Capriccio

Hedel Crawford

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    Theodore Skyfield
    Sostenitore di Grindelwald
    Per il bene superiore!


    Theodore odiava l'Europa. L'odiava talmente tanto che ogni qualvolta doveva andarci, si portava sempre una valigia contenente praticamente ogni effetto di casa sua. Non voleva dormire in delle lenzuola europee, non voleva lavarsi con sapone europeo, non voleva leggere libri europei e, se avesse potuto scegliere, non avrebbe nemmeno voluto respirare aria europea. Tuttavia, lavorare al M.A.C.U.S.A. l'aveva messo su un gradino superiore rispetto ai cittadini comuni e, considerato il fatto che Theo era anche Docente di Ilvermorny, uno scandalo sul suo conto sarebbe stato devastante per la sua carriera e per la sua vita. L'Europa, e Londra in particolare, aveva quindi assunto un valore determinante per lo Skyfield e per il suo lato più nascosto. Nessuno l'avrebbe controllato lì in Europa e, anche se ci fosse stato un controllo, se la sarebbe potuta cavare con poco, anche senza mettere in mezzo la bacchetta. Avere il tesserino del M.A.C.U.S.A. sarebbe bastato come alibi per quasi tutte le azioni leggermente ambigue che poteva compiere lì. Non doveva esagerare, era ovvio, ma Theo non era stupido e poche volte agiva senza riflettere. Difficilmente, sarebbe caduto in trappola da solo, soprattutto ora che la sua attenzione ai dettagli era diventata maggiore per l'enorme voglia di vedere realizzata la rivoluzione.
    E si trovava proprio lì, quella mattina, a Londra. Aveva ricevuto una soffiata ed era stato incaricato di comprare ingredienti per preparare la Pozione Polisucco. Serviva per quando sarebbe tornato Grindelwald, serviva per evitare problemi, serviva per mascherarsi e uscire fuori allo scoperto solo al momento giusto. Theo sapeva dove poteva trovare tutto quello che gli serviva in America, ma, recentemente, aveva scoperto una via piuttosto famosa proprio nella capitale del Regno Unito, quando era andato a comprare una bacchetta che il M.A.C.U.S.A. non avrebbe mai dovuto trovare, così da non lasciare tracce sulla sua. Quella nuova bacchetta era stata nascosta a Parigi, nella dimora di uno dei più fidati contatti che Theodore aveva. Era lui che gli aveva detto di Grindelwald.
    Rilesse con attenzione gli ingredienti che si era segnato sul foglietto. Non erano tanti, ma doveva stare attento alle dosi e alla qualità perché bastava poco per fallire miseramente. Si trattava di una pozione difficile da preparare e soprattutto lenta. Ci volevano circa ventidue o ventitré giorni per averla al completo e, se anche in un solo momento qualcosa fosse andato male, sarebbe stata un'attesa inutile perché avrebbe significato ricominciare da capo. Theo non poteva permettersi di perdere tempo, perché quella pozione (e anche più di una fialetta, in realtà) serviva il prima possibile e, nel caso, sarebbe rimasta lì pronta per essere usata al momento giusto, ma doveva avercela perché se fosse arrivato quel momento e se lui non ce l'avesse ancora avuta, sarebbe stato problematico agire al fianco di Gellert Grindelwald senza subire conseguenze.
    Mentre lo Skyfield leggeva, poco fuori dallo Speziale, la lista degli ingredienti, una folata di vento invernale - dannata Londra! - fece scivolare dalle mani dell'Americano il foglio. Immediatamente, Theo prese in mano la bacchetta e con un veloce Incantesimo di Appello non verbale richiamò a sé il pezzo di carta. Imprecando Merlino per qualche istante, il Docente di Ilvermorny riprese a rileggere la lista velocemente, per ricordarsi perfettamente quantità e qualità dei prodotti. Sarebbe stato sciocco farsi trovare impreparato davanti alla commerciante, dato che se l'avesse visto leggermente inesperto avrebbe potuto sfruttare le sue poche conoscenze per fregarlo e vendergli ingredienti scadenti.
