[NATALE 2022] waiting xmas at hogsmeade

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    Spesso si chiedeva se poteva denunciare la Kennegan a qualche inutile dipartimento ministeriale per le eccessive torture a cui era sottoposto quasi ogni giorno. Lui, un uomo tutto d'un pezzo, serio, tranquillo, doveva essere succube di atteggiamenti così infantili. Se non fosse stato che, sottosotto, Brad si divertiva eccome, tanto da vendicarsi spesso e volentieri, l'avrebbe sicuramente fatta rinchiudere ad Azkaban. Sarebbe stato divertente organizzare una messa in scena con qualche suo conoscente ministeriale per far spaventare un po' James e per segnare una netta vittoria in quella che era la loro classifica - mai decisa se non in quel preciso momento da Brad stesso - di prese in giro, scherzi e torture. Era assurdo come McNeal riuscisse ad essere calmo anche in quelle situazioni, ma anche come facesse ad essere così tanto diverso da quello che appariva una volta uscito dalla sfera di privacy che gli dava l'appartamento di Diagon Alley. James tirava fuori un aspetto di lui che era nascosto, lui stesso l'aveva fatto molti anni prima quando aveva intrapreso una strada che non gli appartaneva affatto. Adesso Brad era se stesso, inseguiva i suoi sogni, era contento di ciò che faceva nonostante le incessanti lamentele. E forse era stata proprio la Kennegan, anni prima, ad avergli dato quella voglia di libertà che lui poi ha ricercato per così tanto tempo. Adesso, ce l'aveva tra le mani e non l'avrebbe mai lasciata andare per nessun motivo al mondo.

    Il freddo di quel giorno era stato attutito da vestiti pesanti e numerosi addosso al McNeal che, prontamente per l'occasione, visto che le aveva appena ricevute per regalo, aveva deciso di indossare le scarpe anti scivolo, di colore marrone. Non sarebbe più caduto sulla neve, non avrebbe più imprecato Merlino per quei pupazzi di neve in mezzo alla strada che doveva dribblare con eleganza, non avrebbe più rischiato di bagnarsi tutto. Insomma, quello era stato il regalo perfetto che McNeal aveva desiderato sin dall'inizio delle prime nevicate. Hogsmeade quella sera non faceva più così tanta paura, né per il freddo né per la neve. Nemmeno James lo spaventava più molto. Qualsiasi cosa molesto avesse voluto fare sarebbe caduta da sola, lui sarebbe rimasto sempre in piedi. Con un sorriso beffardo e compiaciuto, i due, mano nella mano, si avvicinarono nella piazza vicino ai Tre Manici per ottenere un nuovo utilissimo regalo.

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    waiting xmas at hogsmeade



    Le temperature proibitive di quei giorni avevano avuto conseguenze anche sul Campionato di Quidditch che aveva dovuto interrompersi: le saggine delle scope si congelavano e il ghiaccio che si era formato su di esse ne impedivano il corretto volo. Ma a Hogsmeade la passione per il gioco più famoso dei maghi non scemava e quel giorno, il decimo del mese, era stato donato a tutti un buono valido per l'estrazione di 3 Carte Giocatori presso "Accessori per il Quidditch", valido per tutto il mese.


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    Potete usarlo fino al 31/01/2023 in role ambientate nel periodo di Natale.

