Posts written by crw

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    CITAZIONE
    che per chi sa leggere tra le righe rivela un paio di cose.

    Secondo voi che significa?

    Mi pare ovvio che arriveranno gli auror, abbiamo sentito il suono della materializzazioni fuori e lo dice lo stesso Grindelwald... ma non ho notato altro di significativo...
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    hedel anakin crawford

    Avrebbe rivolto una delle occhiate di fuoco a chiunque avesse osato rivolgersi a lei con un simile tono supponente, ma riconoscendo il mago a cui apparteneva la voce si trattenne, rivolgendo un sorrisetto complice a Skyfield. Poteva ringraziare che avesse alcune daddy issues che in quel preciso momento tenevano a freno il suo animo più diabolico.
    Non ebbe fortuna con il suo piano per accedere al magazzino, ma aveva saggiamente tenuto un’occhio e parte della sua attenzione rivolte al mago, un po’ per controllare la concorrenza un po’ perché era inutile negare una certa attrazione verso Theodore. Fu grazie a questa sua piccola ossessione da stalker che potè notare come, con l’ausilio della runa di Grindelwald, era stato sbloccato un meccanismo grazie al quale il mago aveva semplicemente attraversato il portone quasi come se fosse un fantasma. Le pupille scure della Crawford si erano dilatate per il piacere provato dinanzi a una simile scoperta, mentre si affrettava ad estrarre la propria runa per fare lo stesso.
    « La runa, è lei che apre un passaggio. Skyfield lo ha capito prima di noi.» avrebbe spiegato al fratello, anche lui ancora chiuso fuori dal magazzino, senza nascondere un certo disappunto per non esserci arrivati contemporaneamente ed aver perso secondi preziosi: non le piaceva non essere la migliore quando si trattava di pensieri criminali e malavitosi. Non fece a tempo a poggiare la sua runa al portone che udì chiaramente tre schiocchi da materializzazione. Abbassò la voce a un sussurro, udibile solo da Nathaniel, ma imprimendo un tono di comando che le riusciva particolarmente bene « Sbrighiamoci.» Appoggiò Haglaz al portone e questo rivelò l’interno del magazzino, diventando quasi trasparente, e senza esitazione la Crawford fece il suo ingresso.
    Immaginava qualcosa di trionfale, anche qualcosa di diametralmente opposto al logo sudicio che trasudava esternamente quella location, ma restò delusa. Faldoni vecchi e sporcizia erano visibili in un grande magazzino vuoto e dismesso, dove probabilmente i babbani precedentemente stipavano casse di pesce o cose che erano marcite lì dentro. Però la scena che si presentava davanti ai suoi occhi poteva compensare questa delusione. Skyfield le dava la schiena permettendole di ammirare quel bel fondoschiena sodo e un altro ragazzo era inginocchiato al centro della stanza. Qualcosa sembrava convergere verso quel punto esatto, come un velo che viene piegato in un punto, tirato fino quasi a creare uno strappo. Nell’aria si percepiva la carica elettrica della magia, che sembra convergere lì dove stava l’altra persona. « Chi diavolo è?» domandò avvicinandosi a lui, ma parlando con Theodore, con la bacchetta già sfoderata e pronta a colpire in caso di necessità. A una prima analisi non sembrava ci fossero pericoli in vista, l’uomo sembrava un burattino inerme, ma era meglio essere prudenti. « Può essere un incantesimo di protezione, forse basta attraversare lo scudo per trovare lui aggiunse, decisa a fare quanto detto. Si sarebbe spostata verso il punto in cui stava inginocchiato l’uomo, che a sto punto chi fosse o quale ruolo avesse non le importava, gli dava la stessa utilità di un qualunque elfo domestico, quello verso il quale tutta la magia sembrava convergere e anche lei, in quanto essere magico, doveva esserne attratta. Avrebbe allungato la mano che non teneva la bacchetta magica verso quel punto, perché voleva attraversare il velo come avrebbe fatto per attraversare una cascata.


