A mia madre

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    Ghiaccioli
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    ARTEMISIA OPAL ROSIER
    ilvermorny

    Lo sapeva: troppo tempo era passato dall’ultima volta in cui aveva scritto a sua madre. I compiti scolastici, le lezioni e il fatto che avesse partecipato a un club dei duellanti senza informarla la tenevano particolarmente impegnata e la rendevano nervosa. Finché non le avrebbe scritto sarebbe stata una semplice omissione, ma se non avesse scritto del club dei duellanti sarebbe stato come mentire e i crampi avrebbero assalito lo stomaco di Artemisia con il morso del senso di colpa. Era proprio questo che aveva fatto agitare la giovane Puckwudige nel suo letto del dormitorio per tutto il sabato mattina, costringendola ad alzarsi relativamente presto perché ormai aveva perso il sonno, Si era rivestita con calma, trovando conforto nel’abituale divisa e recandosi subito, fogli di pergamena e piume sottobraccio, alle sale di studio, Non era mai stata un amante della colazione, solo un succo e magari una fetta biscottata con la marmellata, ma il senso di colpa le faceva completamente passare qualunque appetito. Erano poche le persone presenti nella stanza quando vi entrò, anche i più mattinieri stavano ancora a colazione, così la Rosier poté scegliere con calma un tavolo, Si sedette a quello vicino alla finisca, con una grande quantità di luce che entrava, ma poi non voleva rubare il posto a chi avrebbe studiato, così aveva optato per un tavolo abbastanza defilato, in un angolo buio e solitario della biblioteca di Ilvermorny. Davanti a se sistemò con ordine le pergamene intonse, l’inchiostro e la modesta piuma d’oca.

    Cara Mamma,
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    Charlotte Winters

    Puckwudigie
    C’era una cosa non meglio specificata che mi teneva sveglia quella mattina, era come avere un grillo che fischiava nelle orecchie. C’era qualcosa, qualcosa che dovevo fare o di cui mi ero dimenticata, qualcosa che mi faceva rigirare sotto le lenzuola nel dormitorio di Puckwudige senza che però riuscissi ad afferrarla. Era noioso, anche un po’ snervante, soprattutto per qualcuno che vuole semplicemente girarsi dall’altra parte e rimettersi a dormire. Se solo fossi stata in grado di afferrare quel qualcosa che mi faceva agitare tanto avrei potuto ritrovare la pace nelle braccia di Morfeo. Mi ero girata e rigirata, sospirando, sbuffando e strepitando. Che palle! La luce tenue iniziava a filtrare dalle imposte chiuse della sala comune, il respiro pesante delle compagne con le quali condividevo la stanza però mi faceva immaginare di essere la sola sveglia. Nessuna sembrava essere afflitta dal mio stesso tormento, rendendomi ancora più inquieta. Non seppi per quanto tempo questo ballo di San Vito andò avanti, quando si è nel letto sembra che il tempo scorra in maniera differente, in modo infinito quando sei sveglio e aspetti solo che il trillo della svegli ti autorizzi ad alzarti e troppo velocemente quando sei avvolta in un bel sogno. Era un sabato quel giorno, pensai con entusiasmo mentre cercavo qualche bel completo da indossare. La camicia azzurra con i tulipani mi sembrava ideale per quel primo sabato di Aprile, accompagnata da una gonna di jeans e da alcune calze color carne. Ero già vestita, in minor tempo possibile rispetto a quello che avevo impegnato per rigirarmi nel letto.

    Cosa fa la gente la mattina così presto?

    Pensai mentre prendevo sovra pensiero una brioches alla crema dalla Sala Grande e sgattaiolavo via, mangiandola per le scale del castello semi deserto. Non c’era molta gente in giro, nessuno con cui parlare o che sembrasse avere questa intenzione.

