse riuscita, avrebbe appoggiato la schiena sul tronco dell'albero. Avrebbe atteso che salisse anche lui, approfittando per prendere fiato.
    La testa le girava un po' a causa dell'altezza, ma, ormai che aveva cominciato la scalata, non si sarebbe tirata indietro. La manina destra avrebbe cercato di afferrare il davanti della maglietta di Alec, bisognosa di un istante per recuperare.
    "Mi dispiace. Credo di essere la peggiore compagna di arrampicata che potessi trovare" ridacchiò, lasciando uscire un po' di nervosismo. Non aveva più paura di cadere, sicura che il Serpeverde l'avrebbe salvata, ma, fosse stata più lungimirante, si sarebbe preoccupata di come scendere.
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