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- Brad McNeal

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    James Kennegan

    Era rimasta così tanto tempo sotto la doccia, a fissare le goccioline d'acqua che si rincorrevano tra di loro sul vetro, che ormai l'acqua calda si stava esaurendo, lasciando spazio a un getto che era sempre più tiepido e che sapeva sarebbe presto sconfinato nel gelido. Nonostante questa consapevolezza di una prospettiva per niente allettante, soprattutto per qualcuno che come lei ama fare la doccia così bollente da avere sempre la pelle arrossata quando usciva, non riusciva proprio a staccarsi da quel pensiero che aveva aggrappato mentre leggeva l'ennesima pagina scandalistica del Settimanalmente delle Streghe poco prima della fine del suo turno al Ghirigoro. Era l'ennesimo elenco degli scapoli d'oro, colonna maschile e colonna femminile, che spuntava fuori puntualmente verso la fine di ogni anno, per ricordare al mondo che anche i più affascinanti single potevano essere ancora sulla piazza. Non aveva mai dato molta importanza a quello che il Settimanale scriveva, a stento dava importanza a quello che diceva il Profeta che pure doveva trattare di argomenti giornalistici di più spessore eppure scadeva puntualmente nel gossip, perché sapeva che era tutto frutto di chiacchiere e speculazioni sulla pelle di maghi e streghe famose che il più delle volte non sapeva di essere finito tra le righe del giornale finché qualcuno non glielo riferiva, ma qualcosa l'aveva comunque colpita ugualmente. Era tornata a casa defilata, senza nemmeno ricordarsi se aveva chiuso a chiave il negozio o senza sapere se avesse salutato Rigriel o se aveva notato la presenza di Brad in casa, e come un'adolescente viziata si era chiusa in bagno e si era buttata in doccia. La cosa che tanto l'aveva sconvolta era stato vedere la foto di Brad McNeal a secondo posto degli scapoli d'oro. Le parole d'inchiostro si erano fissate nel suo cervello così tanto che nemmeno quella lunga doccia, con tanto di shampoo, risciacquo, balsamo, risciacquo, crema corpo e stato vegetativo sotto l'acqua erano state in grado di cancellare. "Docente di Difesa Contro le Arti Oscure, Negoziante di Accessori, Giocatore di Quidditch e persino Scrittore! Donne, con questo scapolo non esiste la parola noia. Temevamo tutti che fosse stato tolto dalla piazza quando è andato a convivere con James Kennegan, ma ci ha assicurato che sono solo buoni conoscenti." Conoscenti, conoscenti, conoscenti. Quella parola disgustava la figlia d'Irlanda quasi come se si fosse trattato di un'insulto, ma non al punto di prendere la mazza da battitore e spaccarla sulla testa di Janice Onassis, che aveva scritto l'articolo. Appena aveva notato di essere solo in quinta posizione della classifica nella colonna delle scapole d'oro, cosa che invece avrebbe dovuto far innervosire una ambiziosa come lei, che desiderava il primo posto in qualunque competizione, indipendentemente dalla sua composizione. Erano solo buoni conoscenti? Non aveva mai voluto approfondire le dinamica che intercorrevano tra di loro, non le era mai importato inquadrarli in un etichetta finché non era stato qualcun altro a darne una a loro. "Ci ha assicurato" questa frase implicava che non era stato qualcuno, Janice o un'atro della redazione, a dare loro l'appellativo di conoscenti, ma che fosse stato lo stesso Brad a farlo. L'acqua gelida la fece rabbrividire di colpo e mentre si avvolgeva in un asciugamano decise senza mezzi termini che avrebbe fatto vedere a Brad McNeal, a Janice Onassis e tutta la redazione del Settimanale delle Streghe che erano buoni conoscenti col cavolo! L'urgenza di questa necessità la portarono ancora avvolta nel suo asciugamano, con i capelli anch'essi imbrigliati in un turbante arrangiato con un'asciugamano rosa, a bussare con decisione alla camera di Brad. Il suo buon conoscente aveva la luce accesa, poteva vederla filtrare da sotto la porta, e se non fosse stato in quella stanza lo avrebbe cercato nel resto della casa, anche a costo di imbarazzare Rigriel per la sua nudità. Fortunatamente la porta si aprì e la Kennegan piantò le sue iridi di smeraldo negli occhi dello scapolo numero due. << Usciamo a cena stasera>> dichiarò con solennità, senza accennare al suo solito tono carico di sarcasmo o alcun sorrisetto divertito o malizioso. Mancava ancora un'oretta all'ora di cena e forse l'elfo domestico non aveva ancora iniziato i preparativi per un pasto che non avrebbe mai avuto luogo in quella casa.

    Si materializzarono ai Tre Manici di Scopa dopo aver convenuto insieme che fosse il posto migliore nel quale venire appena pochi istanti prima di attuare la smaterializzazione congiunta. James Kennegan indossava la cosa più elegante e sexy che fosse riuscita a trovare nel suo armadio disordinato. Alcuni dei vestiti che preferiva erano stati gettati su fondo dei cassetti dell'armadio, altri invece erano ammucchiati sulla poltroncina accanto al suo letto ma non era stata in grado di trovare nulla di tutto questo: il buon Rigriel aveva provveduto a lavarli e ancora non erano pronti. Indossava un vestito color blu, troppo sobrio per il suo stile, con uno scollo piuttosto profondo sulla schiena e sul davanti. In vita aveva allacciato una cintura dorata ad anelli, aveva messo degli orecchini lunghi e aveva sistemato i capelli intrecciandoli in una treccia sul lato di sinistra e lasciandoli sciolti nel resto. Così le sembrava di essere più se stessa, nonostante l'elevata concentrazione di femminilità che richiedeva quella serata particolare. Servivano tutte le armi che lo scapolo numero cinque possedeva per poter anche sperare di ambire allo scapolo numero due. << Entriamo?>> domandò mentre un brivido percorreva la sua schiena, sorridendo al mago che aveva di fronte. Due conoscenti non si guardano così, mai.

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    Tornato a casa dopo una lunga giornata di lavoro, Brad si era messo subito in camera per riposarsi un attimo prima di cena. La lezione della giornata era stata più difficile del previsto perché Jack Keydon, Grifondoro del Terzo Anno, aveva avuto la brillante idea di lanciare una Fattura Stordente contro un Marciotto che, evidentemente, non aveva avuto buon esito, vista la natura gassosa dello Spirito. Il Marciotto indispettito aveva così cominciato ad utilizzare la sua piccola lanterna come arma e aveva cominciato a dar fuoco alla divisa di qualche studente e a libri e fogli sparsi per l’aula. Intervenire per rimediare e rimettere tutto a posto, evitando che nessuno si facesse male, era stata un’impresa più che ardua per il giovane Professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Keydon si era beccato una punizione esemplare: due pergamene di ricerca sui Marciotti (dato che era palese quanto fosse impreparato sull’argomento) e una bella visita gratuita nella Foresta Proibita accompagnato dal Guardiacaccia per raccogliere ingredienti necessari all’Insegnante di Pozioni che ne aveva richiesto una scorta.
    Brad si era steso sul letto e sentiva Rigriel giocare con un vecchio cappotto e James sotto la doccia, da chissà quanti minuti, considerando il rumore incessante dello scrosciare dell’acqua. Se la sarebbe fatta volentieri anche lui, una doccia, per riprendersi dallo spavento preso a lezione e per rimanere sveglio ancora un po’. Aveva da correggere qualche compito e da preparare il progetto di una nuova scopa, richiesto da un ricco cliente che sembrava voler volare dall’Inghilterra all’America. Una follia, ovviamente, ma una sfida che Brad voleva cercare di superare, quanto meno per rendere il viaggio possibile con il minor numero di soste.
    Chiuse gli occhi, lasciando la mente volare sulle più distese fantasie, abbandonando lo stress e l’ansia degli impegni, sempre più presenti, e della famiglia che, ormai, non riusciva nemmeno più a sentire. Rigriel era l’unico che dava notizie alla madre del McNeal, ma non ne dava a Brad che non voleva sentirne parlare per nessun motivo. Da quando era andato a vivere da solo – e poi con James – era diventato effettivamente indipendente e non aveva più intenzione di sottostare a stupide regole e stupide minacce da parte di suo padre. Con James era felice, si trovava a suo agio e riusciva sempre a ridere, un aspetto che gli mancava da ormai troppi anni.
    L’acqua della doccia smise di scendere e, pochi istanti dopo, dalla porta si sentì un forte bussare. Brad aprì gli occhi di colpo, prese la bacchetta sul comodino accanto al letto e, con un movimento, aprì la porta. James era lì, davanti, praticamente nuda, coperta solo da due asciugamani, uno per il corpo e l’altro per i capelli bagnati. Si potevano notare ancora goccioline scendere lungo il corpo della Kennegan. Lo Scozzese deglutì. Vedeva James tutti i giorni, ma non si sarebbe mai abituato a vederla mezza nuda per casa, dopotutto era impossibile rimanere immuni a lei e alla sua bellezza. Le parole successive spezzarono qualsiasi possibile pensiero maschile e lanciarono un enorme dubbio all’interno della testa, ancora appisolata, dell’uomo.
    Usciamo a cena stasera
    Poteva essere successo qualcosa, poteva aver combinato qualcosa di grave e per questo doveva preoccuparsi oppure la ragazza poteva aver qualche novità che andava festeggiata, ma il tono con cui aveva parlato – senza nemmeno concedere ribattiti dall’altra parte – non annunciava proprio un festeggiamento. Con mille e più paranoie in testa, Brad rimase ancora qualche istante sul letto a pensare, a riflettere. Forse era stato poco presente quei giorni, perché con l’avvicinarsi delle festività natalizie doveva pensare al negozio, ai compiti delle vacanze, agli allenamenti di Quidditch e alle offerte per il suo libro. Tuttavia, anche la Kennegan era parecchio impegnata con il suo lavoro e i suoi numerosi impegni da esperta giocatrice professionista. Era seriamente quello il problema?

