Il Salotto degli Artisti -Christmas Edition- vol.2

Evento di Natale e Concorso Decora l'Abete Natalizio

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    Il Salotto degli Artisti -
    Christmas Edition - vol.2

    James Kennegan


    Poggiò le mani sui fianchi, una tipica posizione da supereroina, osservando con aria soddisfatta la realizzazione dei suoi sforzi. Quando lo spirito natalizio aveva cominciato ad ammantare come una forza invisibile il mondo che la circondava, al primo profumo di neve nell'aria, al primo canto di Natale appena accennato, qualcosa nella mente della Kennegan si era attivato come una granata natalizia pronta ad esplodere. Era stata questione di poche ore prima che assoldasse Rigriel per svuotare il solaio, o lo scantinato o quello che era, di tutte le cose legate alle feste che Brad possedesse - aveva scoperto con suo grande orrore che a stento avevano un albero di natale che fosse degno di essere chiamato come tale- e di correre ai ripari con acquisti in tempo per scongiurare una crisi di Natale. Non poteva certo permetterselo. Alla figlia d'Irlanda erano sfuggite alcune cose dalle dita, dalle mani, ad essere brutalmente sinceri un po' da tutto. Nel delizioso appartamento 4B della Main Street di Diagon Alley era esplosa quello che, senza esagerare, i giornali avrebbero definito come una bomba natalizia. Una grande ghirlanda, con pigne e palline rosse, era appesa alla porta d'ingresso del loro appartamento, contornando in maniera perfetta il numero civico affisso sulla porta in modo tale che restasse perfettamente al centro del cerchio che questa circoscriveva. Entrati si potevano ammirare decorazioni sparse, da Babbi Natale volanti con tanto di slitta e renne, fino a pupazzetti di neve rinchiusi in ampolle che se scosse facevano davvero nevicare, fino a giungere al pezzo forte: un imponente albero di Natale che occupava gran parte del soggiorno di casa McKennegan. Ovviamente non si poteva decorare casa scegliendo qualcosa di scadente, occorreva una precisa e accurata selezione degli addobbi, ma di fronte a sconti e iniziative non si poteva rinunciare a questo vantaggio. James Kennegan inoltre aveva il grande problema che immancabilmente le piacevano sempre le cose che costavano maggiormente, compensava così queste spese acquistando - nessuno le aveva detto che comunque spendeva soldi - cose a prezzi vantaggiosi. Si era così trovata con diverse palline di Natale, esageratamente pesanti e grandi, con un albero di natale in più e con molti, moltissimi festoni e coriandoli d'argento, d'oro, rossi e verdi, persino alcuni bianchi che dovevano levitare a mezz'aria e sembrare neve sospesa nel tempo. Un sacco di cose insomma, che non riuscivano a trovare spazio nella già sovraffollata abitazione di Brad e James. Non sapeva cosa ne pensasse il McNeal sul Natale, il fatto che in casa non ci fossero decorazioni doveva essere un indizio sufficiente ma a lei risultava inconcepibile che si potesse odiare il Natale, soprattuto un Natale trascorso con lei, ma ci teneva che tutto fosse perfetto e inoltre non voleva sentire critiche - sia che ci fossero state o no- sul fatto che avesse speso e comprato così tante cose. Aveva così, forse per la prima volta in vita sua senza che questo riguardasse il cibo, adottato una politica degli avanzi e del riciclo degli sprechi. Che James Kennegan fosse una persona green era indubbio, dalle sue origini irlandesi al fatto che fosse una Serpeverde, ma in questo senso era assolutamente inedito. Uno schiocco di dita e una giravolta di materializzazione più tardi si trovò al Ghirigoro, ancora tristemente spoglio. << Max, fai come se non ci fossimo>> disse alla sua assistente che era di turno dietro al bancone per servire i regolari clienti della libreria, prima di dirigersi verso il Salotto degli Artisti.

