Enchanted forest

Madeline

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  1. Alec Stephan Aronson
     
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    Ghiaccioli
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    Islanda

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    Sicuro di sé.
    Questo poteva essere un buon attributo, che sicuramente definiva parte della personalità complessa dell'islandese.
    E, nota bene, sicuro di sé non perchè un simil “pallone gonfiato”, o tipo da pavoneggiamento, anzi tutt'altro: Alec piuttosto si riteneva sicuro di sé in virtù del fatto che si sapeva pronto ad affrontare la vita così come si sarebbe presentata.
    Autonomo, consapevole bene o male delle sue capacità così come dei suoi limiti, Islanda cercava di vivere appieno la sua vita affrontando di petto ciò che di volta in volta gli si parava di fronte – con tutti i suoi pro e tutti i suoi contro – considerando ciò che aveva alla mano e ciò che invece lo avrebbe ostacolato.
    Quindi, a fronte di questo atteggiamento – di certo definibile in molti modi ma di sicuro non passivo – rispetto alla vita e al brulicante mondo che lo circondava, sì. Alec Stephan Aronson era un ragazzo particolarmente sicuro di sé.
    Voleva qualcosa? Cercava di ottenerlo, in tutti i modi a lui possibili.
    Qualcosa gli dava fastidio o voleva allontanarlo? Lo affrontava, si batteva per fare in modo che ciò accadesse, per far sì che questo fosse limitato, allontanato o – tanto meglio – eliminato completamente dalla faccia dell'universo (o quantomeno dal suo universo).
    Ci riusciva? Ottimo.
    Non ci riusciva? Da Verde Argento sino al midollo, perseverava nei suoi intenti trovando però vie traverse d'azione.
    E bene o male ciò per il quale nel corso degli anni si era battuto, in positivo o negativo che fosse, lo aveva sempre ottenuto.. da qui, un'ulteriore senso di sicurezza rispetto alla propria persona, alle proprie capacità e limiti sì, ma ad ogni modo arginabili.
    In altri termini: quando Aronson si metteva in testa qualcosa, piccola o grande, sapeva diventare una vera e propria macchina da guerra, inarrestabile.
    La vittoria o la morte.
    Anche in questo senso in effetti, quando prometteva qualcosa Islanda ci credeva sul serio.
    Prendeva le promesse fatte – centellinate solitamente – come piccole ma importanti battaglie personali - quindi aveva promesso che non avrebbe fatto cadere quella ragazza – diamine piuttosto sarebbe caduto lui, e Alec sugli alberi quasi avrebbe potuto viverci.
    -Come...Come...C'è qualcosa che ti spaventa? -
    La domanda lo colse alla sprovvista.
    Aveva seguito con fare quasi preoccupato i movimenti incerti della ragazza, assicurandosi che fosse ben salda al ramo prima di raggiungerla rapidamente lì sopra, in movimenti e prestazioni fisiche che per lui erano quasi all'ordine del giorno.
    Lei studiava lui, e lui studiava lei, in un mutuo scambio di sguardi e curiosità che pareva non avere mai fine.
    Quella Thunderbird sembrava tutto meno che a proprio agio lì sopra, e la mano presa dai tremori che le porse poco dopo, fu solo un'ulteriore riconferma della sua idea.
    -Mi infastidiscono gli spazi stretti e chiusi.-
    Rispose quindi, sereno e solido come quel tronco che li stava osservando destreggiarsi tra i suoi rami: lo sguardo d'inchiostro non voleva lasciarsi sfuggire il più piccolo dei movimenti di quella moretta, per assicurarsi che non mettesse in fallo un piede o mancasse un appiglio, rischiando così di cadere e farsi male.
    Di fatto perciò, il corvino risultava particolarmente concentrato, quasi assorbito più dalla figura della ragazza che dalle domande e quindi risposte a lui richieste.
    -Raccontami qualcosa...per distrarmi...per favore... -
    Si chinò un poco, fornendo quel sostegno poco prima proposto, per far sì che la strega poggiasse il piede sulle sue mani e, dopo una piccola spinta, riuscisse a sedersi sul secondo ramo.
    Poi, una volta seduta lei, si girò – ancora in piedi sull'appoggio precedente – portando le mani sul legno robusto che la stava sostenendo e circondando così con le braccia le gambe di lei, il petto vicino alle sue ginocchia.
    Seppur in buona parte inconsapevolmente, stava cercando di far sentire al sicuro quella strega, ricercando lo sguardo nocciola e dando voce pacifico alla sua richiesta:
    -Sono cresciuto in Islanda, tra oceani, fiordi, vulcani e ghiacciai. Non a caso la chiamano anche “l'isola di ghiaccio e di fuoco”. Da piccolo non stavo mai fermo, mi divertivo a rischiare la pelle con i geyser, e mio padre ha sfruttato il mio temperamento insegnandomi a combattere. Mi ha insegnato ad incanalare tutta la mia energia nel movimento, nella lotta, e qui a scuola.. nello sport.-
    A conti fatti il risultato ottenuto di quell'educazione e formazione tutta personalizzata, era stato poi molto simile all'essenza stessa della sua madre patria: un'isola di ghiaccio e di fuoco, così come di ghiaccio e di fuoco era l'animo profondo ed al contempo evidente di quel Verde Argento.
    Abbozzò un sorrisetto divertito, mentre – senza lasciarsi sfuggire mai quegli occhioni da cerbiatto – dipingendo quel quadro dai colori dorati come le albe islandesi della sua infanzia, cercava di trasmettere quella quiete che gli pervadeva il petto anche alla ragazza.
    - E' per questo che mi infastidiscono gli spazi ristretti. Non riuscirei a muovermi lì dentro.
    Ed è anche il motivo per cui mi piace arrampicarmi e scovare scorci di albe o tramonti da quassù. Mi ricordano casa.-