    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
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    Tampone Negativo pray circle: 3
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    • Inviato il
      22/7/2022, 15:46
      crw
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    Chiedo proroga
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    Come avrete visto io ho postato prima incantesimo e poi azione, vediamo 🖤
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    hedel anakin crawford

    Vecchi numeri de “La gazzetta del profeta” bruciavano a fuoco lento nella fornace del laboratorio delle bacchette, alimentando il braciere costante che serviva a riscaldare e fondere alcuni attrezzi o materiali fondamentali per la lavorazione delle bacchette. La Crawford non era mai stata una grande estimatrice del giornalismo inglese, trovando molto più coerenti i giornalisti scandalistici de “Il settimanale delle streghe” che almeno parlavano di gossip, che non quelli del giornale più rinomato dell’isola britannica, che vendevano informazioni frutto di mere speculazioni e basso gossip come accurate e attendibili. Nelle settimane che avevano seguito gli eventi del The Wlaza Hotel, cerimonia che aveva inaugurato non solo l’albergo più chic di New York, le acque erano state calme, così calme da apparire morte. Era stato difficile non fremere d’impazienza, il desiderio di far finalmente cominciare a cambiare le cose, il fatto che i maghi dovessero nascondersi al mondo babbano, era molto forte. La vita era continuata come sempre, aveva ritrovato l’amica di lunga data Hailey Dawson, aveva fabbricato e venduto molte bacchette… tutto era continuato a scorrere con il lento susseguirsi di eventi quotidiani, nulla di straordinario, nulla che potesse ricordare alla Crawford che aveva avuto modo di incontrare Grindelwald, di unirsi a lui, c’era solo la medaglietta con la runa Haglaz a ricordarle che ora era un’uomo di Grindelwald. Poi nel mondo magico era successo un terremoto, un cataclisma che nessuno, nemmeno il veggente più assennato, avrebbe potuto prevedere: l’efferato omicidio di Lena Aldea Lynch era rimbalzato sulla bocca di tutti, quando nemmeno le autorità erano più state in grado di celarlo, enormi titoli avevano iniziato a riempire le edicole. Ovviamente la colpa era ricaduta sul più grande mago oscuro che il mondo avrebbe visto. Hedel Crawford aveva sottoscritto l’abbonamento a “La gazzetta del profeta” nel momento in cui era apparso il primo titolo sulla morte della preside di Ilvermorny, sperando di cercare tra le righe un segnale di Grindelwald. Se era riuscito a far arrivare al giornale un messaggio in codice con cui poi aveva raccolto i suoi seguaci, era plausibile credere che potesse cominciare nello stesso modo. E forse per la frenesia, unita alla necessità di dover sapere, che alla Crawford sembrava che in certi giorni la medaglia con la ᚻ, che ora pendeva lungo il suo collo attaccata a una catenina si facesse rovente. Questo, unito alla situazione, rendeva sempre più inquieta la fabbricante di bacchette che con il passare dei giorni appariva sempre più scontrosa e nervosa, spesso dimenticava cosa le accadeva o cosa stava facendo.
    Era china sul libro mastro del suo negozio, un polveroso registro nel quale strada trascrivendo a mano tutti gli incassi di quel giorno, con nomi e camere blindate, importi e data, un lavoro noioso che però le permetteva di ragionare con calma. La catenina era uscita dallo scollo a V della tunica che indossava quella sera, morbida in lino, e dondolava sfiorando la pagina sulla quale stava trascrivendo. Di colpo sentì uno strattone verso il basso, il collo che si piegava come tirato da un guinzaglio, il volto così vicino alla pagina che poteva sentire l’odore dell’inchiostro fresco e della carta vecchia arrivarle su per il naso. Dopo l’iniziale stupore aveva fatto forza con i muscoli della schiena per rimettersi in posizione eretta e in quel momento lo sentì: il peso freddo della medaglietta le toccò la pelle del petto, facendola sobbalzare come se fosse stata scottata, poi ritirandola giù. Armeggiò con il gancio che chiudeva la catena e l’aprì, togliendola dal collo e posandola sul libro. Le iridi della Serpeverde, irritata e stupita da quanto appena accaduto, si posarono sulla runa e avvenne la magia. Luogo e data comparvero in un fascio di nebbia e luce, molto simili a un incanto Patronus non perfettamente formato, per poi dispersi nell’aria. Grindelwald.