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    Nevicava. La luce bianca che filtrava attraverso le persiane chiuse della sua abitazione ad Hogsmeade era troppo intensa. Da parte sua era stato stupido avere una casa in un villaggio così vicino alla scuola ma le vicissitudini che avevano portato la Barrow ad abitare il numero ventiquattro di Hogsmeade erano veramente particolari per poterci rimuginare sopra. Nevicava e stava nevicando da giorni, così intensamente che sembrava che li avrebbe sommersi tutti. A svegliarla in quella tarda mattina di domenica erano state le voci dei tanti che si riversavano per le vie del villaggio per continuare con gli acquisti natalizi. Anche se il numero ventiquattro stava piuttosto fuori dal centro, in una viuzza defilata, c’era talmente tanta gente bei weekend che precedevano il Natale che anche le abitazioni più periferiche non riuscivano a sfuggire al marasma generale. Nevicava quando uscì dalla piccola porta del numero ventiquattro, scendendo in strada con passo sicuro grazie alle sue nuove scarpe “Sempre In Piedi” di uno sgargiante blu, arrivare al calendario dell’avvento fu una vera e propria impresa che quasi le aveva richiesto di sgomitare per farsi strada fino al centro del villaggio, ma all fine la sua missione era andata a compimento.
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    Non ne ero molto sicura di cosa avrei fatto nelle vacanze di Natale finché non avevo ricevuto quella mattina una lettera da mia madre. A quella donna piaceva tanto scrivere e non era insolito che le sue lettere fossero lunghe più di due pagine, invece quella di quel giorno era stata di una pagina appena: inizialmente ne ero stata molto felice perché avrebbe significato meno da leggere per me, ma subito avevo capito che c’era qualcosa che non andava. Non era il solito resoconto di gossip scritti mentre beveva il suo cherry serale. Mi stava chiedendo se sarei tornata a casa per Natale, avvisandomi che non avrebbero fatto il solito pranzo con i parenti ma che sarebbero stati solo lei e mio padre. Aveva accennato qualcosa circa le tormente di neve in Canada che rendevano difficile i viaggi in scopa e a questo proposito si domandava se ero in grado di tornare con mezzi propri a casa. Ovviamente sapeva che possedevo una scopa da corsa, ma non parlava di mezzi di trasporto. Ma di soldi. E in banca non mi erano rimasti abbastanza galeoni da affrontare una traversata andata e ritorno a casa dei miei.
    Avevo rimandato la risposta da darle a più tardi, perché Wendy mi stava chiamando per andare a Hogsmeade in quel pomeriggio di pallido sole. Ovviamente i sensi di colpa per aver rimandato la risposta a più tardi mi tormentò per tutta la visita al villaggio magico e quando recuperai il mio regalo del giorno al calendario tornai in fretta al castello per rispondere alla lettera di mia madre.
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    Finalmente era arrivata la Domenica. E di domenica tutti quanti vanno a Hogsmeade.
    Era una tradizione ormai radicata nel castello quelle delle uscite della domenica nel vicino villaggio, come o da dove si fosse originata restava un mistero per Cas che comunque aveva dovuto cedere ad abbassarsi a certi rituali per integrarsi abbastanza nella vita mondana da poter far girare i suoi loschi affari. Aveva aspettato di svegliarsi seguendo il ritmo naturale del suo corpo, non aveva puntato l’odio da sveglia che puntualmente finiva scaraventata per terra invece che essere spenta, aveva fatto colazione e si era vestito di tutto punto per affrontare l’ennesima bufera di neve. Era Domenica e si doveva andare a Hogsmeade. E Zabini per un giorno poteva smetterla di inventarsi scuse improbabili per andare nel villaggio magico e partecipare all’apertura del calendario dell’avvento. Si era unito alla squadra di Quidditch di Serpeverde, anche se era meglio dire che era stato intercettato dal capitano è costretto ad andare nel villaggio, erano abbastanza a posto come gruppetto e quanto meno tollerato dal burbero di casa Zabini. Il Quidditch era uno sfogo di vitale importanza per la rabbia collerica che si impossessava del purosangue e non poteva fare passi falsi pee rischiare di essere escluso dalla squadra. Taciturno, mentre intorno a lui continuavano a chiacchierare e commentare di cose successe nei dormitori la sera prima, si era avviato con passo svelto lungo una strada che da una decina di giorni a questa parte conosceva piuttosto bene. Erano subito andati da Mielandia a rifornirsi di Gelatine Tutti i Gusti +1 con cui tormentarsi le sere successive, a quanto pareva era fonte di grande coraggio mangiare le caramelle senza sapere il gusto e suscitava ilarità generale quando uno si esibiva in smorfie terribili per mandar giù la caramella gusto vomito, divertimenti che avevano dubbio gusto a suo parere. Dopo questa tappa obbligata, dove anche lui aveva acquistato un pacchetto di caramelle giusto per uniformarsi, erano andati dritti verso ai Tre Manici di Scopa, perché Cavendish si stava già lamentando che aveva la gola riarsa e doveva annegare in una burrobirra. Su questa via si fermarono al calendario dell’avvento,prendendo ovviamente in giro questa iniziativa e deridendo quei poveri accattoni che non potevano permettersi di comprare le cose ma dovevano elemosinarle, comunque anche loro si fermarono per prendere il premio del giorno e deridere ancora un po’ quella iniziativa dello “stupido Natale” davanti ad una burrobirra calda.

