[ESPERIENZA 9] - Escape from Last Year - the wandmaker

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    [ESPERIENZA 9]:

    Escape from Last Year - the wandmaker
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    Quando le dita di Hedel Anakin Crawford afferrarono il pomello della porta per aprirla, una lieve rotazione del polso fece scattare la serratura, aprendo lo studio 1D. La stanza appariva buia, con un arredamento scarno, fatto di una libreria e di una scrivania, con due sedie per gli ospiti e una sedia padronale, che al momento era occupata da un uomo con indosso un mantello bianco.
    «Benvenuta Hedel, Nathaniel non ci ha ancora raggiunto... permette due parole?» la voce melliflua, ma con un tono di voce molto basso che sembrava essere quasi un sussurro, raggiunse le orecchie della negoziante di Ollivander suggerendole, a ragione, che si trattava della stessa voce della maschera. Calando il cappuccio che ne copriva il volto il Cavalier Von Der Schwarz mostrò per la prima volta a qualcuno il suo vero volto. «Avete ragione, sono il Cavalier.» confermò con naturalezza la domanda che era apparsa sul volto della Crawford «Mi scuso per l'entrata plateale, ma ci tenevo ad avere una conversazione con voi...» un gesto della mano, la pelle raggrinzita come se fosse stata immersa nell'acido e poi si fosse rappresa, invitò la ragazza a prendere posto dinnanzi a lui. «Si tratta di una questione molto delicata che preferirei mantenere inter nos, se mi capisce.» spiegò, anche questa volta veniva meno ogni forma di libero arbitrio poichè dava per scontato che la ragazza lo avrebbe aiutato. A maggior ragione dal momento che la porta dello studio era stata sigillata parimenti, ma la ragazza non poteva saperlo, dello studio nel quale erano stati rinchiusi le altre quattro speranze magiche. «Nel corso dei miei viaggi sono venuto a contatto con una cultura... non voglio farle perdere tempo, proprio non ne avete da perdere, quindi arrivo subito al dunque: voi siete una fabbricante di bacchette, ve ne intenderete di legno.» l'uomo si alzò in piedi, invitando la ragazza a fare altrettanto, e conducendola in un angolo della stanza dove in terra stava un massiccio tronco di un legno nero. «Non è ebano, ma è duro quanto il diamante. Dicono che sia stato forgiato dal soffio di drago.» parlava affascinato senza mai guardala negli occhi. «Se è vero quello che si dice di voi, fabbricatemi una bacchetta.» sulla scrivania comparve tuto il necessario perchè la wandmaker potesse mettersi all'opera, immediatamente. Nel tono di voce del uomo si insidiava una minaccia che sarebbe stata espressa soltanto in caso di rifiuto da parte della Crawford di collaborare.
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    hedel anakin crawford
    Cazzo, Nathaniel è proprio invecchiato male. Ed ecco cosa succede quando si abusa di alcol e droghe. Che vi sia da monito, ragazzetti.

    Nell’oscurità della stanza, il mantello bianco risaltava in maniera quasi accecante. A stento la Crawford non riusciva a cogliere i lineamenti del volto del suo interlocutore, tuttavia era abbastanza sicura che l’ultima volta che era uscita con Nathaniel per andare a quella festa era abbastanza certa che non avesse quella barba folta e tutte quelle rughe. Erano pur sempre nel mondo magico e su due piedi le venivano in mente giusto un paio di stratagemmi che avrebbero potuto causare l’invecchiamento precoce del fratello ma il tono di voce che risuonò nella stanza le suggerì che si trattasse del Cavalier Von Der Schwarz. Non fece tempo a porre la domanda, che subito la risposta le fu data a conferma della sua supposizione.

    Adulazione. Il nonno ha già capito come avere tutta la mia attenzione. Beh, un po’ messo male, soprattuto quella mano quindi che non si aspetti di avere favori sessuali dalla sottoscritta... tuttavia. Vediamo il tuo gioco, nonnetto.

