lost in my kingdom

I sotterranei del castello di Hogwarts erano il naturale habitat per una Serpeverde e lei ovviamente era una Serpeverde. Portava con orgoglio i colori della sua casa, lo stemma con il serpente su sfondo di smeraldo, si sentiva parte di qualcosa di più grande di lei eppure il fatto di non essere purosangue le pesava notevolmente. Nelle fila di Salazar c'erano discendenti diretti dei Riddle, Lestrange, Black, Potter e chi più ne ha più ne metta. Invece lei era una semplice Butler, nata da umili origini mezzosangue e anche se nelle ultime generazioni c'erano stati solo incroci con maghi e streghe, lei si sentiva in difetto. Forse in un'altra casa non avrebbe sentito così tanto il peso del suo retaggio, ma a Serpeverde era inevitabile pensare al proprio passato, al proprio stato di sangue. A parte la nobiltà purosangue, c'erano altre famiglie meno ricche di purosangue, meno note, ma comunque restavano purosangue. Cercava di non sentire il peso ma era molto difficile e faticava a ambientarsi per colpa di questo. La vita al castello non era rosa e fiori come molti cercavano di far credere e il peso delle lezioni, dei compiti e delle cose da studiare riempiva così tanto le sue giornate da aver poco tempo per pensare al essere mezzosangue. Quel giorno però il pensiero era tornato ad affiorare con così tanta prepotenza da costringerla a uscire dalla sala comune e cercare un po' di tranquillità nei bui e silenziosi sotterranei. I muri trasudavano umidità in forma di goccioline, sembrava che stessero piangendo, mentre le dita della Serpeverde accarezzavano le pareti butterate, incontrando qualche ragnatela e qualche volta anche qualche residuo di muffa o un accenno di muschio, era difficile distinguerlo. Aveva iniziato a divagare, vagare al punto di perdersi nel fitto labirinto dei cunicoli sottoterra. Si era persa. Maledizione! Si voltò per tornare indietro trovandosi difronte a un bivio. Che strada percorrere ora?

Arielle correva a perdifiato. Non era una grande novità per la giovane studentessa di Grifondoro, per via della sua poca puntualità passava la vita a correre. Correva persino nei suoi sogni, con lo sconcertante risultato che le sue lenzuola diventavano una palla informe e indecifrabile di tessuto. Dove eravamo rimasti? Ah, si, Arielle correva. Correva e rideva così forte che le sue stesse risate le rimbombavano nelle orecchie, si amplificavano negli stretti cunicoli dei sotterranei e lei continuava a correre, trascinandosi dietro l'eco delle sue risate espresse qualche metro più indietro. Era come se un'Arielle del passato comunicasse con quella dell'immediato futuro, come inseguirsi e acchiapparsi contemporaneamente. Si, aveva bevuto troppo velocemente il suo succo di zucca ghiacciato quella mattina. svoltò l'angolo, sempre di corsa, con l'eco delle sue risate che ormai si stava spegnendo alle sue spalle lasciando spazio solo al rimbombare sconclusionato dei suoi passi che cozzava con le pareti dei sotterranei, alla tenue luce emanata dalle torce, sempre meno fitte. Fu a quella svolta che il volto della ragazza si scontrò con qualcosa di duro, anche se più morbido della fredda roccia. Era una ragazza, una ragazza con la divisa di Serpeverde. E lei aveva lo stemma di Grifondoro cucito proprio sul petto. Fu in quel momento che capì di essere nei guai, guai piuttosto seri. "Scusa! hey... tutto bene?"

Dalle pareti laterali trasudava il nero potere di quel oscuro luogo. I sotterranei avevano un non so che di esotico, di esoterico più che altro, suimattoni, spesso irregolari e fatti di scura pietra, alcuni erano bagnati dall'umidità perenne su altri cresceva il muschio e chissà quali atre forme di vita si annidavano nelle fessure più oscure, negli angoli più lontani. La Butler camminava affascinata da questi pensieri, avvolta dalla nera atmosfera che portava come un elegante vestito da sera, domandandosi se non fosse stata spinta lungo quell'oscuro sentiero dalla sua volontà di mostrarsi una vera Serpeverde. Forse il punto era che perdersi lì sotto era necessario per ritrovarsi come Serpeverde. La storia del essere mezzosangue le pesava molto, la faceva sentire nel posto sbagliato, forse doveva impegnarsi maggiormente in tutto il resto dei campi tipici di un Serpeverde per sentirsi davvero una di loro al cento percento, perdersi nei cunicoli sotterranei sembrava essere la cosa più tipicamente da Serpeverde che potesse fare. Non aveva dubbi di essere riuscita perfettamente nell'intendo specifico di perdersi. Si era persa, maledizione. faceva proprio schifo come rappresentante di Salazar Serpeverde. Il bivio davanti al quale si trovava continuava a fissarla, un vuoto senza risposte da dare. Anzi no, una risposta le arrivò dritta in faccia come un pugno sul naso. Si sbilanciò, barcollò e cadde all'indietro, atterrando sulla terra fredda e umida che c'era lì sotto. Quando le lacrime che affollavano i suoi occhi si dissiparono potè mettere a fuoco il responsabile di quello scontro. Era una ragazza, una biondina che si prodigò subito in scuse. - Ahia! Sto bene, ma non so se posso parlare per il mio naso.- tastò attentamente l'osso che aveva sulla faccia, per verificare se faceva male o se era rotto. -Ouch. Ti sembra rotto?- chiese alla sconosciuta, dopo essersi rimessa in piedi.