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    James Kennegan

    Dopo l’esperimento fallito dei biscotti si era guardata bene dall’avvicinarsi ancora alla cucina del numero ventitré di Diagon Alley. Non tanto perché ammettesse il fallimento o anche solo il fatto che lei e la cucina fossero due cose lontane anni luce e che era bene che non si incontrassero più, ma perché aveva scoperto che i biscotti che faceva la Black nei Tre Manici di Scopa erano di gran lunga molto meno complessi da preparare. E poi bastava chiedere alla cameriera e in pochi minuti potevi già gustarli. Invece lei avrebbe dovuto innanzitutto uscire di casa a comperare l’impasto, cercandolo per mezza Londra, poi avrebbe dovuto effettivamente impastare. E qui già si sarebbe infilata mezza farina e burro sotto le unghie. Poi l’impasto doveva riposare quasi un’ora. E la Kennegan già a sto punto si era annoiata di leggere la ricetta, figurarsi se doveva stare ad aspettare. La pazienza non era proprio qualcosa che potesse allinearsi con la natura da uragano dell’irlandese. Poi doveva prendere gli stampini e far uscire la forma umanoide dei biscotti. E qui forse sarebbe stata anche in grado, ma con qualche difficoltà e dopo i primi due, magari usciti con teste mozzate e mani amputate, si sarebbe scocciata degli scarsi risultati. Fatto questo veniva poi la parte difficile, quella che aveva rischiato di mandare a fuoco le fondamenta di casa McKennegan: infornare. E poi aspettare che raffreddassero e spendere altro tempo per decorare… un pomeriggio speso in cucina a lavorar era qualcosa di inconcepibile per la Serpeverde. Si era trascinata dietro il McNeal perché il desiderio di biscotti natalizi si era impossessato di lei con la violenza di un poltergeist vendicativo: se non avesse messo sotto i denti qualcosa di dolce, sarebbe finita per mordere il docente. Che non amava particolarmente le effusioni violente e che lasciavano il segno.
    Si era cimentata in una nuova materializzazione, questa volta piuttosto certa di non cadere grazie a un recente regalo ricevuto al calendario dell’avvento, proprio davanti al locale dei Tre Manici di Scopa. Prima di trascinare entrambi nel locale, caldo e accogliente e pieno di biscotti già pronti, però si avviò proprio verso la piazza centrale per ricevere il premio del giorno: sapeva che una volta entrati nel antro di zucchero della Black sarebbero riemersi diverse ore dopo e soltanto rotolando.
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    Domenica era proprio un bel giorno. Niente lavoro! O meglio, Brad doveva comunque fare dei turni a Hogwarts per i classici controlli di routine, ma nulla di troppo lungo e impegnativo, anzi. Il negozio rimaneva chiuso, perché, parliamoci chiaro, i passanti per Diagon Alley di domenica erano molti meno e aprire era davvero una perdita di tempo e di energie.
    Era uno dei giorni migliori anche perché, se non si palesavano allenamenti o partite di Quidditch, McNeal si poteva rilassare e riposare, cosa che gli sembrava davvero impossibile durante il resto della settimana, anche se con la Kennegan a casa pure la domenica diventava faticosa. Stare dietro le sue pazzie e dietro ai disastri combinati da Rigriel non era semplice, ma piano piano sembravano migliorare entrambi: due bimbi che crescono e imparano a camminare senza distruggere tutto ciò che hanno attorno.
    Come di consuetudine, quindi, Brad aveva passato il tempo a poltrire e a mangiare schifezze insieme alla bionda; non c'era nulla di meglio. Ad eccezione, ovviamente, della sera. Sarebbero andati a Hogsmeade, di nuovo. Forse cominciava a essere un po' monotono per uno che si annoia spesso come McNeal, ma la presenza di J e la voglia di ricevere un regalo diverso ogni giorno era superiore a qualsiasi possibilità di annoiarsi. Aveva intravisto qualche collega che accompagnava alcuni degli studenti. Fortunatamente quel turno non era spettato a lui (ed essendo uno dei pochi a vivere fuori dal castello, difficilmente gli sarebbe mai spettato); sarebbe impazzito all'idea di dover fare da baby-sitter in serate così fredde a degli adolescenti presi da ribellione e ormoni impazziti. Sorrise a tutti i volti conosciuti, riuniti tutti nella piazza del grande calendario dell'avvento per il dono giornaliero. Poi lui e la Kennegan sarebbero sicuramente andati dalla Black, per continuare la tradizione della domenica: mangiare schifezze.