    Prese posto alla poltrona come le era stato indicato con un gesto dal uomo, accavallando le lunghe gambe ed osservando da dietro le ciglia la figura del uomo che ora aveva calato il cappuccio. In effetti il volto del uomo non sembrava essere solcato solo dallo scorrere del tempo, le sua pelle di cartapesta, le sue rughe solcate e scavate sembravano essere troppo definite e diffuse per trattarsi di semplice vecchiaia. Nella mente contorta della Crawford andava facendosi strada l’ipotesi che fosse dovuto a qualche sortilegio oscuro o maledizione. « Sono una Crawford, nessuno meglio di noi comprende certe particolari esigenze commentò calandosi definitivamente nella parte di mafiosa, perché il marcio che da secoli scorreva nelle vene degli avi della sua famiglia sembrava scorrere con maggiore forza nelle sue, complice il fatto di possedere una certa arma segreta chiamata Anakin. Per tutta la vita aveva visto il padre elargire favori, dal denaro a posto di lavoro, per poi esigere un favore in cambio, un benefattore senza scrupoli che applica tasso da usuraio. Insomma un maestro nel campo.

    Divertente non trovate? La piccola Hedel è convinta di avere il controllo della sottoscritta, tanto da considerarmi un arma alla sua mercè.
    Ma infondo fa parte del fascino dei potenti far credere ai più deboli di essere al comando, per secoli sono stati presi in giro con l’illusione di avere il potere nelle loro mani e ancora non si sono accorti della grande farsa di cui fanno parte... Democrazia. Il miglior oppio delle masse.

    Delusa che si trattasse soltanto di una questione di legno, sperava di aver a che fare con quale intrigo politico, magari un golpe ai danni di qualche comunità babbana dell’America Latina o qualche questione di spie. L’idea di usare Ollivander come sede di contrabbando le era venuta in mente un paio di volte ma i sogni di gloria andarono a infrangersi con le parole proferite dal suo interlocutore. Si alzò in piedi seguendolo e notando solo in quel momento che c’erano diversi strumenti, alcuni molto costosi, necessari alla estrazione di bacchette da legno. E poi i pozzi neri che costituivano i suoi occhi si focalizzarono sul pezzo di legno, sembrava ebano ma la sua ipotesi fu smentita. Istintivamente allungò le dita per toccarlo, saggiarne la durezza e la consistenza. Si trattava di un pezzo molto pregiato dal quale avrebbe potuto estrarre almeno due bacchette. « Deve dirmi di più su questo legno, Signor Von Der Schwarz. Potrei rischiare di rovinarlo irreparabilmente senza sapere come procedere e non mi risulta essere un legno comune... da dove arriva? Che tipo di Drago lo ha carbonizzato? » domandò con sicurezza e professionalità, senza distogliere lo sguardo dal pezzo di legno che stava analizzando. Fece poi un passo indietro, posando entrambe le mani sui fianchi, osservando dritto nella direzione del Cavalier. « E prima di procedere dovremo parlare di una questione fondamentale. Il mio compenso.» irremovibile e fiera non aveva paura di quantificare il proprio valore in termini monetari. Ma se la bacchetta che avesse estratto dal legno fosse stata sufficientemente potente avrebbe usato quel che restava per fabbricarne una seconda. Poteva farci comunque molti soldi e a giudicare dallo sfarzo del Cavalier anche lui doveva averne molti da spendere. Per entrambi i Galeoni non erano un problema.
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    TURNO 4
    Non si era aspettato una collaborazione remissiva e immediata della fabbricante di bacchette, aveva avuto modo di fare ricerche e sapeva che quella strega, per quanto giovane, era aveva un carattere piuttosto difficile e il nome di famiglia non aveva fatto altro che aumentarlo. Tuttavia era consapevole di possedere argomenti convincenti, tattiche di persuasione che non avevano eguali e se si fosse dovuto ricorrere alle maniere forti non sarebbe stato affatto scontento di adoperarli. Certo era un po' arrugginito in materia ma aveva certe fantasie nella sua mente...
    «Miss Crawford, Hedel, se mi permette...» il tono di voce mellifluo ricordava una melodia malinconica, ma risultava sgradevole come un violino scordato «Hedel, vede mi sono permesso di darti l'idea di chiedere un favore, tuttavia si tratta più di un'imposizione che di una richiesta e» fece una pausa portando i polpastrelli delle mani l'uno sull'altra, formando un triangolo a mezz'aria «Lei non è affatto nelle condizioni di poter trattare.» Si era avvicinato alla strega, come a volerne osservare le successive mosse e ostacolare qualunque tentativo di ribellione.
    « Lo so, noi siamo fatti della stessa pasta, che non le importa assolutamente degli altri, ma sono certo che sia piuttosto legata alla sua vita.» il tono di voce, persino l'espressione dei suoi occhi era cambiata, facendosi più cupa e in qualche modo anche più inquietante di quanto non fosse.
    « È l'istinto di sopravvivenza che fa scattare qualcosa in noi. In me e lei. Non siamo abituati vero a stare dalla parte dei perdenti, vero?» domandò senza aspettarsi una risposta, spostandosi intorno alla ragazza, passando alle sue spalle e posizionandosi dall'altro lato rispetto a dove era in precedenza.
    « Si ricorderà sicuramente il brindisi fatto poco fa, non avete bevuto solo champagne...» un sorriso losco comparve sul volto « Le conviene iniziare a lavorare, il tempo a sua disposizione non è molto, soprattuto se non sarà collaborativa. Deve darmi un valido motivo per salvarla.» indicò ancora il pezzo di legno e gli strumenti per forgiare una bacchetta magica.
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    hedel anakin crawford
    Dietro le quinte, un fatto temporaneo e del tutto relativo, ridevo di gran gusto. Ah, il nonnetto pensava davvero di aver a che fare con una stupida diciassettenne... Povero illuso, avrebbe dovuto leggere attentamente la storia di famiglia dei Crawford che non danno mai niente per niente.