    Sollevò un poco le sopracciglia, ammutolendosi, come preso contropiede da sé stesso e da quella sua improvvisa e non contemplata resa.
    Doveva salire anche lui adesso, raggiungendo lo stesso ramo della Thunderbird per poter così proseguire con l'arrampicata.
    -Dovresti..-
    Si ammutolì una seconda volta, riflettendo sulle possibilità che si stavano sviluppando dietro lo sguardo di pece, complice anche la posizione in cui i due si trovavano adesso.
    -Mi dispiace. Credo di essere la peggiore compagna di arrampicata che potessi trovare.- e le iridi d'inchiostro osservarono le dita fini della ragazza cercare la sua t shirt, come se la strega fosse già stata messa a dura prova da quei primi e - per lui - piuttosto semplici movimenti.
    -Avanti, aggrappati a me.-
    Esordì infine dopo una manciata di secondi, voltandosi e dando così la schiena alla ragazza, che seduta più in alto di lui com'era stata sino a quel momento, avrebbe potuto facilmente lasciarsi scivolare di poco dal ramo per potersi aggrappare a lui come effettivamente un piccolo koala.
    -Dovrai solo tenere salda la presa e, se vuoi, puoi anche chiudere gli occhi mentre saliamo.-
    .. Quando dicevamo che messo in testa un obbiettivo, niente e nessuno poteva fermare il Serpeverde dal raggiungerlo ed ottenerlo.
    -E non pensare mai di essere la peggiore in qualcosa. Puoi sempre imparare, facendo da insegnante a te stessa o cercando qualcuno in grado di insegnarti come si deve.-
    Lo sguardo perso tra le foglie multicolore dell'albero, la tonalità delle sue ultime frasi aveva assunto una particolare venatura di serietà. Ci credeva Alec in quelle parole.
    -Perciò diciamo che per oggi, ti mostrerò solo cosa potresti guadagnarci dall'imparare ad arrampicarti sugli alberi..-
    Voltò parzialmente la testa corvina, abbozzando un sorrisetto divertito in direzione della strega seppur ancora dandole le spalle.
    -E se arrivi con me sino in cima..Magari ci sarà anche un premio. -

    Edited by Alec Stephan Aronson - 29/6/2020, 16:07
     
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