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    Era una Domenica di festa a Hogsmeade: per tutto il villaggio magico non si era fatto altro che cantare e danzare, assaggiare deliziosi dolcetti natalizi e bevuto bevande calde. In questa giornata, chiunque fosse passato al calendario dell'avvento riceve la Tisana Nirvana: per le ore successive alla sua assunzione si avrà un particolare stato mentale privo di ogni oppressione e servirà a rimettete in chiaro obiettivi e passioni.


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    Tutta la socialità del giorno precedente aveva drenato ogni singola stilla di vita dal corpo dello Zabini. Per tutta la sera aveva avuto male ai muscoli delle guance, tirarti per un pomeriggio interi nel tentativo di sorridere e ridere alle battute che trovava particolarmente infantili, e desiderava soltanto poter schioccare le dita per cancellare metà o poco più della popolazione mondiale giusto per tornare un po’ di serenità e pace. Non gli sembra di chiedere troppo, mentre stava con la testa infilata sotto al cuscino mentre nella Sala Comune, grazie al cielo i Dormitori Maschili non era un luogo apprezzabile dove fare casino perché mancavano le ragazze, si sentivano provenire schiamazzi e ululati durante la roulette russa delle Gelatine Tutti i Gusti +1. Aveva preso ad osservare con disgusto il suo pacco: i 30 galeoni peggio spesi nella storia dei galeoni spesi male. E in questa lista occupavano gran posto tutto il materiale scolastico e i libri che non avrebbe mai aperto, se non si considerava quando li apriva per scarabocchiare agli angoli delle pagine, quindi era piuttosto considerevole piazzarsi in cima alla suddetta classifica. Nemmeno più tardi nel giorno seguente il nervosismo aveva abbandonato le viscere di Zabini che si sentiva più scontroso di un Ungaro Spinato che è rimasto digiuno: parecchio scontroso. Aveva comunicato il meno possibile, esibendosi in grugniti e qualche monosillaba nel caso si fosse rivelato indispensabile, restando taciturno e intrattabile per gran parte della giornata.
    Trovava irritante persino l’idea di andare ancora a Hogsmeade ma quel giorno doveva proprio. Aveva passato tutta la stramaledetta mattina a cercare nelle tasche dei pantaloni e nella sua mantella invernale, gli abiti che indossava anche ora ma che aveva indossato la domenica, alla ricerca dello scontrino di Mielandia. Ovviamente quella sbadata di una commessa, una ragazzetta del secondo anno che era stata tutte manfrine e moine con il capitano Cavendish, non gli aveva dato la ricevuta d’acquisto. Ma lui non riusciva proprio a mandare giù quei 30 galeoni spesi malamente solo per uniformarsi agli acquisti dei compagni di squadra e aveva deciso, sempre con la calma di un Ungaro Spinato senza colazione, che sarebbe andato nel negozio di caramelle a chiedere un reso e avrebbe minacciato di denunciare tutti quanti per evasione fiscale alla Gringott se non fosse stato possibile riavere dietro i suoi soldi.
    Ah, già. E poi già che era a Hogsmeade sarebbe passato al calendario dell’avvento per ritirare il regalo del giorno. Ma solo perché si trovava già nel villaggio magico, se qualcuno avesse provato a sostenere il contrario sarebbe diventato bocconcini di carne per drago. Mago avvisato…
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    Ci avevo messo tutta la sera per scrivere una risposta che mi convincesse. Erano due le cose che mi preoccupavano: la prima era quella di dover dire in maniera elegante che sarei rimasta al castello, senza far intendere che ero comunque felice di restare a Hogwarts e senza far capire che la ragione principale per la quale non tornavo a casa era di natura economica, la seconda era direttamente legata alla precedente, ovvero nascondere a mia madre che non avevo ancora trovato un lavoro con il quale mantenermi e che quindi stavi intaccando i miei fondi personali per continuare a mantenere alcuni piccoli vizi. Avevo scritto e riscritto, scarabocchiato e strappato fogli di pergamena. Ero arrivata alla quinta stesura e poi ero andata a dormire. Avevo scritto la mattina, sperando di non perdere importanti nozioni a lezione, ma alla fine ero riuscita a scrivere una risposta che mi convincesse. Ero passata in guferia per consegnare la lettera a uno dei gufi della scuola perché volasse fino in America, facendo attenzione a non scivolare sugli scalini ghiacciati e sporco. Ero fortunata a apprezzare particolarmente gli animali, non mi davano fastidio e mi piacevano molto, qualcuno era terrorizzato di salire lassù ma non io. Quando tornai giù dalla torre trovai Megan ad attendermi, una ragazza di Tassorosso con la quale stavo iniziando a legare e con cui sarei andata a prendere una burrobirra, prima però le avrei chiesto se le andava di fare una deviazione per andare al grande Calendario dell’Avvento a prendere il regalo del giorno, ero molto curiosa di sapere di cosa si sarebbe trattato.
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    James Kennegan

