| Non prendeva parte a un colloquio di lavoro da quella che a lei sembrava una vita. Aveva provato a fare mente locale sul quando fosse stato ma ci aveva rinunciato, per paura di spaventarsi troppo, ma doveva essere stato ad Ilvermorny prima per il dottorato in Erbologia e dopo un paio di anni per diventare docente della stessa materia. Non aveva nemmeno trent’anni. Da allora la sua vita lavorativa si era fermata nel castello americano, progredendo ( era infatti diventata prima Mentore del Puckwudige, poi Vice Preside e alla morte del vecchio Locke gli era succeduto che già era sposata ed aspettava Maxine) ma era sempre rimasta costretta in quelle quattro mura. Aveva sempre invidiato il marito per riuscire a differenziare così abilmente i suoi interessi, riducendo quello del castello ad uno dei suoi tanti lavori. Come Trasfiguratore aveva fatto diverse pubblicazioni giornalistiche, aveva intrapreso la carriera ministeriale, qui la sua mente passò velocemente in avanti, ed era sempre pronto a lanciarsi in qualche nuova avventura. Anche troppo per i gusti della rigida Lynch, sempre ferrea e stabile nelle sue convinzioni, con interessi costanti, pensieri e principi insostituibili e con un profondo senso del dovere verso il suo lavoro a Ilvermorny. “Sei più sposata con la scuola che con me” era stato uno dei primi riproverei ricevuti da Darren, lei li aveva visti come una capricciosa lamentela del marito in una classica forma passiva aggressiva, ma in realtà erano le prime avvisaglie di quella che poi sarebbe tramutata in una crisi. Non amava molto Londra, per la sua personalità era molto abitudinaria e già solo l’accento inglese a stuprare le parole infastidiva il cervello statico di Lena. Impacciata qualche giorno prima era uscita dalla sua comfort zone per segnarsi ad un colloquio al San Mungo, a dir la verità non credeva di avere molte possibilità ma le era stato fissato un appuntamento. Cristina Webber poteva definirsi la sua controparte britannica del San Mungo, una delle poche donne a ricoprire una carica di potere. Impossibile che le due non si conoscessero, almeno per sentito dire, ma entrambe avrebbero finto di non sapere chi fosse l’altra per una forma di orgoglio tutto femminile, o per mettere a tacere l’idea che le donne fossero capaci solo di fare gossip. Come ogni edificio magico anche quello del San Mungo dall’esterno e agli occhi dei nomaj appariva trasfigurato: l’edificio di mattoni rossi appariva trasandato ed in declino, pochi o nessuno si fermavano in prossimi di questo, fu soltanto Lena a dirigersi verso una delle vetrine ed entrare nel edificio. Varcata quella porta l’incantesimo fu svelato, mostrando il reale aspetto dell’ospedale. La sala d’ingresso si mostrava ampia e spaziosa, con diverse poltroncine verdi ai lati per chi doveva aspettare, con il banco circolare dell’accettazione in fondo alla stanza. La Lynch si diresse immediatamente lì, sfilando accanto ad un mago che tossiva, e portandosi davanti a quello che ora si rivelava essere una struttura ovale. Un tirocinante stava aiutando la moglie del mago con la tosse, mentre lei si approcciava ad una tirocinante per comunicarle che - Sono Lena Aldea Lynch, avrei un appuntamento con Webber per svolgere un colloquio- avrebbe spiegato con la solita rigidità formale che la contraddistingueva. La ragazza appuntò qualcosa su un foglietto che poi si diresse sotto forma di aeroplanino verso l’interno del Ospedale, poi le venne chiesto di attendere l’arrivo di Cristina Webber. Riconobbe la strega dalle foto che aveva visto recentemente sulle testate giornalistiche, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la donna che indossava un camice verdino come il resto dello staff ospedaliero. - Buongiorno, sono Lynch - si unì alla fase di presentazione per poi seguirla per l’Ospedale. Le fu mostrato quello che sarebbe diventato il suo ufficio, trovando rassicurante il fatto che c’era una stanza già predisposta per lei anche a colloquio da sostenere, appariva come un angusta stanza, molto stretta dove era contenuta un lettino per il paziente, una scrivania, la sua sedia ed altre due poltroncine, gemelle di quelle in accettazione, per i parenti o per altri interlocutori. Non vi era alcuna finestra e avvertì un principio di claustrofobia che svanì soltanto quando proseguirono con il giro. Ad ogni reparto la Webber spiegava diligentemente casistiche e indicava nomi di qualche dottore, per il momento gli interventi della Lynch erano ridotti ad annuire e a qualche sporadico - ah, capisco - che la facevano sembrare come una scolaretta al suo primo impiego che non la donna matura e di potere che era. Con questa tiritera giunsero al Quarto Piano, dopo aver visitato ampiamente il Reparto per le lesioni da Incantesimi che era uno tra i più interessanti e frenetici si spostarono al Reparto Janus Thickey che invece era decisamente l’opposto. Una calma quasi surreale regnava tra