[MQ] - for the Greater Good - cap. II

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    ☞ for the Greater Good
    capitolo 2

    fato 1


    Erano passati ormai mesi da quando la Cerchia era stata costituita nella sua forma primaria, con le rune distribuite ai seguaci di Grindelwald per essere chiamati. Non aveva fatto alcuna parola con loro circa gli eventi che erano avvenuti mentre davano prova di dedizione e fedeltà alla causa: un auror aveva scoperto il loro piano e aveva provato ad accedere alla Suite, fortunatamente l’elaborato sistema di trappole e prove aveva funzionato esattamente come pianificato e l’auror era caduto vittima della maledizione imperius. Un regalo inaspettato che Grindelwald non si sarebbe fatto scrupoli di usare. Sembrava che in quella notte ci fosse stato un allineamento astrale perfetto, tutto era volto a suo favore ma come sempre quando le cose sembrano andare tutto bene è lì che iniziano i guai. La notizia della morte di Lena Lynch era rimbalzata prima sui giornali scandalistici per poi raggiungere le testate nazionali ed internazionali: un crimine efferato che aveva scosso la società.
    Ne era seguito un terremoto che aveva scosso le fondamenta del mondo magico, portando alla chiusura di Ilvermorny e a una serie di ricadute che avevano necessariamente interrotto i piani di ascesa al potere dello stesso mago oscuro.
    Ormai erano giorni che la rabbia di Grindelwald sobbolliva, rendendo alle volte incandescenti le medaglie con le rune per qualche secondo, che sembrava che rispondessero ai cambiamenti d’umore del mago che le aveva forgiate. Gli episodi si erano moltiplicati, rendendosi più frequenti di giorno in giorno, finché, esasperato dalla situazione il mago si era deciso ad attivare il sistema di comunicazione per convocare i suoi seguaci: le medagliette avevano iniziato a diventare pesanti, fredde come il ghiaccio, quando lo sguardo del suo possessore si era posato sulla runa questa aveva emanato un’effimera visione che riportava luogo ed ora, dissolta poi nella nebbia.

    La zona portuale nella quale erano stati convocati appariva rumorosa e sudicia, con tracce di liquami e di ratti nel grande capannone dismesso vicino al East River. Non ci sono maniglie o serrature, solo un edificio di mattoni, con finestre logore e rovinate dalle intemperie, un grande portone basculante che da verso il fiume.

    Giungete uno per volta, ma questa volta non siete da soli: siete la cerchia di Grindelwald e potete agire insieme.



    Benvenuti cerchia di Grindelwald!
    Potete agire come meglio credete in questa prima fase, concedo un incantesimo a testa da usare.
    Chris Walsh hai ricevuto istruzioni specifiche via MP, così sarà per il resto della quest.

    PROSSIMO FATO IL 25 GIUGNO ORE 23.59.


    Theodore Skyfield Hedel Crawford Nathaniel Tristan Crawford Chris Walsh


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    hedel anakin crawford

    Vecchi numeri de “La gazzetta del profeta” bruciavano a fuoco lento nella fornace del laboratorio delle bacchette, alimentando il braciere costante che serviva a riscaldare e fondere alcuni attrezzi o materiali fondamentali per la lavorazione delle bacchette. La Crawford non era mai stata una grande estimatrice del giornalismo inglese, trovando molto più coerenti i giornalisti scandalistici de “Il settimanale delle streghe” che almeno parlavano di gossip, che non quelli del giornale più rinomato dell’isola britannica, che vendevano informazioni frutto di mere speculazioni e basso gossip come accurate e attendibili. Nelle settimane che avevano seguito gli eventi del The Wlaza Hotel, cerimonia che aveva inaugurato non solo l’albergo più chic di New York, le acque erano state calme, così calme da apparire morte. Era stato difficile non fremere d’impazienza, il desiderio di far finalmente cominciare a cambiare le cose, il fatto che i maghi dovessero nascondersi al mondo babbano, era molto forte. La vita era continuata come sempre, aveva ritrovato l’amica di lunga data Hailey Dawson, aveva fabbricato e venduto molte bacchette… tutto era continuato a scorrere con il lento susseguirsi di eventi quotidiani, nulla di straordinario, nulla che potesse ricordare alla Crawford che aveva avuto modo di incontrare Grindelwald, di unirsi a lui, c’era solo la medaglietta con la runa Haglaz a ricordarle che ora era un’uomo di Grindelwald. Poi nel mondo magico era successo un terremoto, un cataclisma che nessuno, nemmeno il veggente più assennato, avrebbe potuto prevedere: l’efferato omicidio di Lena Aldea Lynch era rimbalzato sulla bocca di tutti, quando nemmeno le autorità erano più state in grado di celarlo, enormi titoli avevano iniziato a riempire le edicole. Ovviamente la colpa era ricaduta sul più grande mago oscuro che il mondo avrebbe visto. Hedel Crawford aveva sottoscritto l’abbonamento a “La gazzetta del profeta” nel momento in cui era apparso il primo titolo sulla morte della preside di Ilvermorny, sperando di cercare tra le righe un segnale di Grindelwald. Se era riuscito a far arrivare al giornale un messaggio in codice con cui poi aveva raccolto i suoi seguaci, era plausibile credere che potesse cominciare nello stesso modo. E forse per la frenesia, unita alla necessità di dover sapere, che alla Crawford sembrava che in certi giorni la medaglia con la ᚻ, che ora pendeva lungo il suo collo attaccata a una catenina si facesse rovente. Questo, unito alla situazione, rendeva sempre più inquieta la fabbricante di bacchette che con il passare dei giorni appariva sempre più scontrosa e nervosa, spesso dimenticava cosa le accadeva o cosa stava facendo.
    Era china sul libro mastro del suo negozio, un polveroso registro nel quale strada trascrivendo a mano tutti gli incassi di quel giorno, con nomi e camere blindate, importi e data, un lavoro noioso che però le permetteva di ragionare con calma. La catenina era uscita dallo scollo a V della tunica che indossava quella sera, morbida in lino, e dondolava sfiorando la pagina sulla quale stava trascrivendo. Di colpo sentì uno strattone verso il basso, il collo che si piegava come tirato da un guinzaglio, il volto così vicino alla pagina che poteva sentire l’odore dell’inchiostro fresco e della carta vecchia arrivarle su per il naso. Dopo l’iniziale stupore aveva fatto forza con i muscoli della schiena per rimettersi in posizione eretta e in quel momento lo sentì: il peso freddo della medaglietta le toccò la pelle del petto, facendola sobbalzare come se fosse stata scottata, poi ritirandola giù. Armeggiò con il gancio che chiudeva la catena e l’aprì, togliendola dal collo e posandola sul libro. Le iridi della Serpeverde, irritata e stupita da quanto appena accaduto, si posarono sulla runa e avvenne la magia. Luogo e data comparvero in un fascio di nebbia e luce, molto simili a un incanto Patronus non perfettamente formato, per poi dispersi nell’aria. Grindelwald.