    Nessuno aveva dato il permesso al Cavalier Von Der Schwarz di prendersi alcuna libertà di darle del tu, anche se come giovane strega non era abituata a sentirsi dare del lei, ne tanto meno lo pretendeva, il discorso che seguí fece ribollire così tanto il sangue nelle vene della Serpeverde che prese questa improvvisa variazione di registro, da formale a informale, come un affronto personale che non poteva superare. Fece affidamento al suo sangue freddo, alla sua capacità di ragionamento che doveva vincere sul mero orgoglio ferito e sul impulso di lanciargli contro una maledizione senza perdono. Non era una persona incline alla collera, altrettanto preferiva servire la propria vendetta su un porto freddo e quando il suo avversario meno se lo aspettava. Era evidente che in ballo ci fosse una lotta di potere e anche se il vecchio mago tentò di metterla in soggezione avvicinandosi a lei con fare di sfida la Serpeverde non si mosse di un solo passo, restando ferma sul posto. Lo lasciò parlare, registrando con attenzione le informazioni che le venivano date, cercando di mantenersi neutrale ed evitare che la collera annebbiasse il suo giudizio. Ma a un certo punto, quando l’uomo insinuò che fossero uguali quando si trattava di sopravvivenza e soprattuto suggerì in modo non troppo velato che fosse dalla parte dei perdenti non fu più in grado di trattenere la lingua e una frase al vetriolo uscì dalle sue labbra, rimarcando il tono distaccato e il lei che l’uomo aveva in precedenza cercato di sottrarle. « Non abbia la presunzione di conoscermi, perché non sapete niente di me... e posso assicurarle fin da ora che siamo molto diversi»

    Povero vecchio illuso. Su chiunque altro la minaccia di morte, una morte imminente, avrebbe avuto certo diverso effetto. Avrebbe piegato anche il più nobile degli animi, persino il valoroso Nathaniel si sarebbe spezzato alle volontà del vecchio, se fosse stata minacciata la sua preziosa sorellina. Ma essere un mostro implicava non avere alcuno scrupolo e quando due mostri si incontrato - si lo so elevare il sacco di rughe a mostro sembra quasi dargli importanza, ma permettetemi la licenza poetica per amore di parafrasi- è naturale riconoscere le proprie bugie e ancor più naturale non credere a una sola parola proferita da essi. Non ci si può fidare dei mostri che manipolano le menti, parlo per esperienza personale di regina dei mostri.