    Si erano smaterializzati insieme a I Tre Manici di Scopa. Avevano scelto quello come posto per la qualità dei pasti, nonostante fosse un locale sempre molto affollato da qualunque genere di mago o strega. C’erano forse posti più intimi, ma nessuno poteva soddisfare come I Tre Manici, per i drink, per i cibi, per la professionalità dello staff. Insomma, era stata una scelta condivisa che appagava entrambi.
    James era bellissima. Il vestito blu che indossava risaltava magnificamente ogni forma del suo corpo. La doppia scollatura aveva steso totalmente il McNeal che, abituato a vederla in altre vesti, aveva quasi perso l’uso della parola per qualche secondo. Era rimasto incantato. Gli orecchini lunghi, scoperti perché la lunga chioma bionda era stata raccolta in un treccia laterale, si abbinavano perfettamente al colore chiaro della pelle e a quello degli occhi.
    Brad, dal canto suo, anche se non aveva idea di dove sarebbero andati, aveva indossato uno dei suoi completi migliori: uno smoking blu di alta qualità, con un papillon della stessa tonalità di bianco della camicia. Voleva essere perfetto per quella serata perché o doveva farsi perdonare – o perdonare – qualcosa oppure doveva ricevere una bella notizia. In ogni caso, era una cena importante, se lo sentiva, l’aveva capito dal tono della Kennegan che ormai aveva imparato molto bene a conoscere.
    Entriamo.
    Rispose Brad, allungando il braccio verso la compagna, così che lei lo potesse afferrare e potessero entrare insieme all’interno del locale.
    Una volta chiusa la porta dietro di loro, McNeal cercò con lo sguardo la proprietaria, così da farsi indicare un posticino tranquillo – per quanto potesse essere tranquillo lì – dove accomodarsi. Individuato, Brad si avvicinò ad esso, fece sedere James, accompagnandole la sedia, e si sedette anche lui, di fronte a lei. L’osservò con attenzione, ancora con un nodo in gola per la curiosità (e un po’ di ansia) del perché avesse voluto uscire a cena e per la bellezza inaudita che si trovava davanti ai suoi occhi. Sorrise, quasi come uno scemo, senza alcun motivo logico, ma cercò di nasconderlo, intavolando per primo un discorso.
    Sai… - cominciò. - Mi è piaciuto molto come mi hai chiesto di uscire a cena.
    Ovviamente faceva riferimento all’intraprendenza della ragazza. Non era da tutte proporre un appuntamento. Eppure, nella sua mente, Brad pensava anche alla richiesta fatta davanti alla porta, completamente svestita, coperta solo da un dannato asciugamano.
    Dovresti chiedermelo più spesso. Mi piacciono le serate tra noi.
    Ammise poi. Aveva tanto lavoro da fare, sì, ma quando si trattava di passare del tempo con la Kennegan tutto passava in secondo piano e avrebbe preferito restare sveglio la notte che rinunciare ad un momento così.
    Ma, dimmi la verità, perché l’hai fatto? Che è successo?
    Il tono con cui James aveva quasi ordinato al coinquilino di uscire con lei faceva presagire qualcosa, non per forza di bello o di brutto, ma qualcosa doveva pur essere accaduto e Brad voleva saperlo. La guardò con dolcezza, ancora inebriato dai suoi occhi e dal suo abito blu. Era tremendamente affascinato dalla sua presenza e chiunque, lì dentro, se ne sarebbe accorto. Eppure McNeal riusciva a rimanere quasi serio, tanto da essere delicato e tranquillo nel modo di parlare, nascondendo alla perfezione la piccola paura, la curiosità e il desiderio. La mano si mosse lungo il tavolo, aperta, pronta ad accogliere quella di lei, se lei l’avesse voluto. Era lì per lei, per scusarsi o per scusarla, per ascoltarla o per tranquillizzarla. In ogni caso, lui era lì e ci sarebbe stato per tanto, tanto tempo.

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    Post Scriptum per James: le decisioni prese sotto una doccia gelida non sono così brillanti una volta che il freddo è passato. davanti all'ingresso dei Tre Manici di Scopa, osservando l'altra metà della coppia che stavano formando la Kennegan si domandò se non avesse reagito in maniera sproposita per le parole dell'articolo. Brad si era fatto trovare, puntuale come un orologio svizzero, vestito di tutto punto davanti la porta d'ingresso della loro casa senza una domanda o uno sbuffo di protesa e sospettava che anche il fatto che Rigriel non si fosse lamentato e si fosse invece dileguato nell'ora che aveva preceduto il loro appuntamento fosse opera di una precisa indicazione di McNeal. L'ex Corvonero non le aveva mai fatto dubitare una sola volta che fosse l'unica donna della sua vita, anche se voleva ammettere che con la sua permanenza a Hogwarts non poteva davvero esserne certa, ma il fatto ch qualcuno, ce questa Janice Onassis avesse l'ardore di dire che erano soltanto buoni conoscenti la faceva infuriare. Fu la risposta convinta del mago al suo entriamo, con un'altro entriamo a dire la verità, ad allontanare dalla sua mente il nervoso che quell'articolo di giornale ancora procurava quando riaffiorava nella sua mente, come un dispettoso folletto che ogni tanto la punzecchiava piantandole uno spillo nel collo. Accettò di buon grado il braccio che le veniva offerto per aggrapparsi e sfilare così dentro al locale - sperava quasi che qualche paparazzo fosse lì appostato per acchiappare qualche scoop e li fotografasse in quella che poteva essere scambiata come una pubblica dimostrazione di affetto, quasi quasi doveva essere lei a fare la soffiata a riguardo per essere sicura che ci fosse una prova insindacabile...La prossima volta Kennegan- che appariva già abbastanza affollato. Altro esempio di quanto poco sagge fossero le sue azioni impulsive dettate dalla gelosia era il fatto che non avessero nemmeno prenotato. Ed era venerdì sera! Una delle giornate dove c'erano in assoluto più clienti in qualunque locale e loro si presentavano avvolti nelle loro sete pregiate, adorava lo smoking che Brad aveva scelto e che casualmente si abbinava con il suo abito, quasi come se fossero dotati di telepatia, senza uno straccio di appuntamento. << Ci scusi, non abbiamo una prenotazione.>> si apprestò a comunciare alla proprietaria del locale, che aveva avuto modo di conoscere durante l'evento organizzato per San Valentino, scusandosi con un colorito rosso che aveva leggermente illuminato i suoi zigomi. Ma la strega fu così professionale e gentile da assecondare le richieste del McNeal che desiderava poter cenare in un tavolino tranquillo ed appartato. Se avessero prenotato non ci sarebbe stato bisogno di tutta questa attesa seguita all'incertezza del avere un posto. Fortunatamente il desiderio venne esaudito e dopo che il tavolo fu loro indicato si diressero autonomamente verso di esso, con Brad che faceva strada e che le scostava la sedia per aiutarla a sedersi. << Un vero gentiluomo >> commentò ridacchiando e facendo uscire la sua vena sarcastica per la prima volta da quando era piombata nella camera dell'insegnante appena era uscita dalla doccia. Lisciò il vestito e tenendolo teso in modo che non si arrotolasse sul suo fondoschiena mentre si sedeva si accomodò ringraziando ancora lo scapolo numero due. Questo però la Onassis non lo aveva citato nell'articolo. Un punto per la scapola confinata in quinta posizione. I suoi pensieri, ancora rivolti a quel dannato articolo del Settimanale delle Streghe furono interrotti da un discorso che stava iniziando Brad e di cui non era certa di aver sentito l'inizio. Le iridi di smeraldo si focalizzarono, insieme con l'attenzione dell'Irlandese, sul uomo che aveva dinnanzi. Spuntò un sorriso malizioso sulle labbra di James, con l'angolo estro sollevato in un ghigno divertito. Stava giusto pensando a questo un attimo fa, prima che la classifica tornasse a balenarle davanti agli occhi. << Accetti inviti solo da donne mezze nude?>> domandò, punzecchiandolo un po', mentre con la mano sinistra giocherellava con uno dei pendenti di suoi orecchini. Alla frase successiva abbassò lo sguardo, reclinando appena la testa in basso, prima di posarlo di nuovo sul ragazzo attraverso le lunghe ciglia che sbatterono un paio di volte, le guance erano tornate a infiammarsi di un leggero rossore che subito accendeva il suo pallido incarnato. << Lo farò>> e lo avrebbe fatto perché le piaceva passare del tempo con lui, non solo a casa per la colazione o sul divano a leggere qualcosa prima di dormire, non cose solo da semplici coinquilini o buoni conoscenti. Ancora quella parola tornò s tormentare il suo cervello, questa volta procurandole una nuova ondata di disgusto e percependo la rabbia montare dentro di lei. Come aveva potuto dire che erano solo buoni conoscenti?! Buoni conoscenti non le andava bene. Lui era una delle persone più importanti che conoscesse, anche se non si conoscevano da così tanto tempo ra senza dubbio quella che sapeva più di tutti cose su di lei. Era il ragazzo a cui inviava più gufi, il suo maggiore confidente, quello a cui dava il primo buongiorno e diceva l'ultima buonanotte. Forse non erano mai stati amici, lei non era la sua amante e non era ancora la sua ragazza. Forse non esisteva nel mondo terrestre una definizione che potesse racchiuderli, erano semplicemente James e Brad, B e J. Ma non buoni conoscenti. Si era vestita bene, pettinata, aveva messo così tanto profumo che le girava quasi la testa ma non aveva fatto tutto questo per un buon conoscente. La domanda di Brad sopraggiunse al momento meno opportuno, quando il fastidio che provava James per quella sensazione era alle stelle, urticante da bruciarle sottopelle. La drama queen che era in lei voleva alzarsi e sbattergli l'articolo sotto il naso, ma la sua parte più razionale e composta, quella che le aveva fatto indossare quell'abito la trattenne. Iniziò a rigirarsi le dita, tormentandole con piccoli schiocchi delle cartilagini, se avesse avuto un tovagliolo dic arta probabilmente lo avrebbe spezzettato in mille frammenti per sfogare la frustrazione, ma non era giusto vomitare tutto il suo risentimento in faccia all'ignaro McNeal. Con lo sguardo ancora sulle sue dita, dopo un silenzio che era stato lunghissimo e interrotto soltanto dagli schiocchi delle tue dita, finalmente parlò << Hai letto il Settimanale di recente?>> era un giornale scandalistico, non si aspettava che qualcuno tanto impegnato "Docente di Difesa Contro le Arti Oscure, Negoziante di Accessori, Giocatore di Quidditch e persino Scrittore!" diceva la sua amica Janice potesse avere il tempo per leggere i gossip - e le stronzate- che esso conteneva ma se era citato magari qualcuno lo aveva informato e se davvero era stato contattato dalla Onassis sicuramente avrebbe indovinato il motivo della sua domanda.
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    Seduto al tavolo davanti a James, Brad continuava a pensare a quale fosse il motivo di quel tono tanto deciso usato in precedenza dalla ragazza. Mai l’aveva avuto ed anzi, era difficile non vederla maliziosa e spiritosa, provocante e provocatoria. Seria come lo era stata quando gli aveva chiesto di uscire fuori a cena, forse solo quando si parlava di salute, del suo infortunio e del San Mungo. Anche in quei casi, però, qualche battutina ce la si aspettava sempre dalla Kennegan che per cambiare discorso riusciva a incanalare l’attenzione su qualcosa di più stupido o stimolante per l’interlocutore. Era brava ad usare la parola, era brava a manipolare il discorso e le menti degli altri. Anche con lui, dopotutto, ci riusciva bene, forse perché Brad pendeva letteralmente dalle sue labbra o semplicemente perché voleva assecondarla in tutto e per tutto.
    Quella volta, però, McNeal non aveva avuto intenzione di assecondarla, o almeno, non per farla contenta. Era uscito con lei perché troppo curioso e paranoico. Che cosa poteva essere successo di così importante da far uscire dalla doccia James, ancora praticamente nuda, e farle dire quelle parole così dirette, precise, secche. Era stato quasi come se non avesse voluto sentire un no, come se non avesse accettato una contro-risposta, come se non avesse bisogno di sentirsi dire nulla in quel preciso istante.
    Dubbi e ancor più dubbi tempestavano la mente del giovane Docente di Difesa Contro le Arti Oscure e lo lasciavano sul limbo. Era piuttosto sicuro di sé, ma ancora non voleva spingersi troppo in là, perché non riusciva, forse per la prima volta in assoluto, a capire la Kennegan. Di solito i due erano quasi telepatici, si erano sempre trovati benissimo e si capivano al volo, nonostante la convivenza fosse relativamente nuova. Erano affini, anche se erano profondamente diversi in tutto e per tutto. Tutte le mancanze dell’uno, venivano riempite dall’altra e viceversa. Lo stesso Rigriel, all’inizio riluttante e preoccupato, aveva ammesso a Brad che James rendeva la casa più colorata, allegra e divertente e che era bello vederlo felice. Eppure, quella sera, lui non riusciva a decifrare le sue mosse. Perché si era vestita così bene se era arrabbiata? Forse era lei che doveva farsi perdonare qualcosa e quella ipotesi prendeva sempre più piede nella testa di McNeal che cominciava, lentamente a preoccuparsi. Era stato calmo e sarebbe rimasto calmo fino alla fine, ma se avesse scoperto qualcosa di poco piacevole, beh, sarebbe stato un guaio.
    Per un attimo, le due frasi dette dalla Kennegan, dopo la sua prima provocazione, lo calmarono leggermente. Era ritornata ad essere la solita James, maliziosa e spinta, per nulla in difficoltà a dire apertamente qualunque cosa e difficilmente auto-censurabile. E poi… La risposta quasi romantica successiva lasciarono quasi spiazzato Brad. Lo era mai stata? A San Valentino, forse, i due erano stati qualcosa che più si avvicinava ad una coppia di fatto, poi si erano sempre comportati come due buoni coinquilini, con qualche atteggiamento più intimo, ma mai oltre il limite. Mai erano stati amanti e mai si erano considerati amici. Perché, tutto ad un tratto, quell’insolito romanticismo?!
    Accetto inviti solo da te.
    Rispose quindi, cercando a sua volta di essere serio, ma altrettanto romantico. Le sue parole uscirono però sincere, perché effettivamente un invito a cena da un’altra donna non l’avrebbe accettato, non senza un motivo logico. Forse solo per lavoro avrebbe potuto accettare un invito del genere, ma con lei il lavoro era una delle ultime cose che veniva citato. Era il tempo insieme che più contava, non c’era nient’altro: solo loro due. Brad voleva esserci, l’aveva dimostrato avanzando prima la mano sul tavolo per avvicinarla a lei, e ci sarebbe voluto essere per sempre, ma ancora dentro di lui erano vivi dubbi e paranoie.
    Ed eccolo lì, il motivo dell’uscita a cena, lanciato contro come una freccetta verso il proprio bersaglio. Il Settimanale delle Streghe, uno dei giornali più sciocchi in commercio, una delle riviste più seguite di tutto il Mondo Magico. McNeal l’aveva letto qualche volta, ma non era affatto interessato a quel genere di articoli, li riteneva poco professionali e poco importanti per la vita di tutti i giorni. Certo, a volte potevano essere divertenti, ma visto il poco tempo che aveva preferiva leggere le novità della Gazzetta del Profeta piuttosto che un mucchio di scemenze scritte solo per guadagnare qualche galeone. Eppure, quel nome lo fece rabbrividire. La famosa rivista di scoop e gossip aveva per caso scritto qualcosa su James Kennegan, la famosa battitrice? Era per questo che doveva farsi perdonare? Era per questo che l’aveva invitato a cena?
    Ovviamente no. - cercò di mantenere la calma, provando a nascondere il suo fastidio. Era forse geloso di James? - Sai che non mi piace leggere i fatti degli altri.
    Ammise sincero. Odiava sapere quanti numeri di peli avesse un tale mago o con quanti maghi era stata una tale strega. Erano solo fesserie che, per la barba di Merlino, dovevano essere private! Tutte… Tranne una. L’eventuale notizia sulla Kennegan gli stava facendo gola. Da una parte era curioso di sapere, dall’altra era spaventato perché se fosse stato qualcosa di poco piacevole ci sarebbe rimasto irrimediabilmente male. Gli occhi quasi si spensero, fino a quando non si ricordò di quella giornalista indisponente che era entrata all’interno di Accessori per fargli mille e più domande senza senso.
    Una giornalista da quattro soldi è venuta a lavoro da me due settimane fa se non erro. Mi ha chiesto del mio lavoro e mi ha fatto qualche domanda sul mio libro e... - rabbrividì. Gli aveva chiesto anche di James. Che fosse sulla copertina come mago più cornuto di tutta Londra? Beh, non erano fidanzati, la Kennegan poteva fare quello che voleva… Forse… No, lo faceva arrabbiare. - Mi ha chiesto di te. Mi ha chiesto se c’era dell’altro oltre la convivenza.
    Concluse a tono un po’ più basso, preoccupato di ciò che stava per arrivare.
    Cosa c’è scritto sul Settimanale? Che è successo?
    Domandò poi, quasi con la stessa domanda di prima, visto che James non aveva risposto e stava evitando di dire qualcosa. Alzò lo sguardo verso la compagna, per cercare negli occhi la verità. Non era facile reggerlo, vista la preoccupazione, ma era più forte di lui guardarla. Voleva vedere se James fosse mai stata in grado di mentirgli. Forza, Kennegan, sputa la cioccorana!