    Si erano incontrati prima nel suo retrobottega, quando il negozio era ormai chiuso al pubblico, per essere sicuri che nessun occhio indiscreto potesse vederli o che qualche orecchio curioso captasse la conversazione che avvenne. « Non penso possa servirci altro, oltre alla bacchetta e alla runa.» disse, sincerandosi di avere addosso sia l’una che l’altra. Aveva deciso di indossare un indumento comodo e pratico, che la facesse comunque apparire in ogni sua curva, infondo ci teneva a fare colpo su Grindelwald e su una certa persona che sperava ci sarebbe stata. Era stato una mezza delusione sapere dal fratello che anche lui aveva ricevuto la convocazione, che era quasi una riunione di gruppo e non un vero e proprio incontro tête-à-tête, ma dopo così tante settimane di silenzio anche così sarebbe andato bene. I due fratelli si smaterializzarono, arrivando al luogo indicato. Non poteva essere più diverso dal sfarzo e dal lusso che aveva caratterizzato il ritrovo al The Wlaza: sporcizia e odore di pesce le assalirono tutti i sensi, provocandole un lieve senso di nausea che nulla aveva a che fare con la materializzazione. Faceva decisamente schifo e questo mise in allerta i sensi della Crawford. « Mi sembra un po’ logoro per lui.» disse, con la bacchetta già pronta in mano, guardandosi intorno con aria circospetta aspettandosi un imboscata.
    Si sarebbe mossa con cautela, verificando che il posto fosse sicuro e che non fossero seguiti da nessuno, che non si trattasse di una trappola tesa dagli auror. Era improbabile certo ma la sicurezza non era mai troppa. Quando fosse stata sicura di questo, avrebbe analizzato con maggiore attenzione il capannone nel quale era probabile che dovessero entrare. Avrebbe cercato apparenti entrate, doppie porte o ingressi segreti. Sarebbe così ricorsa alla sua fedele bacchetta magica: si sarebbe posizionata nella postura che ormai aveva imparato da anni ad assumere, con le gambe divaricate non più della distanza delle spalle, distenendo il braccio in avanti, avrebbe tracciato un movimento circolare, una rotazione oraria del polso, partendo dal basso. « Alohomora» avrebbe pronunciato con forza e decisione, incanalando la sua forza di volontà per aprire la serratura.
    Solo quando non avesse ottenuto un risultato concreto, avrebbe afferrato un frammento appuntito trovato in terra, quello che aveva tutta l’aria di essere una bottiglia rotta dopo chissà quale bevuta tra barboni, ed avrebbe fatto pressione con l’estremità più tagliente per incidere, non troppo in profondità, ma sufficientemente da fa fuoriuscire il sangue dal palmo della sua mano, quella che non reggeva la bacchetta. Avrebbe così posato la mano con il taglio sanguinante sul portone basculante che dava sul fiume.
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    Theodore Skyfield
    Cerchia di Grindelwald
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    Il trasferimento a Londra era stato pesante e difficile. Theodore aveva dovuto preparare tutti i documenti per la custodia della ragazzina che si era dovuto portare con sé per colpa dell'incompetenza degli Auror e per il passaggio delle bacchette da un continente all'altro. Averne due non era mai stato così difficile, ma adesso che non lavorava più per il M.A.C.U.S.A. aveva sicuramente un po' più di margine di errore. Dopotutto la notizia dell'omicidio di Lena Aldea Lynch era stata spiattellata su tutti i giornali senza un minimo di delicatezza e Theodore era forse uno dei pochi a non essere incluso nella lista dei sospettati. Era una vera e propria caccia all'uomo, anzi agli uomini, considerando il sig. Darren Lynch e ovviamente l'immancabile colpevole politico, Gellert Grindelwald. Era assurdo come il più grande mago di tutti i tempi fosse sempre al centro delle critiche da parte degli scettici solo per paura e per la sua enorme influenza all'interno della comunità magica. Lo Skyfield faceva parte del corpo di ricerca, anche se non ufficialmente. Cercava Darren, suo ex collega, per ridargli la figlia - e per questo sperava vivamente che non fosse lui il colpevole - e cercava ogni giorno, ogni ora, ogni minuto un segno da parte della medaglia che pendeva al collo con incisa , Isaz, la runa. Aspettava un movimento, una illuminazione, la lancetta di una bussola o qualsiasi cosa potesse portare da Grindelwald in persona che, anche in questo caso, sperava fosse innocente per l'omicidio della ormai defunta Preside di Ilvermorny. Sarebbe stato una mossa tattica, corretta, forse geniale, ma quella donna serviva a Theodore e adesso non c'era più, rendendo la strada del Docente decisamente più in salita.
    Londra era molto più tranquilla di New York, ma comunque molto attiva. La comunità magica inglese si faceva sentire e anche i giornali locali non avevano tralasciato alcun dettaglio dello scandalo avvenuto poco prima. Theo non si era perso una notizia, anche per la piccola Maxine. Forse voleva darle una speranza, quella stessa speranza che lui da ragazzino non aveva mai ricevuto da nessuno. Lei era totalmente diversa da lui, aveva reagito in modo diametralmente opposto, ma in qualche modo lo Skyfield si era rivisto in lei. Forse era stata la sofferenza. La voleva portare sulla giusta strada, le voleva dare forza, ambizione, dignità. Ma prima di parlarle dei visionari piani di Gellert, Theo doveva essere sicuro che Grindelwald non fosse il colpevole del tragico avvenimento.
    Proprio quando meno se l'aspettava, quando il suo percorso da Docente di Hogwarts andava a gonfie vele e quando aveva già ottenuto il trasferimento al Ministero della Magia inglese, la Runa incisa sulla medaglietta appesa al collo divenne di ghiaccio e pesantissima. Isaz era proprio la runa che rappresentava il ghiaccio e, in qualche modo, quel cambiamento fece pensare ad una attivazione del potere della runa stessa. Tuttavia, poco ci volle, prima che Grindelwald mandò l'effettivo messaggio. Si trattava di una visione, una veloce visione di quando e dove ci sarebbe stato un incontro. Era possibile che quel messaggio l'avesse mandato a tutta la sua cerchia, a pensarci bene era altamente probabile. Era passato troppo tempo dall'ultimo incontro e le cose erano precipitate. Se Gellert avesse voluto essere influente a livello mondiale aveva bisogno di un aiuto, seppur solo di spalla, da parte dei suoi fidati.