    Dalle ampie vetrate illuminate a festa del Ghirigoro, lo sguardo smeraldo di James si perdeva nel tentativo di catturare ogni singolo fiocco di neve che stava copiosamente cadendo dal cielo. Era iniziata a cadere proprio quel pomeriggio, mentre lei stava sistemando le ultime decorazioni in vista dell'evento natalizio che avrebbe colorato il Salotto degli Artisti. In cuor suo credeva di essere stata lei a far nevicare, come se l'amica neve avesse assecondato la sua voglia di Natale e imbastendo l'atmosfera perfetta. Al Ghirigoro i consueti divani e poltrone erano sempre al loro posto ed era forse il solo elemento famigliare che gli usuali frequentatori avrebbero trovato. Un enorme pino, proprio quel albero di Natale acquistato in super saldo, pendeva a testa in giù al centro del soffitto. Esso era già stato decorato con ghirlande decorative di vari colori, ma il predominante era sicuramente l'oro. Alla Kennegan piaceva il colore oro, solitamente significava il primo posto e di conseguenza la vittoria. Fiocchi di neve finta erano sospesi magicamente a mezz'aria e ogni volta che qualcuno esclamava << Buon Natale>> o << Auguri>> o qualcosa di simile, cominciavano a muoversi, spostandosi però verso il soffitto e muovendosi dunque dal basso verso l'alto. In quella stanza era tutto sotto sopra, qualcuno doveva aver giocato con la forza della gravità o simile, ma lei non aveva mai sentito parlare di fisica e nemmeno avrebbe provato a capirci qualcosa. Tutto questo faceva parte dell'atmosfera natalizia organizzata per l'evento di quella sera. C'erano burrobirre, alcuni calici di vino bianco e l'immancabile punch natalizio. C'era del pudding e dei biscotti a forma di omino, altri di pino e altri ancora di pupazzi di neve. Era il weekend che precedeva il Natale, era il momento ideale per festeggiare con amici e conoscenti, prima di doversi sorbire pesanti e lunghi cenoni con lontani parenti e cugini, gente che si vedeva solo una volta all'anno e che si impicciava degli affari altrui senza nemmeno avere il buon tatto di chiedere prima come si stava. Si domandò quali fossero i progetti di Brad per il 25 Dicembre, se lo avrebbero trascorso assieme o se fosse il caso di accettare l'invito a tornare in Irlanda di sua madre, doveva ricordarsi di chiederglielo. La strada di porfido della Main Street ormai non si vedeva più, sommersa dalla fitta coltre bianca che continuava a scendere copiosamente dal cielo senza dare accenni di tregua: era una vera fortuna che quasi tutti i suoi invitati si presentassero materializzandosi proprio all'ingresso del locale e non dovessero affrontare quella tormenta di deve che stava avvolgendo Diagon Alley conferendogli però un aspetto decisamente più festivo. Quando un buon numero di avventori aveva riempito il locale, riversandosi nel Salotto degli Artisti, la padrona di casa decise che fosse il momento di dare inizio ai giochi. << Benvenuti al secondo evento del Salotto degli Artisti!- rispose iniziando a tintinnare con un cucchiaino sul vetro del calice di spumante che stava tenendo tra le dita, per richiamare l'attenzione della rumorosa folla - innanzitutto vi ringrazio per la vostra partecipazione! Potete trovare dolci e bevande nel consueto buffet, avrete già notato che ogni volta che qualcuno dice Auguri o Buon Natale- i fiocchi di neve iniziarono a risalire verso il soffitto in un vortice vigoroso ma ordinato - ecco! Ma trattandosi del Salotto degli Artisti non potevo lasciarvi senza nulla da fare, non credete?>> rise di gusto, scuotendo il capo e muovendo il lunghi capelli ondulati, sulla schiena lasciata nuda dal vestito rosso che indossava. Si spostò, il lungo spacco risaliva lungo le sue gambe si aprì un po' di più, avvicinandosi a alcune ceste con delle sfere natalizie. Erano quasi tutte argentate, ma ce ne erano di dorate e di rosse. Posato il bicchiere, ne prese una di quelle argentate e la mostrò ai presenti come un trofeo da esibire. << Abbiamo una normalissima, anche se più grande del solito, palla di Natale e su questo lato- si spostò un po' più a destra, mostrando un tavolo con glitter, lustrini, colle, pennelli e tempere, altre forme di pittura e qualunque altra cosa potesse servire - tutto quello che vi occorre per decorarle!>> sfilò con grazia un pennello e dopo aver immerso appena la punta nel barattolo dei glitter dorati iniziò a tracciare una J che si intrecciava con una B. << Non dovete essere artisti dal talento smisurato per poterla decorare, vi basterà anche un semplice Ghirigoro- gioco di parole volutamente voluto - l'importante è che leghiate alla vostra decorazione un ricordo felice di Natale. E a decorazione ultimata...>> schiuse le dita che tenevano la sfera di Natale, rivolgendo il palmo verso l'alto: la sfera iniziò a levitare a mezz'aria, poi si andò a posare su uno degli rami oltre la metà, più vicino al soffitto perché il suo ricordo di Natale era tanto felice da essere così potente << Voilà! C'è un premio in palio per chiunque riesca a far arrivare la sua sfera fino al soffitto, condividendo il ricordo più felice di Natale. Ci sono palline a volontà, potete provare quante volte volete, eh si, un bel modo per decorare il negozio! Buona fortuna e buon divertimento a tutti!>> batte un paio di volte le mani, facendo una piroetta e allontanandosi dalla cesta - nel locale ce ne erano in tutto tre con altrettante postazioni per le decorazioni per evitare assembramenti- per permettere a chi volesse provarci di cimentarsi subito in quella piccola gara di creatività appena indetta.