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    Doveva essere parte della natura di uno Scorpione insinuare sempre dubbi nelle persone per scovare la verità, estrapolare i misteri che si celavano nelle loro anime e farli propri. Si era sempre trovata molto in sintonia con le descrizioni che qualunque oroscopo faceva del suo segno e aveva una specie di sesto senso nel scovare bugie o mezze verità, ma questo sembrava annullarsi in presenza di McNeal. Che fosse perché non aveva segreti o che avesse una sorta di qualche influsso attenuante non lo sapeva. E i segreti si sa vano di pari passo con il gossip, sul quale James non aveva vergogna di ammettere di essere sempre piuttosto aggiornata. Certo detestava i paparazzi e tutta quella categoria di giornalisti che si inventano titoli assordanti o notizie fasulle soltanto per vendere qualche copia in più, ma non trovava ci fosse nulla di male nel sano pettegolezzo. Anzi era piuttosto fiera del suo istinto da detective quando una sua supposizione veniva confermato dal giornale, intuito da Scorpione, appunto. Se avesse prestato tanta attenzione all'Astronomia quanto faceva per l'Astrologia forse James Kennegan avrebbe anche potuto insegnare di stelle e pianeti ad Hogwarts e stabilire se il caro scapolo d'argento - visto che era al secondo posto- avesse trovato in qualche collega insegnante la sua anima gemella. Quel pensiero stupido, quai infantile, venne scacciato velocemente dalla mente della Kennegan che comunque non poteva fare a meno di pensare, di chiedessi, se fosse considerata soltanto come una coinquilina. Seduta su quella sedia, con la pancia che stranamente non brontolava per reclamare cibo, agitata e nervosa, James Kennegan non avrebbe saputo descrivere con esattezza i sentimenti che provava in quel momento. Rabbia, gelosia e invidia lasciano a intervalli il posto a delusione, rammarico e senso di vuoto a ondate alterne. L'umore della figlia di Salazar non aveva mai potuto dirsi stabile, molto più simile a un uragano che a qualunque altro fenomeno atmosferico di minore intensità, ma quella sensazione era facilmente la più brutta che avesse mai provato. Quel peso che portava sullo stomaco, era sicuramente sua la causa della mancanza del proverbiale appetito della strega, sembrò attenuarsi quando il McNeal confermò che accettava inviti da lei, nuda o meno. Un sorriso raggiante si aprì sul suo volto, facendo brillare ancora più intensamente lo smeraldo delle sue iridi che ora guizzavano senza ritegno sui lineamenti del uomo che aveva di fronte. Era bello, con i capelli più arruffati del solito e lei si chiese se fosse dovuto al fatto che non aveva potuto fare la doccia a causa dell'acqua ormai gelida o se fosse stata proprio la doccia fredda a donargli quelle onde che ricadevano alla perfezione con la mascella squadrata del suo volto. Fu un effimero momento di spensieratezza, dove la solita James era affiorata a galla, poi nuovamente trascinata nel suo personale uragano di emozioni con la successiva domanda che aveva fatto aleggiare tra di loro. Nella mente dell'irlandese il nome di Janice Onassis aleggiava come nemico numero uno - se avesse avvistato un bolide lo avrebbe scagliato su di lei, anche se si fosse trovata tra il pubblico e lei avrebbe commesso fallo, non le importava- e le parole del suo stupido articolo che accompagnavano una foto sorridente e ammiccante di Brad - la foto del suo/loro "Scintille Nere"- saettavano come lame affilate in un vortice di pessime emozioni. La risposta vaga, un lieve tono accusatorio e forse la troppa calma nella frase che aveva pronunciato il McNeal per risponderle non placarono il vortice che non accennava a diminuire. Stava forse insinuando che a lei piaceva spettegolare? Era vero, le piaceva sapere dei fatti altrui ma non tollerava l'accanimento per avere notizie e scoop dei giornalisti, ma il tono con cui lo aveva detto le fece immediatamente decidere che non poteva ammetterlo, anche se l'evidenza data dal fatto che proprio lei gli stava chiedendo del "Settimanale delle Streghe" era innegabile. James Kennegan regina del paradosso e delle contraddizioni. << Beh lo vendo per lavoro, mi capita di averci a che fare. Specie con le notizie in copertina.>> rispose quasi senza prendere fiato tra una parola e l'altra, ma con tono stizzito, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi contro lo schienale della sua sedia, con tutte le intenzioni di mettere distanza tra lei e il suo interlocutore. Il docente non sembrò notarlo, forse Janice poteva dire anche questo nel suo profilo di scapolo, ma aggiunse qualcosa, come se fosse stato spinto a proseguire. Gli occhi di James si allargarono, mentre inspirava a fondo per cercare di mantenere la calma e non sbuffare dalle narici tutto il suo nervoso come un toro imbufalito. <<Janice- non era una parola, era un ringhio sommesso - Janice Onassis. Hai parlato con Janice Onassis!?>> era partita a un tono di voce normale ma le ultime due parole risuonarono quasi urlate mentre afferrava i lati del tavolo e ci si aggrappava come se il peso di quella rivelazione potesse farla ribaltare sulla sedia. Il tono era palesemente carico di accusa, come se avesse appena scoperto il nome dell'amante e volesse smascherarlo davanti a tutti i commensali dei Tre Manici di Scopa. Sperò che i giornalisti che aveva sperato li paparazzassero al loro ingresso non fossero nel locale ad assistere a quello scatto di rabbia. Ma non era rabbia. Sotto la dura corazza che la Kennegan aveva indossato dai tempi del suo primo amore, Stephan, qualcosa iniziò a incrinarsi. La rabbia che era montata come panna dentro di lei inviava a scemare, quell'orgoglio ferito perché lui aveva raccontato di loro a un'altra, una perfetta sconosciuta, lasciarono il posto a una tristezza disarmante che fecero diventare immediatamente luci gli occhi di James che guardava ora il suo bel vestito, mentre le braccia ricadevano sconfitte lungo i suoi fianchi, sfiorando la strutta di legno della sedia. Riportò gli smeraldi sugli occhi di Brad McNeal soltanto quando sentì il tono delle domande successive, lucidi ma fieri nella rabbia che ancora aleggiava appena sotto la superficie.
    << Siamo solo buoni conoscenti.>> sbattè le palpebre, questa volta non per ricreare un atteggiamento ammiccante mentre sbatteva le lunghe ciglia, ma soltanto per rischiarare la vista da un velo appannato. Dire ad alta voce quelle parole fu ancora più brutto che vederle scritte sull'inchiostro e dirle a colui che le aveva dette a Janice Onassis in persona, sapere che non era frutto di una mera trovata giornalistica per vendere più copie, faceva male. Male come un bolide. Se ne avesse avuto la forza si sarebbe alzata e sarebbe tornata a casa, forse al Paiolo l'indomani nella sua stanza, con un po' di fortuna poteva essere libera, perché in quel momento proprio la James Kennegan che non aveva mai voluto saperne di etichette da dare ai suoi rapporti, non poteva accettare di essere confinata nel basso livello dei buoni conoscenti. O tutto o niente, ma non così poco.