    Il giorno tanto atteso arrivò con lentezza. Theodore non aspettava altro, tanto da aver fatto il conto alla rovescia sul calendario. Anche a Hogwarts era risultato meno severo del solito e molto più distratto, ma non gli importava: l'unica cosa che contava davvero era quel dannatissimo incontro. Dentro il suo appartamento, ormai vuoto dato che Maxine Lynch alloggiava nei dormitori della scuola, aveva raccolto le sue cose e si era smaterializzato ed aveva raggiunto facilmente il luogo indicato. L'East River era uno di quei posti tipici londinesi ed europei che a New York difficilmente si vedevano. Theodore non fece una piega, come se quel lerciume fosse la cosa più naturale del mondo. Era devoto a Grindelwald e non gli importava se si trovavano dal Re inglese no-mag o in quella zona portuale sudicia e piena di topi. Dopo pochi passi si ritrovò davanti all'edificio che aveva visto nella sua breve visione. Il Responsabile di Serpeverde sorrise all'istante appena vide chi, della cerchia, era già arrivato all'incontro.
    "Proprio perché è logoro, nessuno si aspetta di trovarlo qui."
    Rispose con occhi furbi e provocatori alla frase detta dalla Crawford. Squadrò poi l'altra figura. Nathaniel Tristan Crawford. Lo conosceva dal Club dei Duellanti. Un mago mediocre che non aveva mai brillato al Club, non quanto la sorella almeno. Come potevano essere fratelli due personalità così differenti. Ignorò Nathaniel per ritornare con gli occhi su Hedel. Dannazione, era solo una ragazzina che voleva fare l'adulta. Strinse i denti, osservandola attentamente mentre provava a lanciare un Incantesimo. Da quando era stata chiusa Ilvermorny, Theo non aveva avuto più modo di vederla. Nonostante abitassero ora nella stessa città, le occasioni erano state nulle. Sapeva bene lei dove lavorasse, ma con che scusa poteva presentarsi a comprare un'altra bacchetta, l'ennesima. E proprio davanti alla negoziante di Ollivander, Skyfield tirò fuori la seconda bacchetta, quella comprata solo in secondo luogo, quella che li aveva fatti in qualche modo conoscere e avvicinare. Insieme Hedel la puntò verso il portone chiuso che non sembrava aver alcun tipo di serratura, ma magari avrebbero potuto attivare un possibile meccanismo che c'era dietro. Theo avrebbe liberato la mente da qualsiasi pensiero sconcio sulla Crawford, avrebbe continuato a ignorare la presenza di Nathaniel e avrebbe cercato di concentrarsi sul suo bersaglio. Era un semplice portone, senza maniglie o altro, ma comunque era chiuso e il suo obiettivo era quello di aprirlo. Avrebbe evitato di pensare alla puzza presente, ai topi, alla sporcizia. Avrebbe guardato solo il suo obiettivo e avrebbe visualizzato nella sua mente lo scopo dell'incantesimo che stava per lanciare. Sarebbe stato un elementare Alohomora, ma che forse avrebbe potuto sbloccare il meccanismo che il Docente di Antiche Rune pensava fosse a protezione dell'edificio. Si sarebbe messo in posizione, rilassando i muscoli per far sì che non fossero duri e in tensione. Si sarebbe lasciato andare e avrebbe trattato la bacchetta come la continuazione del suo arto, un tutt'uno per far catalizzare la magia da dentro di lui a quel bastoncino di legno che si trovava in mano. Non appena fosse stato pronto, Theodore avrebbe enunciato con tono deciso la formula dell'Incantesimo.
    "Alohomora"
    Avrebbe quindi atteso di conoscere il risultato del suo lancio e di quello della strega accanto a lui. Se non fosse andato bene, lo Skyfield avrebbe provato l'unica cosa che assicurava a Grindelwald che lui e gli altri fossero quelli della cerchia: avrebbe appoggiato il medaglione con la Runa incisa sul portone, speranzoso che questi funzionasse come chiave attivatrice.
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    ▬NATHANIEL TRISTAN CRAWFORD▬
    SPEZZAINCANTI

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    Avevo preso l’abitudine di portare la medaglia con la runa sempre con me. La mettevo nel taschino della camicia , nella tasca interna del vestito, in quelle dei pantaloni. Quando tornavo a casa la appoggiavo sul comodino. Ogni tanto ci buttavo un occhio, con un misto di venerazione e preoccupazione, come se in qualche modo quel collegamento con Grindelwald potesse spiarmi, vedere quello che facevo e sentire quello che dicevo. La situazione a livello internazionale si stava facendo complicata, il ministero della magia era in subbuglio dalla morte della Lynch. La stessa domanda che si facevano gli inquirenti era la stessa che tormentava la mia coscienza: era stato Grindelwald? Il silenzio che sembrava circondarlo mi faceva pensare che potesse essere così. La cosa non mi piaceva. I Lynch erano una potente e antica famiglia purosangue, con idee strane e filo conservatrici, ma comunque erano dei nostri. Avevo cercato di non pensarci, di evitare di leggere i giornali o doverci avere a che fare al lavoro, anche se era molto difficile visto che ero al secondo livello e la gestione internazionale era all’ordine del giorno. Era difficile e la presenza della runa di Grindelwald era costante e a tratti roventi. Non capivo se era data dalla mia coscienza, da questi aspetti morali che mi facevano rigirare nel sonno o se era effettivamente qualcosa.

    Avvenne una sera, tornato a casa con troppo alcol in corpo a causa di Dean, non avevo portato nessuna a casa - avevo sviluppato la strana concezione, ma forse era solo una sbronza paranoica, che la runa potesse osservarmi e giudicare i miei gusti discutibili in fatto di donne, o che volessi fare la morale quando io stesso avevo uno stile di vita promiscuo e discutibile- ed ero svenuto nel letto. Ero stato svegliato di colpo da qualcosa di freddo e pesante sul petto. Forse un indigestione, ma sembrava più che altro di avere un sasso addosso. Sudato, ancora completamente vestito, mi ero rimesso seduto sul letto, passandomi entrambe le mani tra i capelli nel tentativo di calmare il respiro. Iniziai a spogliarmi, sempre con questa sensazione di oppressione addosso. Feci cadere a terra le scarpe, la giacca del vestito, e la camicia. Cascò a terra con un colpo sordo, un tonfo come se contenesse sassi. Mi misi carponi, nel buio della stanza, tastando e cercando. Nel taschino trovai la runa di Grindelwald , laguz, che rotolò fuori sul pavimento. Le dita la sfiorarono, ritraendosi immediatamente per il freddo che emanava. A quel contatto però si sprigionò una magia eterea, evanescente, che riempì di luce la stanza mostrandomi un indirizzo e una data, il tempo di un battito di palpebre e tutto svanì.