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    hedel anakin crawford
    One woman show. Uno spettacolo da solista. Hedel Anakin Crawford era sempre stata una donna indipendente e forte, alle spalle aveva una famiglia potente e nobile, ma a parte questo era sempre stata un'individualità solitaria. Non aveva amici, esclusi il fratello e Lawrence, non aveva mai attraversato la fase adolescenziale con una migliore amica, e se era per questo non le serviva nemmeno avere a fianco un uomo, se non per soddisfare certi suoi appetiti. Quando aveva rilevato Ollivander come Negoziante, aveva subito scartato l'idea di avere dei commessi, non sarebbe stata un buon capo, troppo autoritaria e accentratrice per poter delegare a chicchessia, mancando inoltre di fiducia verso chiunque non fosse se stessa, a volte non si fidava nemmeno di questo, sarebbe stata una pessima datrice di lavoro. Ma un ingenuo Serpeverde aveva varcato la soglia del negozio di bacchette con speranze e aspettative, sbalordendo anche quelle della stessa Crawford, e l0aveva affiancata come commesso per diversi mesi. Sembrava quasi un assaggio di normalità, questo assistente le aveva permesso di occuparsi anche di altri affari lasciando a lui turni senza supervisione, ma era stato molto effimero. Con l'inizio del nuovo anno scolastico si era vista recapitare la lettera di dimissioni di Draven Shaw, che alle prese con i M.A.G.O. non sarebbe riuscito a starle dietro con il negozio e per lui la scuola veniva prima. Ovviamente. Soltanto la Crawford aveva macchiato la sua famiglia della vergogna di avere una figlia che aveva abbandonato gli studi senza concluderli, per mancanza di voglia più che di capacità, tenendo nascosto a tutti questa peccaminosa verità, coperta di menzogne che avevano generato altri scandali, dalla voce che fosse incinta a quella che fosse morta.
    Anche se non si era mai vista a intrattenere una collaborazione duratura con qualcuno era anche vero che stava iniziando ad abituarsi alla presenza del Shaw, non lo avrebbe mai ammesso ma un po' della sua anima dura si era incrinata apprendendo del licenziamento del giovane mago. Vestita di nero, avvolta in una pesante pelliccia di visone o di qualche altra innocente creatura scuoiata solo per la vana gloria dei Crawford, si era stata rubata alla madre prima che fosse diciamo diseredata, stava camminando per la via di Diagon Alley. Era un momento di particolare quiete nella cittadina magica, poche persone erano in giro a quell'ora del giorno e passato il tram-tram di studenti che acquistano le bacchette a settembre il negozio di Ollivander non era mai particolarmente affollato nel resto dell'anno. Aveva quindi approfittato di quella calma per chiudere il negozio, non si era preoccupata di lasciare il classico torno subito non le interessava essere cordiale verso i clienti, che avrebbe lasciato in gestione momentanea al Serpeverde, se non si fosse licenziato ormai diversi mesi prima di quel momento. Cavoli di chi avrebbe avuto bisogno di recarsi da Ollivander se lo avesse trovato chiuso mentre era via. E poi se era urgente l'avrebbero aspettata. Uno dei vantaggi di avere un certo monopolio sulle bacchette magiche: non era come acquistare un libro o un cappello, se avevi bisogno di usare una bacchetta potevi recarti solo nel suo negozio e se lo trovavi chiuso, beh ti toccava aspettare che quella egocentrica della proprietaria tornasse e si decidesse ad aprirlo. O restavi senza bacchetta magica, insomma si trattava di scelte di vita. Aveva quindi chiusa il negozio e avvolta di pelose carcasse animali si era diretta con passo