    p4Tw05F Benvenuti al secondo evento del Salotto degli Artisti!
    In questa serata ci riuniamo per festeggiare insieme il Natale: siamo al fine settimana che lo precede. Possono partecipare sia adulti che studenti, di Hogwarts e Ilvermorny. L'evento ruota intorno alla decorazione del grande albero appeso a testa in giù al centro del Salotto degli Artisti.
    Per partecipare alla gara dovrete prendere una pallina di natale, decorarla come meglio credete e narrare (come pensiero, non ad alta voce) il ricordo di Natale più felice che possiede il vostro personaggio. In base alla qualità del post e del ricordo condiviso vi dirò come si è classificata la vostra sfera. Potete fare più post e così condividere quanti ricordi volete - vi chiedo di mettere un solo ricordo a post.

    L'ingresso all'evento è gratuito: potete trovare spumante, vino, burrobirre (anche analcoliche) e il punch natalizio, ci sono anche biscotti a forma di omino, altri di pino e altri ancora di pupazzi di neve.

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    Max Lynch

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    Natale faceva schifo. Questo era sempre stato il pensiero di Max da quando era stata abbastanza adulta per smettere di credere nella magia dei doni che apparivano magicamente sotto l'albero di Natale, trasportati da elfi misteriosi, e abbastanza grande da dover intrattenere una conversazione con i parenti e in particolare con sua madre. La situazione era peggiorata ai tempi di Ilveromrny, dove non le era consentito restare nella sala comune dei Wampus, circondata da persone a cui importava davvero e a cui le teneva, amici e conoscenti, per essere costretta a tornare a casa, nella triste abitazione di Dragon Alley, ed assistere a un pietoso spettacolo natalizio made in Lynch Family. Aveva sbirciato, durante il suo turno, i preparativi concitati del suo capo: come per il precedente evento era abbastanza sicura che qualunque cosa passasse per la testa della Kennegan sarebbe uscito qualcosa di grandioso. Per tutto il resto della settimana James le aveva intimato di non andare nel Salotto degli Artisti, minacciando prove di forza e visto che era nota per la sua abilità con la mazza da battitori le aveva creduto sulla parola e non si era spinta più in là di qualche occhiata fugace e subito distolta per evitare di inciampare nelle ire della sua datrice di lavoro che, per inciso, adorava.
    Il grande giorno era finalmente arrivato e la Kennegan saltellava in giro per il Ghirigoro per approntare gli ultimi preparativi, per assicurarsi che ogni dettaglio fosse perfetto e al posto giusto. Max rimase a bocca aperta quando finalmente, poche ore prima dell'inizio dell'evento, le fu concesso di ammirare i risultati del duro lavoro per l'evento di Natale. Il grande albero era esposto a testa in giù, conferiva un aria anticonformista che piaceva anche a una Grinch come era lei, doveva ammettere che anche in questo caso l'originalità della Kennegan aveva davvero avuto modo di stupire tutti quanti. "Stupendo! E hai fatto anche nevicare: sei incredibile!" constatò stupita, nell'ammirare come fuori dalle vetrate del negozio fiocchi di neve iniziavano a cadere copiosi.