    Con discrezione l’indomani mattina mi recai da mia sorella, Hedel, per verificare se era successo qualcosa di simile anche a lei oppure se avevo avuto un’allucinazione indotta dall’alcol. Mi bastò vedere la sua postura, tronfia ma di chi ha una missione, per capire che il messaggio era probabilmente stato inviato a tutti i seguaci di Grindelwald. Non ci fu nemmeno tempo per un sospiro di sollievo che partimmo, verificai di essere abbastanza presentabile, con la bacchetta e la runa e ci smaterializzammo. L’odore salmastro del mare mi arrivò alle narici un istante più tardi. Osservai l’ambiente che mi circondava a iniziai subito a cercare tracce mentre compariva anche Skyfield, con il quale scambiai un lieve saluto con un cenno del capo, perché sembrava avere occhi solo per mia sorella. C’ero abituato, decisi di tronare a concentrarmi sul mio lavoro e ad analizzare bene tutto quello che circondava il capannone. Se gli incantesimi lanciati dagli altri due, per qualche strano motivo, fossero falliti avrei io stesso provato il medesimo, perché magari la terza volta era quella fortunata. Così mi sarei messo in posizione, facendo attenzione ad assumere una postura corretta ed avrei eseguito il corretto movimento con la bacchetta, un movimento circolare, mentre avrei pronunciato.
    - Alohomora!-
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    Chris Walsh

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    Andava tutto bene.
    L’addestramento auror era duro, intenso, ma stava formando il mio corpo oltre che la mia mente. Durante gli anni di Hogwarts avevo sempre prediletto quest’ultima, concentrandomi su libri ed esami, snobbano il Quidditch al punto tale di denigrarlo, lui e coloro come mia sorella che sprecavano tempo ed energie per praticarlo, avevo ottenuto una media altissima ed ero uno dei migliori studenti di Hogwarts. Potevo anche essere arrogante, un po’ egoista, ma questo era su base oggettiva. Il mondo accademico mi aveva rigettato, avevo dovuto cambiare i miei piani in corso d’opera, virare su una carriera che non mi sembra così male. Potevo fare tutto, avevo appreso che chi aveva talento in qualcosa per fortuna di madre natura spesso sprecava questo dono, mentre chi, come me, sapeva che c’era un duro lavoro da fare a supporto di ottimi risultati, sapevo di poter sopperire alla mancanza di talento con lo studio, solido e costante. Era il mio metodo. E aveva sempre funzionato alla perfezione. L’accademia auror però era stata diversa, più tosta. Non bastava solo lo studio, serviva anche il corpo. Ero diventato bravo anche con addominali e flessioni, anche se la sera tronavo a casa e non riuscivo più ad alzarmi dalla sedia.
    Ero bravo. Avevo decifrato il codice di Grindelwald, lo avevo quasi preso. Avevo addirittura preso un encomio per questo, insomma una roba che ogni recluta sogna.
    Ero bravo.
    Ero.


    Imperio.

    I passi dei miei stivali scricchiolavano sul selciato a ogni passo. Ero solo un burattino appeso ai fili del mio padrone. Per settimane ero stato dormiente, poi era successo di tutto. Ero stato utile. Nessuno aveva sospettato di me e ogni possibile traccia che potesse condurre a Grindelwald era stata dissipata.
    Ero stato convocato ancora una volta, il mio corpo non rispondeva alla volontà della mia mente e io non avrei ricordato nulla.
    Avanzai non visto dagli altri, tutti con le bacchette sfoderate e pronti a intervenire.
    Non mi era stato spiegato come entrare ma la mente analitica, anche se sottomessa, aveva avuto modo di analizzare le opzioni. Ad occhio e croce nessuna di quelle dei tre scagnozzi aveva possibilità di successo. Ma potevo anche sbagliarmi io.
    Come per attraversare il binario 9 e ¾ avrei mosso dei passi decisi verso il muro, con la volontà di attraversarlo.
    Infondo anche se ci fossi andato a sbattere il dolore sarebbe poi stato rimosso dai miei ricordi, così come le cose che avrei dovuto fare, così come il resto della giornata. Forse della mia stessa vita.
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    capitolo 2

    fato 2


    Ci fosse stata una serratura da aprire si sarebbe aperta per ben tre volte: gli Alohomora castati furono precisi ed efficaci, con una riuscita del 100%.
    Tuttavia il vecchio capannone portuale era stato incantato per resistere a un primo, semplice, tentativo di accedere da parte di esterni.
    Fu Theodore Skyfield a trovare per primo la soluzione al meccanismo. Appoggiata la runa di Grindelwald sul portone questo emise un lieve sfarfallio, diventando quasi trasparente, rivelando il suo interno come una vetrina, per permettere al mago di passare. “Sei uno dei miei, entra” sembrava quasi di sentir sussurrare la voce di Grindelwald attraverso al mattone.
    Hedel Crawford, con il suo sangue puro, questa volta non ottenne l’accesso ad alcunché, mentre il cerca tracce di Nathaniel rivelò soltanto che qualcuno era passato da poco, le tracce di scarpe però sparivano attraverso al muro di mattoni.
    Non visto Chris Walsh, burattino alla mercé di Grindelwald, fece il suo ingresso con un’intuizione geniale, merito della sua arguzia da Auror più che da indicazioni ricevute sotto la maledizione imperio.

    L’auror è già dentro la stanza, che appare con un enorme magazzino vuoto: ci sono alcune impalcature ammassate infondo alla stana, una barca in disuso, alcuni scatoloni. Al centro della stanza però c’è una grande tavolata, sedie di diversa fattura, e un fascicolo di quelli da ufficio posto sulla scrivania.
    Quando anche Skyfield fa il suo ingresso si trova davanti all’auror.


    Ma dov’è il mago oscuro più potente del mondo?




    p4Tw05F Innanzitutto i miei complimenti ai due che hanno individuato il modo di entrare: Theodore e Chris, bravi!

    Skyfield considerati dentro: puoi comunicare ai tuoi compagni rimasti fuori come entrare, altrimenti i Crawford dovranno ingegnarsi per trovare il modo on gdr credibile per entrare. Fatto questo anche voi potete considerarvi dentro.

    Vi trovate nel luogo descritto, ma soprattutto faccia a faccia con uno sconosciuto: potrete anche non conoscere Chris come auror, ma la puzza di sbirro la percepite comunque. Non sapete che è soggiogato.

    Potete relazionarvi con Chirs o con l'ambiente come meglio credete, anche qui vi concedo un incantesimo a testa.

    Chris Walsh riceverai istruzioni specifiche via MP.

    PROSSIMO FATO IL 29 GIUGNO ORE 23.59.