    Si erano incontrati prima nel suo retrobottega, quando il negozio era ormai chiuso al pubblico, per essere sicuri che nessun occhio indiscreto potesse vederli o che qualche orecchio curioso captasse la conversazione che avvenne. « Non penso possa servirci altro, oltre alla bacchetta e alla runa.» disse, sincerandosi di avere addosso sia l’una che l’altra. Aveva deciso di indossare un indumento comodo e pratico, che la facesse comunque apparire in ogni sua curva, infondo ci teneva a fare colpo su Grindelwald e su una certa persona che sperava ci sarebbe stata. Era stato una mezza delusione sapere dal fratello che anche lui aveva ricevuto la convocazione, che era quasi una riunione di gruppo e non un vero e proprio incontro tête-à-tête, ma dopo così tante settimane di silenzio anche così sarebbe andato bene. I due fratelli si smaterializzarono, arrivando al luogo indicato. Non poteva essere più diverso dal sfarzo e dal lusso che aveva caratterizzato il ritrovo al The Wlaza: sporcizia e odore di pesce le assalirono tutti i sensi, provocandole un lieve senso di nausea che nulla aveva a che fare con la materializzazione. Faceva decisamente schifo e questo mise in allerta i sensi della Crawford. « Mi sembra un po’ logoro per lui.» disse, con la bacchetta già pronta in mano, guardandosi intorno con aria circospetta aspettandosi un imboscata.
    Si sarebbe mossa con cautela, verificando che il posto fosse sicuro e che non fossero seguiti da nessuno, che non si trattasse di una trappola tesa dagli auror. Era improbabile certo ma la sicurezza non era mai troppa. Quando fosse stata sicura di questo, avrebbe analizzato con maggiore attenzione il capannone nel quale era probabile che dovessero entrare. Avrebbe cercato apparenti entrate, doppie porte o ingressi segreti. Sarebbe così ricorsa alla sua fedele bacchetta magica: si sarebbe posizionata nella postura che ormai aveva imparato da anni ad assumere, con le gambe divaricate non più della distanza delle spalle, distenendo il braccio in avanti, avrebbe tracciato un movimento circolare, una rotazione oraria del polso, partendo dal basso. « Alohomora» avrebbe pronunciato con forza e decisione, incanalando la sua forza di volontà per aprire la serratura.
    Solo quando non avesse ottenuto un risultato concreto, avrebbe afferrato un frammento appuntito trovato in terra, quello che aveva tutta l’aria di essere una bottiglia rotta dopo chissà quale bevuta tra barboni, ed avrebbe fatto pressione con l’estremità più tagliente per incidere, non troppo in profondità, ma sufficientemente da fa fuoriuscire il sangue dal palmo della sua mano, quella che non reggeva la bacchetta. Avrebbe così posato la mano con il taglio sanguinante sul portone basculante che dava sul fiume.
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    Non mi piaceva l’idea di far “Esplodere” il nascondiglio di Grindelwald ahahah
    In teoria siamo stati invitati, solo che avere un campanello come tutti era troppo mainstream ahahah
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    Grazie Master per la segnalazione.


    Io penso risponderò nel primo pomeriggio.

