trick or treat?

Sfida del Mese di Ottobre

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    Max Lynch

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    Halloween si respirava in ogni angolo del castello o almeno così sembrava alla rossa di casa Lynch - descrizione sommaria, visto che ogni singolo Lynch era dotato di carnagione pallida, capelli color di carota e lentiggini- che tra tutte le feste a disposizione prediligeva in particolar modo il macabro mondo di Halloween. Il motivo principale di questa preferenza era presto detto: non era una festa di famiglia. Al Ringraziamento, a Natale e a Pasqua la famiglia era inclusa nel pacchetto delle vacanze, insieme con i compiti e i litigi puntuali di casa Lynch. Ma Halloween no. Restava a Ilvermorny, poteva vedere i suoi genitori a lezione e continuare a fingere che fossero dei professori, cosa che invece nelle mura domestiche non poteva più fare. Sulle scale e lungo alcuni davanzali era iniziata a comparire qualche zucca intagliata dagli studenti, alcune decorate con i colori della propria casa, altre con inevitabili disegni fallici o insulti, altre ancora incise con una precisione che le faceva venire invidia di tanta bravura. Max ancora non aveva avuto modo di fare la sua, anche se si era ripromessa di farlo quanto prima, il vero problema era che doveva andare nelle serre, le preziose serre di sua madre, per prendere il maledetto ortaggio arancione. Poteva prendere uno di quelli meno intagliati e appropriarsene, ma non aveva ancora trovato una sfera di sua gradimento. Gli scalini erano corsi velocemente sotto ai suoi piedi, mentre procedeva con passo veloce verso i bagni che si trovavano al quarto piano, non molto distanti dalla biblioteca dalla quale arrivava con un mucchio di libri sottobraccio. Depositò la pila di volumi vicino a un lavello, sicuramente la Kennegan sarebbe rabbrividita nel vedere il comportamento che la sua assistente stava tenendo, e iniziò a lavarsi la faccia. Sentiva le palpebre pesanti e affaticate dalle ore di studio, mancava ancora poco più di un'ora alla cena ma le sembrava comuque troppo tempo. Tutti i suoi libri furono sbalzati a terra, dove atterrarono in uno schiaff. "Hey! Non è affatto divertente!" urlò, capendo subito che c'erano delle vittime. Lo sguardo si posò su quel che restava di Scintille Nere, autografato da McNeal in persona, in una pozza di acqua sul pavimento.
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    Dovevo aver mangiato qualcosa di avariato, o di molto strano perché era tutto il giorno che avevo un mal di pancia terribile. Appena era finita la lezione di divinazione con la professoressa Future ero schizzata via a tutta velocità, per quanto si può correre veloce con i crampi e stando piegata per sentire meno dolore, per dirigermi al bagno più vicino e mi ero chiusa dentro. Il dolore non accennava a diminuire e non avrei saputo dire da quanto ero chiusa in quel cubicolo che sentii dei passi fuori e del acqua che iniziava a scorrere. Poi sentii una voce familiare, anche non sapevo di chi fosse, esclamare qualcosa con un tono di allarme e anche se il mal di pancia non era passato decisi di uscire, dopo aver tirato l’acqua sul nulla. Cercai di stare abbastanza dritta e mi diressi verso la voce che avevo sentito. Trovai la chioma rossa di Max Lynch chinata verso terra mentre sollevava un libro zuppo. Per Morgana, ma è terribile! commentai avvicinandomi alla ragazza perché magari aveva bisogno di aiuto con quella situazione. Mi guardai attorno e notai che eravamo le uniche persone presenti nella stanza, ma non avrei saputo dire se il colpevole di quel misfatto fosse nascosto da qualche parte.
     