    James Kennegan era una gran fifona.
    A dispetto di quello che si poteva pensare quando si osservava la bionda calare in mezzo al campo di Quidditch con la cattiveria di uno squalo mentre scagliava con precisione bolidi omicidi ai suoi avversari, lei era estremamente paurosa. Non vedeva il pericolo e questa era un’altra cosa. Non riusciva a percepire che se un bolide le fosse arrivato addosso sarebbe finita dritta al San Mungo con qualche ossa rotta - sebbene questo si fosse già verificato innumerevoli volte- e questo la spingeva a mettersi in sella senza la minima traccia di paura per la propria incolumità. Era il tipo di persona che se avesse vissuto in una casa dotata di tecnologie babbane avrebbe potuto morire fulminata perché aveva toccato le prese elettrice con le mani bagnate. E una serie di altri episodi avrebbero descritto questo lato totalmente privo di considerazione verso situazioni pericolose, eppure c’erano alcune cose che la Kennegan temeva profondamente. Non poteva ad esempio leggere un libro dalla trama horror nelle ore dove era già buio o sarebbe finita con il fare un’incubo per tutta la notte. Ed era proprio quello che era successo quella notte quando si era svegliata di soprassalto e con la schiena sudata, scossa da immagini terribili di mostri che la inseguivano e graffiavano…Si era voltata in tempo per affondare la faccia nel petto del McNeal per ricercare un po’ di conforto, non riuscendo comunque ad addormentarsi era finita per infastidire talmente tanto il povero mago da svegliarlo e pretendere che ascoltasse il suo sogno, per quanto assurdo e improbabile, e che venisse rassicurata sul fatto che nella stanza non vi erano mostri… o qualcosa del genere.