    Come da istruzioni ricevute aveva indossato un abito verde, con intarsi dorati e plissettato di fili verdi muschio e oro, molto natalizio, che aveva comprato esclusivamente per questo evento, perchè mai si sarebbe sognata di indossare qualcosa di simile in altre occasioni. Nemmeno a Natale, dove vestiva rigorosamente di colori scuri e poco allegri, soltanto per ostentare il suo disappunto nel confronto della madre. "Benvenuti al Ghirigoro!" accoglieva calorosamente chiunque varcasse la porta d'ingresso del locale, sorridendo con entusiasmo, mentre i fiocchi di neve ogni tanto prendevano a vorticare verso l'alto. "Benvenuti! E buone feste!" continuava ancora in un locale che si faceva sempre più affollato di persone. A un certo punto della serata la grande mente che aveva ideato l'evento richiamò l'attenzione di tutti e Max si affrettò a prendere un bicchiere di punch rosso, ascoltando con attenzione le sue parole. Le era stato permesso di vedere le decorazioni ma non le era stato spiegato in cosa sarebbe consistito l'evento e quando ne fu a conoscenza, non potè che provare un'ammirazione crescente per quella straordinaria strega che si era infilata nella sua vita.
    Visto che quella sera si trovava lì per lavoro ma di fatto non doveva servire nesusn cliente decise di unirsi anche lei alla gara, ovviamente lo spirito competitivo della giocatrice di Quidditch era prevalso anche nelle feste e lei non poteva che sorriderne, avvicinandosi al cesto dove si trovava la bionda, in un vestito rosso mozzafiato, "Allora proverei anche io, James" arrossì per mostrare una certa cordialità in pubblico, non aveva mai preteso troppe formalità o. altro da lei, ma era anche vero che avvenivano certi tipi di conversazioni soltanto lontano dal pubblico. Prese una sfera, argentata perchè non voleva privare gli ospiti di James delle rare sfere rosse e oro, e si avvicinò ai glitter. Afferrò quelli verdi e quelli oro, come il suo vestito, e li sparse in ordine causale, cercando di non creare troppo disordine in giro. Cercò poi delle tempere e con un pennello disegnò un piccolo albero di natale bianco sulla parte davanti della sua sfera. Non aveva molti ricordi felici al quale fare appello negli ultimi anni della sua vita, ma ricordava con piacere un Natale della sua infanzia. Aveva cinque, forse sei anni, in una di quelle magiche atmosfere natalizie che si aprono nella mente con aloni di nebbia e buchi di memoria: abbastanza grande da poter ricordare gli eventi salienti, ma troppo lontano nel tempo per colorarli con definizione assoluta e contestualizzarli. Era la mattina di Natale, erano da poco iniziato a sorgere le prime luci dell'alba, che timide e un po' offuscate dalla nebbia di quella giornata grigia, si erano infilate attraverso le imposte della sua camera da letto. Max aveva già lunghi capelli del caratteristico colore della famiglia Lynch ed era subito corsa fuori dalla sua stanza, ancora in pigiama e scalza, per precipitarsi in camera dei suoi genitori. "Mamma! Papà! É Natale!!!!!!" aveva strillato con vocina entusiasta, tanto che non aveva sentito lo sbuffo irritato della madre, ma soltanto la benevola risposta del padre. "Piccola mia, sono solo le 5. Vieni a dormire qui con noi ancora un po'." Ovviamente Max era stata abbastanza riluttante a quella proposta ma si era arrampicata come una scimmietta sul alto lettone dei genitori e si era infilata in mezzo a loro due, sprofondando la testa nella fessura tra i due cuscini. L'emozione di aprire i regali, di scoprire cosa le aveva portato Babbo Natale aveva scosso il suo piccolo corpicino per tutta la notte con cariche di adrenalina, ma soltanto in quel momento, con l'odore e il calore di mamma e papà vicini si era addormentata, finalmente in pace con se stessa e con il resto del mondo. Aprì gli occhi, lasciando andare quel ricordo e aprendo il palmo della mano per liberare la palla di Natale decorata con cura.
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    Tess.