    Theodore Skyfield Hedel Crawford Nathaniel Tristan Crawford Chris Walsh


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    Theodore Skyfield
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    L'incantesimo di Theodore, così come quelli lanciati da Nathaniel e Hedel, era stato totalmente inutile. Il portone non si mosse di un solo millimetro e non sembrava volersi aprire in altri modi. Non c'erano serrature visibili e quello dello Skyfield era solo stato un tentativo sciocco per provare ad aprire in modo elementare un luogo dove si nascondeva Grindelwald. Il posto era sicuro e adesso anche Theo ne era a conoscenza. L'Americano non fece nemmeno un cenno di disappunto, se lo aspettava dopotutto. Si era poi infatti avvicinato al portone e aveva allungato verso di esso la Runa che aveva appesa al collo. Era come una dimostrazione, una di quelle che Gellert aveva chiesto loro già durante il primo incontro al Wlaza. Era cauto, non poteva permettere a chiunque di fregarlo, altrimenti non sarebbe mai stato il più grande mago del mondo. La Runa rese l'ingresso dell'edificio quasi trasparente. Theo riuscì per un attimo a vedere il suo interno e poi, come accompagnato da una voce, decise di entrare poiché davanti a lui era come se non ci fosse più nulla. Grindelwald l'aveva riconosciuto e lui non poteva essere più fiero di così.
    L'edificio era dismesso fuori così come lo era dentro. Era praticamente vuoto, se non per una barca coperta, probabilmente inutilizzata da anni, delle impalcature ammassate l'una sull'altra e un sacco di scatoloni. Quello era un posto frequentato sicuramente da no-mag durante il giorno, ma in quel momento c'era qualcosa - e qualcuno - che stonava con il resto dell'ambientazione. Un tavolo, un grosso tavolo, era posto al centro dell'edificio, accompagnato da varie tipologie di sedie. Poteva essere il tavolo dove Gellert Grindelwald aveva intenzione di indire una riunione con tutta la sua cerchia. Ma ciò che era ancor più fuori luogo era la presenza di un'altra persona all'interno dell'enorme magazzino portuale. Un auror. Sì, non si era presentato ma era palese che lo fosse. Skyfield inizialmente sussultò, tirando fuori la bacchetta senza nemmeno pensarci e puntandogliela contro. Ci mise pochi secondi però a cambiare idea: da ucciderlo, era passato a volerlo con sé. Era da solo ed era entrato in un luogo ben protetto da Grindelwald. Quella non poteva essere stata una trappola organizzata dagli Auror, non poteva. Ce ne sarebbero stati a dozzine, altrimenti, e invece quel clown davanti a lui era da solo, pronto a essere massacrato da Skyfield e da tutti gli altri. Era corrotto, forse, o forse la trappola era stata tesa proprio da Gellert per qualche sciocco sbirro incapace di seguire gli ordini.
    "Non ti muovere! - disse Theo con voce decisa. Nonostante fosse da solo, in quel momento erano in un uno contro uno e l'Americano doveva coprirsi il culo fino all'arrivo dei suoi compagni. - Allora, un auror tutto solo, mh?! Chi sei? E come sei riuscito ad arrivare qui?"
    Theodore si muoveva a passi lenti, sempre più vicino al soggetto, puntandolo con la bacchetta pronta a muoversi in qualsiasi istante. Ci avrebbe messo poco a lanciare l'anatema che uccide. Una volta arrivato accanto a lui, gli passò alle spalle, posandogli la bacchetta sulla nuca. Con la mano sinistra, quella che non reggeva la bacchetta, gli accarezzò la testa.
    "Tranquillo. Non ti succederà niente se collabori."
    Utilizzò la stessa frase che probabilmente avrebbe usato lui durante un interrogatorio o cose simili. Sorrise, e scendendo con la mano, gli strappo una ciocca di capelli, per poi infilarseli nella tasca destra del pantalone. Aveva quel che gli serviva per qualsiasi eventualità. Quell'Auror era nel posto sbagliato al momento sbagliato e, a meno che non si fosse rivelato una spia di Grindelwald, l'avrebbe pagata a caro prezzo. Sperava vivamente che Hedel e soprattutto quel buono a nulla di Nathaniel una volta entrati non facessero stronzate, colpendolo. Dopotutto era evidente che Theodore ce l'aveva in pugno, sotto controllo. Ma in tutto questo... Dov'era Grindelwald?
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    capitolo 2

    fato 3


    All'esterno i Crawford se la stavano prendendo comoda ma in lontananza si sentono chiaramente una serie di schiocchi, quel crac tipico delle materializzazioni: uno più vicino, ad appena qualche strada di distanza e altri due più lontani, ma non così tanto da non sentirne chiaramente l'arrivo.

    Theodore all'interno ha già trovato il regalo degli auror e saggiamente non ingaggia lo scontro, sebbene potesse sembrare la cosa più facile. Chris Walsh, lo sguardo assente, sembra essere immobile, incapace di muoversi e di rispondere. Volta lentamente la testa di lato, come ad ascoltare un sussurro alle sue spalle, poi si sposta velocemente, facendo perno sulla gamba destra per dare le spalle allo Skyfield e inginocchiarsi a terra, con il ginocchio sinistro a toccare il pavimento logoro.

    Nella grande sala del magazzino si avverte l'aria cambiare, come una corrente elettrica e un flusso che sgorga verso un punto specifico, la magia sembra flettersi nel punto in cui l'auror sta inginocchiato, quasi al centro esatto della stanza.



    p4Tw05F Innanzitutto ringrazio Theodore per la risposta, per tutti gli altri ricevete un malus. Al prossimo fato senza risposte, e una giustificazione valida, ci saranno conseguenze.

    Skyfield la situazione è un po' più statica di quanto desiderassi, per aspettare l'ingresso di tutti, comunque percepisci questa specie di "specchio" che si è aperto nel momento in cui Walsh si è inginocchiato. Decidi tu come comportarti.

    Puoi relazionarti con Chris o con l'ambiente: hai un incantesimo e un'abilità da usare se lo desideri.

    Fratelli Crawford, nessuno vi ha dato dritte per entrare, quindi trovate un modo valido ongdr: potete autodeterminare di essere entrati e di trovarvi davanti alla scena descritta a Theodore. Un solo incantesimo a testa.

    Chris Walsh riceverai istruzioni specifiche via MP.

    PROSSIMO FATO IL 25 LUGLIO ORE 23.59.


