Passeggiate serali

Libera!

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  1. Peaky Éire
     
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    CALLUM MAHONEY
    Ridere. Sembrava una cosa di un altro modo, addirittura di un'altra epoca, un epoca antecedente alla guerra che aveva squarciato il mondo per la prima volta - non sarebbe stata l'ultima visto il temperamento bellico insito nel genere umano- il suono di una risata. Non la sentivo da così tanto tempo che non avevo riconosciuto subito il suono gutturale che usciva dall'esile corpo della donna caduta in terra, la mia mente danneggiata dagli orrori vissuti aveva subito collegato questo suono a qualcosa di straziante, negativo, un singhiozzo o un rantolo di dolore ad esempio. Era triste che non riuscissi a riconoscere una risata, qualcosa di così puro e spontaneo, e che pensassi subito al peggio. Non ero sempre stato così. Un tempo riuscivo a vedere sempre e solo il buono nelle persone, ero ottimista, avevo speranza. Forse non significava molto, anzi al momento mi sembrava la cosa più distante da me stesso, ma un tempo ero stato un Tassorosso, coloro che sono leali e vedono sempre un lato positivo. Il mondo di Hogwarts, con le sue case sicure, le sue alte mura, culla di una magia sicura e controllata apparivano come un paesaggio lontano, paradisiaco certo, ma avvolto nelle nebbie dei ricordi e sempre più sfuggente, come un sogno che la mattina sbiadisce. Un'altra cosa che i venti della guerra si erano portati via: sogni. Incubi ne avevo un'infinità, ma il primo sentore della mia speranza recisa brutalmente era stata l'impossibilità di sognare cose che fossero felici. Chiudevo gli occhi e ripiombavo in un mondo di dolore e sofferenza, violenze e brutalità. Preferivo allontanare questo momento posticipando il più a lungo possibile il mio coricarmi a letto, quando collassavo per la stanchezza, e il modo migliore per farlo era camminare. Camminavo tanto, con una sigaretta stretta tra le labbra e evidenti segni viola sotto il mio sguardo stanco, avevo camminato così tante volte, avanti e indietro, che se si fossero distesi in linea retta tutti i miei passi non mi sarei stupito se mi avessero detto che avevo già fatto il giro del mondo, kilometricamente parlando. La strega stava bene. Mi comunicò le sue condizioni mentre si rimetteva in piedi, un po' troppo agilmente per i miei gusti, facendo aggrottare una ruga di preoccupazione proprio al centro della mia fronte. Ascoltai la sua spiegazione, un banale incidente relativo al ghiaccio, qualcuno avrebbe dovuto manutenere a dovere quella strada così accidentata, e mentre si sistemava il capotto allontanando i residui di neve e ghiaccio, potei osservarla con un po' più di attenzione. Aveva un bel fisico, sebbene non guardassi più in maniera carnale una donna dovevo ammettere che aveva dei bei lineamenti e, per quanto si potesse intuire sotto gli spessi strati di lane invernali che indossava, aveva delle belle proporzioni. Il suo sguardo bicromo mi inchiodò sul posto, come se fossi stato sorpreso a fare fantasie sulla vicina di casa, facendomi deglutire. « Mi avete fatto preoccupare, siete sicura vada tutto bene?» risposi cercando di accennare un sorriso, stropicciando i muscoli delle guance che però non erano più abituati a prendere quella posizione e si rifiutavano di collaborare. « Sono stupito che nessuno si sia ancora affacciato a controllare, in questa via sono piuttosto suscettibili e il suo sedere, mi scusi sono stato scortese... la sua caduta ha fatto un bel boato.» Era forse la frase più lunga e articolata che avessi mai detto a uno sconosciuto e che non riguardasse mere indicazioni stradali o simili sciocchezze, anche se solitamente il mio atteggiamento schivo dissuadeva chiunque dall'instaurare una conversazione, per quanto casuale, con il sottoscritto. Tutti questi elementi di normalità, una bella ragazza che scivola e ride della cosa, scambia frasi più lunghe di quanto uno si aspetterebbe, erano stimoli assolutamente insoliti per me e il mio cervello sembrava processare più lentamente le informazioni ricevute. Ad esempio, per poter formulare la frase precedente aveva messo così tanto impegno, riuscendo malamente peraltro a selezionare le parole, che non avevo più visto, quasi me lo fossi dimenticato, la strana creatura con l'informe cappello sulla testa. Rimasi interdetto della presentazione della donna, notando solo in seguito la piccola creatura che si nascondeva dietro le gambe della strega quasi al punto di voler scomparire dentro un suo polpaccio. Era poi insolito che fosse prima presentato l'elfo domestico, finalmente la razza della creatura era svelata, e poi la strega. « Callum Mahoney, piacere di conoscervi.» se prima l'accento irlandese era mitigato da anni passati a nasconderlo, era impossibile non notare l'inflessione d'Irlanda sul mio cognome. « Non avevo mai visto un elfo con un cappello...» aggiunsi, ricordando la perplessità iniziale di quella strana visione. Non volevo fare pessime figure, il fatto che mi fosse prima presentato Abe era indicativo del legame che univa i due, perciò cercai di ponderare bene le parole della mia frase successiva. «Credevo...Credevo che gli elfi domestici non potessero indossarli.» ricordavo tutta una serie di regole sul comportamento da tenere con gli elfi domestici nel tempo in cui avevo vissuto con mia madre e era proibito dare loro indumenti o accessori da indossare di qualunque genere.
    code made only for wizarding world gdr
     
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7 replies since 10/1/2021, 19:09   147 views
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