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    Max Lynch

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    "Scintille Nere" giaceva tristemente in una pozza di acqua stagnante che si stava portando via anche l'inchiostro delle parole sapientemente scritte dal professore McNeal. Nel osservare come un ghirigoro nero iniziava ad allungarsi sulla pozza d'acqua Max Lynch capì che la sua dedica personale, ricevuta in occasione del primo evento del salotto degli artisti, stava lasciando questo mondo. Era la cosa che maggiormente la colpiva, al di là della sofferenza per il libro che aveva perduto - ma che avrebbe potuto riacquistare- era proprio la perdita di quelle poche righe vergate da Brad McNeal sul suo volume, che portavano via anche quello che era stato il prezioso ricordo del Ghirigoro. Anche il pensiero di acquistare una nuova copia del volume e pregare la Kennegan, sua datrice di lavoro e fidanzata dell'autore, di fargliela nuovamente autografare -lei ricordava a memoria le parole del docente di Arti Oscre- non le serviva a rincuorarsi, l'immagine di quella che era solamente una copia, un salso che certamente non poteva sostituire il valore dell'originale, tristemente perduto sul pavimento, era ulteriore beffa di quel infantile e stupido scherzo. La rabbia che provò fu istantanea e immediata, tanto da stupirsi lei stessa di poter nutrire un simile ardore a fronte del suo temperamento tendenzialmente poco iracondo. Avrebbe potuto vomitare la sua rabbia per quel fastidioso inconveniente, sembrava una cosa di poco conto visto con occhi di qualcuno che non teneva così tanto alla saggistica, addosso a chiunque, forse persino inveire contro una delle autorità di quella scuola, in barba a ogni possibile punizione o decurtazione di gemme verso la quale rischiava di andare incontro, e per una volta l'idea di poter spendere il cognome della Preside non le sembrava così male come invece ogni giorno era convinta che fosse. Quando si voltò di scatto alla voce, presa dall'ira non si era nemmeno accorta di poter conoscere la sua interlocutrice come in effetti era, alle sue spalle aveva il volto arrossato quasi quanto i suoi capelli. Le guance infiammate la facevano apparire come una fenice iraconda pronta a scagliarsi sugli occhi dei suoi oppositori per strappare e beccare le orbite. Ma trovarono invece lo sguardo dolce e preoccupato di Eve Moore. In quel momento la sua espressione cambiò e per un attimo la furia della rabbia venne mitigata, attenuata come se una pioggia improvvisa ne avesse spento le fiamme. "Eve." La voce di Max era affranta, quasi spezzata da una serie di sentimenti che carichi di tumulto la sconquassavano e spossavano, rabbia e tristezza. Hai visto chi è stato? Domandò, riscoprendo infinitamente difficile parlare a un tono di voce normale mentre dentro di lei voleva urlare e piangere, inginocchiarsi nella pozza che aveva portato via le parole del McNeal e abbandonarsi sul pavimento. Fu in quel momento che alle spalle della Thunderbird comparve un'entità di ectoplasma, una donna della loro età con l'aria dispettosa e un sorrisetto maligno. La rabbia tornò a montare con forza dentro di lei, facendole nuovamente avvampare le guance." Sei stata TU!!!" Urlò questa volta senza potersi trattenere, esplodendo tutta la sua rabbia contro lo spirito. Se ne fosse stata in grado, se quella ragazza fosse stata di carne e ossa, ci si sarebbe scagliata contro. "Perchè lo hai fatto?! "ancora la rabbia si era spenta, scemando all'improvviso, lasciando posto alla tristezza."Perchè mi annoio e le stupide scintille mi hanno ucciso. Le odio." Ovviamente a quella risposta della fantasma, sopraggiunta in maniera tanto stizzita, la Lynch non potè far altro se non sentirsi incredibilmente stupida. Era morta. Morta. A guardarla bene non poteva essere tanto più grande di lei o di Eve, anzi poteva essere una studentessa come loro e quasi sicuramente lo era. Si chiese quando fosse morta, non ricordava di tragedie del genere successe sotto alla presidenza di sua madre, che per quanto ritenesse pessima era eccellente nel suo lavoro e nella dedizione che ci metteva, quindi doveva essere stato prima. Ma l’informazione che maggiormente la sconvolse fu che centravano le scintille. "É stato il professor McNeal? " domandò incredula delle sue stesse parole. Non poteva essere coinvolto Brad McNeal in un omicidio! Scosse il capo, rinnegando a priori quella ipotesi e domandando "Come sei morta? alla diretta interessata. Doveva essere successo nei bagni se si trova ancora lì.
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    Se non avessi riconosciuto Maxine Lynch dal suono della sua voce, sicuramente non sarei riuscita a riconoscerla vedendo il volto trasfigurato dalla rabbia con il quale mi aveva osservato, sembrava potesse lanciare fulmini e saette dagli occhi chiusi a fessura, in grado di farmi scappare a gambe levate per evitare di finire in guai seri. Non potevo dire di conoscere bene Max, ma avevo avuto modo di avere a che fare con lei e in tutte queste occasioni era stata una compagnia piacevole e dai toni pacati e gentili. Ma ora non avrei saputo collegare la ragazza che avevo davanti al ricordo che ne conservavo. La furia con la quale si voltò mi fece pensare a un bolide e avrei tanto voluto che uno dei battitori della mia squadra di Quidditch fosse presente per potermi difendere dalla furia del suo attacco. Lentamente sembrò tornare in se, il tono di voce di calmo e avrei giurato che stesse per scoppiare in un pianto isterico quando mi chiese se avessi visto chi era stato. No, ci siamo solo noi due credo sia scappato... mi stavo sbilanciando a rispondere avvicinandomi verso di lei per provare a calmarla quando mi gelai sul posto nel sentila urlare SEI STATA TU! Istintivamente portai le mani sulle orecchie e mi abbassai, accucciandomi a terra per evitare il colpo. La rabbia di Max era esplosa contro di me e non sapevo che fare. Fu in quel momento che la figlia della preside parlò ancora e capii di non essere io oggetto delle sue parole. Lentamente, un po’ intimidita, mi rimisi in piedi e vidi un fantasma aleggiare in mezzo alla stanza. Il fantasma, sembrava essere di una studentessa, rispose con voce calma che mi fece raggelare il sangue nelle bene che erano state le scintille a ucciderla. Non comprendevo il senso della conversazione, ma era evidente che c’entrassero queste scintille. La domanda che le pose Max mi fece emettere un grido sconvolto, portandomi la mano sulla bocca per mettermi a tacere. Brad McNeal non poteva essere un assassino. Sbigottita. Sconcertata anche, mi rimisi in piedi, spostandomi accanto a Maxine. Non avevo letto di omicidi avvenuti nel castello, non di recente, questo scagionava immediatamente il professore giusto? Non sapevo che pensare e rimasi in attesa della risposta del fantasma. Come era morta?
     
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