    Theodore Skyfield Hedel Crawford Nathaniel Tristan Crawford Chris Walsh


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    Avrebbe rivolto una delle occhiate di fuoco a chiunque avesse osato rivolgersi a lei con un simile tono supponente, ma riconoscendo il mago a cui apparteneva la voce si trattenne, rivolgendo un sorrisetto complice a Skyfield. Poteva ringraziare che avesse alcune daddy issues che in quel preciso momento tenevano a freno il suo animo più diabolico.
    Non ebbe fortuna con il suo piano per accedere al magazzino, ma aveva saggiamente tenuto un’occhio e parte della sua attenzione rivolte al mago, un po’ per controllare la concorrenza un po’ perché era inutile negare una certa attrazione verso Theodore. Fu grazie a questa sua piccola ossessione da stalker che potè notare come, con l’ausilio della runa di Grindelwald, era stato sbloccato un meccanismo grazie al quale il mago aveva semplicemente attraversato il portone quasi come se fosse un fantasma. Le pupille scure della Crawford si erano dilatate per il piacere provato dinanzi a una simile scoperta, mentre si affrettava ad estrarre la propria runa per fare lo stesso.
    « La runa, è lei che apre un passaggio. Skyfield lo ha capito prima di noi.» avrebbe spiegato al fratello, anche lui ancora chiuso fuori dal magazzino, senza nascondere un certo disappunto per non esserci arrivati contemporaneamente ed aver perso secondi preziosi: non le piaceva non essere la migliore quando si trattava di pensieri criminali e malavitosi. Non fece a tempo a poggiare la sua runa al portone che udì chiaramente tre schiocchi da materializzazione. Abbassò la voce a un sussurro, udibile solo da Nathaniel, ma imprimendo un tono di comando che le riusciva particolarmente bene « Sbrighiamoci.» Appoggiò Haglaz al portone e questo rivelò l’interno del magazzino, diventando quasi trasparente, e senza esitazione la Crawford fece il suo ingresso.
    Immaginava qualcosa di trionfale, anche qualcosa di diametralmente opposto al logo sudicio che trasudava esternamente quella location, ma restò delusa. Faldoni vecchi e sporcizia erano visibili in un grande magazzino vuoto e dismesso, dove probabilmente i babbani precedentemente stipavano casse di pesce o cose che erano marcite lì dentro. Però la scena che si presentava davanti ai suoi occhi poteva compensare questa delusione. Skyfield le dava la schiena permettendole di ammirare quel bel fondoschiena sodo e un altro ragazzo era inginocchiato al centro della stanza. Qualcosa sembrava convergere verso quel punto esatto, come un velo che viene piegato in un punto, tirato fino quasi a creare uno strappo. Nell’aria si percepiva la carica elettrica della magia, che sembra convergere lì dove stava l’altra persona. « Chi diavolo è?» domandò avvicinandosi a lui, ma parlando con Theodore, con la bacchetta già sfoderata e pronta a colpire in caso di necessità. A una prima analisi non sembrava ci fossero pericoli in vista, l’uomo sembrava un burattino inerme, ma era meglio essere prudenti. « Può essere un incantesimo di protezione, forse basta attraversare lo scudo per trovare lui aggiunse, decisa a fare quanto detto. Si sarebbe spostata verso il punto in cui stava inginocchiato l’uomo, che a sto punto chi fosse o quale ruolo avesse non le importava, gli dava la stessa utilità di un qualunque elfo domestico, quello verso il quale tutta la magia sembrava convergere e anche lei, in quanto essere magico, doveva esserne attratta. Avrebbe allungato la mano che non teneva la bacchetta magica verso quel punto, perché voleva attraversare il velo come avrebbe fatto per attraversare una cascata.


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    C on discrezione avevo odorato il mio respiro per assicurarmi di non puzzare di alcol. Era vero, arrivavo da una notte impegnativa, ma da questo al non riuscirmi un banale Alohomora ne passavano di fiumi di alcol. Ricordavo perfettamente di aver affrontato lezioni in stati peggiori, per non parlare della sbronza clamorosa che Dean e io avevamo preso prima dei miei G.U.F.O. (lui era stato bocciato prima ancora di poter accedere agli esami, questa era senza ombra di dubbio la migliore delle scuse per ubriacarsi) che quasi mi aveva fatto rimettere durante la prova di pozioni. Nemmeno si sentiva più l’odore pungente del alcol, quindi non avevo giustificazioni valide per la mancata riuscita del mio incantesimo. Persino quel saccente di Skyfield, che tutto tronfio si era palesato pochi istanti dopo il nostro arrivo professando verità universali, ma non mancando di squadrare mia sorella, aveva fallito nel lancio dell’incantesimo. Evidentemente non si entrava così. Mi grattai la nuca, frustrato da quella mancanza di successo, quando la voce di Hedel catturò la mia attenzione: le rune erano la chiave d’accesso per il magazzino. La vidi appoggiare la sua e attraversare il portone con un semplice passo, risucchiata dalle mura.
    - Che fastidio…-
    Commentai una volta rimasto solo, per poi accingermi a compiere la medesima operazione, agendo in gretta perché il suo chiaro di materializzazioni lì intorno mi avevano messo in allarme.

    L’interno del magazzino rispecchiava appieno l’aspetto trasandato che trasudava all’esterno. Un bel cambio di direzione rispetto agli sfarzi opulenti del Wlaza, dove eravamo stati reclutati la prima volta dal mago oscuro. Il dubbio che ci fosse ancora qualche trappola in agguato continuava a restarmi incollato addosso, una pulce infilata nel mio orecchio che continuava a ronzare. Un ragazzo, che ero certo aver già visto al Ministero nei livelli degli auror, stava inginocchiato a terra, con Skyfield che puntava contro una bacchetta e mia sorella che d’altro canto agiva provando ad attraversare…qualcosa.
    - É un auror.-
    Rivelai, estraendo prontamente la mia bacchetta e puntandogliela contro.
    - Viene da chiedersi come abbia fatto ad entrare…-
    Proseguii, trovando la cosa alquanto sospetta e conveniente per gli auror. La voglia di scaraventargli addosso una fattura era molta, ma se nessuno degli altri due, che reputavo senza scrupoli a mio confronto, non avevano agito dovevano avere qualche ragione.
    Avrei osservato l’esito di quanto stava facendo mia sorella, se avesse avuto buon fine e fosse riuscita a passare quel velo di elettricità che si avvertiva avrei agito come lei, ma prima avrei tenuto la bacchetta pronta a lanciare un incantesimo contro l’auror che era già inginocchiato a terra.
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    Chris Walsh

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    Non mi ero sfracellato sul muro, questa era una buona cosa. L’ambiente nel quale mi ero trovato non era per nulla famigliare. I miei sensi di auror si erano messi all’erta ma nulla di quel vecchio magazzino abbandonato sembrava suggerire qualcosa di interessante. Pochi mobili, vecchi scatoloni e molta polvere: sembrava che qualcuno fosse dovuto fuggire in fretta e furia da quel posto, magari dopo una soffiata sull’arrivo della polizia. Di quei tempi avere un magazzino come quello costituiva una vera fortuna per chiunque cercasse di fare affari nel periodo del proibizionismo: alcol, sigari e qualche altra forma di droga. Ma perché ero stato mandato qui? Dubitavo che Grindelwald potesse aver a che fare con simili affari babbani.
    Ci stavo pensando quando fui preso in contropiede, uno dei maghi che avevo visto fuori era riuscito ad entrare, ora avanzava con la bacchetta puntata verso di me e facendomi un interrogatorio di terzo grado.

    Non ero autorizzato a rispondere.

    Avrei voluto rispondere, per le rime anche.
    Avrei voluto dichiararlo in arresto come complice del mago oscuro più ricercato al mondo e per aver minacciato un auror.
    Avrei voluto estrarre anche io la bacchetta e fargli vedere chi era il più bravo con gli incantesimi.
    Avrei voluto fare tante cose, ma semplicemente non ero più io.