    Non ci credeva. L’impulso delle sue sinapsi era stato chiaro e immediato, scevro di qualunque aspetto emotivo o sentimentale. Un estrazione pulita di un ragionamento logico. Non ci credeva. Era un bluff. Ammetteva, sarebbe stato sciocco da parte di una mente razionale come la sua, che nel brindisi forzato vi era una certa dose di insolito, ma non poteva credere, lo riteneva così improbabile da collocarlo nella sfera del impossibile senza possibilità di appello. Non riuscì più a trattenersi. Sul volto comparí un sorriso beffardo, un arricciamento di labbra che l’avrebbe fatta prendere a schiaffi dalla più educata delle madri, la sua l’avrebbe colpita a mano aperta senza alcun rimorso per molto meno. Come se questo non bastasse a farla risultare antipatica le sue parole successive furono precedute da una lieve risata, bassa e roca, decisamente forzata. « Mi scusi, mi scusi... ma le faccio i miei complimenti» applaudí un paio di volte, sprezzante con le labbra che si erano serrate ancora una volta in una smorfia oscena « non solo siete riusciti ad avvelenare centinaia di persone, dovete avere delle scorte di pozioni invidiabili, ma riuscireste addirittura a controllare questo veleno facendo comparire gli effetti a vostro piacimento?» proseguì incrociando le braccia al petto, sotto al seno che si tendeva sulla stoffa scarlatta di quella sera « Così tanto disturbo soltanto per me? Sono lusingata davvero ma se mi avesse contatta personalmente sarei stata ben lieta di aiutarla dietro un mero compenso, senza farle sprecare veleni e antidoti e quant’altro...» il cipiglio era carico di cui possedeva un’arroganza e un’orgoglio che superavano di molto la sua statura fisica, di chi era consapevole delle sue abilità e del valore che poteva darne « E dopo questo disturbo quello che io ancora e s i g o, mi perdoni se le ho dato l’idea di chiedere o trattare un prezzo, un prezzo che aumenta con la sua insistenza a trovare vie traverse al denaro per la fabbricazione di una bacchetta, sia pure da un legno ignoto.» puntò i piedi a terra, anche se solo figurativamente, con la stessa insistenza di una bambina capricciosa ma con la consapevolezza di vedere il suo bluff fin dove l’avesse spinto. Con le parole di scherno con le quali aveva tratteggiato il piano del mago sperava di avergli fatto intendere che non credeva affatto che avesse avvelenato tutti gli ospiti della sala, ma anche ammesso che lo credesse se lei fosse davvero stata avvelenata, quindi fosse morta, lui sarebbe comunque restato senza bacchetta e con un misero pezzo di legno.

    Povero idiota, non te lo hanno detto che non si deve mai cercare di ingannare un Crawford?
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    TURNO 5
    Von Der Schwarz non era certamente uno sprovveduto che metteva insieme un piano senza valutarne tutte le possibili variabili o senza prendere le giuste precauzioni. Era sempre stato un uomo molto accorto e puntiglioso, spesso si era vantato di come la sua mente fredda potesse eludere le variabili emotive più comuni e di come fosse in grado di manipolarle addirittura a suo favore, ma non aveva tenuto conto della diciassettenne che aveva davanti. Non certo per mancanza di ricerche o perchè avesse sottovalutato la sua temerarietà, ma perchè nessuno dei suoi documenti aveva mai menzionato la doppia personalità della Crawford. Anakin rappresentava una variabile in grado di scatenare il caos nel suo piano, di distruggerne le fondamenta. La risata che uscì dalla Serpeverde aveva un sentore sinistro che mise in allarme tutti i sensori logici del Cavalier, che per la prima volta in quella serata si sentiva preso in contropiede. Lo scherno e il disprezzo che trasudavano dalle parole, dai gesti e dalla postura della Crawford erano lampanti e questi non fecero altro che alimentare la sua collera. « Insolente ragazzina.» sibilò, il volto contratto per la rabbia, la pelle si era arrossata in più punti e ora, come fiumi su una mappa geografica, le innumerevoli cicatrici e ruche solcavano bianche il viso paonazzo dell'uomo. La rabbia del mago, dai modi controllati e pacati, esplose in tutta la sua furia con un movimento fulmineo della bacchetta, senza possibilità alcuna della Serpeverde di potersi proteggere. Lo Schiantesimo la colpì nel pieno del petto, l'impatto la fece sbalzare all'indietro e andò a cozzare con la schiena contro una delle pareti dell'ufficio in cui erano. Hedel Crawford avvertì chiaramente il dolore propagarsi dal centro del petto, per la violenza dell'urto, e dal centro della schiena, per la botta subita contro la parete a causa della violenza dell'impatto. Indolenzita ma ancora in grado di reagire ed essere utile al Cavaliere, soltanto perchè per il momento gli era necessaria in quello stato. Si ricompose, avvicinandosi alla ragazzina ancora a terra e stordita dall'impatto. « Ora che abbiamo chiarito che le sue condizioni di salute sono ancora buone per mia volontà, che questo è anche il solo compenso che le assicuro di ricevere, può procedere con la fabbricazione della bacchetta magica.» Afferrò la ragazza per i capelli e la strattonò nella direzione del legno incantato, lì dove c'erano i suoi attrezzi da lavoro e la spinse con forza verso di questi, rischiando di farle sbattere la faccia se la ragazza non si fosse riparata ponendo le mani avanti. « Mi forgerà quella bacchetta, volente o nolente.» aggiunse, lasciandola andare e sistemandosi il vestito che in quel trambusto si era scomposto. Si allontanò dalla fabbricante di bacchette con estrema calma, perchè nelle considerazioni del suo piano aveva messo in conto di dover usare le Maledizioni Senza Perdono per ottenere quanto voleva. Avrebbe iniziato dalla più divertente, la Cruciatus, prima di passare alla più efficiente, la Imperius.
    « Ra'sh Ghul, un Nero delle Ebridi ha forgiato questo legno, quando ha incendiato completamente una foresta della Germania Orientale. » il tono di voce era tornato melenso e armonioso come in precedenza, come se nulla di quanto avvenuto poc'anzi fosse stata opera sua, sembrando quasi ragionevole nell'assecondare una delle richieste primarie della Crawford.
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    hedel anakin crawford
    Che qualcuno mi porti dei popcorn e degli orsetti gommosi imbevuti alla vodka presto! Non credevo che lo spettacolo scelto per la visione di questa notte fosse un film comico. Certo era iniziato con tinte da thriller e la trama mi aveva accattivato per un certo periodo, addirittura era stato aggiunto il tocco cringe da vecchio pedofilo che cerca di sopraffare la ragazzina alle proprie volontà, ma la recente sfumatura comica non me l sarei mai aspettata. La giusta commedia trash per una notte che sembrava essere così noiosa e monotona, fatta di balli e champagne e inutili brindisi a un’anno che avrebbe fatto schifo come il precedente.

