Of alcool, mischief and other things

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    Se c'era un giorno in cui si poteva fare baldoria senza sensi di colpa, quello è certamente il 17 marzo anche conosciuto come St. Patrick's day. Il giorno in cui le città si tingevano di innumerevoli tonalità di verde e l'alcool scorreva a fiumi. Bar e taverne erano adoperati di lavoro, molto più di quanto fossero abituati e questo era solo un bene per le finanze ma era anche piacevole assistere all'allegria che quella festività portava. I cori intonati dai più brilli, le gare di bevute, i dolci più sfiziosi verdi come il trifoglio simbolo di quella giornata. «Oh ma guarda come ti dona» commentò sistemando il fiocchetto verde sulla testa della palla di pelo rosso che la seguiva come fosse la sua ombra, era paicevole non vivere da sola ma con in compagnia di quel piccolo combinaguai, e se doveva essere sincera le dispiaceva dover lasciare la creatura a casa ma aveva un appuntamento per festeggiare in grande insieme alla sua amica di vecchia data Hedel. Le aveva mandato un gufo chiedendole se aveva impegni per quel giorno e si erano accordate per incontrarsi ai Tre Manici di Scopa.
    «Come ti sembro?» domandò facendo un piroetta dinnanzi al gattino che miagolò contento. Aveva indossato un paio di pantaloni a vita alta neri ed un camicia di velluto verde smeraldo. Si sentiva tanto una Serpeverde ad indossare quel colore, e forse una parte di lei aveva una certa affinità con tale casata ma non abbastanza dominante da renderla partecipe delle attività verde-argento. Sorrise guardandosi allo specchio e dopo aver raccolto i boccoli ramati in una coda alta, infilò un paio di scarpe verdi con un tacco non troppo alto. «Direi che sono pronta! Ci vediamo più tardi Peppermint, non combinare guai in mia assenza».

    [...]

    Mettere piede ad Hogsmeade era qualcosa di travolgente, era abituata al paesaggio innevato fin dai tempi della scuola quando insieme ai compagni si recava ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra, ma non aveva mai davvero avuto l'occasione di festeggiare il giorno di St. Patrick's day all'infuori delle mura scolastiche e questo per lei era un giorno importante. Voleva lasciarsi alle spalle i dispiaceri e passare del tempo di qualità insieme ad un'amica che non vedeva da un pò, accerchiata da alcolici e possibilmente con mister maglietta bagnata a servirle. Si perse ad ammirare le decorazioni che adornavano Hogsmeade mentre si avviava con una certa sicurezza verso il locale in piena attività. «Un tavolo per due grazie» chiese togliendo il mantello ed avviandosi verso uno dei tavoli ancora liberi. Si era presa la briga di ordinare due burrobirre -rigorosamente verdi per l'occasione- per dare inizio alla danze. Non le sembrava il caso di cominciare con gli alcolici pesanti, anche se i presenti non sembravano della su stessa idea.

    Edited by draconifors - 26/2/2024, 02:07
     
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    hedel anakin crawford

    Lavorare il legno per poterne ricavare le bacchette magiche era un'occupazione particolarmente logorante, soprattuto per le sue dita che non erano mai state abituate a far nulla e che ora trovavano la pelle indurita dai calli e screpolata dalla segatura del legno. Certo usava strumenti evoluti tecnologicamente, grazie all'ausilio della magia non aveva mai dovuto prendere in mano attrezzi da falegname, ma speso si trovava a dedicarsi con particolare cura all'intaglio dell'ebano, con l'ausilio di uno scalpello che esprimeva il massimo del suo potenziale e della sua precisione soltanto quando maneggiato a mano, quindi niente trucchetti con le bacchette magiche. Stava rifinendo l'impugnatura di una dodici pollici, una gran bella bacchetta, in ebano quando venne colta alla sprovvista dal battito confuso di ali e di una lettera che veniva fatta cadere sul tavolo di lavoro. Scacciò il pennuto, evitando che questo la beccasse sulle dita per non aver ricevuto un biscottino come premio per il messaggio consegnato, aprendo avidamente la pergamena non appena riconobbe la scrittura. Poche volte le labbra della Crawford si incurvavano in un sorriso tanto sincero come quello che assunse nel leggere le parole scritte da Hailey Dawson, che la invitava a trascorrere la giornata di San Patrizio, erano già al 17 Marzo, ai Tre Manici di Scopa, ingollando burrobirra e unendo così due delle cose favorite della Serpeverde. Alcol e festini.


