[EVENTO]THE WLAZA - INAUGURAZIONE

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  1. mad!max
     
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    Max Lynch

    wampus15 y.o.fugitiveINAUGURATION

    Aveva mentito dicendo alla madre che non sarebbe andata all’inaugurazione del Wlaza. L’austera Preside di Ilvermorny si era limitata ad annuire, infondo anche i suoi genitori nonni sarebbero andati, poiché a suo dire era un evento mondano e troppo frivolo, che in alcun modo avrebbe arricchito le proprie vite di esperienze significative. Di nascosto aveva alzato gli occhi al cielo. Per Lena Aldea Lynch tutto doveva essere formativo, un viaggio d’istruzione che non aveva mai fine. Provava un certo fastidio a pensarci, si domandava se non potesse ogni tanto spogliarsi dell’ingombrante veste di responsabile di tutto il castello e indossa quella di semplice madre.
    Aveva rubato dall’armadio della madre un abito da sera nero, scollato sul davanti, unica selezione vagamente giovanile che riuscì a trovare. Sembrava che la signora Lynch partecipasse solo ad eventi che richiedevano l’uso obbligatorio del nero e un abbigliamento così pudico che i padri pellegrini sarebbero sembrati dei trasgressori al confronto, e la piccola Max non riusciva a pensare ad altro se non ai funerali, come unico evento al quale presenziare così vestita. Doveva accontentarsi, perché tutte le sue spese erano controllate dal severo occhio indagatore della madre che avrebbe subito notato la cifra necessaria per un abito del Madama McClan. Le era anche venuta l’idea di scomodare il suo capo, James Kennegan, per chiederle se non potesse pagarle lei un vestito, trattenendo i galeoni dal suo prossimo stipendio, ma non le sembrava corretto coinvolgerla in quello che era un raggiro ai danni di una delle streghe più di rilievo del mondo magico. Fortunatamente il vestito le stava abbastanza bene, anche se era troppo triste come stile si sarebbe accontentata-
    Aveva trovato una scusa da raccontare ai genitori, una cena a casa di una sua amica a svolgere alcuni dei compiti delle vacanze, per poter giustificare la sua assenza dalla dimora famigliare. Nessuno sembrava essersi accorto di nulla, anzi si erano limitati ad annuire senza fare ulteriori domande sui compiti, sull’amica o altro. Era così uscita di casa infossando abiti no-mag e con la cartella che usava a scuola, solo che invece che libri e pergamene aveva messo il vestito.
    Aveva dovuto cambiarsi in un lurido bagno della metropolitana newyorkese, facendo attenzione a non imbrattare il suo bel abito di sostanze non meglio identificate. Si era sistemata i capelli lungo le spalle, cercando di degli una forma voluminosa, poi era ricorsa a un leggero trucco sugli occhi, adoperando un ombretto. Era forse la prima volta che si truccava, un’esperienza che ritenne poco piacevole e che non pensava avrebbe ripetuto.
    Aveva raggiunto a piedi la 5th Avenue, passando inosservata nel nugolo di folla che stava confluendo dall’ingresso principale del Grand Hotel. C’era davvero molta gente quella sera e l’entusiasmo prese presto il posto della concentrazione dovuta al suo piano per trovarsi lì. Si guardava attorno osservando gli interni eleganti e raffinati della hall nella quale si trovava. Intravide Vincent Reed, all’opera con alcuni vassoi in una gara d’equilibrio, e cercò volti noti. Seguendo il flusso delle persone trovò il professor Skyfield, stava quasi per raggiungerlo ma si fermò di colpo, il sangue le si raggelò nelle vene e il cuore le mandò la pressione a mille. Suo padre era lì. Paonazza in viso si voltò subito, cercando di sfuggire ad eventuali sguardi indiscreti. Si portò nel punto più lontano e distante possibile, mettendo molte teste di ospiti tra di loro. Cazzo. Se l’avesse vista era nei guai. Di colpo sentì lo stomaco contratto per la tensione della bugia. Doveva fare qualcosa, doveva assolutamente trovare un diversivo. ”Nevaeh!” esclamò riconoscendo una sua coetanea Thunderbird con la quale a dirla tutta non aveva mai scambiato alcuna parola ”Sono Max Lynch, senti lo so che non ci siamo mai parlate molto ma avrei un favore immenso da chiederti…” iniziò subito a dire, lanciando un’occhiata verso la direzione dove si trovava suo padre, ancora in compagnia del proprietario di quel lussuoso hotel.
    it's M A X - not maxine
     
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