    A questo punto direi che Nate può fare il cerca tracce , Theo la cosa con la medaglia, io proverò il mio rito sacrificale.
    Non penso ci siano problemi ad usare azione/abilità+incantesimo, ma per sicurezza direi di provare tutti un Alohomhora? Che dite?
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    Comunque fermi un attimo: se anche Theo voleva lanciare un incantesimo per aprire il portone, direi di lasciarlo a lui…
    Cioè perché Nate è l’unico spezzaincanti, che può fare il cerca traccia…

    Dubito che Chris Walsh in questa fase ci possa aiutare, avrà ricevuto indicazioni diverse via MP … giusto?
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    Io e Nate arriveremo insieme.

    Pensavo di provare ad appoggiarmi al garage d'ingresso, magari dopo aver tagliato la mano per versare un po' di sangue, un po' come abbiamo fatto nella quest precedente. Avrebbe senso che funzionasse con una magia analoga :cofferead:
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    hedel anakin crawford

    Non avesse avuto un lato tanto oscuro, tanto più oscuro di quanto mediamente la gente normale ha, e non fosse stata tanto egoista da non poter provare un legame di sincero affetto verso alcun essere vivente, poiché nel momento di decidere tra la propria salvezza o quella altrui lei avrebbe sempre e comunque anteposto se stessa a chiunque, ecco… non ci fossero stati tutti questi se e ma, avrebbe potuto facilmente dire che Hailey Dawson era la cosa più simile all’amicizia che avesse mai provato. « In effetti, ho sempre sperato che la mia influenza ti conducesse finalmente al lato oscuro.» sorrise, arricciando le labbra in quello che appariva sempre un ghigno affilato che non un genuino sorriso di divertimento « Purché tu abbracci la Serpeverde che è in te, e non questa Serpeverde.» puntualizzò comunque, indicando se stessa. La Dawson sapeva bene quanto la Crawford disprezzasse ogni forma di contatto fisico, pubbliche effusioni e cialtronerie simili. « Così però smascheri il mio diabolico piano.» disse ironica, ma con quel filo di cattiveria che era nella sua natura, perché entrambe sapevano chi delle due sarebbe stata per prima agguantata dai fumi dell’alcol. Infondo in quei mesi la frequentazione assidua di suo fratello e del Lawrence, che vagano nel suo appartamento sopra Ollivander come dei gatti randagi, doveva pur aver dato i suoi frutti, almeno per quanto riguardava il reggere l’alcol. Altrimenti si sarebbe vista costretta a cacciarli, persino lei si inteneriva davanti a dei gattini abbandonati in strada.
    Essere sedute a quel tavolo dei Tre Manici di Scopa la riporta indietro nel tempo, quando all’ordine del giorno c’era sempre e comunque da infrangere le regole, qualcosa di illecito da dover compiere per sentirsi vivi. Ora quella vena esibizionista si era calmata, la Crawford aveva imparato che i veri crimini, quelli che portano davvero dritti ad Azkaban, avvenivano in silenzio, nei vicoli bui e con discrezione, senza fare troppo rumore. E che due possono tenere un segreto soltanto se uno di loro è sottoterra. Invece fino a qualche