Passeggiate serali

Libera!

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  1. Peaky Éire
     
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    CALLUM MAHONEY
    La guerra aveva macchiato in modo indelebile la mia mente, corrodendola e corrompendola con tutti i suoi orrori, orrori che ogni notte ero costretto a rivivere, cancellando quanto di buono vi era in questo mondo. Ogni esperienza positiva, flebile appiglio di speranza e allegria incontrata erano stati cancellati. Era un tumore che si continuava ad allargare, espandeva le sue metastasi corrompendo anche il cuore e qualunque altro tessuto potesse intaccare. Dell'uomo che ero, non restava che il vuoto guscio di carne e ossa nel quale ero avvolto, consapevole di quanto fosse marcio il suo interno. Ma per il breve istante in cui gli occhi verde-azzuri di Adeline si erano sgranati con tono giocoso avevo quasi scordato di quanto danneggiata potesse essere la mia anima. Aveva annuito, proseguendo sulla falsa riga di quel gioco che avevamo appena innescato. « Allora non mi preoccupo se c'è lei.» avevo risposto io, con aria complice e grata per quella inaspettata guardia del corpo. Non mettevo in dubbio che fosse un'eccellente fattucchiera, anche se non le avrei mai permesso, in una situazione di reale pericolo, di esporsi in prima persona per me. La strega emanava quest'aura di purezza che non poteva essere corrotta dal tipo di cose che avevo vissuto, d'impulso provai l'istinto di dover proteggere questo suo aspetto. Anche io un tempo ero come lei. Ora ero un uomo più arido, con molte meno, quasi nessuna, speranze, con qualcosa di irrimediabilmente spezzato nella mia anima, visioni di sofferenza che si rincorrevano con quelle di morte. Molte cose che in precedenza mi avrebbero fatto sorridere oggi non avevano più importanza. Era come se tutto il mondo si fosse decolorato, trasformandosi in una fotografia in bianco e nero, con molti grigi. Godere del buon cibo, di una bella risata, di una sconosciuta bellissima incontrata casualmente per strada era qualcosa che non provavo da diverso tempo. Tutto era incolore, inodore, senza gusto. Era come se il fumo delle sigarette che avevo iniziato ad aspirare in guerra si fosse espanso, intasando tutto il resto, annebbiando qualunque cosa mi circondasse. Non ero apatico, provavo molte cose, ma la maggior parte della quali era negativa, violenta, riempiva di cremisi questa visione in bianco e nero e poi spariva, aggiungendo un po' più di grigio. Fino a quel momento non avrei mai pensato di vedere un altro tipo di colore, non fino a quel berretto azzurro con tanto di pon-pon. Rapito, stupito persino di cogliere quest'aura azzurrina, non capii subito cosa stesse facendo la strega dinnanzi a me, seguendone con aria rapita i movimenti eleganti. Le spire di lana che venivano srotolate nel togliersi la sciarpa, l'altro guanto sfilato, l'azzurro del berretto tolto per svelare una chioma bionda. Rivolsi uno sguardo incuriosito, carico di dubbio, una serie di interrogativi si formavano dietro alle mie iridi gelide e lì si congelavano. Cosa sta facendo? Non ha freddo? Lo fa per...? Ripiegai su se stesse le sopracciglia, combattuto su cosa dire o come procedere, muovendo un passo verso di lei. Non me ne resi nemmeno conto. Era stato un gesto così improvviso, inaspettato che gli diedi una connotazione quasi intima. Forse stavo esagerando, forse la nota di colore che quella strega emanava mi stava facendo perdere il lume della ragione, ma sentivo un tenue calore riscaldare il mio petto in prossimità del mio cuore. Era come se si fosse spogliata, non solo di sciarpa e cappello, davanti a me. « Siete sicura di non aver freddo? Con tutti quegli strati di lana dovrete essere bollente di almeno trenta