    << Secondo te ci sono più fantasmi o licantropi?>> aveva chiesto a B. solo qualche ora più tardi, immergendo nella cioccolata calda un biscotto di Natale, quelli di forma umanoide che si era portata a casa dall’ultima incursione ai Tre Manici di Scopa, durante l’ora del the. Una persona normale avrebbe anche potuto comprendere lo sguardo perplesso che il ragazzo le rivolse, uno sguardo reso ancora più penetrante dai solchi violacei di una notte insonne per gli incubi, mentre ora si stava parlando di mostri poco raccomandabili e di quale specie fosse maggiormente diffusa. << Alla Stamberga, dico. - addentò la testa del biscotto - Avevo scommesso con Lee Glover, una Grifondoro, che erano di più i licantropi, ma poi non avevamo mai verificato- e lei detestava perdere, si ricordò mangiando un altro paio di arti del povero Zenzy - Potremmo farci un salto, dopo essere stati al Calendario>> suggerì, come se stesse proponendo di andare a bere una burrobirra. Insomma la Stamberga Strillante era un’emblema di pericolo e avventure che aveva sempre affasciato e attratto la Kennegan, la stessa ragazza che si era svegliata nel cuore della notte per un’incubo.

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    aelin barrow

    Chiunque avesse deciso di incantare il soffitto della Sala Grande per riflettere le condizioni atmosferiche esterne era un sadico. O almeno lo era se le condizioni da riflettere erano una nevicata incessante. Fiocchi di neve grossi quanto un galeone erano continuati a cadere per tutto il pranzo e la docente di Divinazione era stata costretta a bere la sua zuppa di ceci con fiocchi di neve annessi. Ne alteravano il gusto, non sapeva dire in che modo, ma il fatto che vivamente potesse osservarli sparire in sbuffi di vapore acqueo dentro la sua zuppa bastava perché questa avesse un gusto diverso da quello che si era aspettata che avesse. Aveva sbuffato e sospirato per tutto il pranzo e quando era uscita dal castello per tornare a casa, visto che nel pomeriggio non aveva alcuna lezione da tenere, aveva sbuffato ancora. Se nevicava ancora con quei ritmi per tanti giorni rischiavano di trovarsi sepolti in casa. Si era trascinata fino ai Cancelli, facendosi strada nella neve alta fino alle caviglie, in una luce così intensa da far strizzare gli occhi. La sua chioma riccia si era riempita di fiocchi di neve, al pari di come era successo alla sua zuppa in Sala Grande. Si domandava perché nessuno avesse ancora liberato il selciato che portava ai capelli, soltanto le piante e alcuni muretti che ancora uscivano qua e là da cumuli di neve erano in grado di indicarle la strada giusta, ammesso che riuscisse a trovarla. Non aver concesso almeno ai docenti di potersi smaterializzare, magari con una zona franca nella sala insegnanti o nella presidenza, era qualcosa che ancora non riusciva a spiegarsi la Barrow, che pure non era la persona più logica e organizzata del mondo. Aveva avanzato a stento, con i piedi infreddoliti e i calzini zuppi, domandandosi perché non fosse riuscita a prevedere quel preciso momento e a dotarsi di calzature, come quelle vinte qualche giorno addietro, per affrontare adeguatamente quel tipo di condizione climatica. E dire che ormai nevica così da inizio mese e non aveva mai accennato a smettere, non sarebbe servita alcuna arte divinatoria per giungere a una banale conclusione dettata dalla mera osservazione degli eventi. Ma di razionale la Barrow possedeva davvero poco e semplicemente non ci aveva pensato: i mocassini color porpora che aveva trovato nell’armadio quella mattina le erano sembrati così carini da non pensare a quanto poco fossero funzionali in una tormenta di neve. Giunta al cancello si smaterializzo per Hogsmeade.