    Mi trovai in Sala Studio, con i libri sotto braccio e i compiti per il lunedì mattina da fare. Questa stanza iniziava a riempirsi di sapienti studenti che volevano studiare, impegnarsi a guadagnare gemme per o propria casa e io non mi sentivo di appartenere a questo gruppo. Poi notai un volto famiglie, non un amica o una vera conoscente. Avevo solo un nome.
    Artemisia, giusto? domandai davanti al tavolo, un po’ in disparte, che la Puckwudige aveva scelto. Posso ? le chiesi, sperando che non le desse fastidio di condividere il tavolo con me. Non volevo proprio stare sola con Trasfigurazione.
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    ilvermorny

    Cara Mamma,

    In corrispondenza della virgola la piuma d’oca si era fermata, restando così sospesa sulla pergamena. La macchia d’inchiostro si era allargata, espandendosi sulla carta, imbrattando la lettera. Gli occhi di Artemisia erano rimasti fissi su questo spettacolo, mentre un brivido di preoccupazione le scorreva sulla schiena come campanello d’allarme, ma lei lo aveva ignorato restando ad osservare la bellezza di quel colore nero che si diffinondeva. Amava l’arte, amava così tanto l’arte che credeva non fosse una coincidenza che essa fosse contenuta nel suo stesso nome.
    “Artemisia” sentì il suo nome richiamarla e si scosse da questo stato d’ipnosi. Si? Disse riscuotendosi, distogliendo lo sguardo da quel’opera d’inchiostro e cercando chi l’aveva chiamata. Trovò una ragazza, una Puckwudige come lei, davanti al suo tavolo defilato. Si! Sono io... Si affrettò a confermare, osservando meglio quel volto noto. Il club dei Duellanti, sei Charlotte? Ricordò la sua avversaria, arrossendo perché ricordava di aver vinto lei il duello e per qualche motivo questo la metteva in imbarazzo e la faceva arrossire. Voleva sedersi con lei, lei che non doveva fare altro se non scrivere a sua madre. Osservò la scritta ormai coperta in gran parte d’inchiostro e poi la ragazza. Ma sì certo, certo Era contenta di avere questa improvvisa compagnia, alla quale sorrise. Devi studiare? Domandò per cercare di non far morire la conversazione subito.
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    Charlotte Winters

    Puckwudigie
    Tra le braccia reggevo saldamente il libro di trasfigurazione, abbracciandolo come se fosse un amante gentile. Ero in piedi davanti al tavolo defilato che era occupato dalla Puckwudige dal volto familiare, in attesa di sapere se potessi sedermi oppure no. Vedendo il suo stato di confusione, era quasi spaesata e sorpresa nel sentirsi chiamare, mi sentii immediatamente in colpa e fui dentata di allontanarmi prima che il suo sguardo potesse capire che la causa di questo disturbo. Ma mentre ero sul punto di agire i suoi occhi nocciola incontrarono i miei. Mi sembrò quasi di vedere gli ingranaggi del cervello rimettersi in moto e cercare di collegare il suo volto a un nome. Arrivò, anche se non avevo immaginato mi collegasse al disastroso Club dei Duellanti. In effetti lei aveva vinto con un solo incantesimo scagliato, per lei era stato un vero successo.
    Ah si non potei nascondere un po’ di delusione per come si erano concluse le cose al club, ma mi sentii immediatamente in colpa notando il rossore sulle sue guance Ancora complimenti per la tua vittoria! Sei stata bravissima mi affretto quindi ad aggiungere, sfoderando il sorriso più sincero che riesco a trovare in quel momento. Sono Charlotte, ma chiamami pure Charlie! mi affretto ad aggiungere, presentandomi ufficialmente alla mia sfidante. Alla domanda successiva, scuoto il libro di trasfigurazione nel mio abbraccio, dondolando sui talloni a destra e sinistra. Trasfigurazione. commento poi prendendo posto accanto a lei, sul lato alla sua destra, appoggiando libro, appunti, fogli di pergamena eccetera E fare i compiti commento roteando gli occhi al cielo, per niente entusiasta di questo piano e di questa mattina che avrei potuto trascorrere nel letto caldo invece che nelle Sale di Studio. Tu stai scrivendo un saggio di qualche materia? domando, vedendo un foglio bianco ma con alcune scritte e una macchia d’inchiostro grande quasi quanto il Kentucky.
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3 replies since 3/4/2021, 07:36   53 views
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