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    Sempre più viva, si faceva l’idea di un tradimento - anche se di quello non si poteva effettivamente parlare - da parte di James. Non erano una coppia e mai lo erano stati ufficialmente, ma quello che aveva cercato, probabilmente invano visti i risultati, di creare Brad era qualcosa di duraturo nel tempo. Fiducia e collaborazione, aiuto reciproco e affetto. Niente di tutto quello sembrava essere bastato e, anzi, McNeal cominciò a pensare seriamente a tutti gli sbagli che poteva aver commesso durante la loro ormai non più corta convivenza. Erano mesi che lei si era trasferita da lui e non avevano mai discusso su nulla. Certo, erano diversi, ma sembravano completarsi l’un l’altra. Tuttavia, la presenza non così frequente del McNeal aveva forse incrinato il rapporto ed aveva portato ad un conseguente allontanamento che sembrava dover arrivare proprio quella sera.
    Il Settimanale delle Streghe aveva pubblicato un articolo che James era stata costretta a vendere e la ragazza sapeva benissimo che Brad comprava i giornali solo da lei. Quindi, sapeva altrettanto bene che lui non aveva potuto leggere quella notizia. Quindi perché quella domanda? Forse perché era probabile che qualcuno gli andasse a spifferare lo scoop? L’editrice sembrava voler evitare di rispondere a tutti i costi, come se ammettere il contenuto dell’articolo fosse come ammettere di aver sbagliato, troppo complicato per un carattere orgoglioso come il suo. Brad la conosceva bene e sapeva ormai le sue difficoltà. Voleva aver imparato la legilimanzia e voleva entrare nella testa della ragazza per capire i suoi pensieri, i suoi sentimenti. Voleva conoscere perché se fosse rimasto così tanto, ancora, con quel dubbio sarebbe morto dentro, logorato dalle sue stesse paranoie e dal battito del cuore che via via diventava sempre più veloce. Anche la sua calma e la sua sicurezza stavano cominciando a venir meno e la sua serietà stava lasciando spazio alla tristezza e alla paura.
    La reazione della Kennegan alla sua ammissione lo lasciarono a bocca aperta. Mai l’aveva vista così. Seppur un disastro, non era mai arrabbiata o isterica eppure in quel momento James sembrava aver perso ogni freno inibitorio che la controllava di solito. Cosa poteva fare lui? Cosa poteva pensare?
    Non ho idea di come si chiami la giornalista, J. - disse con tono secco. Non era arrabbiato, ma non capiva il motivo del perché la ragazza avesse quasi alzato la voce, in un momento tanto intimo e delicato. Erano a cena fuori, in un locale pubblico e non sarebbe stato carino per nessuno dei due, soprattutto per le posizioni pubbliche che ricoprivano, farsi vedere in quella situazione. Era forse quella la giornalista che aveva scoperto qualcosa sulla Kennegan e che, quindi, non doveva dir niente al McNeal? - È solo entrata da Accessori presentandosi come giornalista del Settimanale, mi ha fatto qualche domanda ed è andata via. Ma, da quanto sembra, è così importante il nome?! Cosa dovevo venire a sapere da questa Janice?
    Ora era stato lui a sottolineare il nome di quella donna, come se avesse rotto un taboo. Non la conosceva affatto e mai l’aveva sentita in vita sua. Si era solo trovato sommerso di domande inutili da una donna che, poveretta, faceva il suo lavoro per uno stupido giornale che non aveva nulla a che fare con l’informazione nazionale. L’intrattenimento, alle volte, faceva però più scalpore di un articolo di cronaca. Era così che funzionava la comunità, ormai leggere di Grindelwald e dei suoi adepti era cosa assai rara. Proprio non capiva cosa ci fosse di così bello da leggere nel Settimanale, ma adesso, la sua preoccupazione era un’altra ed era ben più grossa dei gusti della comunità inglese. Quella Janice sapeva qualcosa di grosso e lui era ancora all’oscuro di tutto. James, d’altro canto, non sembrava volergli dire nulla, come se volesse farlo arrivare ad una conclusione che a lui non piaceva affatto e a cui non voleva arrivare minimamente. Se avesse dovuto saperlo, sarebbe stata la stessa Kennegan a dirglielo; Brad non avrebbe accettato altri modi.
    Attese con ansia un segno, una parola, un responso, ma ciò che ottenne fu una frase che gli fece gelare il sangue. Mai nessuno era riuscito a spiazzarlo come c’era riuscita l’ex Serpeverde in quel momento. Nemmeno il signor McNeal nei peggiori momenti della sua vita. Brad sgranò gli occhi, evidentemente straziato da ciò che aveva sentito. Per la prima volta dopo parecchi minuti abbassò per un attimo lo sguardo, incapace di sostenere il confronto con la ragazza e pensieroso. Finalmente aveva capito qualcosa, finalmente James aveva tolto la maschera e aveva fatto intendere il presagio che già da qualche minuto il Docente di Hogwarts di portava dentro di sé. La loro convivenza, quindi, era solo un gioco, un momentaneo attimo di passaggio che sarebbe durato ancora per quanto?! Lei se ne sarebbe andata con chissà chi presto, probabilmente. La nuova fiamma di James Kennegan, la più ambita giocatrice di Quidditch. Bel titolo da prima pagina e complimenti a quella Janice Onassis che si era probabilmente fatta un gran nome per la pubblicazione di quell’articolo.
    Quindi per te siamo solo questo… Buoni conoscenti.
    Disse con un tono decisamente basso, quasi spezzato, McNeal. Non sapeva nemmeno il motivo per cui aveva ripetuto quella parola che così tanto gli faceva male. Quando lui le aveva chiesto di andare a vivere insieme non era solo per aiutarla. Una giocatrice di quel calibro poteva avere qualsiasi casa del mondo, anche nascosta dai paparazzi se solo l’avesse voluto. Era chiaro che per Brad, seppur non l’aveva ancora dimostrato apertamente, c’era ben altro che… conoscenza.
    Tutti questi mesi non sono significati niente per te?
    Chiese poi, incapace di comprendere e di accettare il pensiero della Kennegan. Perché l’aveva trattato così per tutto quel tempo? Si era presa gioco di lui e non ne capiva il motivo. Poteva davvero avere chiunque e perché aveva scelto proprio lui da trattare male. Adesso era arrabbiato, ma più che rabbia dentro di lui l’emozione prevalente era la delusione. Era deluso da se stesso, dall’aver creduto che ci potesse essere qualcosa di più con una celebrità del calibro di James. Avrebbe ordinato a Rigriel di preparare i bagagli. Quella casa l’avrebbe lasciata alla ragazza. Lui lì dentro non ci sarebbe più potuto rientrare: ci sarebbero stati troppi elementi dolorosi da ricordare e non aveva più voglia di stare male. Gli occhi tornarono a fissare la figura davanti a lui. Aspettava una risposta. Doveva capire e, forse, a quel punto, avrebbe accettato la sconfitta e avrebbe capito la sua ingenuità. Le avrebbe offerto volentieri quell’ultima cena, ma sicuramente non l’avrebbe mai più voluta vedere, se non sul campo di Quidditch, dove avrebbe fatto di tutto per batterla.