    La briglia magica che avevo stretta intorno al collo come un cappio sembrò strattonarmi di più, cucendomi le labbra e paralizzando le mie braccia lungo ai fianchi.
    Volto la testa di lato, sentendo la voce di Grindelwald sussurrarmi il suo prossimo ordine, a cui cerco nuovamente di resistere ma con scarsi risultati.
    Poi, come se fili invisibili fossero stati appesi ai miei arti, percepii il mio corpo venire piegato e ruotato.
    Troppo velocemente.
    É frustrato dalla situazione.
    Mi trovo inginocchiato a terra, il capo chino, voltando le spalle al mio nemico.

    Oltre alla rabbia, sento la paura di una morte imminente farsi strada nel mio petto. Sono solo un peso che prima o poi sarà scaricato nelle acque del Tamigi come spazzatura.

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    Theodore Skyfield
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    Ritrovarsi faccia a faccia da solo con uno sconosciuto non era qualcosa che Theodore si sarebbe mai aspettato. Era stato fortunato però, in un certo senso. In fin dei conti, se fosse entrato da solo e si fosse trovato davanti una trappola di decine di Auror pronte ad arrestare chiunque la situazione sarebbe stata tragica. Sì, lui si era portato una boccetta di polisucco, ma effettivamente non aveva i capelli ancora di nessuno. Ecco perché lo Skyfield decise di strappare una piccola ciocca dalla testa dello sconosciuto, dopo che gli si era avvicinato e posto dietro la schiena puntando sempre la bacchetta contro di lui. Non rispondeva, sembrava come non avere paura. Perché? Era un qualcosa che fece imbestialire dentro di sé Theodore, tanto che la sua bocca quasi si riaprì per nominare ciò che non doveva essere nominato con così tanta leggerezza. Fortunatamente, a fermarlo, furono gli arrivi di Hedel e del suo inutile fratello. Ci fu un attimo, un momento in cui Theodore vide qualcosa che lo lasciò stranito. Prima lo sguardo perso, poi quei due movimenti eccessivi e poi quell'energia improvvisa. Era cambiato tutto lì dentro nel giro di un attimo. Aveva in mano un ostaggio ed era solo, adesso invece erano in tre ma non avevano un ostaggio, bensì un burattino. Alla domanda di Hedel rispose Nathaniel, confermando quello che effettivamente era già bazzicato nella testa dello Skyfield. Era un dannatissimo Auror quello, uno di quelli che se l'avesse riconosciuto e l'avesse spifferato al Capo Auror, l'avrebbe potuto far giustiziare all'istante secondo la legge americana. In Inghilterra funzionava diversamente ma si sapeva che la comunità magica agiva in base a ciò che conveniva più che in base alla legge stessa.
    "Ed è solo un burattino - aggiunse Theodore, mantenendo lo sguardo sul proprio bersaglio. - non risponde alle mie domande e sembra ascoltare qualcuno alle sue spalle. Forse è lui."
    Non disse il nome di Gellert Grindelwald ad alta voce. L'auror non lo rassicurava affatto, anche se era quasi evidente la maledizione Imperius che gli era stata inflitta. Theo continuava a puntarlo, come se si aspettasse da un momento all'altro un movimento che potesse essere fatale. Non l'avrebbe mai fatto reagire, se mai si fosse ripreso dal controllo mentale. Era impossibile essere certi di chi ci fosse dietro, ma sicuramente non erano Auror. Mai avrebbero potuto fare una maledizione a un compagno di squadra. E chi altri, se non Grindelwald stesso, sapeva di quell'incontro così segreto?
    La cosa particolare fu quell'energia improvvisa che sembrò liberarsi non appena l'Auror toccò il pavimento con il ginocchio. Hedel agì di impulso. Theodore sorrise immediatamente. Quella ragazza ci sapeva fare eccome, sapeva il fatto suo. Era strana, sì, ma lui non avrebbe mai potuto dimenticare ciò che lei aveva fatto per lui per quella barchetta che stava impugnando proprio in quel momento. In un certo senso le era debitore, ma per la prima volta in vita sua non gli pesava esserlo. Doveva capirla, doveva studiarla, ma ciò che vedeva gli piaceva e per il momento, vista la nobile causa per cui stavano lottando insieme, andava bene così. Finché ce l'avesse avuta come alleata, Theodore non si sarebbe mai dovuto preoccupare. Se fosse andata a finire bene, anche Skyfield l'avrebbe seguita, perché quella specie di Incantesimo sembrava essere come una dimensione specchio, come una dimensione parallela capovolta a quella in cui stavano vivendo in quel determinato momento. Era follia, forse, ma il potere di Grindelwald era immenso e perché non provarci? Non pensava fosse solo un incantesimo di protezione sul pavimento. O c'era una botola nascosta o era difficile. Ma in caso fosse stato quello sarebbe stato molto facile scoprirlo subito dopo quel tentativo.
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    capitolo 2

    fato 4


    Hedel Crawford percepì l'aria elettrica sulla pelle mentre attraversava quello che a tutti gli effetti era uno scudo, simile a un Protego, accompagnato da un battito ritmico. Applausi, si rese conto quando ebbe terminato il passaggio all’altro lato, che però le permetteva di vedere la sala che aveva lasciato con annessi i tre maghi. Era come trovarsi oltre uno specchio, una dimensione parallela che non poteva essere vista da chi non vi apparteneva. Voltandosi verso la fonte del rumore avrebbe trovato Gellert Grindelwald, che applaudiva in maniera sarcastica, il volto segnato da una calma che sembrava celare una tempesta.
    A ruota la raggiunsero il fratello e Skyfield, su cui si posarono in rapida sequenza gli occhi del mago oscuro. « E gli altri?» domandò chiedendo degli altri due adepti che ricordava avessero ottenuto le rune durante l’estate ma che non si vedevano. Un prurito sinistro che sapeva di tradimento iniziò a dargli fastidio, aspettando che qualcuno sapesse dire qualcosa sui chi mancava. Era evidente: Grindelwald era nervoso.
    « Qui.» non c’era alcun segno di benevolenza nel duro tono, un tono di puro comando, con il quale richiamò con anche un gesto della mano Chris Walsh. L’auror, la cui maledizione Imperius veniva rinnovata con una certa regolarità e la cui forza mentale e fisica era spossata da pozioni ed erbe, sarebbe giunto al suo cospetto muovendosi con un passo meccanico, per mostrare a tutti i presenti quanto fosse stata annullata la sua misera forza di volontà. « Avere un auror sotto controllo è molto utile, ma l’atto scellerato di qualcuno sta rischiando di rovinare tutto. » la rabbia di Grindelwald trasudava gelida nelle sue parole. « Chi ha osato uccidere la Lynch?» sibilò, questa volta trattenendo a stento l’ondata di rabbia che fece vibrare un muscolo della sua mandibola. « Ora li abbiamo alle calcagna, sono praticamente qui fuori e ogni mossa è più difficile. Devo essere certo che nessuno dei miei abbia commesso un simile errore. E se è stato commesso, deve essere punito.»


    p4Tw05F Bravi che avete tutti postato entro i temrini.
    Siete entrati e finalmente avete un faccia a faccia copn Grindelwald che però non sembra essere molto felice, tutt'altro.