mese prima, al sicuro nelle mura del castello la Crawford era solita farsi vanto delle sue marachelle, dell’aver rubato una cosa o sfidato (e vinto) a duello qualcuno. Mentre ora, per chi non la conoscesse davvero, appariva come una cittadina modello: aveva appena finito di compilare la dichiarazione dei redditi, versato l’affitto del negozio, era diventata una fabbricante di bacchette brava quasi quanto il vecchio Ollivander, il suo conto bancario era piuttosto liquido di finanze. Insomma, se non si fa troppo caso alla medaglietta con la runa Haglaz, che indossa come una collana, infilandosi sotto ai suoi indumenti, si potrebbe dire che ogni animo ribelle sia stato domato. Ma nessuno, fatta eccezione per i due bruti che occupano abusivamente il suo salotto, la conosce meglio della persona che le siede di fronte. Lo noterà, il male che si annida appena sotto la sua superficie? Questa la domanda che si pone la Crawford mentre si sistema meglio sulla sedia, un gesto noncurante e apparentemente innocuo. « Ah, ma allora è vero che vuoi portarmi a letto.» disse con una scintilla di malizia ad illuminarle lo sguardo, evitando però accuratamente di rispondere alla domanda. Forse c’è bisogno di più alcol di quello che la Corvonero immagini prima di poter davvero rivelare quali efferate cose ha fatto in questi ultimi mesi, quando non indossava la sua maschera di cittadina modello. É la proprietaria del locale, che dovrebbe conoscere ma che si rifiuta di registrare nella sua mente, a darle quel giusto istante di tregua per poi formulare una risposta da dare alla curiosa Dawson. « Prendo una ButterGreen, iniziamo con una cosa leggera. E offro io.» dice dopo aver sfogliato velocemente il menù proposto, puntando su qualcosa di classico ma non troppo. Iniziare subito con i superalcolici sembra essere controproducente in questa situazione. Aspetta che anche la Dawson ordini, qualunque cosa la pagherà lei, e che la Black se ne vada dal tavolo prima di riprendere la conversazione da dove era stata interrotta. Si china sul tavolo, le mani intrecciate, avvicinandosi alla Corvonero come a voler suggerire che si tratti di una confessione intima, una conversazione privata. « Cosa vuoi che abbia fatto, Dawson.» il sorriso di chi ha molto più che una volta attraversato quel confine morale e legale che dovrebbe risultare invalicabile, reclinando lateralmente la testa come è sempre stata solita fare «Cercato di conquistare il mondo.» conclude, tornando ad appoggiarsi al suo schienale, con una risata nell’aria che tuttavia a non riesce a stemperare la solenne serietà con cui ha fatto la sua confessione. La runa del ghiaccio pare quasi farsi incandescente contro la pelle del suo petto. Se solo sapesse quanto poco sta scherzando. « E tu, invece? » domanda quasi immediatamente dopo, nulla più che una tecnica per sviare l’attenzione da piccolo frammento di verità che ha rivelato in un luogo tanto affollato come possono essere i Tre Manici di Scopa. Prova una sorta di sadico divertimento nell’averlo fatto.
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    hedel anakin crawford