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    James Kennegan

    Senza energie, quella situazione aveva prosciugato dal corpo della bionda ogni grammo di energia che era rimasto, ed ora giaceva come un molle sacco di pelle e ossa accasciato sulla sedia dei Tre Manici di Scopa. Non stava andando come avrebbe desiderato quella serata. Si era immaginata di condurre Brad a cena, di fare qualche chiacchiera davanti a un boccale di burrobirra e a un delizioso piatto delle migliori portate che il locale gestito dalla Black avesse da offrire, ridendo e scherzano, per poi eventualmente, solo se necessario, accennare alla stupida classifica sugli scapoli e ridere insieme di come il numero due stesse a cena con la numero cinque per arrivare infine a decretare che nessuno di loro avrebbe dovuto essere su quella lista. Questo nel caso in cui fosse stato espressamente chiesto dal McNeal il motivo del loro appuntamento o se in qualche modo qualcuno di loro, o qualcuno intorno a loro, fosse intervenuto domandando del "Settimanale delle Streghe". Sennò avrebbero trascorso semplicemente una bella serata, cuore a cuore, ridendo e scherzando come solo loro sapevano fare, attivando quella strana telepatia che si instaurava in ogni loro conversazione e che il portava a farsi le stesse domande in contemporanea, a dare risposte a domande che non erano ancora state espresse, a sorridere per battute e doppi sensi che potevano avere senso soltanto per le loro orecchie. James Kennegan non aveva mai avuto una storia d'amore seria, forse solo con Stephan ai tempi di Hogwarts, ma se avesse dovuto dare una definizione di intimità avrebbe usato quella stessa descrizione della loro inspiegabile telepatia. E poi si sarebbero dati un vero bacio della buonanotte, le labbra si sarebbero sfiorate e schiuse al tocco tra di loro, come una chiave magica che avrebbe aperto le loro bocche e permesso alle loro lingue di intrecciarsi e mescolarsi. Avrebbe infilato le dita tra i capelli mossi del mago, mentre lui l'avrebbe cinta in vita premendo i loro corpi tra di loro. Nella sua fantasia non era andata al di là di un bacio, ma non escludeva affatto che la carica di passione che faceva elettrizzare l'aria intorno a loro non potesse portarli a bruciare tutte le tappe in una sola notte. Vivevano già assieme, già si svegliavano ogni mattina sotto lo stesso tetto, c'era una sola lettera di differenza perché si svegliassero nello stesso letto. Sulle iridi di smeraldo si rincorrevano queste immagini di una fantasia che sarebbe potuta essere, ma che non sarebbe mai stata, in contrapposizione con lo scenario degli orrori che si stava consumando a quel tavolo. Egocentricamente la Kennegan si domandò se qualcuno dei commensali si stesse accorgendo della storia d'amore che andava in frantumi ancora prima di iniziare nel tavolo accanto, se il rumore di un cuore spezzato potesse sentirsi anche oltre il brusio sommesso che faceva da sottofondo alla loro conversazione. Forse la cameriera si era accorta del dramma che si stava svolgendo e cercava il momento più adatto nel quale presentarsi con i menù, magari come a teatro che si aspettava l'intervallo tra un atto e l'altro per rifocillarsi di pop-corn, o qualunque fosse la versione chic di questo snack, evidentemente qualcuno qui non è mai andato a teatro in vita sua. Il tono secco del McNeal la riportò bruscamente alla realtà, ormai l'illusione della serata perfetta che si era immaginata era distrutta completamente e lei sentiva in lontananza il rumore di specchi cheti infrangevano, anche se per lei il punto non era il nome della giornalista. << Non c'entra un bel niente il nome! C'entra il fatto che le hai parlato...di noi- si interruppe bruscamente e si affrettò a passare rapidamente su quel pronome che le era sfuggito dalle labbra -di me!>> esclamò con un tono di voce più elevato del precedente nella speranza che il mago non si fosse accorto di nulla. Non riusciva a capire, questo fatto la innervosiva parecchio, come potesse non capire che il nome non c'entrava nulla. Poteva anche essersi chiamato Vattelapesca John per quanto le importava, ma restava il fatto che quell'articolo era stato scritto, che Brad aveva confermato alla giornalista che erano soltanto buoni amici e che poteva essere inserito nell'elenco degli scapoli d'oro. Immagini e commenti erano riservati soltanto a coloro che si erano piazzati sul podio, nessuno era venuto a intervistare James per sapere se fosse effettivamente single o se avesse avuto degli interessi romantici con qualcuno, aveva scoperto della cosa soltanto quando il giornale fresco di stampa era approdato al Ghirigoro e allora aveva saputo. Ma per il McNeal non valeva più la giustificazione del essere all'oscuro di questa situazione, aveva rilasciato delle dichiarazioni e quasi era stupita dal fatto che non gli fosse stata scattata una foto nuova, ma fosse invece stata presa quella del loro suo "Scintille Nere". Brad McNeal sapeva e aveva scelto scientemente di non dirle nulla. Era un po' come se le avesse fatto sapere che aveva un'altra sbaciucchiandosi davanti alla porta della loro casa o l'avesse lasciata con un gufo, si forse era paragonabile a questo il senso di ferita che si propagava dal centro del suo petto e le faceva ribollire di rabbia il sangue. Non riusciva nemmeno più a guardalo in faccia, non ci riusciva, faceva troppo male ed era troppo impegnata a ricacciare indietro le lacrime - aveva messo il mascara e per nulla al mondo si sarebbe messa a piangere in pubblico, davanti a lui poi! per cercare di suscitare pietà o compassione, non voleva nessuna elemosina da parte sua- per potersi concentrare su quello che stava provando il suo coinquilino. Infondo era evidente che le avesse mandato un messaggio chiaro dalle pagine patinate del "Settimanale delle Streghe" ed era stata lei la sciocca a reagire in maniera del tutto differente da quello che avrebbe dovuto fare. Era stato Brad McNeal a dire a Janice Onassis che loro erano solo buoni conoscenti. Il senso di vuoto e sconforto accrebbe a dismisura finché le successive parole del ex Corvonero non accesero la miccia della rabbia che covava appena sotto la superficie. << Per me?>> domandò facendo eco alla sua ultima frase, incapace di comprendere cosa stesse davvero dicendo il McNeal, se facesse tutto parte di uno strano piano per far ricadere poi la colpa su di lei o se invece era semplicemente l'opposto di un figlio di Rowena. << PER ME?!>> non era mai stata una ragazza molto silenziosa in qualunque cosa avesse fatto ma questa volta il tono della sua voce era esageratamente alto e le guance erano paonazze per la rabbia che inviava a scorrere sul suo volto, insieme con due grosse lacrime che avevo rigato di nero il mascara. Non erano lacrime di tristezza, erano procurate dalla rabbia che provava in quel momento. Si costrinse a parlare piano, in qualche modo però la sua voce uscì come trasfigurata, bassa e terribilmente spaventosa. << Sei stato tu! Tu hai detto che eravamo solo amici e che eri libero su piazza- aveva posato i palmi delle mani sbattendoli sul tavolo mentre si sporgeva in avanti, ormai in piedi, se non fosse già stato tutto apparecchiato probabilmente lo avrebbe ribaltato - TU. L'affascinante scapolo d'oro di Miss Janice Onassis.>> forse ora avrebbe provato a parlare ma non le importava, il pensiero razionale della Serpeverde era offuscato dal nervoso che ora provava e avrebbe interrotto ogni tentativo di parlare alzando la mano per stopparlo.
    << Pensavo significasse qualcosa, pensavo di valere almeno quanto tu lo eri per me, ma...- si lasciò di nuovo sedere sulla sedia, scuotendo la testa a destra e sinistra in un movimento esasperato, che ormai le serviva soltanto per evitare di scoppiare in lacrime - ormai non lo so più.>> sconfitta, affranta non trovò nemmeno la forza di riavvicinare la sedia al tavolo che si era spostata all'indietro per via del suo essersi alzata e poi di nuovo seduta. Era esausta, non aveva più le forze per lottare, voleva solo dimenticare quella serata, bruciare il "Settimanale delle Streghe" e tornare alla sua vita prima di Brad McNeal. Sollevò lo sguardo soltanto per sbirciare quei bei lineamenti per un'ultima volta.