svelto allo Speziale. Stava cercando qualche erba che le permettesse di mantenere alta la concentrazione, qualcosa che potesse avere un'effetto simile ma maggiore della caffeina, visto che le notti che trascorreva insonni a causa di una certa doppia personalità le impedivano di riposare correttamente. Fu davanti al locale che un soffio di vento le sferzò il viso con la forza di uno schiaffo, portando via anche un foglio dalle mani di un mago che passeggiava per la via. I lineamenti duri della mascella, lo sguardo penetrante e furtivo, la barba leggermente brizzolata portarono subito alla memoria della Crawford la vendita di una bacchetta di Grindelwald, di biancospino. Ricordava tutte le bacchette che aveva venduto, soprattuto non poteva dimenticare uomini affascinanti come quello, se ne incontravano davvero pochi. Lo vide estrarre la bacchetta e con un movimento fluido del polso appellare senza emettere alcun suono il fuggitivo foglio di pergamena. Ma allo sguardo attento della wandmaker, per quanto distratta dal fascino del mago, non sfuggì il dettaglio della bacchetta. «Sambuco, direi sui 12 pollici o poco più, e dal modo in cui l'ha mossa suggerirei una leggera elasticità.» sbattè le lunghe ciglia nere avanzando con passo sicuro, quasi spavalda, vicino all'uomo, azzerando le distanze che prima c'erano tra di loro. «Ma questa non è la bacchetta di Grindelwald che le ho venduto il mese scorso, vero sussurrò, soltanto l'orecchio del mago poteva cogliere queste parole, un ghigno di gloria si tese sulle labbra della Crawford. Beccato.
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    Theodore Skyfield
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    Erano ormai sempre più frequenti le visite di Theodore in Europa. Passava da Parigi, dove aveva già pronto un appartamento e dove aveva nascosto tutto ciò che potesse essere utile per un eventuale rivoluzione improvvisa, a Londra, dove invece faceva acquisti e dove nessuno avrebbe mai fatto domande. Diagon Alley era il posto perfetto per fare compere e, per quelle un po' più losche, c'era Notturn Alley, via piena di negozi e di gente poco raccomandabili. E se qualcuno l'avesse visto lì, beh, aveva sempre con sé il tesserino del M.A.C.U.S.A. e, anche se non era un Auror, era comunque molto convincente e avrebbe potuto far finta di svolgere indagini di un particolar tipo. Theo non era sciocco e avrebbe comunque evitato di mettersi nei guai senza alcuna motivazione ed, infatti, a Notturn Alley ci era passato solo per controllare velocemente, con la coda dell'occhio, le vetrine, qualche mese prima, cercando di non farsi notare come al suo solito. Essere banalmente comune aveva i suoi aspetti positivi dopotutto. A Diagon Alley, invece, aveva fatto molte, ma molte, più compere del previsto. Serviva preparare anche i più minimi dettagli per essere pronti a tutto. Grindelwald stava per tornare, stava per portare la comunità magica nel posto che spettava di diritto, stava per aprire gli occhi a tutto il mondo e lui, nel suo piccolo, voleva essergli accanto in quel momento, diventando un perfetto intruso di cui nessuno avrebbe mai dubitato. Presto avrebbe cercato di trovare un luogo dove poter far stare al sicuro i seguaci di Grindelwald o lo stesso Grindelwald se ne avesse avuto bisogno e con il suo lavoro all'Ufficio Permessi Bacchette nessuno avrebbe saputo nemmeno del loro arrivo sul suolo americano. Nella testa dello Skyfield si stava formando un disegno ben preciso, senza nessuna sbavatura e lui stava compiendo passettini perfetti, mai fuori rotta, per completare quella magnifica opera d'arte.