    Perché diventiamo assassini? Per gli esseri umani questa sembra essere una di quelle domande etiche sulla quale si scervellano strizzacervelli, psicologi e psichiatri (ma infondo qual è la vera differenza tra questi ciarlatani e una sciamana che legge le carte?) da diversi anni, studiando il delicato equilibrio della psiche e dell'anima umana. Ennesima spazzatura da esseri inferiori, se me lo concedete. Non diventami assassini, ma nasciamo assassini e ora lo so che orde di buonisti insorgeranno per cercare di far valere la loro patetica credenza che siamo tutti buoni. Piccola novità, sono tutte stronzate.

    Il cardine della persiana cigolò mente Hedel Crawford apriva, con un cucchiaino di metallo stretto tra i denti, le imposte del negozio dopo aver trascorso gran parte della notte a lavorare su una bacchetta di ebano che non ne voleva sapere di avere un nucleo innestato. Aveva già provato con la classica triade di Ollivander, che considerava monotona e antiquata, ma era sempre di grande efficacia e richiedeva poco impegno alla Crawford che comunque desiderava creare bacchette potenti e vigorose. Il crine di unicorno, raro e altamente pregiato, si dissolse in una nuvola di fumo argentato davanti ai suoi occhi, la corda di cuore di drago, poderosa e determinata, si sfibrò al punto da essere inutilizzabile e la piuma di fenice si incendiò tramutandosi in cenere. Non credeva che il problema fosse suo come fabbricante ma iniziò a dubitare della bontà del legno, difficile da lavorare anche per gli standard del duro ebano. Ma la wandmaker si era imposta di fare del nero legno africano la firma che avrebbe contraddistinto le sue bacchette sul panorama mondiale, affiancando il suo nome a quello dei grandi fabbricanti come Ollivander e Gregorovitch. Aveva trascorso il resto della mattina a cercare, anche in vecchi tomi impolverati, una soluzione al suo problema ed era quasi con un piede fuori dal laboratorio delle bacchette per cercare qualche libro più specialistico dal Ghirigoro quando il campanello apposto sulla porta d'ingresso segnalò con un trillo l'ingresso di un cliente. Velocemente tolse il grembiule in cuoio che indossava sempre quando fabbricava della bacchette, per evitare di rovinare i suoi vestiti, dopo essersi sistemata l'abito nero che indossava, aggiustando lo scollo a V e la cintura dorata che le cingeva la vita come un gioiello. Lo stile della Crawford era sobrio ed elegante, duro come il suo carattere. I capelli freschi di taglio le sfioravano appena le spalle in vaporose onde, mentre si apprestava a raggiungere il bancone con un sorriso di circostanza.
    « Benvenuto da Ollivander! Io sono Hedel Crawford, la Negoziante.» si presentò, osservando con un sorriso cordiale il mago che aveva davanti. «Certamente, vado subito a prenderne una.» replicò con una certa professionalità, per quanto poco questa veste le si addicesse. Fece scorrere la mano su alcune custodie rosse, verdi e blu. Le dita si fermarono al contatto con una custodia di velluto. Morbida, dai riflessi argentati. Con solennità la sottrasse alle sue vicine e con cura aprì l'astuccio svelando quanto contenuto. Un semplice sguardo e nelle iridi pece della strega si riflettè la squisita fattezza del catalizzatore, un fremito di eccitazione nel decantare la sua composizione, mentre pareva leggere con la stessa facilità con la quale si leggevano righe d'inchiostro .« Abete, Piuma di Fenice, 9 pollici e ¾, Flessibile +15 INT. Questa bacchetta è stata creata da Ollivander, personalmente. Il costo è di 20 Galeoni spiegò con grande solennità e con professionalità sfilò il catalizzatore e lo porse allo studente perché lo testasse, sperando che non fosse preoccupato dall'anima nera che traspirava dalla bacchetta.


    p4Tw05F Benvenuto da Ollivander Bentley Drownfield !
    Puoi anche non rispondere a questa discussione, la bacchetta che sarà registrata avrà le caratteristiche appena elencate.
    Se però non è di tuo gusto puoi provarla e decretare il suo fallimento, te ne fornirò un'altra. Hai 10 giorni per farlo.
    Hai a disposizioni tre tentativi per trovare la tua bacchetta, la terza -che ti piaccia o no- sarà quella definitiva.

    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
  13. .
    Mi iscrivo.

    x
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    HEDEL ANAKIN CRAWFORD

    [MQ] - FOR THE GREATER GOOD - CAP. II

    LIVELLO 3 - PE 1935


    EVOCATORE

    CAR. 020
    COS. 020
    DES. 045
    FOR. 015
    INT. 050
    SAG. 010

    BACCHETTA: Fiamma di Drago, 11 pollici e ¼, Sorprendentemente Sibilante. +20 INT
    ABBIGLIAMENTO: Abito Regina della Notte +30 DES
    CREATURA: (scrivere solo se si intende portare in Esperienza)

    SLOT EQUIPAGGIAMENTO

    (q.tà)
    oggetto1
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    oggetto2
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    oggetto3
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    oggetto6
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    oggetto7
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    CITAZIONE (mad!max @ 15/6/2022, 11:57) 
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    Risponderò a Divinazione entro oggi: 1
    • 1d10
      1
    • Inviato il
      15/6/2022, 11:57
      mad!max

    AHAHAHAHAHAHAH
    persino i dadi sanno che arrivi sempre per ultima
396 replies since 6/5/2013
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