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    Si aspettava una serata totalmente diversa, Brad, quando aveva accettato l’invito di James. Sapeva, dato che l’aveva capito, che qualcosa non andava dal tono di voce della ragazza. Tuttavia, Brad non poteva immaginare ad un epilogo del genere della loro breve storia da coinquilini. Se avesse saputo a cosa andava incontro non avrebbe mai accettato l’invito a cena, poiché avrebbe preferito starsene a casa, dove lì le parole potevano volare indisturbate e senza dare fastidio a nessuno. A I Tre Manici di Scopa qualunque frase detta ad alta voce o fuori luogo avrebbe compromesso di certo la reputazione di entrambi. Eppure, la situazione non permetteva calma e riflessione, tutt’altro. L’impulsività e l’istinto di alzarsi, urlare qualcosa dietro e andarsene dal tavolo era alta e se non fosse stato un gentiluomo l’avrebbe anche fatto, proprio per andare a prendere un numero del Settimanale delle Streghe, leggerlo con attenzione, e bruciarlo nello stesso modo in cui stava bruciando il suo cuore in quel momento.
    Brad era affranto, era preoccupato. Dal primo momento che aveva rivisto James Kennegan al Paiolo Magico si era accesa una speranza dentro di sé. Qualcosa aveva preso il sopravvento e così, dopo, l’idea di invitarla, proprio durante un giorno importante per tutte le coppie, a stare da lui, a casa sua, da soli. Non era una invito che tutti potevano fare, soprattutto a San Valentino, e solo uno sciocco non avrebbe capito il doppio significato di quel gesto. Certo, McNeal poi era sempre stato molto cauto nelle sue mosse e non aveva mai forzato troppo la mano, proprio per evitare che la convivenza si rompesse per una mossa avventata, ma era mai possibile che la Kennegan non avesse capito i sentimenti dell’ex compagno di scuola nemmeno dopo tutto ciò che era successo tra loro?
    Aveva sempre creduto che l’intesa con lei fosse speciale, che i loro occhi erano fatti per guardarsi e incrociarsi anche senza volerlo, attratti come calamite. Aveva sempre pensato che le loro menti ragionassero in modo uguale, che i loro pensieri si muovessero nello stesso momento e verso la stessa direzione. Brad si doveva ricredere, però. Qualcosa o qualcuno aveva portato via James da lui e, adesso, lui doveva dare la colpa solamente a se stesso per non aver fatto di più, per non aver tirato fuori il coraggio necessario per fare quel qualcosa in più che sarebbe servito per capire se la ragazza potesse provare gli stessi sentimenti che lui, quasi di nascosto, provava per lei.
    La giornalista che si era presentata in negozio dal McNeal avrebbe potuto raccontargli chissà quale fatto e, invece, Brad l’aveva cacciata senza darle il tempo di fare niente. Il Docente non amava quel giornale e non amava soprattutto essere sulla bocca di tutti per qualche scoop. Inizialmente riteneva che lei fosse lì per il suo libro o per qualche progetto di scopa diventato famoso, invece era lì solo per sbeffeggiarlo. Non appena aveva capito le intenzioni, aveva fatto fermare la piuma auto-scrivente e aveva accompagnato all’uscita l’autrice di quello scoop fuori dalla porta il più in fretta possibile, perché mai e poi mai avrebbe voluto essere vittima di quei gossip che lui tanto odiava leggere. Tuttavia, forse, quella volta ci stava ripensando…
    Cosa? - chiese sarcasticamente, quasi sbottando. - Io non ho proprio parlato di noi. Quella giornalista è entrata nel mio negozio, mi ha chiesto se abitavamo insieme, le ho risposto e l’ho sbattuta subito fuori perché non volevo altre domande. Pensavo che volesse scrivere qualcosa su di te, tanto che non le ho concesso nemmeno il tempo di una foto. Ho messo la mano sull’obiettivo prima che potesse provare a immortalare il momento. Pensa te quanto poco è stata da Accessori. Ti pare che io possa parlare dei tuoi affari ad una giornalista?
    Il tono si era calmato dopo la prima parte. Nella testa di Brad qualcosa cominciava a girare, come se un leggero lumos cominciasse ad illuminare la materia grigia rimasta troppo sopita in quel momento. Il Negoziante di Accessori era sempre stato attento ad eventuali paparazzi proprio perché era stato messo in guardia dalla Kennegan, che li odiava profondamente, e mai si sarebbe permesso di spifferare – tra l’altro senza nemmeno una ricompensa – i fatti suoi. Sì, aveva ammesso la loro convivenza, ma era una cosa che non serviva nemmeno chiedere, dato che era sotto gli occhi di tutti lì a Diagon Alley.
    Ma allora, perché se il nome della giornalista non c’entrava niente, James si era infuriata all’idea di quella certa Janice? Che motivo aveva di arrabbiarsi se non era lei quella che poteva spifferargli lo scoop da prima pagina del Settimanale? McNeal cominciò a sistemare i pezzi del puzzle e pian piano si rese conto che, forse, quello, era tutto un fraintendimento e a confermare la sua quasi teoria furono le successive parole della coinquilina.
    Lei non pensava che fossero solo buoni conoscenti, ma a quanto pareva lei pensava che lui lo pensasse: un casino che spiegarlo era ancora più difficile, ma finalmente lo Scozzese aveva intuito qualcosa. Prima sorrise, poi scoppiò letteralmente a ridere quando la Kennegan disse ad alta voce una sciocchezza immensa, chiamandolo addirittura ’affascinante scapolo d’oro’. Doveva ammettere che suonava bene quel nomignolo, ma mai e poi mai lei poteva credere che per lui quella fosse solo una coppia di amici.
    Scusami, scusami. - cominciò a scusarsi per la risata, ma era stata più forte di lui. Brad si alzò, spostando la sedia accanto a quella di James. Si sedette, la guardò, e posò la mano sulla gamba di lei, stringendola un poco, per far sentire tutto se stesso in un unico tocco. - C’è stato un equivoco, J. Io ho solo detto che io e te siamo coinquilini, non ho mai fatto uscire dalla mia bocca la parola conoscenti né, tanto meno, la parola amici.
    Mai e poi mai aveva pensato a loro come una coppia di amici che si trasferiscono insieme per pagare meno d’affitto o per passare più tempo assieme. Lui provava qualcosa, qualcosa di profondo e se l’aveva invitata a vivere da lui è perché la voleva accanto nella sua vita, giorno dopo giorno.
    Significhi molto per me, J. Ti ricordi il giorno in cui ti ho invitata a stare da me? Secondo te perché l’ho fatto. Era San Valentino, dannazione. Puoi mai credere che mi ritengo solo tuo amico o conoscente. Sarei folle.
    La mano di Brad cercò quella di lei. La strinse e se la portò al petto.
    Non so cos’abbia scritto quella giornalista su di me, ma sarà stato per vendere qualche copia in più e scommetto che per come l’ho trattata mi ha riservato anche qualche insulto.
    Sorrise di nuovo, sperando che le sue parole potessero alleggerire lo stato d’animo di James. Ora aveva capito il perché aveva usato quel tono tanto brutto per chiedergli di uscire a cena e perché si era adirata tanto. Lui stesso si era visto il mondo crollargli addosso dopo che aveva sentito la parola ‘conoscenti’, figuriamoci James che l’aveva letto su una rivista.
    Non devi leggere quelle scemenze e, soprattutto, prima di prenderle per vere, parlane prima con me.
    Brad si avvicinò lentamente. Il respiro si fece leggermente più pesante ed il cuore cominciò a battere velocemente. Le labbra si posarono su quelle di lei e lasciarono un dolce e delicato bacio. Si staccò subito dopo, con gli occhi che si aprirono, osservando la compagna. Non era sicuro che aveva fatto la scelta giusta, ma si era tolto un peso enorme e voleva toglierlo anche lei e quello era il modo migliore, forse. Sorrise ancora, imbarazzato questa volta e leggermente rosso in volto. Era stato un semplice bacio, ma la testa era rimasta ancora un po’ sulle nuvole. Erano proprio tonti e scemi, ma ancora una volta si erano dimostrati una coppia che andava ben oltre la conoscenza.