    Era apparsa accompagnata dallo schiocco della materializzazione proprio sullo scalino d'ingresso dei Tre Manici di Scopa, avesse conosciuto la disposizione esatta dei tavoli non si sarebbe nemmeno disturbata di apparire all'esterno, con la classica espressione priva di emozioni stampata in volto, facendosi largo senza troppe cerimonie tra chi si arrancava nel pianerottolo coperto per fumare - sigarette, ennesima bestemmia babbana trapiantata come un cancro nella società magica- e chi aspettava di essere accompagnato al tavolo, per garantirsi una buona visuale sul locale. Non ci mise troppo a individuare la figura della Corvonero, puntuale e precisa esattamente come ricordava, che le strappò un fugace ghigno sulle labbra.
    « Qualcuno più narciso avrebbe potuto immaginare che ti sei vestita così soltanto per far colpo su di me.» Le girò intorno come un gatto con il topo, salvo poi accomodarsi con disinvoltura dinnanzi alla strega. « Eppure sai che basta qualche bicchiere per farmi crollare.» ancora quel ghigno che ben poche persone avevano il privilegio di poter vedere, la cosa più simile a un sorriso sincero che potesse apparire sul suo volto, indice di un'amicizia sincera. « É tanto che non ci vediamo, Dawson. Direi che mi sei mancata, se fossi una persona smielata.» Come sempre non si sbilanciava mai troppo, eppure era sempre con sincerità che si rivolgeva alla sua amica di lunga data, sin dai tempi di Hogwarts... Prima che lasciasse gli studi in fretta e furia, con un grande segreto da nascondere, un fitto mistero coperto dalle bugie mielate in pieno stile Crawford.


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    Qualcuno più narciso avrebbe potuto immaginare che ti sei vestita così soltanto per far colpo su di me voltò leggermente il capo ritrovandosi faccia a faccia con la ragazza che era riuscita a tirare fuori da lei quel coraggio e quel pizzico di pazzia che non credeva di possedere. La seguì con lo sguardo, mentre l'altra si accomodava, sorridendole. «Magari l'ho fatto... mi sono detta: un appuntamento con Hedel Crawford? Forse è il caso di abbracciare la Serpeverde che è in me» rispose accavallando le gambe, lasciandosi andare ad una lieve risata. Le era mancata la mora, soprattutto perchè non si vedevano dai tempi di Hogwarts e con tutto quello che era successo non mai davvero tentato di riallacciare i rapporti con i suoi vecchi compagni. «Giusta osservazione, se non fosse per il fatto che sappiamo entrambe crollerò prima di te» ed era proprio vero, no disegnava gli alcolici ma non era una grande bevitrice e questo la portava a rendersi ridicola quando troppo alcool entrava in circolo nel sistema,. Ma era la festa di San Patrizio, non poteva dire di no agli alcolici in compagnia di Hedel.
    «Mi sei mancata anche tu Crawford» non c'era mai stato bisogno di molte parole tra di loro e forse era questo ciò che le aveva unite fin da subito. A volte bastava davvero poco per capirsi. Forse un tempo era una persona molto più bisognosa di affetto, ma i tempi cambiano e con essi le persone. Solo una non l'aveva mai delusa fino a quel momento, il che era bizzarro perchè ne avevano vissute di cotte e di crude ai tempi della scuola.
    C'era una certa familiarità nei gesti e nelle parole della mora, come tutti quei mesi di separazione non fosse mai avvenuti e forse era così. In un certo senso si erano prese una piccola paura per rimettere in sesto le proprie vite, come quelle che si prendevano nel corso dell'estate benchè ogni tanto capitava che si incontrassero. Il tempo non pareva essere trascorso, solo ieri si erano incontrate nei corridoi della scuola in piena notte perchè sia mai che dormivano prima di recarsi a lezione. Le ore trascorse nella foresta proibita perchè se c'era qualcosa che a loro piaceva era infrangere le regole, era qualcosa di eccitante. «Mi racconti cos'ha combinato in questi mesi miss Crawford, prima che l'alcool sia coinvolto e gli abiti si sbottonino, era più facile rimanere aggiornati gli uni sugli altri ad Hogwarts» non era un segreto che la giovane Dawson non reggeva l'alcool, per niente. Non le dispiaceva un pò di conversazione prima di perdere ufficialmente la lucidità, soprattutto se serviva a scoprire gli altarini della bella Serpeverde, era sempre stata un mistero quella ragazza e forse era anche quello a renderla tanto intrigante. Per non parlare che era davvero rimasta fuori dal giro per troppo tempo e doveva recuperare.
    «Vorremmo ordinare se possibile» domandò alzando la mano per fare un cenno al bancone, sperando qualcuno si avvicinasse per prendere le loro ordinazioni.