    Aveva assaporato l’arrivo del trionfo con una smorfia carica di orgoglio, ma ancora intrisa di disprezzo, quando aveva visto il volto del composto Von Der Schwarz trasfigurarsi in una maschera di rabbia. Era convinta di averlo ormai in pugno, la sua affinata tattica da bambina viziata aveva colto nel segno e aveva fatto perdere le staffe al Cavalier come aveva sempre fatto con i suoi genitori, una reazione che era spesso incontrollata e che era stata amplificata dalla risata sprezzante con cui la Crawford aveva concluso la sua esibizione. Si sentiva fiera di aver tenuto testa al ricco mago che dava per scontato il suo aiuto, smascherando come impostore la sua bugia sul fatto che fossero stati avvelenati tutti quanti per avere una bacchetta magica, certa di aver posto un veto netto alle sue prestazioni in assenza di un compenso. Ma poi la situazione si era drasticamente capovolta, così velocemente che la Serpeverde non ebbe nemmeno il tempo di reagire e solo dopo alcuni minuti dall’accaduto iniziò a fare mente locale.

    Come o s a farci una cosa del genere? Aspetta che esco io e vediamo chi dei due è il più cattivo, forse il tenero agnellino che hai davanti non avrà le palle di una Maledizione Senza Perdono, ma posso assicurarti che la sottoscritta oh, la sottoscritta muore dalla voglia di castare un Avada Kedavra!

    Fece appena in tempo a mettere le mani davanti al volto per evitare che la fronte sbattesse sul tavolo da lavoro verso il quale era stata trascinata per i capelli dal Von Der Schwarz. Il dolore delle sue ferite iniziava a diffondersi nei punti che aveva sbattuto. In mezzo al seno, in corrispondenza dello sterno, percepiva una fitta ogni volta che la gabbia toracica si espandeva per permetterle di respirare. Anche la schiena, in mezzo alle scapole le faceva male, per la violenta botta ricevuta dallo sbalzo sul muro faceva male in maniera costante. Già si vedeva con un libido blu spuntarle sopra il vestito rosso indossato per la vesta. Blu e rosso, un’accoppiata oscena, esteticamente parlando. Viola e rosso era addirittura peggio. Anche il cuoio capelluto le doleva, per via del mondo brusco con cui i capelli, tagliati corti da poco, erano stati strattonati per costringerla a lavorare. Nonostante la situazione non fosse propriamente a suo favore non potè esimersi dal mostrare un sorrisetto di scherno pari al precedente, con il rossetto che però si era sbavato. Per orgoglio non tastò le parti che le facevano male, sapendo che non sarebbe stata in grado di curarsi e che avrebbe solamente dato una soddisfazione al suo aguzzino. Sulla coscia, sotto il vestito, sentiva la bacchetta di ebano fremere per essere estratta e impugnata propriamente.