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    James Kennegan

    Fine. Non aveva mai pensato alle implicazioni pratiche che questo tipo di parola potesse avere, ma ora che piano piano si stavano materializzando sotto forma di pensieri si rendeva conto che erano davvero troppe. Nel corso della sua breve vita aveva affrontato diversi punti di chiusura, che questi andassero dalle relazioni sentimentali a una squadra di Quidditch, il modus operandi di James Kennegan non cambiava mai, restando sempre il più fedele possibile a una fuga che non a una chiusura con tutte le sue cerimonie e gli strascichi che si portava dietro. Era in una delle sue fughe che Brad McNeal l'aveva incontrata, in quel corridoio del Paiolo Magico che aveva dato il via a tutto quello che era successo nell'anno successivo, fino arrivare a questo cruciale punto di rottura. Non rimpiangeva di aver trovato un uomo tanto gentile da accollarsi sulle spalle il fardello della sua borsa da viaggio sgualcita, prima, e della sua vita incasinata e da vagabonda, poi. Il McNeal aveva offerto a James quella che era stata la sua prima casa, dopo Hogwarts, ad ospitarla in maniera stabile, una casa dove lei aveva avuto modo di immaginarsi un futuro e soprattutto senza una data di scadenza. Il tempo indeterminato era un grande tabù nella sua vita. I contatti con le squadre di Quidditch vanno a stagione, nove mesi di fuoco tra allenamenti e partite in cui la Kennegan viveva per il gioco. Se le avessero dato una grandina negli spogliatoi e una doccia calda lei avrebbe anche potuto vivere nello stadio di Quidditch della squadra di cui in quel momento avrebbe indossato i colori. Non aveva mai conosciuto una certa stabilità e forse mai come in quel momento capiva che anche la sua stabilità emotiva, il suo cuore, erano dei vagabondi. Ma il Brad McNeal e nell'appartamento 4B al numero trentadue della Main Street di Diagon Alley aveva finalmente trovato un posto che potesse chiamare casa. Era forse stato per questo motivo che le parole di Janice Onassis l'avevano colpita con quanta più durezza di qualunque altro bolide avesse mai impattato su di lei. Più del bolide al suo primo allenamento da giocatrice titolare nelle schiere verdi-argento, più del primo bolide che l'aveva disarcionata alla sua prima partita con la fascia di Capitano e ancor più del bolide che l'aveva costretta a un letto per mesi interi. Il colpo assestato dalla giornalista del Settimanalmente delle Streghe l'aveva paralizzata. Ora sedeva a un tavolo dove la sola cosa che riusciva a vedere era l'uomo per il quale aveva creduto di provare qualcosa, che solo fino a pochi giorni fa rappresentava il rifugio nel quale nascondersi nelle giornate più oscure, e non riusciva a pensare ad altro che non fosse la parola fine che aleggiava sulle loro teste come una spada di Damocle. Sarebbe tornata una nomade, ma prima avrebbe dovuto raccogliere i cocci della sua vita e rimetterli dentro a un borsone che ormai sarebbe diventato troppo stretto. Davanti a lei l'autore di "Scintille Nere" aveva iniziato a parlare con un tono troppo duro perché lei avesse voglia di ascoltarlo. Ma fu inevitabile, sebbene il pensiero di doverlo comunque vedere tutti i giorni magari all'apertura o alla chiusura dei rispettivi Ghirigoro o Accessori, o ancora di coglierlo passare velocemente davanti le vetrine della libreria, le metteva addosso un magone, inevitabilmente era riuscita a cogliere stralci della conversazione che stava avvenendo davanti a lei, come una radio distante che parlava di fisica astrale. << Non serve molto tempo a una giornalista per arrivare alle informazioni che le servono.>> il tono di voce della figlia d'Irlande era distante e distaccato, come se da ascoltatrice si fosse trovata a replicare a quell'esperto di fisica astrale - o era australe?- di cui si stava parlando in radio, consapevole di non poter essere davvero sentita. Lei sapeva fin troppo bene di cosa stava parlando avendo lavorato per un breve periodo sia nella redazione del Settimanalmente e per alcuni anni come giornalista volontaria alla Gazzetta. Doveva salutare Rigriel, se avesse avuto anche il suo aiuto avrebbero potuto mettere via i vestiti nel borsone senza fare troppe pieghe, si era abituata ad avere i vestiti sempre ben lisci grazie alle attenzioni dell'elfo domestico del McNeal. Mentalmente si appuntò di domandargli se avesse qualche elfo da raccomandarle, magari qualche parente o amico. Poteva usare il divano del Ghirigoro per qualche tempo, finché non avesse trovato un appartamento suo. Non aveva nemmeno come si inziava cercare un appartamento, se si dovesse passeggiare per le vie finché non si vedeva un annuncio di affittasi, se ci fossero annunci sulla Gazzetta del Profeta - lei leggeva solo le pagine sportive, per interesse e per deridere il giornalista che aveva preso quello che un tempo era il suo posto in redazione- o se ci fosse qualcuno che per professione fittava gli appartamenti. Organizzare le permetteva di impedire alla diga delle sue emozioni di squarciarsi e riversare sul tavolo l'alluvione di sentimenti ed emozioni, molto tristi, che provava in quel momento. Già aveva messo in conto la notte insonne, l'ultima nella loro casa le ricordò una vocina sadica, a piangere contro il cuscino. Il suono della risata del Corvonero - sprezzante? derisione? Non sapeva collocarla- la frastornò al punto che si stava stringendo nelle spalle e facendo piccola piccola sulla sedia, come a schivare degli altri bolidi o una raffica impazzita di fatture, quando arrivarono delle scuse che alle sue orecchie apparvero poco convincenti. Osservò di sottecchi, perplessa e per nulla convinta, il mago che si era alzato in piedi - il primo pensiero era stato che se ne stesse andando dal locale- trascinandosi dietro la sua sedia e mettendola vicino a quella di James. Rabbrividì al contatto della sua mano sulla sua gamba, le loro pelli a contatto le une con l'altra. In un momento tanto catartico, mentre lui le diceva le parole che lei avrebbe voluto sentire sin dal primo momento in cui quel appuntamento serale era iniziato, lei si rallegrò di non aver indossato le calze, che sicuramente avrebbero tolto romanticismo a quel tocco. Lo ascoltò, come una bambina ascolta con attenzione una qualunque spiegazione che apra i suoi ingenui occhi alla realtà del mondo, guadandolo dritto negli occhi, mentre piano piano la confusione che vorticava nella sua mente e che si era placata solo per progettare il suo trasloco ora stava diminuendo da uragano di forza quattro a semplice tempesta tropicale e ancora a fugace acquazzone estivo. Annuì un paio di volte, senza parlare per non interrompere la magia di quelle parole, perché permettere a se stessa di sperare era qualcosa che non avrebbe fatto finché non fosse stata sicura di quello che avrebbe detto il mago che le stava di fronte, che ora avevo preso la sua mano e l'aveva posata sul petto. << Ne ho parlato, ma>> Ma le labbra di lui furono sulle sue, delicate come una carezza, decise e forti come le rassicurazioni che le erano necessarie per tornare a sperare. Quando riaprì gli occhi, chiusi come gesto involontario al contatto delle loro labbra, trovò il volto arrossato e sorridente di lui. Un arcobaleno dopo la tempesta. Fu lei a sporgersi, tanto da essere quasi in braccio al pover uomo, cercando le sue labbra ancora una volta. Quando le trovò le dita di lei cercarono i capelli mossi di Brad per stringerlo a se, mentre l'altra mano premeva sul petto di lui avida di sentire la tachicardia farsi strada nel cuore di lui. James Kennegan non era delicata e anche il suo bacio era espressione del tormento interiore, un bacio deciso e carico di passione, le labbra schiuse alla ricerca di quelle del McNeal, necessarie come l'aria in quel momento. Lentamente, riluttante, si staccò da lui, le iridi verdi erano tornate a risplendere, senza il velo di tristezza a oscurarle, beandosi di quelle cristalline di lui. << Non voglio essere solo la tua coinquilina. Siamo anche amici, sei il mio confidente e...- abbassò lo sguardo sulle sue mani, ora posate in grembo, con le dita che giocherellavano con il lembo del vestito che aveva indossato per quella sera, poi risollevandolo verso di lui, una luce che brillava nello smeraldo - Insomma come puoi essere solo un amico se mi vesto così per te.>> scrollò il capo, trovando un breve momento di spensieratezza dopo tutta la tensione che aveva accumulato in quel giorno. Le sembrava di poter tornare a respirare solo in quel momento, come se un peso le avesse oppresso la gabbia toracica fino a quel momento e soltanto il bacio di Brad McNeal, come il bacio del vero amore di ogni principesca favola, poteva scioglierlo e sconfiggere questo mostro chiamato insicurezza. Cercò la mano di lui, stingendola e portandola di nuovo sulla pelle della sua gamba. << Scusami, non volevo saltarti alla gola...io...- tentennò, indugiando con lo sguardo sul loro contatto - ero ferita. Insomma pensavo di convincerti che potessimo essere di più, voglio convincerti, e le tue parole hanno solo confermato il contrario e mi sono sentita persa e...- si sporse ancora vicino a lui, avrebbe voluto strappargli un altro bacio dalle labbra solo per aver conferma di non stare sognando ma si trattenne - avevo bisogno di questo per scacciare le paure.>> Il pollice prese a giocherellare con la mano del mago, descrivendo ampi cerchi sul dorso di questa in quella era la cosa più simile a una carezza. << Siamo io e te, B. Un bellissimo disastro ma è il nostro disastro.>> questa volta rise, felice di poter allontanare tutti i dubbi e le domande sul trasloco, sul come dover fare i bagagli, al chiedere aiuto a Rigriel e a dover chiedere consigli su un altro elfo domestico, e a un sacco di altre cose sugli affitti che non voleva nemmeno pensare. Ci avrebbe pensato Brad. Lo guardò, come si può guardare una persona dopo che si ha avuto una rivelazione, una vera epifania a riguardo, che ha messo a posto tutti i tasselli di una vita incasinata e complicata, trasformandola in semplice e così naturale, da poter ridere di quanto sciocca sia stata a pensare diversamente. Non poteva essere semplici conoscenti. Non lo sarebbero mai stati. Sorrise della sua ingenuità. << Ho fame>> disse d'un tratto, ricordando al non solo suo coinquilino quanto elementari e infantili potessero essere le pulsioni che muovevano il suo essere, di come il bisogno primario del cibo prevalesse su tutti gli altri. James Kennegan era una che mangiava sempre, ma aveva un sincero appetito solo quando stava bene. Fino a pochi istanti fa avrebbe saltato la cena pur di sfuggire all'umiliazione di sentirsi dire che Janice Onassis aveva ragione sul loro conto. Doveva farla pagare in qualche modo a quella giornalista da quattro soldi, magri disegnandole dei baffi su ogni copia del Settimanale venisse recapitato al Ghirigoro, per averle fatto dubitare delle belle intenzioni di Brad. << Mangi qui, vicino a me?>> domandò, sbattendo le lunghe ciglia per rabbonirlo, le piaceva quel contatto che si era appena instaurato, poteva anche usare una sola mano, poiché da ambidestra sarebbe stata in grado di nutrirsi con qualunque delle due mani non fosse troppo impegnata a stringere quella del McNeal. Sarebbe stata un tipo di ragazza appiccicosa, sicuro, si trovò a pensare disgustata delle sue stesse idee, ma felice come se avesse appena vinto a una qualche lotteria di fine anno. Tombola!

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    Era bastato solo un bacio a far sparire ogni dubbio e preoccupazione dal cuore e dalla testa di Brad McNeal. Mai e poi mai avrebbe pensato a un tradimento da parte di James Kennegan, ma quella situazione troppo ambigua aveva davvero confuso Brad. Non era riuscito a capire il perché di molte cose fino a che, la Serpeverde, forse esausta da quella situazione, era quasi saltata sulla sedia pur di dire quello che pensava. Un equivoco che aveva preso in giro una coppia ingenua, che ancora doveva capire di essere realmente una coppia e che, per stupidaggine, non aveva ancora consolidato un rapporto che doveva essere consolidato. Già, perché Brad e James convivevano ormai da mesi ed era assai palese che al mago piacesse la strega. Madeline, la commessa di Accessori, l'aveva capito già solo da uno sguardo; Rigriel si era accorto di gesti troppo dolci e un affetto troppo sproporzionato per una semplice estranea. Probabilmente anche la giovane editrice si era resa conto di un interesse da parte del Professore di Hogwarts, solo che le parole di una giornalista l'avevano destabilizzata. Non essendosi mai spinto oltre, Brad probabilmente non era ancora riuscito a ottenere piena fiducia della Kennegan ed era giusto così, perché era colpa sua se i due non erano ancora qualcosa di più. Qualsiasi mago avrebbe pagato talmente tanti galeoni pur di essere al suo posto che solo la Gringott non sarebbe bastata per contenerli tutti. Era fortunato, era davvero fortunato, ma era stato lento, sciocco, troppo impegnato nel suo lavoro e troppo spaventato dal pensiero di vedere James lontana da lui. Già, perché la paura di perderla, la paura di non essere ricambiato, era grande e aveva giocato un ruolo fondamentale in quella sua perenne lentezza nel proporsi e dichiararsi alla ragazza.
    Ora però una dichiarazione era riuscito a farla; una dichiarazione tacita, fatta dalle sue labbra su quelle di lei, fatte da un dolce bacio che significava scacciare ogni paura, ogni tormento, ogni dubbio e che significava confessare i propri sentimenti, le proprie intenzioni, il proprio cuore. Brad aveva dato quel bacio a James per dirle tante cose, per fargliene capire ancora di più. Non voleva tranquillizzarla, perché era sicuro che lei si sarebbe tranquillizzata da sola non appena avesse capito e colto ciò che McNeal provava per lei. Era qualcosa di grande, di profondo, qualcosa di difficile da realizzare e da accettare perché non erano più ragazzini, erano adulti, con una vita già alle spalle. Era più complicato buttarsi, era più complicato accettare una novità in una routine ormai già scritta. Eppure, Brad si era lasciato andare quella volta, perché per la prima volta si era sentito libero di poter dimostrare l'affetto che provava nei confronti della coinquilina. Non erano semplici amici, conoscenti o conviventi; non erano nemmeno una coppia di fidanzatini o di sposini. Loro erano loro e chissà cosa sarebbero diventati in futuro, ma dopo quel bacio la speranza di Brad era che da quel momento in poi sarebbero stati vicini l'un l'altra, per tanto, tanto tempo.
    E se il bacio di McNeal era stato leggero, quasi timido, diversamente fu quello di James. Forse per sfogare tutta la rabbia e la preoccupazione che aveva cercato di reprimere durante il corso della serata, la Kennegan si avvicinò con più foga al compagno e le mani, una nei capelli di lui e l'altra che cercava il battito cardiaco, erano il segno evidente della sua passione. Non appena i due si staccarono, Brad sorrise. Era dannatamente felice di com'era andata la serata perché, nonostante il dibattito iniziale e l'incomprensione, i due avevano risolto e forse quel battibecco aveva avvicinato ancor di più la coppia, facendola aprire e facendola legare da due baci pieni di valore. Gli occhi azzurri di Brad erano luminosi, trasmettevano serenità e dolcezza. Guardavano la figura davanti come se fosse qualcosa di prezioso e di bellissimo che andava protetto da quel momento in avanti. Il cuore continuava a battere, talmente forte che quasi il mormorio di sottofondo del locale svaniva nelle orecchie dello Scozzese. Brad era, per la prima volta, un po' agitato dalla situazione. Era emozionato, era felice, era confuso ancora da quei baci che l'avevano mandato sulle nuvole più che un Levicorpus. Era cotto, ma cotto cotto, che più cotti non si può.
    Con le mani avvolte in quelle della strega, Brad ascoltò le parole di James, continuando a sorridere e a sognare. Era stato impossibile immaginare un lieto fine per quella serata che, invece, inaspettatamente, aveva cambiato direzione e si era posata su una strada molto più morbida e piacevole. Gli occhi si posarono sul vestito di lei, bellissimo, indugiarono un po' sulla scollatura e poi tornarono a posarsi sugli occhi di lei, belli, nonostante avevano lasciato fuoruscire qualche lacrima di troppo.
    "Non sei solo la mia coinquilina, non lo sei mai stata e mai lo sarai. Ho sempre pensato a te come qualcosa di più. Non so dire cosa siamo, non voglio nemmeno usare classici nomi per definirci. Siamo noi, e mi va bene così."
    Sincero come sempre, Brad disse ciò che aveva sempre pensato e che non aveva mai avuto la forza e il modo di dirle. Non gli importava definirsi, non gli importava essere ufficialmente il fidanzato della famosa James Kennegan. Gli importava di lei, gli importava di starle accanto, vicino e gli importava di averla sempre nella sua vita.
    "Scusami tu, ho frainteso e non ho capito i tuoi sentimenti. Avevo paura anche io... pensavo di poterti perdere. - ammise abbassando un po' lo sguardo, timido e imbarazzato. - Siamo il più bel disastro del mondo, J. Puoi giurarci."
    Rise anche lui. Erano stati scemi, sciocchi, per aver dubitato l'uno dell'altra. Dovevano saperlo che quella chimica, che quella mentalità così affine, che quella telepatia andava ben oltre qualsiasi intervista, qualsiasi dubbio e qualsiasi paura. Tutti i pensieri brutti che aveva avuto si erano trasformati in pensieri più che piacevoli. Voleva passare quella splendida serata, diventata a tutti gli effetti un appuntamento e voleva baciarla ancora. Non vedeva l'ora di rifarlo a dire la verità, ma doveva trattenersi, sia perché erano in pubblico, sia perché voleva godersi ancora un po' quel momento di puro romanticismo che mai si sarebbe aspettato dalla Kennegan. Si accorse solo in quel momento che anche lei provava qualcosa, prova qualcosa di altrettanto intenso. L'idea lo fece arrossare ancora di più, ma lo sguardo si accese come folgorato da una bellissima visione. Rise poi, sonoramente, alla frase successiva di James che tornò, dopo un bel po', ad essere la solita J.
    "Come sempre."
    Disse prendendola un po' in giro, guardandosi poi attorno per cercare la locandiera e darle un cenno. Forse quella scenata di poco prima l'aveva rallentata e non l'aveva fatta avvicinare, ma adesso, i due baci avevano calmato le acque e la coppia voleva sfogarsi sul buon cibo dei Tre Manici.
    "Mi piacerebbe. Mi piacerebbe moltissimo mangiare qui vicino a te, basta che non mi rubi nulla dal piatto!"
    Continuò a scherzare. Adorava essere ritornato alla normalità, J e B, era quella quotidianità, erano quelle piccole cose che facevano impazzire Brad, anche se doveva ammettere che essere stato invitato a cena fuori da una James così ben vestita l'aveva piacevolmente colto di sorpresa.
    "Hai già idea di cosa vuoi ordinare?"
    Domandò alla ragazza, alla quale strinse ancora una volta la mano senza un reale motivo. Lei era lì, vicino a lui, e cazzo quanto era bella quella sensazione.

