[INCANTESIMI] - lezione 1

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  1. Tessa Griffin
     
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    Tess.


    Quando mia madre mi aveva suggerito, praticamente imposto senza possibilità di scelta differente, di comperare una divida che fosse un po' più grande della mia taglia ero rimasta un po' interdetta, ma con il tempo avevo cambiato idea. I primi tempi mi stava larga, praticamente enorme, tanto che dovevo mettere una spilla da balia per chiudere la gonna e ripiegare su se stessa la stoffa di modo da recuperare quei centimetri di giro vita che altrimenti avrebbero fatto cadere a terra la gonna a ogni passo. Un vero imbarazzo. Ma ora che ero cresciuta, il mio corpo stava cambiando, ero contenta di poter indossare un maglione che fosse più largo del previsto, rendendo un aspetto informe e non meglio delineato. Così non dovevo imbarazzarmi per sguardi di troppo al mio decoltè, ne tanto meno mi dovevo preoccupare dell'orlo della gonna, che restava comunque abbondantemente sotto il ginocchio. Non ero mai stata una ragazza vanitosa, ma quella mattina, guardandomi nello specchio della stanza del dormitorio i miei capelli erano un casino. Avevo cercato di sistemarli, ma alla fine l'unica soluzione sarebbe stata fare una doccia e io non avevo assolutamente il tempo per farla, così dovetti legarli in una crocchia sopra la testa.
    Quel giorno avevamo Incantesimi con la Belcourt, come in tutte le materie con una componente pratica mi sentivo spesso in imbarazzo, più che altro per l'idea di fare un esercitazione davanti a tutti che non per delle pessime capacità magiche, ma sapevo di doverci lavorare a questa timidezza. Certo, la sconfitta al Club dei Duellanti non aiutava, così come la lettera successiva di mia madre (alla quale ancora non avevo risposto) mi facevano venir voglia di ritirarmi e rinunciare. Era più facile fuggire che affrontare questa cosa. Sovrappensiero, mi trovai davanti all'aula di Incantesimi al secondo piano in perfetto orario. Ebbi tempo di accomodarmi in seconda fila, di tirare fuori il manuale e le mie pergamene intonse. Riposi con cura quasi rituale il calamaio e la piuma d'oca sul banco, evitai le conversazioni futili che sentivo tutte intorno, tipiche prima dell'inizio di una lezione presi posto, sfogliando il volume di testo. Quando il brusio intorno cessò, sollevai lo sguardo, incontrando la figura elegante della professoressa. Parlava con accento spiccatamente francese, molto singolare e insolito, soprattutto per chi, come me, non era mai uscita dai confini Inglesi e Hogwarts era di fatto il posto più lontano da casa in cui fossi mai stata. Mi chiesi se provenisse dalla romantica Parigi, o da uno di quei campi in Provenza fatti esclusivamente di lavanda, se fosse invece più vicina al nord, alle orchidee di Monet o alla cattedrale di Rouen. aveva visto Notre Dame? La Senna? La Loira?
    I miei pensieri si zittirono appena la lezione entrò nel vivo, rilassandomi visibilmente quando la docente alluse al fatto che ci sarebbe stato un discorso teorico. Adoravo i risvolti teorici, speravo che potessero occupare l'intera ora di lezione fino al suono della campanella, segretamente covavo la speranza che la parte pratica saltasse.
    A una domanda rispose prontamente una Corvonero seduta in prima fila, scegliendo però quella da meno punti, motivo per cui, appena finì di parlare, mi accinsi a sollevare la mano in aria per chiedere la parola.
    Mi sarei presentata, se avessi ottenuto la possibilità di poter rispondere con un "Tessa Griffin, Corvonero" ancora non ero abituata a parlare in pubblico, con gli occhi dei compagni e del professore su di me, ma sapevo di doverlo fare se volevo portare a casa qualche punto per Corvonero e farla risalire in alto. "Oltre agli incantesimi non verbali che diceva la mia compagna, penso che un altro incantesimo per il quale non serve la formula magica sia la Materializzazione. Di fatto si tratta di un incantesimo molto complesso, comporta il disgregamento della materia corporea nel luogo in cui si trova e la sua comparsa in un punto noto, certo, ma distante potenzialmente centinaia di chilometri. Eppure per eseguirlo sono necessari alcuni passaggi chiave come la regola delle tre D, Destinazione, Determinazione e Decisione, ma nessuna formula magica è richiesta al mago che la compie. Addirittura non occorre nemmeno impugnare la bacchetta, basta semplicemente averla addosso. Io credo che questo sia perchè la magia non deve essere catalizzata in un unico punto, ma deve permeare ogni cellula del proprio essere. Quasi come se fosse un esternalizzazione della forza di volontà." Conclusi, tornando ad abbassare lo sguardo sui pochi appunti che avevo preso fino a quel momento.
     
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