    Stiamo perdendo tempo, un bel Avada Kedavra e tutti i nostri problemi saranno risolti. In più possiamo tenerci il magico legno super forte. Si, si, mi piace. Una bacchetta per domarli, per ghermirli e nel buio incatenarli. Prendila, prendila. Avada Kedavra!

    Nella sua mente l’eccitazione di Anakin per quella situazione cresceva, fremeva al punto che le sue dita sfiorarono il vestito nel punto in cui il profilo della bacchetta magica interrompeva il lineamento elegante della sua gamba, lì dove aveva sistemato il porta bacchette. La ritrasse, consapevole che cedere alla tentazione della sua seconda personalità era come cedere al diavolo e in una situazione del genere sarebbe stata lei a rimetterci, consapevole di quanto sconsiderata e poco attenta alla sua incolumità potesse essere la sua nemesi. Il ragionamento ferreo e lucido della Crawford iniziava a vacillare dinnanzi a tutte queste pressioni esterne. Il dolore al petto era sicuramente quello che maggiormente interrompeva i suoi pensieri, presentandosi a bussare a cadenza regolare, Anakin non aveva smesso di stare zitta un attimo, prendendo una deriva omicida che la terrorizzava alquanto, poi c'era il Cavalier, con la sua voce di nuovo melliflua che questa volta, complice anche la botta subita, le fece venire davvero il voltastomaco. Ancora inerme sul pavimento si costrinse a non vomitare sul prezioso legno, forgiato dal respiro di un nero delle Ebridi, e a rimettersi in piedi per non mostrarsi debole dinnanzi al suo nemico. Aveva capito che ostinarsi alla ribellione in quel frangente avrebbe portato soltanto a nuovo dolore, non dubitava infatti che il Von Der Schwarz potesse cedere ad atti illegali di maggiore entità al sequestro di persona, per questo motivo si mise al lavoro. « È la prima volta che per su questo tipo di legno... non sono sicura sia fattibile.» disse, con la voce più neutrale che in quel momento riuscisse a tirare fuori, perché ogni respiro e ogni parola pulsava nel dolore al petto. Era una premessa comunque necessaria, mentre prendeva la sua bacchetta magica e, nonostante le insistenze di Anakin per usarla come arma, iniziò a procedere con l'incisione del legno. Una linea sottile e rossa, il colore variava a seconda del legno ma di solito era scura sul legno chiaro e molto chiara su legni più scuri come l'ebano, ma mai era stata di un colore tanto speciale come il rosso, rivelò i punti in cui procedere con l'intaglio della bacchetta. Appoggiato il suo catalizzatore avrebbe preso una specie di scalpello, tra gli oggetti forniti dal Cavalier, e avrebbe iniziato a rimuovere la corteccia del legno, completamente carbonizzata, rivelando il cuore dal quale avrebbe esatto la bacchetta. Si fermò, pensierosa, cercando di quantificare quante bacchette avrebbero potuto essere estratte e conseguentemente se poteva farne una seconda per se stessa. Se il Von Der Schwarz non voleva pagarla non voleva affatto dire che non avrebbe provato a rivalersi della situazione che le era stata imposta. Se restava più esterna nell'estrarre la prima bacchetta c'era sufficiente legno per estrapolare una per se stessa. Levigò con lo scalpello e con l'ausilio della bacchetta, modellandolo in una linea lunga ed elegante, uno scavo che aveva interessato quasi tutto il pezzo di legno, fatta eccezione che per quella sezione che aveva deciso di mantenere per se stessa. Era quasi tutto pronto per procedere con l'innesto del nucleo. « A differenza Vostra, questa bacchetta ha bisogno di un'anima, un nucleo da innestare.» iniziò, fermandosi e appoggiando lo scalpello, ma tenendo la bacchetta stretta in mano, avrebbe ceduto il controllo a Anakin se l'uomo avesse provato a colpirla di nuovo. « Spero sia qualcosa di comune come una piuma di fenice, non so se potrei procedere all'innesto di sangue di vergine o simili.» non aveva riso ma il tono di voce era tornato quello carico di derisione con cui aveva illustrato precedentemente quanto fosse ridicolo e assurdo il suo piano malvagio, quello stesso tono di voce che aveva poi portato alla reazione violenta del Cavalier.