    Non avevo mai amato le feste o più in generale le attività mondane. Non mi sentivo a mio agio, ero sempre impacciata e imbarazzata, non sapevo come interagire con le persone che non conoscevo e per me questo rappresentava un grande ostacolo alla socializzazione. Avevo letto centinaia di libri, mi rifugiavo in quelli di scrittori magici come di autori babbani, amavo Jane Austen e invidiavo Lydia Bennet e il suo carattere frivolo e allegro,mentre rimpiangevo quasi di vedermi così tanto nella sorella maggiore Jane, ma senza una sorella come Elizabeth ero destinata a farmi sfuggire tutti i Mr. Bingley del mondo senza nemmeno avere opportunità di ballare con loro. Vivevo avventure solo attraverso ai libri che leggevo, ignorando la bellezza della vita in cambio della mia consueta tranquillità, le mie abitudini mi facevano sentire sicura e al tempo stesso infelice nella mia comfort zone. Hogwarts era un'esperienza formativa che stavo vivendo solo da un punto di vista scolastico e sebbene mi rendessi conto di star sprecando quelli che erano potenzialmente i migliori anni della mia vita, quelli che gettavano le basi di amicizie durature e di grandi amori, restavo immobile nella mia consueta routine. La voglia di uscire c'era ma mancava il coraggio di gettarsi nell'ignoto. Quel fine settimana c'era una festa, un'evento, a Diagon Alley. Si svolgeva nel mio negozio preferito al mondo, quello nel quale non mi sarebbe spiaciuto lavorare e dove avrei facilmente speso tutti gli averi, seppur pochi, di famiglia. L'eccitazione aveva pervaso il mio corpo a tal punto che per tutta la settimana ero rimasta allegra, quel blocco per gli eventi sociali sembrava essersi dissolto alla parola libri. Il Ghirigoro aveva un potere benefico sulla mia anima e avevo scritto entusiasta a mia madre, dovevo avere il permesso di uscire dal castello, sottolineando che era un evento formativo fondamentale, che si trattava di un Salotto Artistico e non di un malfamato locale come quel Testa di Porco a Hogsmeade, che avrei avuto modo di conoscere maghi e streghe illustri e che soprattutto tutto questo era gratuito. Con queste premesse anche la rigida dittatura di mia madre aveva ceduto, allegando il suo consenso alla mia uscita serale. Trattandosi di un'evento avrei dovuto abbandonare la consueta divisa scolastica, mi dava tranquillità e mi permetteva di mascherare il mio stato economico senza suscitare pregiudizi, e optare per qualcosa di più natalizio. Fu per questo motivo che tirai fuori uno dei brutti maglioni fatti all'uncinetto da mia madre nei tempi peggiori della sua vita (appena dopo il tradimento) color bordeaux, forse perchè era il suo vino preferito all'epoca, e con fiocchi di neve così irregolari da essere appena intuibili. Avevo lasciato i capelli sciolti, erano più ondulati del solito, e non ero riuscita ancora a togliermi dalla faccia un viso entusiasta stampato dalla mattina. Entrai nel locale e mi lasciai coinvolgere dall'atmosfera frizzante e dall'innata euforia che sprigionava quella che doveva essere la proprietaria del locale, fasciata in un succinto abito rosso fuoco, trovando invitante il tema dell'evento e le decorazioni del Ghirigoro molto originali. Mi feci in disparte mentre molti prendevano una sfera di Natale e si mettevano a decorare. Distolsi lo sguardo, non sentendomi abbastanza capace da cimentarmi in quell'impresa, ma mi spostai un po' per sbirciare il titolo di qualche libro, lontana dal centro focale dell'evento. La soggezione e il senso di non sapermi integrare presero di nuovo il sopravvento, facendomi retrocedere, forse solo momentaneamente, dal punto focale di quella serata.
     