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    Dormiva insieme alla Kennegan da ormai tanto tempo, eppure ogni notte era una sorpresa. C'era quella volta che aveva freddo e si accolava a lui, c'era quella volta in cui aveva caldo e scopriva tutti e due, c'era quella volta in cui era affettuosa e quella volta in cui non voleva proprio il contatto fisico, c'era quella volta in cui aveva incubi e si muoveva tutta preoccupata e quella volta in cui dormiva ore e ore senza quasi nemmeno muoversi. Anche Brad, tuttavia, non era il migliore con cui dormire. Spesso si addormentava più tardi e quando si annoiava perché non riusciva a prendere sonno si muoveva da una parte e dall'altra del letto, rompendo le pluffe sicuramente anche alla povera James. Una volta addormentato, però, McNeal rimaneva lì, fermo, per tutta la notte, come se fosse morto. A volte era quasi inquietante, soprattutto perché, se poteva, dormiva davvero tanto. La sua sfortuna era il sonno leggero: qualsiasi rumore poteva turbarlo e svegliarlo, compresi i movimenti strani e ambigui della compagna di letto. Quella notte era stata particolarmente calma per lui. Si era addormentato poco dopo l'Irlandese e non aveva avuto nemmeno troppo tempo per rigirarsi di continuo. Però, purtroppo, si era svegliato dopo qualche ora. James aveva avuto un incubo e si era avvinghiata su di lui terrorizzata da qualcosa di assurdo che inizialmente Brad non aveva ben capito e, anzi, pensava ancora di star sognando. Cercò di tranquillizzarla con frasi che si dicono a una bambina di solito, non ad un'adulta. Poi, come sempre, aveva cominciato a fare un po' l'egocentrico arrogante, vantandosi delle sue grandi doti da Professore di Difesa Contro le Arti Oscure, assicurandole che finché lei avesse dormito con lui non avrebbe avuto problemi con mostri e simili. Forse anche una velata minaccia per dirle di non dormire con nessun altro uomo, chissà. Fortunatamente non ci volle molto prima che entrambi si riaddormentassero l'uno abbracciato all'altra, fino al rumore della sveglia chiamata Rigriel.

    Ancora tutto rincoglionito dalla particolare nottata, Brad squadrò la ragazza in modo sospettoso, come se non riuscisse a capirla, come se fosse preoccupato per lei e per la sua sanità mentale. Continuava a parlare di mostri, come se in quei giorni avesse sentito o letto qualcosa di inquietante. Attese qualche istante e, fortunatamente, la ex Serpeverde riuscì a spiegarsi senza sembrare totalmente matta. McNeal scosse il capo. Non c'era traccia di licantropi residenti nella Stamberga, al contrario, invece, alcuni fantasmi si divertivano a far spaventare i più curiosi. Era dopotutto una catapecchia abbandonata che era stata additata come un luogo infestato, ma lui, che aveva dovuto controllarla qualche volta perché degli studenti si erano avventurati fin lì dentro, non ci aveva trovato nulla di che. Certo, non era il posto più allegro del mondo e metteva i brividi, ma non era maledetta o chissà che.
    "Sei tornata studentessa, oggi? - chiese subito dopo. - Se vuoi ci possiamo andare. Solo se mi prometti però che riuscirai a dormire dopo."
    Rise. Anche se l'idea di restare di nuovo sveglio per rassicurarla era tutt'altro che divertente. Come non era per nulla divertente il freddo che avrebbe dovuto sopportare. Di certo avrebbe preferito i Tre Manici, ma accettò comunque la proposta. Quella sera, infatti, i due, dopo aver preso il regalo del giorno, si diressero verso la Stamberga strillante, quasi sicuri di non trovarci nessuno (almeno, nessun essere umano) vista l'ora. Brad prese per mano la Kennegan per rassicurarla, ma anche per se stesso. Nonostante conoscesse l'innocenza e la tranquillità di quel posto, sapeva altrettanto bene che i fantasmi potevano farlo saltare in aria dalla paura in qualsiasi momento solo per uno stupido scherzo.