le mura di un bianco accecante, con esili pazienti coricati in letti troppo grandi. Alcuni erano incoscienti, avvolti in un lungo sonno, altri invece erano vigli ma con lesioni tali da impedire loro di uscire. Metteva una profonda tristezza osservare queste vite spezzate, con accuratezza matematica, quasi si trattasse di un mero conteggio di magazzino, Cristina Webber la informò che soltanto il 3% dei pazienti lì presenti aveva la possibilità di uscire e vivere una vita quasi normale, il restante 97% aspettava soltanto che la vita lo lasciasse. Mentre la Lynch apprendeva con un distacco quasi medico l’impietosa statistica del Thickey arrivò un promemoria come quello che era partito quando era arrivata lei. In effetti si trattava sempre dell’accettazione che aveva un nuovo paziente per loro. Gli spostamenti furono molto rapidi e si trovarono davanti ad un anziano mago. Webber assegnò a lei l’anamnesi del paziente. Prendendo in mano la cartella del mago iniziò a leggere ad alta voce, cercando conferma nello stesso paziente - William Shakespear, 67 anni.... è stato un auror ma ormai è in pensione, corretto?- avrebbe poi proseguito - si trova qui perché lamenta un forte prurito all’addome, ad un analisi tattile si riscontrano delle lesioni superficiali... sembrano graffi o abrasioni da contatto con qualcosa di urticante... ricorda dove se le è procurate? O se siano conseguenza del prurito?- fare domande era la sua professione ed in questo non aveva problemi. William non ricordava come se le fosse procurate, per questo motivo si era voltata verso la Dottoressa per ragionare ed esprimere le sue teorie - Ritengo plausible che questi segni siano dovuti al contatto di qualche sostanza urticante, come una pianta o una pozione, per la posizione in cui si trova credo sia dovuto ad una situazione da contatto... il signore prendeva qualche medicinale? Magari qualche intruglio erbologico creato in casa? - domandò un po’ per tutti i presenti, dalla Webber a Shakespear a se stessa. - Dunque il prurito deve essere scaturiti da qualcosa di simile, mentre le lacerazioni sono da sfregamento... anche involontariamente potrebbe essersi grattato. Personalmente ritengo che il reparto più adeguato sia il Reparto Avvelenamenti al Terzo piano. - Il tour del ospedale era ripreso, un via vai di stanze, spostamenti, su e giù per le scale, pazienti e malattie diverse. La Lynch manteneva un atteggiamento di distaccamento professionale, senza farsi mai coinvolgere dalle storie di chi incontrava, consapevole che la componente emotiva poteva mostrarsi come deficitaria. Eppure nonostante queste premesse il suo cuore si intenerì quando scoprì in un bambino silenzioso e dai capelli ricci il prossimo paziente. Aveva subito capito che un bambino tanto quieto a quel età era insolito, Merlino solo sapeva quante volte era stata tentata di cucire la bocca a Maxine in quegli anni, ed infatti Mark Twain era arrivato al quarto piano, nel Reparto Lesioni da Incantesimo, proprio perché aveva sottratto la bacchetta magica alla madre. - Si tratta di una magia accidentale quindi non è riconducibile ad un incantesimo esatto... vorrei esaminare la cavità orale, per verificare se la lingua è attaccata al palato come in un Languelingua o se invece si è di fronte al Oscausi, che ritengo più plausibile. Mi chiedo se non possa essere anche una variante del Muffliato, anche se è un incanto molto potente. - Avviata la procedura per riportare il piccolo Mark a parlare si spostano di letto, ma non di reparto: questa volta si tratta di un auror. Lena Lynch analizza le zone critiche, osservando la tipologia di lesioni riportate. - Ritengo che tali segni siano compatibili con un Incarceramus piuttosto potente, che ha lesionato la pelle e compresso la cassa toracica: più la Austen si muoveva maggiore era la stretta delle corde. -
5- Il caso di Austen: arriva in ospedale con Vita a ♥♥♥ . Qual è la percentuale di vita? Quanti cuori sono mancanti per una completa guarigione e cosa dovrà fare per averli? La percentuale è di 50%. Mancano 2 cuori ad una completa guarigione, per averla occorreranno 3 post della paziente (il 1º più altri 2 per avere 2 ♥).
6- Sempre considerando il caso Austen, si compili la Cartella Clinica.
▬MEDIMAG LENA ALDEA LYNCH ▬ cartelle cliniche marzo
Paziente: Jane Austen Accettazione: LINK (non l’ho portato io quindi lo metto) + Nome Tirocinante in Accettazione Cause Ricovero: La paziente riporta diverse ferite da incantesimo. Profondi tagli sulle braccia e lungo il busto, la cassa toracica presenta ematomi compatibili con schiacciamento. Si pensa che queste siano dovute ad Incantesimo Incarceramus Tirocinante: nessuno Cura: LINK (inserisco link della role) Il Paziente viene dimesso in queste condizioni: Vita al 100%.
Compenso Previsto Medimag: (60 galeoni x 3 post cura eseguiti) 180 Galeoni Compenso Previsto Tirocinante: no
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