Il senso di preoccupazione le aveva attorcigliato le budella con un nodo, come tutte le volte che combinava qualche guaio e doveva pagarne le conseguenze. Arielle non aveva sensi di colpa, se non quando veniva scoperta e doveva affrontare le conseguenze delle sue azioni. Se questo non si verificava, se anche la sua malefatta era scoperta ma non imputata a lei, per quanto brutta o grave fosse stata, semplicemente se ne infischiava. La morale distorta della Grifondoro però interagiva direttamente con il suo stomaco che nel silenzio dei sotterranei gorgogliò. Si trovava in territorio nemico, circondata da serpenti e altri esseri striscianti, non contenta aveva sbattuto, praticamente l'aveva abbattuta, su di una Serpeverde. Secondo il proverbiale rapporto che intercorreva tra le loro case si aspettava già di contorcersi al suolo sotto qualche maledizione senza perdono. Ma la ragazza sembrò essere quasi cordiale, sinonimo che la botta era stata davvero forte. "La tua faccia sembra ancora molto bella e carina." rispose complimentandosi indirettamente per il suo aspetto, ora che la paura stava passando poteva ammirare il bel fisico della serpeverde. "Ma fammi controllare da vicino" disse avvicinando il suo volto così tanto che poteva quasi sentire il respiro della ragazza, mentre con dita incerte si permetteva di toccarle la punta del naso. "Non vedo sangue. Penso sia tutto okay, ma dovresti farti visitare in infermeria ...?" Lasciò in sospeso il tono della frase, allungando l'ultima vocale perchè si aspettava di conoscere il nome della ragazza. Era davvero brava nelle presentazioni, se non si fosse notato.

Prima i pensieri su come fosse poco adeguata ad appartenere alla casa si Serpeverde, per via del suo stato di sangue non puro, di come questo fosse evidente perchè il nome dei Butler non compariva nelle schiera delle grandi famiglie nobili e pure accanto a Lestrange, Black, persino Potter e Weasley, sudici Grifondoro erano comunque meglio visti della feccia mezzosangue nella quale rientrava. E ora questo. La mano della Serpeverde era apposta sul naso, indolenzito ma apparentemente senza gravi danni o conseguenze della botta appena subita. Aveva sorriso, poi diventata uan smorfia di dolore, al tentativo di battuta della responsabile di questo incidente, anche se il suo giudizio era del tutto privo di fondamenta visto che non la conosceva prima di questo fatot, non poteva sapere se aveva sempre avuto il naso storto o il setto deviato o se questo fosse causa della botta. E poi per dirla tutta, se lei si fosse trovata dal lato opposto, avrebbe mentito spudoratamente anche se la faccia dell'altra si fosse trovata avvolta nel sangue. Aveva comunque chiesto di controllare se fosse rotto, aveva tolto la mano dal viso e con sollievo aveva constatato che non era sporca di sangue. La bionda si era avvicinata molto a lei, al suo volto, sembrava sinceramente interessata nelle sue condizioni di salute anche se quella vicinanza non le piaceva e la metteva a disagio. Le dava fastidio che qualcuno si avvicinasse tanto, così tanto al suo volto da poter quasi sentire il profumo del dentifricio dell'altro. Avrebbe ammesso questo tipo di contatto soltanto appunto in presenza di un bacio, ma sicuramente aveva gusti più mascolini dell'aspetto che aveva la bionda. -Pensi sia tutto ok?- domandò arcuando un sopracciglio, scettica, scrutando da un po' più lontano l'espressione della ragazza. -Sono fortunata che non ha una testa dura, allora!- rispose cercando di non pensare al fatto di dover andare in infermeria, scusa che avrebbe volentieri usato per saltare qualche lezione, ma che non le sembrava il caso di attuare.
-E se mi chiedono chi è il colpevole che nome devo dare?- domandò, guardandola storta come se volesse avere le sue generalità per sporgere denuncia a riguardo dell'incidente appena avvenuto.

Forse, vista la sua fortuna di aver trovato la sola Serpeverde non stronza di tutto il suo castello quel giorno avrebbe dovuto cercare di rapinare la Gringotts, quel giorno poteva proprio essere il giorno giusto per fare questo tipo di cose. Ad Arielle piaceva vivere sopra al limite, mentre qualcuno di normale avrebbe ritenuto giocata la carta fortuna e si sarebbe seduto per tutto il resto della giornata, lei aveva tutte le intenzioni di sfruttare più a lungo possibile quel jolly karma che le era stato inaspettatamente concesso. "O che hai un naso rimbalzante." rispose ridacchiando. Era piuttosto sicura di possedere una delle menti più dure e cocciute di tutta la Scozia, non era sicuramente tra le più intelligenti o scaltra, ma era certa della sua testardaggine. Il merito della mancata rottura del naso della bella Serpeverde non era certo attribuibile alla sua testa, quanto al naso dalle doti flessibili della verde-argento. "Una misteriosa bionda che si è data alla fuga, se potessi non ricordare la casa sarebbe meglio. " sbattè le ciglia ammiccando, sorridendo con un'espressione che voleva essere angelica. Non era certa di potersi fidare al punto di dirle come si chiamava, era pur sempre con una Serpeverde che aveva a che fare e per loro natura erano esseri subdoli. "Ti dirò il mio, se tu mi dici il tuo." propose come scambio che le sembrava equo, così se avesse ricevuto una punizione sapeva a quale culo verde rivolgere l'ira del suo piede destro.