    Edited by draconifors - 26/2/2024, 02:07
     
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    Cheyenne Luna Black
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    Poteva soltanto ringraziare il fatto di essere, quando non si trovava nella cucina a sfornare torte e crostate, anche una medimaga piuttosto abituata ad assistere a situazioni sconvolgenti e ad usare pozioni particolarmente odorose, o avrebbe rischiato di svenire quando Barty Butterbeer, appellativo che sosteneva si era conquistato nelle peggiori bettole di mezza Europa, le ruttò in faccia per esclamare « Un'altra!» alla domanda se potesse portare via il quarto boccale ormai vuoto della ButterGreen che gli aveva reso la bocca completamente verde. Piuttosto sconcertata si era defilata, allontanandosi in fretta e incantando un vassoio perchè portasse in autonomia il boccale all'avventore onde evitare altri spiacevoli gorgheggi.
    I Tre Manici di Scopa non erano mai stati tanto affollati come in quella giornata, al punto che ormai la gente non chiedeva più sei ci fosse posto, ma si riversava nel locale come una fiumana verde - qualcuno doveva aver venduto loro diversi gadget in onore di San Patrizio- che si accalcava al bancone o cercava di rubare un tavolo o una sedia non appena questa era lasciata libera anche solo per poter andare in bagno. Inoltre il livello di alcolismo iniziava a innalzarsi parecchio, alcuni cori si levavano dalle tavolate più rumorose, canti celtici in un inglese così stretto che l'americana d'importazione faticava a coglierne le parole.
    Sopra il brusio generale, mentre spillava l'ennesima burrobirra si sentì un flebile ed educato « Madama Luna!» Cheyenne sorrise istintivamente nel sentirsi chiamare con il suo secondo nome. Il povero elfo domestico, un tempo si chiamava diciassette e ora era semplicemente Quincey, aveva problemi a pronunciare il suo primo nome, così esotico e particolareggiato per una creatura che aveva passato tutta la vita circondato da Victoria, Elizabeth, Edward e Albert, ora si trovava ad avere a che fare con una mezza indiana d'America. Quincey aveva insistito per chiamarla Madama Black, ma le sembrava troppo formale e freddo essere chiamata con il cognome, e così gli aveva suggerito e concesso di chiamarla semplicemente Madama Luna che appariva più facile da pronunciare per la creatura e che in qualche modo rendeva onore alle sue origini americane, dove ognuno era legato a un elemento naturale e nel suo caso si trattava dell'astro celeste. Un giorno forse sarebbe stata abbastanza fortunata da comprenderne il collegamento, o almeno così dicevano i saggi nelle loro leggende, ma per ora si limitava a nasconderlo agli inglesi e soltanto il suo elfo domestico la chiamava così, rendendolo in qualche modo una cosa solo loro. « Nuove clienti si sono sedute al tre.» Comunicò, prima di sparire nella cucina ad aiutare con le preparazioni e prima che qualcuno troppo ubriaco avesse maleparole per lui o peggio. Faceva sempre in modo che il suo elfo domestico fosse poco presente in pubblico quando c'era troppo alcol in circolo, onde evitare spiacevoli inconvenienti che l'avrebbero costretta a intervenire con la forza. Posò lo sguardo al tavolo tre, dove individuò una chioma ramata, che non le diceva nulla ed Hedel Crawford, la cui fama la precedeva. Ne aveva sentito parlare qualche volta da Dean, aveva letto qualcosa della sua famiglia dai giornali e l'aveva incrociata per le vie di Diagon Alley. Così giovane eppure così tanto potente. Avrebbe forse fatto bene ad esserne intimidita.
    «Benvenute ai Tre Manici di Scopa!» salutò con gentilezza, sorridendo agli avventori, senza far intendere che conoscesse almeno una delle due figure al tavolo « Mi scuso per l'attesa, stasera abbiamo molta gente. In ogni caso ecco il nostro Menù dove potete trovare i nostri prodotti. Inoltre vi lascio il Menù Speciale di St. Patrick. Vi do qualche minuto per decidere cosa prendere...» aggiunse, allontanandosi leggermente dal tavolo per permettere ala coppia di poter scegliere cosa prendere, ma pronta a tornare non appena avesse visto un accenno nella sua direzione.
    p4Tw05F Benvenute ai 3 Manici di Scopa!
    Potete già ordinare nei vostri prossimi post, io posterò in seguito per portarvi le ordinazioni.