    Ed infatti, la Pozione Polisucco avrebbe ingannato anche uno dei maghi più esperti perché l'importante era non farli sospettare. E Theo era certo che nessuno avrebbe mai sospettato di lui o dei suoi piani. Avrebbe potuto assumere la pozione per sostituirsi ad un Auror, lavorando all'interno del M.A.C.U.S.A. non sarebbe stato difficile trovare il capello giusto e mettere fuori gioco la vera figura. Oppure avrebbe potuto scambiarsi per un cittadino comune e perché no, proprio lì a Diagon Alley avrebbe potuto strappare una ciocca di capelli a qualcuno per poi assumere la pozione a Parigi, dove nessuno avrebbe mai riconosciuto la povera vittima inglese. Insomma, Theodore aveva una vasta scelta di possibilità, ma prima avrebbe dovuto preparare la pozione. Non era mai stato male a scuola, a lezione, ma un conto era seguire passo passo il Professore, un conto era preparare tutto in autonomia. Ce l'avrebbe fatta, sicuramente, ma non doveva sbagliare nemmeno un movimento di mestolo, una quantità di un ingrediente o il calore del calderone. Doveva essere tutto perfetto ed era per quel motivo che aveva letto e riletto il foglietto con su scritti gli ingredienti necessari. Voleva apparire colto e preparato, voleva risultare pronto a rispondere anche ad un eventuale domanda della commerciante, per evitare problemi o vendita di materiali scadenti. Tuttavia, proprio quando stava ritirando la bacchetta, presa per appellare il foglietto volato via, per entrare nel negozio, una voce alle sue spalle lo fece rabbrividire. Nella sua testa, il disegno che tanto era perfetto presentò una piccola sbavatura che poteva diventare più grande se non fosse stata subito pulita. Theodore non poteva ignorarla. Lei sapeva della sua bacchetta, lei sapeva qualcosa che il M.A.C.U.S.A. non sapeva e che mai avrebbe dovuto sapere. Ignorarla, far finta che si fosse sbagliata o qualcos'altro di simile non era tra le possibilità. Sicuramente avrebbe fatto delle ricerche, l'avrebbe denunciato alle autorità e sarebbe stato molto peggio. Theo si girò, per osservare lo sguardo della ragazza che gli aveva parlato. La ricordava, anche se non perfettamente, perché non era passato molto tempo da quando aveva comprato la bacchetta per Parigi. Lo Skyfield mentiva spesso, o meglio, odiava mentire, ma cercava di imbrogliare la gente con discorsi più o meno veritieri affinché nessuno potesse far più domande. Lo Skyfield sorrise, dimostrandosi calmo e tranquillo. Non voleva e non poteva farsi vedere agitato, anche se era piuttosto disturbato dall'accaduto, preoccupato che tutto il suo piano potesse andare a puttane per colpa di una venditrice di bacchette.
    "Ha ragione."
    Rispose secco. Era inutile nascondere qualcosa di palesemente evidente. Mentire già in quel frangente sarebbe stata una mossa troppo rischiosa, anzi sciocca e inutile.
    "Quella che ho usato - si toccò la tasca, per non tirar più fuori la bacchetta ed evitare che la ragazza potesse guardarla ancora a lungo - è la bacchetta che mi hanno prestato dopo che ho rotto la mia e quindi quella che ho usato prima di venire da lei a comprare la mia nuova. Sa, però lavoro al M.A.C.U.S.A., proprio nell'Ufficio Permessi Bacchette e la mia nuova non è stata ancora registrata per la montagna di burocrazia che bisogna superare. Non ha idea di quanti impicci. Quindi, non mi è ancora permesso utilizzarla, ovviamente."
    Eccola lì, la prima bugia, mista a verità, di Theodore Skyfield. Aveva allungato un po' il brodo per fare in modo di annoiare la venditrice di bacchette e rendere il tutto più realistico possibile. Aveva ovviamente tirato fuori dal taschino della giacca il tesserino del M.A.C.U.S.A. per dimostrare in parte la veridicità del suo discorso. Sempre con il sorriso dipinto sul volto, poi, guardò il foglietto che aveva in mano e poi guardò il suo orologio.
    "Oh, mi perdoni ma sono in un terribile ritardo, devo fare molte compere prima di ritornare in America. Le auguro una splendida giornata."
    Disse, rigirandosi dall'altra parte, speranzoso di essere stato abbastanza convincente da farla tacere per il futuro. Di certo, comunque, una volta tornato a casa avrebbe fatto ricerche sulla ragazza, venditrice di bacchette di Ollivander a Diagon Alley. L'avrebbe tenuta d'occhio per molto, molto tempo.
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