gradi» parlai, sentendo la necessità di rompere quel silenzio che ormai durava da troppo tempo, carico di un qualcosa che non seppi però cogliere. Piccole nuvole di vapore uscivano dalle sue labbra ad ogni respiro, incantato indugiai con lo sguardo sulla lieve condensa, ricordandomi solo in un secondo momento che non eravamo i soli per strada. Mentre lei parlava dei suoi due lavori, non potei fare a meno di chiedermi se lavorasse in qualche campo umanitario, magari come infermiera o insegnante, sembrava una persona che si prendeva cura degli altri, osservai la palla di lana che era formata dagli accessori di cui si era liberata passare nelle mani di Abe e poi sparire. Andati, ora la strega rischiava davvero di congelare per causa mia. Fui riscosso da una domanda che mi venne direttamente rivolta, sull'incontrare gente nuova o sconosciuta. Sarebbe stato imbarazzante dovermi addentrare nei motivi che mi spingevano a non dare in generale troppa confidenza agli sconosciuti, sempre inseguito da questi fantasmi di un passato bellicoso, sempre sul chi vive. Un tempo amavo circondarmi di persone sempre diverse, ero molto socievole ai tempi in cui vestito la divisa di Tassorosso. Quel ragazzo sarebbe stato molto deluso se avessi in qualche modo rivelato un mio aspetto così sconveniente alla bella bionda. Ma mentire non era affatto nella mia natura. « Soltanto alcuni sconosciuti creano incontri degni di essere ricordati. » tirai le labbra in un sorriso, ovviamente rivolgendomi alla donna che avevo dinnanzi, al suo elfo domestico con il cappello e al capello che lei aveva tolto. Aveva reclinato il capo, in un modo buffo che ricordava una civetta delle nevi, mentre mi stava osservando e forse cercava di elaborare non so che da me stesso. Era affascinante, al contempo però non facevo che domandarmi che cosa si celasse dietro ai macchinamenti che riuscivo quasi vedere formarsi dietro le iridi bicrome.
    « Davvero?» Non feci tempo quais a ribattere alla sua asserzione su un posto che mi sarebbe piaciuto e che lei conosceva, quando mi fu di nuovo porta una mano. La stesa che avevo stretto in precedenza. Ricordavo ancora il contatto caldo che avevo provato nel stingerla alla mia mano gelida. istintivamente fregai un paio di volte i palmi delle mie sul cappotto, come se questo attrito tra due superfici fredde potesse in qualche modo scaldare e attenuare l'impatto fuoco-gelo che sapevo ci sarebbe stato. No, non mi fidavo delle persone sconosciute ma per qualche motivo mi fidavo di lei. « Assolutamente. E poi, deve proteggermi dalle spie che ci osservano.» Sorrisi, ampiamente questa volta, divertito. Mi stavo tuffando in non sapevo cosa, un salto nell'ignoto, che non sapevo nemmeno dove mi avrebbe condotto. Accettai la mano che mi veniva offerta, lasciai scivolare la mia sul suo palmo rivolto verso l'alto, questa volta senza allontanare il contatto che si creò tra le nostre pelli. Riuscivo ancora a sentire il torpore che resisteva ancora nella sua. Mi tuffai ancora un'istante nei suoi occhi con i miei, domandando, chiedendo, indagando se vi fosse qualche indizio su quello che stava facendo, se lei era sicura di portare un perfetto sconosciuto...Dove? Mossi un passo, senza lasciare la presa, per mettermi di fianco a lei, osservare lo stesso panorama, quella linea di orizzonte verso cui anche lei guardava. Era forse tutta una questione di prospettiva? Da quel lato il mondo aveva ripreso a colorarsi? Mi voltai con il capo nella sua direzione, appena oltre la spalla, ancora con quelle domande impresse nel mio sguardo. Dove?
    code made only for wizarding world gdr
     
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7 replies since 10/1/2021, 19:09   147 views
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