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    Cheyenne Luna Black
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    I grandi occhi verde prato di Quincey guardavano malinconici appena oltre lo stipite della porta battente, troppo alta perchè qualcuno potesse vederlo mentre osservava la gente che entrava nel locale. Anche se le testoline, per lui davvero raccapriccianti, si esprimevano in un gran baccano ogni volta che qualcuno entrava o usciva, l'elfo domestico si sentiva in dovere di avvisare personalmente la sua padrona quando nuovi clienti prendevano posto a tavola e volevano essere serviti. Lui non poteva farlo, lo avrebbe fatto volentieri ma sapeva che qualcuno delle persone lì fuori avrebbe avuto da ridire se un elfo domestico si fosse avvicinato al proprio tavolo e Quincey non voleva causare problemi. A Quincey piacevano i fiori e i biscotti, quando non era primavera e non poteva raccogliere le grandi margherite che crescevano nel prato vicino riempiva interi vassoi di biscotti a forma di fiore, con il tempo aveva imparato a fare anche i girasoli e le rose, e quando Madama Black glielo permetteva decorava con fiori anche le torte e le crostate che venivano sfornate quotidianamente nel locale. In quel momento la sua padrona era impegnata in cucina, c'era una qualche pasta, non capiva mai quale fosse sfoglia e quale brisè, che non voleva levitare e la Madama era molto impegnata in questo. Le testoline si misero a gridare e a ululare, così Quincey si mise in punta di piedi e con solo i grandi occhi e le orecchie che sbucavano dal bordo superiore osservava chi stava entrando. La porta si aprì mostrando la più bella creatura che lui avesse mai visto, una donna molto elegante, con un sorriso gentile e voluminosi capelli biondi. Quincey era un semplice elfo domestico e in vita sua non aveva mai provato emozioni forti, forse ne aveva letto o sentito parlare, ma era certo che si trattasse di amore a prima vista. Arrossì violentemente e si vergognò del suo pensiero: doveva cercare dei fiori e darli alla ragazza anche se era in compagnia di un mago anche lui molto bello. Eppure Quincey, che non leggeva ma si trovava a ordinare le tante riviste di gossip della sua padrona era già certo di avere visto tutti e due. Collegati a un nome, l'elfo domestico si mise a correre fino alle cucine.

    « Madama Luna!» Cheyenne sorrise istintivamente nel sentirsi chiamare con il suo secondo nome. Il povero elfo domestico, un tempo si chiamava diciassette e ora era semplicemente Quincey, aveva problemi a pronunviare il suo primo nome, così esotico e particolareggiato per una creatura che aveva passato tutta la vita circondato da Victoria, Elizabeth, Edward e Albert, ora si trovava ad avere a che fare con una mezza indiana d'America. Quincey aveva insistito per chiamarla Madama Black, ma le sembrava troppo formale e freddo essere chiamata con il cognome, e così gli aveva suggerito e concesso di chiamarla semplicemente Madama Luna che appariva più facile da pronunciare per la creatura e che in qualche modo rendeva onore alle sue origini americane, dove ognuno era legato a un elemento naturale e nel suo caso si trattava dell'astro celeste. Un giorno forse sarebbe stata abbastanza fortunata da comprenderne il collegamento, o almeno così dicevano i saggi nelle loro leggende, ma per ora si limitava a nasconderlo agli inglesi e soltanto il suo elfo domestico la chiamava così, rendendolo in qualche modo una cosa solo loro. Aveva ancora le dita sporche di farina mentre osserva con aria d'intimidazione la pasta sfoglia che non stava lievitando come avrebbe dovuto, quando l'elfo entrò rosso sulle guance nella cucina. « Clienti famosi, famosi e bellissimi.» una violenta vampata rossa ravvivò ancora di più le guance già arrossate della creatura a quelle parole e Cheyenne, apprezzando lo sforzo anche senza comprendere il perchè di tanta trepidazione, si pulì le mani con uno strofinaccio e si apprestò a uscire dalla cucina, seguita da Quincey che puntualmente usò la campata della sua gonna, faceva parte di una lunga tunica smeraldo che indossava all'avvicinarsi delle feste natalizie, per nascondersi dalla vista dei clienti e sistemarsi dietro al bancone da dove osservare indisturbato. L'elfo, raggiunto il suo punto di osservazione indicò con il lungo dito ossuto una coppia seduta a un tavolo, sembrava stessero discutendo o qualcosa del genere ma il brusio del locale impediva di capirlo con esattezza, lei con lunghi capelli biondi e lui con due occhi azzurri che si vedevano da infondo al bancone. Lo sguardo scuro della barista osservò il suo elfo domestico per cercare un suggerimento. « Sono sul Settimanale! Nella lista delle persone da sposare.» spiegò l'elfo domestico, questa volta arrossendo perchè stava ammettendo di prestare attenzione alle riviste scandalistiche e ai relativi discorsi poco culturali nei quali la Black lo coinvolgevo. Sussultò, portandosi una mano sul petto per lo stupore, osservandoli meglio. Brad McNeal e James Kennegan erano due tra le personalità più frizzanti e interessanti del mondo magico, quasi ogni settimana qualche giornale diceva cose su loro conto, lei aveva avuto occasione di vederli qui a San Valentino ma non sapeva se fossero una coppia. Davanti ai suoi occhi si scambiarono alcuni baci e avrebbe giurato di sentire Quincey sospirare. Allora erano una coppia. Sorrise entusiasta, come una bambina che scopre che per davvero la Befana è la moglie di Babbo Natale (abbinamento più che logico) felice di assistere a quella coppia che nessuno sapeva fosse una coppia. Si voltò per lasciare loro un po' di privacy, il ragazzo aveva spostato la sedia proprio accanto a quella della donna, cercando due dei menù più belli e sistemando il blocco note e controllando che la sua penna fosse pronta a scrivere gli ordini che le venivano dettati. Attese qualche istante, studiando i due per capire quale fosse il momento migliore per palesarsi e non disturbare, deciso questo si avviò al tavolo.
    «Benritrovati ai Tre Manici di Scopa!» salutò con gentilezza, sorridendo agli avventori, per far capire loro che ricordava di averli già visti, senza però far trasparire che sapeva che entrambi erano collocati in una lista dei single più appetibili, quando invece erano tutt'altro che soli. « Mi scuso per l'attesa, stavo sfondando la crostata del giorno che è al gusto di cannella. Preparativi Natalizi. In ogni caso ecco il nostro Menù dove potete trovare i nostri prodotti. Vi do qualche minuto per decidere cosa prendere...» aggiunse, allontanandosi leggermente dal tavolo per permettere ala coppia di poter scegliere cosa prendere, ma pronta a tornare non appena avesse avuto un accenno.
    p4Tw05F Benvenuti ai 3 Manici di Scopa!
    Potete già ordinare nei vostri prossimi post, io posterò in seguito per portarvi le ordinazioni.

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