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    hedel anakin crawford

    Non avesse avuto un lato tanto oscuro, tanto più oscuro di quanto mediamente la gente normale ha, e non fosse stata tanto egoista da non poter provare un legame di sincero affetto verso alcun essere vivente, poiché nel momento di decidere tra la propria salvezza o quella altrui lei avrebbe sempre e comunque anteposto se stessa a chiunque, ecco… non ci fossero stati tutti questi se e ma, avrebbe potuto facilmente dire che Hailey Dawson era la cosa più simile all’amicizia che avesse mai provato. « In effetti, ho sempre sperato che la mia influenza ti conducesse finalmente al lato oscuro.» sorrise, arricciando le labbra in quello che appariva sempre un ghigno affilato che non un genuino sorriso di divertimento « Purché tu abbracci la Serpeverde che è in te, e non questa Serpeverde.» puntualizzò comunque, indicando se stessa. La Dawson sapeva bene quanto la Crawford disprezzasse ogni forma di contatto fisico, pubbliche effusioni e cialtronerie simili. « Così però smascheri il mio diabolico piano.» disse ironica, ma con quel filo di cattiveria che era nella sua natura, perché entrambe sapevano chi delle due sarebbe stata per prima agguantata dai fumi dell’alcol. Infondo in quei mesi la frequentazione assidua di suo fratello e del Lawrence, che vagano nel suo appartamento sopra Ollivander come dei gatti randagi, doveva pur aver dato i suoi frutti, almeno per quanto riguardava il reggere l’alcol. Altrimenti si sarebbe vista costretta a cacciarli, persino lei si inteneriva davanti a dei gattini abbandonati in strada.
    Essere sedute a quel tavolo dei Tre Manici di Scopa la riporta indietro nel tempo, quando all’ordine del giorno c’era sempre e comunque da infrangere le regole, qualcosa di illecito da dover compiere per sentirsi vivi. Ora quella vena esibizionista si era calmata, la Crawford aveva imparato che i veri crimini, quelli che portano davvero dritti ad Azkaban, avvenivano in silenzio, nei vicoli bui e con discrezione, senza fare troppo rumore. E che due possono tenere un segreto soltanto se uno di loro è sottoterra. Invece fino a qualche mese prima, al sicuro nelle mura del castello la Crawford era solita farsi vanto delle sue marachelle, dell’aver rubato una cosa o sfidato (e vinto) a duello qualcuno. Mentre ora, per chi non la conoscesse davvero, appariva come una cittadina modello: aveva appena finito di compilare la dichiarazione dei redditi, versato l’affitto del negozio, era diventata una fabbricante di bacchette brava quasi quanto il vecchio Ollivander, il suo conto bancario era piuttosto liquido di finanze. Insomma, se non si fa troppo caso alla medaglietta con la runa Haglaz, che indossa come una collana, infilandosi sotto ai suoi indumenti, si potrebbe dire che ogni animo ribelle sia stato domato. Ma nessuno, fatta eccezione per i due bruti che occupano abusivamente il suo salotto, la conosce meglio della persona che le siede di fronte. Lo noterà, il male che si annida appena sotto la sua superficie? Questa la domanda che si pone la Crawford mentre si sistema meglio sulla sedia, un gesto noncurante e apparentemente innocuo. « Ah, ma allora è vero che vuoi portarmi a letto.» disse con una scintilla di malizia ad illuminarle lo sguardo, evitando però accuratamente di rispondere alla domanda. Forse c’è bisogno di più alcol di quello che la Corvonero immagini prima di poter davvero rivelare quali efferate cose ha fatto in questi ultimi mesi, quando non indossava la sua maschera di cittadina modello. É la proprietaria del locale, che dovrebbe conoscere ma che si rifiuta di registrare nella sua mente, a darle quel giusto istante di tregua per poi formulare una risposta da dare alla curiosa Dawson. « Prendo una ButterGreen, iniziamo con una cosa leggera. E offro io.» dice dopo aver sfogliato velocemente il menù proposto, puntando su qualcosa di classico ma non troppo. Iniziare subito con i superalcolici sembra essere controproducente in questa situazione. Aspetta che anche la Dawson ordini, qualunque cosa la pagherà lei, e che la Black se ne vada dal tavolo prima di riprendere la conversazione da dove era stata interrotta. Si china sul tavolo, le mani intrecciate, avvicinandosi alla Corvonero come a voler suggerire che si tratti di una confessione intima, una conversazione privata. « Cosa vuoi che abbia fatto, Dawson.» il sorriso di chi ha molto più che una volta attraversato quel confine morale e legale che dovrebbe risultare invalicabile, reclinando lateralmente la testa come è sempre stata solita fare «Cercato di conquistare il mondo.» conclude, tornando ad appoggiarsi al suo schienale, con una risata nell’aria che tuttavia a non riesce a stemperare la solenne serietà con cui ha fatto la sua confessione. La runa del ghiaccio pare quasi farsi incandescente contro la pelle del suo petto. Se solo sapesse quanto poco sta scherzando. « E tu, invece? » domanda quasi immediatamente dopo, nulla più che una tecnica per sviare l’attenzione da piccolo frammento di verità che ha rivelato in un luogo tanto affollato come possono essere i Tre Manici di Scopa. Prova una sorta di sadico divertimento nell’averlo fatto.
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