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    EVENTO DI NATALE 2022
    waiting xmas at hogsmeade



    C'è un'antica leggenda che narra di un pupazzo di neve che voleva vivere d'estate. Lui bramava il sole e il caldo, ma ovviamente non avrebbe mai potuto sperimentarli sulla propria...neve. Così convinse un mago molto potente ma altruista a lanciare un'incantesimo su di sè: sarebbe stato perennemente freddo d'estate, non importava quanto alte sarebbero state le temperature, e costantemente caldo durante l'inverno, indipendentemente da quanto sotto zero sarebbero andati i gradi. L'unica cosa che chiese il mago dopo aver castato questo potente sortilegio fu un po' di neve, ogni anno. Nacque così la famosa Neve d'Estate, i cui prodotti di punta sono i Fiocchi-Caldi-Caldi e i Fiocchi-Freddi-Freddi.
    Durante l'apertura della dodicesima casella vennero dati a tutti una confezione da 10 "Fiocchi Caldi-Caldi" aggiunti alle bevande, come zollette di zucchero, o tenendone uno tra le mani essi emaneranno calore. Evaporano immediatamente dopo l'utilizzo.


    p4Tw05F Oggetto personale del PG e non trasferibile.
    Potete usare i Fiocchi Caldi-Caldi per un massimo di 10 volte!

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    Edited by Wizarding World Master - 13/12/2022, 17:52
     
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    aelin barrow

    C’era una sola cosa che non le andava bene di Hogwarts sin da quando era stata una studentessa di Grifondoro: si trovava in Scozia.
    Non aveva nulla contro la sua terra natia, quella dove risiedeva il Clan dei Barrow, se non il fatto stesso che fosse dove viveva la sua famiglia. Le sembrava di non essersene mai andata di casa, che stava a poche decine di chilometri da Hogsmeade, con parenti sempre in agguato e pronti a rifilarle commissioni o cose da fare. Come Zia May, che non era poi nemmeno una sua parente di sangue. Zia May era una strega molto austera, della vecchia guardia come si sarebbe definita lei, portava sempre lunghe tonache color smeraldo e un paio di stretti occhiali rotondi era tutto ciò che le permetteva di vedere il mondo. Portava ancora con se la bacchetta, ma aveva ormai perduto la memoria e con essa metà delle formule magiche che si potessero sapere, con il risultato che il più delle volte rischiava di far esplodere qualche cosa. Aveva ricevuto un ufo giusto la sera prima che l’avvisava che qualcuno avrebbe portato l’anziana strega a Hogsmeade perché potesse fare acquisti per i nipotini e che visto che Aelin lavorava a Hogwarts immaginavano non sarebbe stato un problema occuparsene per un paio di ore. Avrebbe preferito dover spiegare a quelli del terzo anno l’oniromanzia, una delle pratiche divinatorie più complesse che si affrontavano solo l’ultimo anno, che avere a che fare con la zia May per le strade piene di neve del villaggio magico. Ma la sua famiglia era così meravigliosamente invasiva da non occuparsi o preoccuparsi se potesse essere d’intralcio. Per i Barrow la famiglia veniva prima di qualsiasi cosa, persino del lavoro. Aveva provato a non sbuffare, riuscendo a sorridere alla zia May quando l’aveva incontrata vagare per le vie di Hosgmeade.

    « E hai sentito di Corrine?»
    « Corinne?»
    « Corinne Barrow. Resta tua cugina di terzo grade da parte di padre, ovviamente. Diciamo che è mia nipote di … terzo o forse quinto grado. Una ragazza molto solare, stupida forse, ma allegra. A Natale faceva sempre la parte della passerella nella recita, ah come le stava bene quel completino fatto di lana. Sai che i Barrow qualche centinaia di anni fa erano abili filatori di lana? Prima ancora erano stati degli allevatori ma non di pecore, bensì di montoni, che sono se vuoi più testardi delle…»
    « Zia May, stavamo parlando di Corinne…»
    « Ah si Corinne, una cara ragazza. Molto solare e forse un po’»
    « Stupida, sì… E poi?»
    « É scappata con un irlandese. Un babbano per giunta. Tutto secco e pel di carota. Con lei vicino sono una coppia strana. Un lungo fusto e un sasso. Corinne è una ragazza molto solare, ma le piacciono troppo i dolci. Un tempo sapevo fare delle crostate ai mirtilli per cui mezza Scozia avrebbe venduto i primogeniti maschi.»


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