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    ▬Brad McNeal▬
    SPEZZAINCANTI

    2OXR

    Hogwarts era, da qualche giorno, diventata un posto diverso. Le luci, i colori, l'atmosfera, i pasti, tutto era cambiato, tutto si era trasformato. Da un autunno freddo e grigio, com'era solito lì nel Regno Unito, magicamente si stava entrando nell'Inverno, una stagione completamente differente, perché sebbene il freddo fosse maggiore, il bianco della neve spostava gli equilibri e rendeva il castello più affascinante. E poi gli addobbi. La Sala Grande era già ricolma di ghirlande sopra ogni camino; dietro al tavolo degli insegnanti si ergeva un Albero di Natale enorme, pieno di palline, di decorazioni varie; il soffitto incantato era mutato e adesso mostrava un cielo innevato che faceva scendere dei leggeri fiocchi di neve che si scioglievano prima ancora di poter essere afferrati da qualsiasi studente. Durante il weekend, durante le varie gite ad Hogsmeade, Brad McNeal aveva avuto modo di intravedere già qualche maglione verde, qualche maglione rosso, qualcuno addirittura con rappresentazioni di renne. Insomma, il Natale era arrivato ad Hogwarts.
    Brad non era un vero amante di quella festività. Certo, non la disprezzava, perché comunque era un momento di pausa da qualsiasi attività lavorativa, ma visti i suoi precedenti familiari non riusciva ad esserci affezionato. Il Natale a casa McNeal era sempre stato una fonte di litigio o, peggio, di abbandono. Quando era ragazzino, molto spesso il padre del piccolo Brad era fuori casa e prometteva sempre di tornare per le vacanze invernali. E Brad ci credeva, ci credeva davvero, tanto da aspettarlo più di quanto si aspetta Babbo Natale. Giorno e notte, il piccolo rimaneva davanti al camino del grosso salone dove si trovava l'ingresso della villa e osservava la porta, in attesa di vederla aprirsi e scorgere la figura del proprio papà. Puntualmente, la promessa veniva infranta dal gufo della famiglia che, la notte della Vigilia, portava una lettera nel becco. A furia di leggere ogni anno la stessa lettera, Brad l'aveva imparata a memoria e nemmeno l'apriva più. Suo padre si scusava per il ritardo, ma il lavoro durante quei giorni era sempre il doppio rispetto al solito. Cazzate.
    Peggio divenne quando il giovane McNeal andò ad Hogwarts, in qualità di studente. La madre di Brad aveva deciso infatti, per evitare di vedere suo figlio nuovamente deluso, di lasciarlo a scuola durante tutto il periodo natalizio, incurante del fatto che casa gli potesse mancare, così come la sua famiglia. Molti degli amici del Corvonero tornavano a casa e Brad li invidiava, pensava a quanto fosse bello essere aspettato a braccia aperte, a quanto fosse bello risvegliarsi il giorno di Natale nel proprio letto con i genitori pronti a scambiarsi i regali. Lui, invece, riceveva un regalo con un semplice bigliettino: "Buon Natale. Ti vogliamo bene. Mamma e Papà". E la scrittura era sempre la solita, figurarsi se il padre si poteva occupare di una sciocchezza simile.
    Con il passare degli anni, Brad si era abituato a passare il Natale da solo, senza i propri cari e, una volta terminati gli studi, aveva preso quel giorno come qualsiasi altro dell'anno. Alle volte, quando lavorava per il padre, partiva anche lui, non rendendosi conto che così facendo, sua madre era quella che restava sola. Il Natale aveva perso qualsiasi significato affettivo, era solo un pretesto per mangiare di più e per spendere qualche galeone per farsi un regalo.
    Quell'anno, però, tutto era cambiato. James Kennegan era entrata nella sua vita e abitava sotto il suo stesso tetto. Non sapeva cosa pensasse la ragazza riguardo quella festa, ma Brad non voleva lasciare che il suo spirito poco natalizio potesse in qualunque modo deluderla. Quando, però, era tornato a casa prima da lavoro per prendersi Rigriel e andare a fare compere per addobbare un po' casa, quasi gli venne un colpo. Una bella ghirlanda era già stata appesa fuori dal loro appartamento e, aperta la porta, mille e più decorazioni addobbavano le pareti e le stanze. Infine, nella piccola sala svettava un bell'albero tutto illuminato che probabilmente si poteva intravedere sin dalla strada. Gli occhi di McNeal si posarono sull'elfo, stanco e sconvolto. Nemmeno Rigriel si aspettava che la Kennegan potesse arrivare a tanto. Dopotutto anche Rigriel faceva parte della famiglia McNeal e non aveva mai conosciuto il Natale. Brad gli sorrise, contento che James fosse arrivata a illuminar loro la vita, come quell'albero illuminava la loro piccola casa.
