Ci fosse stata una serratura da aprire si sarebbe aperta per ben tre volte: gli Alohomora castati furono precisi ed efficaci, con una riuscita del 100%.
Tuttavia il vecchio capannone portuale era stato incantato per resistere a un primo, semplice, tentativo di accedere da parte di esterni.
Fu Theodore Skyfield a trovare per primo la soluzione al meccanismo. Appoggiata la runa di Grindelwald sul portone questo emise un lieve sfarfallio, diventando quasi trasparente, rivelando il suo interno come una vetrina, per permettere al mago di passare. “
Sei uno dei miei, entra” sembrava quasi di sentir sussurrare la voce di Grindelwald attraverso al mattone.
Hedel Crawford, con il suo sangue puro, questa volta non ottenne l’accesso ad alcunché, mentre il
cerca tracce di Nathaniel rivelò soltanto che qualcuno era passato da poco, le tracce di scarpe però sparivano attraverso al muro di mattoni.
Non visto Chris Walsh, burattino alla mercé di Grindelwald, fece il suo ingresso con un’intuizione geniale, merito della sua arguzia da Auror più che da indicazioni ricevute sotto la maledizione imperio.
L’auror è già dentro la stanza, che appare con un enorme magazzino vuoto: ci sono alcune impalcature ammassate infondo alla stana, una barca in disuso, alcuni scatoloni. Al centro della stanza però c’è una grande tavolata, sedie di diversa fattura, e un fascicolo di quelli da ufficio posto sulla scrivania.
Quando anche Skyfield fa il suo ingresso si trova davanti all’auror.
Ma dov’è il mago oscuro più potente del mondo?