    Per questo post non sono consentiti incantesimi o abilità, dovete solo parlare: o per convincere il mago oscuro della vostra fiducia o di non aver ucciso la Lynch o qualunque sia la reazione del vostro PG a questa situazione, che per chi sa leggere tra le righe rivela un paio di cose.

    Chris Walsh riceverai istruzioni specifiche via MP.

    PROSSIMO FATO IL 29 LUGLIO ORE 23.59.


    Theodore Skyfield Hedel Crawford Nathaniel Tristan Crawford Chris Walsh


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    Chris Walsh

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    Sentivo tutto.
    Tra le dita, lungo il ginocchio e la gamba che attraversava lo scudo di protezione, per quanto avessi provato a immaginare un incantesimo adeguato non ero riuscito a capire che tipo di incanto protettivo fosse, sentivo la magia scorrere e pizzicare, farmi il solletico ma non potevo muovermi.
    Udivo tutto, sentivo e percepivo ogni cosa, eppure ero paralizzato.
    Non riuscivo nemmeno a spostare lo sguardo, persino quando riconobbi la voce di Nathaniel Crawford che mi riconosceva.
    Riconobbi anche io qualcuno: la sorella di questo, come la negoziante di Ollivander potesse essere tanto malvagia era un mistero e il docente di Ilvermorny che precedentemente mi aveva interrogato. Cercai di ripetermi i loro nomi in mente, sperando che le nebbie che mi impedivano di ricordare non facessero presa su informazioni tanto importanti. Avrei cercato di sottrarmi alla volontà del Imperio, la maledizione sotto il cui giogo ero da troppe settimane, provando a ribellarmi al comando che mi imponeva di dimenticare ogni volta che eseguivo ordini di Grindelwald.
    Non sapevo quali cose terribili avessi fatto in quei giorni.

    Qui.

    Il comando mi riverberò nelle ossa, costringendomi a muovermi. I miei piedi avanzavano, anche se con tutto me stesso cercavo di fermarmi, di rallentare l’andatura. Giunsi al cospetto del più potente mago oscuro, nemico giurato del Ministero, di qualunque mago dotato di buon senso e di principi nobili, chinando il capo e piegandomi alla sua volontà.

    Ascoltai con attenzione le sue parole: gli auror erano vicini.
    Dapprima un brivido di paura mi attraverso il corpo, se fossi stato trovato qui la pena capitale per alto tradimento mi sembrava essere la cosa più scontata, poi la fiamma della speranza si accese.
    E con essa anche un po’ di ribellione, quella che costantemente aveva animato mia sorella gemella.
    Provai con qualcosa di semplice, non troppo complicato: avrei cercato di sollevare il capo per guardare dritto in faccia la cerchia ristretta di Grindelwald, avrei fatto appello a tutte le mie forze, al residuo della volontà che mi restava, alla speranza che presto sarebbero arrivati rinforzi e forse lo stesso Capo Auror. Potevo liberarmi, dovevo solo ribellarmi alla briglia invisibile che mi costringeva ad agire contro la mia volontà.




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    hedel anakin crawford

    Se fosse morta folgorata sulla barriera di magia come una falena che si avvicina troppo alla luce, il suo fantasma avrebbe perseguitato fino alla pazzia quel auror. Infondo aveva trattenuto il suo primo istinto, quello distruttivo che poteva anche portare alla tortura, perché un istinto più viscerale era sopraggiunto. Theodore Skyfield non era uno sprovveduto, ma forse era più clemente di quanto si fosse immaginata.
    Se fosse morta per eccesso di zelo nei confronti di un perfetto sconosciuto del quale non le importava proprio nulla, avrebbe reso la vita di quel biondino un vero e proprio inferno.
    Aveva sentito il reticolo magico tendersi sotto la sua pressione e poi piegarsi alla volontà della strega, che aveva attraversato indenne quella protezione magica che aveva avvolto come una bolla chiunque fosse al suo interno. Non sarebbe diventata un fantasma vendicativo, era già qualcosa. Ma c’era un rumore fastidioso che le fece immediatamente lanciare un’occhiata ostica alla fonte. Raggelò nel vedere Gellert Grindelwald, che sarcasticamente l’applaudiva. Si rese conto che il mago oscuro, dietro a quella particolare protezione aveva avuto modo di osservare il loro comportamento, ogni mossa e di origliare ogni conversazione. Dapprima si sentì avvampare per il tradimento che questo atteggiamento aveva, il fatto di essere spiati mentre cercavano di risolvere ancora una volta le sue malsane trappole contro gli auror. Poteva capire la prima volta, quel rito di iniziazione che aveva portato la Crawford a conquistarsi la runa che ora giaceva placida sopra lo sterno, nell’incavo tra i suoi seni, ma arrivati a questo punto no. Si rifiutava di compiere ogni volta un percorso a ostacoli dove nulla era mai ciò che sembrava. Faticò a celare questo fastidio dietro la sua solita maschera con espressione annoiata che la contraddistingueva quando non doveva fingere per un fine egoista, ma l’arrivo di Nate e Theodore furono un buon diversivo. Non ebbe alcun fremito quando Grindelwald chiese dove fossero gli altri, sicuramente Nathaniel avrebbe spezzato una lancia a favore di Dean, un modo per difenderlo lo trovava sempre e lei non si sarebbe sicuramente esposta per gli assenti. Cercò il contatto visivo con il mago oscura, per nulla spaventata dalla rabbia che sembrava trasparire dai suoi lineamenti.
    Molte cose si chiarirono quando, con tono di assoluto comando e privo di gentilezza che un po’ la eccitò , l’auror arrivò eseguendo l’ordine di Grindelwald come un cagnolino nelle sue mani. Un brivido di entusiasmo le corse lungo la spina dorsale al solo pensiero di quante cose si potessero fare, trafugare o incasinare, con un auror soggiogato al volere del mago oscuro più potente di sempre. Seppe in quel preciso istante di aver scelto il lato giusto, quello che avrebbe sicuramente vinto.
    Lena Aldea Lynch era sicuramente una figura di spicco nella società magica, la sua morte aveva sconvolto praticamente tutti, soprattutto perché sembrava essere stato un crimine efferato, passionale. Si domandava per quale motivo Grindelwald stesse chiedendo loro chi fosse il responsabile, quando aveva un auror come burattino al quale far tirare i giusti fili a quei pezzenti del ministero della magia. « Pensavo fosse stato il marito.» rispose quasi in uno sbadiglio, non capendo cosa centrasse questo omicidio con loro, con la loro causa per un bene superiore.
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