    L'invito al Salotto degli Artisti era arrivato più che gradito sulla scrivania dell'ufficio del Docente di Difesa Contro le Arti Oscure di Hogwarts. Certo, la Kennegan poteva invitarlo direttamente - e già l'aveva fatto - ma Brad aveva apprezzato questo aspetto più formale e professionale della titolare del Ghirigoro, nonché sua editrice. Il primo incontro di quel Salotto era stato la presentazione di Scintille Nere, il saggio scritto proprio dal Professore e diventato uno dei libri di testo della materia, non solo per la comunità magica inglese, ma anche per quella americana. Aveva amato il concetto di Salotto, uno spazio riservato agli appassionati dove poter esprimere in piena libertà tutta la propria arte. E quella sera, al Ghirigoro, Brad non sapeva effettivamente che cosa aspettarsi, anche se James gli aveva accennato qualcosa a riguardo, ma mai si poteva sapere al cento per cento cosa passasse nella testa della ex Serpeverde. Uscito da scuola, quindi, McNeal si andò a preparare. Non voleva essere troppo formale, ma nemmeno troppo casual, era comunque un evento importante per la sua James. Indossò quindi una camicia, ma sopra di essa evitò di mettere un abito, bensì una giacca di camoscio che lo avrebbe tenuto al caldo quanto meno dentro la stanza. Infilò quindi un jeans scuro e ai piedi delle inglesine in pelle nere così da dare un tocco anche leggermente elegante al tutto. Si sistemò i capelli, per ordinarli un po' e si osservò per un attimo la barba, per controllare ossessivamente se tutto fosse al proprio posto. Soddisfatto di come si era conciato, afferrò Rigriel, il suo elfo, per il piccolo braccio, e si smaterializzò alle porte del Ghirigoro.
    Entrato nel negozio, Brad si guardò per un secondo di troppo attorno, confuso dalla presenza della neve. Nevicava fuori, ma nevicava anche dentro e per un attimo si chiese se fosse effettivamente entrato o fosse ancora fuori ad aspettare. Ma quella doveva essere stata un'idea di James che il McNeal individuò subito, bella e allegra come sempre. Si avvicinò a lei a passi lenti, per farsi vedere e per cercare l'attimo ideale nel quale non fosse accerchiata da clienti. Non appena la notò sola, accelerò il passo per posizionarsi proprio davanti a lei e darle un dolce, ma veloce, bacio sulle labbra.
    "Buon Natale, J."
    Disse quindi a bassa voce. Nonostante non fosse ancora Natale, l'atmosfera e l'evento erano stati creati proprio per festeggiarlo, quindi gli uscì quasi spontaneo dire quella frase, come se fosse qualcosa di estremamente nuova per il McNeal.
    "Hai fatto tutto tu, anche qui? - domandò poi, facendo riferimento anche al piacevole disastro che aveva combinato in casa loro. - È tutto fantastico. Complimenti!"
    Cominciava ad apprezzare quella vena artistica della Kennegan. Aveva molto gusto e, sebbene lui non fosse un amante del Natale, vedere quelle decorazioni, vedere quell'ambiente così dolce e accogliente, faceva stringere il cuore anche ad uno come lui. Si congedò quindi da James, anche se sarebbe rimasto molto vicino a lei per tutta la sera, ma la sua attenzione venne catturata momentaneamente da un Albero di Natale appeso a testa in giù al centro della sala. Ancora una volta la follia della sua compagna l'aveva lasciato di stucco. Prese al volo un bicchiere di punch dal tavolo più vicino che buttò giù forse fin troppo velocemente. La testa non era abituata a troppo alcool, non che quello fosse 'troppo', ma in così poco tempo, forse sì. Si avvicinò all'Albero e ascoltò le parole della proprietaria del Ghirigoro. Un sorriso si disegnò sulla sua faccia in automatico; era bello vederla lì, era fiero di lei. Si avvicinò ad una palla di natale e cominciò a decorarla. Non era un bravo disegnatore, ma nemmeno se la cavava male. A furia di costruire scope aveva dovuto imparare, in un modo o in un altro. Prese un pennello e cominciò a disegnare un piccolo corvo in volo, con le ali spiegate. Attorno ad esso, che circondava poi tutta la pallina, disegnò un serpente che sembrava voler uscire da quel piccolo spazio in cui era stato rinchiuso. Posò il pennello e si sforzò nel trovare un ricordo non troppo triste del suo Natale.
    Era ad Hogwarts, era Caposcuola all'epoca. Come ogni anno, Brad era rimasto al Castello per le vacanze ed era rimasto sveglio tutta la notte a parlare con il suo migliore amico. Fortunatamente, anche lui era rimasto lì quell'anno. Era la prima volta che il piccolo Brad aveva qualcuno con cui stare quel giorno. Le ore passarono molto velocemente tra chiacchierate, scherzi, battute sciocche e lotte di cuscini. Il sole sorse senza che i due nemmeno se ne accorgessero e, una volta tornati in Sala Comune, sotto il grosso Albero di Natale posto - da lui - al centro, vi erano ben tre regali per lui. Mai ne aveva ricevuti così tanti. Il primo, come di consueto, era firmato dalla madre. Conteneva un lungo mantello, bellissimo e pregiato, ma McNeal non gli diede l'attenzione che meritava. Il secondo, inaspettatamente era firmato proprio dal suo migliore amico. Come compagno di squadra di Quidditch gli aveva cucito una fascia da Capitano a mano. L'ultimo, ancor più inatteso, era firmato dal Professor Vincentius, l'Insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, e la figura che più stimava all'interno della scuola. Nel pacchetto si trovava un libro, un libro di magia nera - che Brad ancora aveva - e dentro di esso una dedica. "Al grande mago quale diventerai. Che questo possa essere solo l'inizio della tua lunga brillante vita. Vincentius".
    Brad lasciò quindi andare la pallina, sperando che quel piccolo ricordo che gelosamente conservava dentro di sé potesse riuscire a raggiungere l'albero a testa in giù.

