prison break

flashback - Hogwarts, 1914 - D.L.

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    Chloe Walsh
    flashback - 1914
    Se avessi ancora dovuto pelare un’altra patata, probabilmente avrei vomitato. La consistenza farinosa del amido mi si era infilata sui polpastrelli, sotto le unghie, persino tra i capelli. Avevo i capelli raccolti in una coda scomposta e spettinata, decisamente poco igienica nonostante una cuffia a retina che mi avevano obbligato ad indossare. Osservai con sguardo stanco Jeb, compagno di disavventure, con il mucchio di patate pelate che era decisamente più grande rispetto a quello che avevo raccolto io nel mio cesto. Se fossi stata brava in matematica, avrei detto che mi batteva per un rapporto di tre ad uno, che era qualcosa come più del doppio ecco. Certo Jeb lo faceva di lavoro, perché Jeb era un elfo domestico adibito alle cucine. In realtà però entrambi ci trovavamo a fare qualcosa che non competeva ne all’uno ne all’altra, perché io non avrei dovuto pelare delle patate con l’ausilio di un coltello né lui avrebbe dovuto farmi da carceriere. Nulla di così grave in realtà, anzi era una delle rare occasioni in cui alla sua razza veniva concesso una qualche forma di autorità su chi invece, come me, era solito a comandare a bacchetta. Se mamma Greta avesse saputo che la sua figlia purosangue, per quanto fossi la gemella mal riuscita della sua progenie, era guardata a vista da una creatura schiavizzata da secoli avrebbe probabilmente trovato il mondo di far passare ad Hogwarts guai ben più seri che se non mi fosse stata inflitta una pena corporale. Eppure non potevo lamentarmi della mia punizione per essere stata trovata fuori dal letto oltre l’orario consentito, certo era che se a trovarmi fosse stato il Direttore di Serpeverde avrei subito chissà quale genere di punizione nelle segrete del castello, mentre essendomi fatta scoprire dalla dolce professoressa Dupont, di Corvonero, non avevo ricevuto chissà quale detenzione. Due ore prima di cena, per aiutarli con le preparazioni culinarie, e un altro paio d’ore dopo per aiutare con le pulizie. Non sembrava troppo male sulla carta, eppure dopo la prima ora le patate già mi nauseavano. “E tu Jeb, cosa ti piace fare quando non sei qui a pelare patate?” Ottenni solo un grugnito di risposta: il mio compagno di lavoro non era uno a cui piacesse parlare molto, sebbene avessi avviato diversi spunti di conversazione per poter lavorare più in armonia, o forse era proprio la mia bocca larga che mi svantaggiava così tanto nella corsa su chi stesse pelando più patate. Se solo avessi potuto abbandonare il coltello e usare il diffindo, o qualunque altro incantesimo più specifico.

    made by zachary

     
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