    Dai nonnetto, reagisci, così vediamo se ti si spezza la schiena con un mio schincantesimo.
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    TURNO 6
    Sulle labbra del Cavalier si tese un sorriso sprezzante. Era ovvio che avesse fatto le sue ricerche, dovute e necessarie, prima di imbattersi in quella difficile avventura, non ero uno stolto e ragionava sempre con meticolosità ogni sua azione e parola, figurasi se avrebbe intrapreso una simile operazione senza documentarsi a dovere. Era sciocco credere che la Crawford potesse dubitare di poter forgiare una bacchetta dal legno nero che aveva dinnanzi, forse aveva sopravvalutato le sue capacità e avrebbe dovuto rivolgersi a qualcuno di più competente della diciassettene che aveva abbandonato Hogwarts, ma era più facile da piegare e da rintracciare di quanto non fossero Gregorovich o Ollivander stesso. Doveva confidare nelle capacità della Serpeverde, o sarebbe stata soltanto un peso morto. Cercò di ignorare le tenue polemiche che uscivano ancora dalle sue labbra, sebbene il recente trattamento subito aveva dato i suoi frutti, non era ancora collaborativa quanto desiderava. Per questo motivo rimase nei paraggi, studiando le mosse della wandmaker con attenzione, prima che la strega rovinasse il prezioso legno solo per assecondare il suo animo capriccioso. Il lavoro svolto sembrava professionale e preciso, non si aspettava nulla di meno, quindi per il momento poteva ritenersi soddisfatto. Tutto procedeva secondo i suoi piani. « Miss Crawford, qualunque cosa di così comune perirebbe sotto l'influsso di questo legno. Tuttavia non ho vergini da sacrificare... » non era del tutto vero, perchè qualcuno degli ospiti che al piano di sopra avevano brindato a inizio festa poteva anche essere vergine, ma non sarebbe stato utile in questo caso al perfido Cavalier, che pure sperava che l'idea di un genocidio potesse convincere il M.A.C.U.S.A. e i responsabili del furto ai suoi danno ad arretrare di passo, visto il calibro della persona contro la quale si erano messi. « Conoscete certe storie immagino, certo alcune sono più famose di altre... I doni della morte costituiscono una vera ossessione per qualcuno» ogni riferimento a Grindelwald era puramente non causale e assolutamente voluto « Sa cosa definisce la grandezza di un uomo? Cosa porta al successo o al potere, se non si è nati con questo? La capacità di pensare fuori dagli schemi, di anticipare le mosse. Studiare l'evoluzione del presente per prevedere le ripercussioni nel futuro. Stare dal lato giusto della storia Miss Crawford è fondamentale se si vuole sopravvivere. » la voce del uomo era tornata quella artificiosa e melliflua che usava per comizi e per tenere discorsi, ma dietro questa patina così sottile e apparentemente creata per ammaliare l'ascoltatore vi erano contenuti di un certo interesse. « Se i tre fratelli erano realmente esistiti, se questa fiaba accettava una controparte nel mondo reale... anche le altre, tutte o solo in parte, dovevano essere ispirate a fatti reali.» ora sembrava parlasse con se stesso, tanto carico d'orgoglio era il tono delle parole con le quali si esprimeva. « E avevo ragione. Avevo ragione.» si percepiva una certa rabbia trasudare dalle sue parole, una rabbia che andava crescendo. « L'ho trovato. L'ho trovato e me lo hanno rubato. » il viso era tornato paonazzo e trasfigurato come quando aveva aggredito la Crawford, segno evidente di un uomo profondamente squilibrato. Si percepì un rumore metallico, un suono sordo nella stanza accanto e ancora il volto del Von Der Schwarz si trasfigurò. « È tempo.»[CONTINUA QUI]

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