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    Chloe Walsh

    Dicembre era arrivato bussando alla porta del mio nuovo appartamento, il monolocale 3A di High Street, con una valanga di neve. Avevo sempre adorato la neve, mi sembrava di sentirla nell'aria, poco prima che i fiocchi iniziassero a cadere dal cielo e in Scozia accadeva spesso che d'inverno ci fossero parecchie nevicate. Mi ero trasferita la sera prima, per fortuna alcune delle reclute auror si erano rese abbastanza disponibili da aiutarmi con il trasloco nonostante Wright ci avesse massacrati con l'addestramento corpo a corpo. A sottolineare questo evento epocale durante la notte aveva inziato a nevicare, centinaia, migliaia e migliaia di fiocchi di neve erano ricaduti sul paesino di Hogsmeade, in quella che era la nevicata più fitta che la Scozia ricordasse negli ultimi trent'anni. Non ero riucita ad aprire la persiana quella mattina, l'imposta aveva sbattuto sul cumulo di neve che si era deposiato sul terrazzino, gioiello del 3A, strappandomi un'imprecazione di prima mattina. Armata di bacchetta, e tanta pazienza, avevo provato i miei migliori incantesimi per sbarazzarmi della neve: dall'incnatesimo incendio a un tentativo di evanesce la neve, sembrava che questa non volesse saperne di abbandonare la mia adorata casa. E se quando grandina si ha una base per farsi un cuba libre ghiacciato, chi ero io per non vedere nella neve un punto di partenza per una pista di pattiaggio? Nessuno. "Glacius!" avevo puntato la bacchetta sul terrazzo che si era trasformata in una perfetta pista di pattinaggio ghiacciata. La terrazza più invidiata di tutta Hogsmeade. Per fortuna, grazie alla materializzazione, potevo fare anche a meno di aprire la porta di casa o preoccuparmi del vialetto strapieno di cumuli nevosi, avrei lasciato ai ragazzini la possibilità di crerare un pupazzo di neve proprio davanti a casa mia. Era stata una giornata impegnativa, neve a parte, il mio addestramento auror risucchiava tutte le energie che avevo e arrivata a casa verso ora del thè ero collassata sul divano. Qualcosa era scricchiolato sotto al mio peso, si trattava di un volantino che avevo ricevuto via posta qualche giorno prima. Il Salotto degli Artisti! Era stato un evento molto carino di qualche mese fa che mi ero persa per colpa degli assurdi orari del Wright, ma questa volta era Natale e non me la sarei persa per nessun motivo al mondo. Anche a costo di dover attraversare una tormenta di neve.
    Mi materializzai davanti alla porta del Ghirigoro, che ancora nevicava. A chilometri di distanza anche la neve continuava a tormentarmi. Entrai nel locale, era addobbato in maniera sublime. "Auguri!" salutai entrata, una tempesta di neve anche dentro al locale si gdnerò a quelle parole. Per la barba di Merlino! Ascoltai le istruzioni che diede James Kennegan, padrona di casa, e mi misi subito a cimentare questa straordianria magia. Presi una sfera dorata, dei pennarelli e disegnai baffi e occhiali tondi alla pallina, non un'opera d'arte fine, più simile a quello che diegnavo sui libri di scuola ogni volta che c'era qualche personaggio, ma mi faceva molto ridere e lo scopo, per me era divertirsi. Poi regalai il mio ricorod di Natale alla magia della palla.
    Ero a Hogwarts, lontana, dalle insistenze di sua madre, dal figlio perfetto che aveva, ovvero il mio odioso gemello Chris. Ero semplicemente Chloe, non l'altra Walsh, ero abbastanza popolare a Grifondoro per via del mio spirito ribelle e della mancanza di pudore che mi faceva essere sfrontata. Ero scesa in Sala Comune di Grifondoro senza aspettarmi regali, mia madre non me ne avrebbe fatti perchè l'avevo offesa non tornando a casa per le feste e non mi aspettavo di riceverne da altri. Avevo comunque una migliore amica, Nora, a cui avevo comperato un bellissimo set di regali di Zonko. Era il suo negozio preferito ma quel set costava parecchio e lei non poteva permetterselo. Ricorderò per sempre la gioia e la felicità sul volto della ragazza, come se fosse la mia stessa gioia, anche senza regali lì dentro ero una delle persone più felici.


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    Ho "casualmente" parlato dell'evento al Ghirigoro a Honor qualche giorno fa, quando ci siamo conosciuti per le vie di Hogsmeade e ho quasi rischiato di caderle addosso, rabbrividisco al pensiero che avrei potuto farle male, da allora l'immagine della biondina non ha mai lasciato i miei pensieri. Non so come fare a rivederla, non so se potrei scriverle una lettera, magari lo farò per natale, spero però di poterla incontrare qui. Ecco perchè mi trovo al Ghirigoro. La libreria è addobbata in maniera stupenda per Natale, anche se l'albero a testa in giù mi sembra un po' strano, ascolto quello che la commessa che ha organizzato l'evento ha da dire. Il gioco di quella sera consiste nel dipingere la sfera di natale e condividere un pensiero felice sul Natale. Prendo una sfera e inizio a disegnare dei fiocchi di neve bianchi e blu, tanto devo aspettare Honor che ancora non si è vista. La preoccupazione che non arrivi mi preoccupa molto. penso a quando per natale mamma mi ha regalato un modellino di scopa da volo. Non ho mai amato lo sport ma da piccolo ero fissato con il quidditch, vedere quel piccolo esempio di scopa mi ha riempito il cuore di gioia e per un mese interno non ho camminato, mi sono spostato per casa soltanto con quella scopa che ora mi sarebbe arrivata appena a metà gamba. Sorrido e lascio andare la pallina.


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