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Si trovava in svantaggio rispetto al cercatore avversario ma nulla era ancora perduto. Almeno per il momento Mary non si sarebbe fatta scoraggiare. Avrebbe lasciato indietro le pressioni che di solito le frullavano per la testa e le appesantivano le spalle e avrebbe provato a spingersi in avanti, portandosi veloce in avanti. Doveva impegnarsi per recuperare velocità e guadagnare spazio prezioso. Qualcosa aveva infastidito il suo avversario, perché lo vide compiere dei movimenti bruschi con la testa. Questa sarebbe stata la sua occasione perfetta: avrebbe provato a spingersi in avanti sulla scopa per superarlo, usando tutti i muscoli del suo corpo. Doveva adoperare una tecnica per prendere velocità, una Wollongong Shimmy era perfetta con il suo andamento a zigzag per guadagnare velocità e procedere. Non si sarebbe fatta sfuggiate l’opportunità di raggiungerlo e magari superarlo. E non avrebbe perso di vista nemmeno il boccino d’oro che voleva poco più avanti.
Alle sue spalle il portiere degli Elves era abbastanza tranquillo, così immaginò la cercatrice perchè aveva visto che i cacciatori degli Elves stavano attaccando la porta degli avversari.

Sebbene una tempesta di neve stesse investendo il castello di Hogwarts, avevo ormai perso il conto delle volte in cui era capitato, mi stavo preparando per andare a Hogsmeade. Desideravo assorbire l’atmosfera natalizia che si respirava per le vie del villaggio magico. Sarei andata da sola, forse Violet mi avrebbe raggiunto più tardi, ma stava scrivendo lettere ai parenti e ai genitori mentre io ero uscita dal dormitorio di Tassorosso. Oggi le vie del centro erano meno frenetiche, i negozi potevano respirare e sembrava che tutti fossero in attesa. Il grande giorno sarebbe stato domani, io intanto mi dirigevo per l’ultimo giorno del Calendario dell’avvento, un rito che mi sarebbe mancato.

Hogsmeade era più affollata che mai in quello che era l’ultimo giorno per lo shopping di Natale. Sedute al tavolo che dava sulla finestra ai Tre Manici di Scopa, io e Violet osservavamo con sguardo divertito il via vai di persone che erano in strada. Imbacuccate nei loro mantelli, avvolte in sciarpe che svolazzavano al vento invernale e con i cappelli di lana pieni di fiocchi di neve la popolazione del villaggio magico offriva una visione che sembrava essere uscita da un quadro. Non ero un’esporta d’arte ma non era difficile immaginare che qualcuno con doti artistiche migliori delle mie sarebbe stato in grado di ritrarre un capolavoro da quella scena. C’erano persone che si scontravano prese dalla fretta degli ultimi acquisti, gente che si fermava a salutarsi e la frase più usata era buone feste. L’avevamo vista così tante volte mimata sulle labbra delle persone che ormai avevamo perso il conto. Sotto il tavolo avevo un pacchetto che mi aveva regalato proprio la ragazza con cui stavo sorseggiando una cioccolata calda e il regalo del calendario dell’avvento di quel giorno.

Era il boccino d’oro! Il cuore del cercatore iniziò a battere con maggiore forza, mentre si lanciava a tutta velocità verso il bagliore dorato. Nevicava così intensamente che continuava a prendere abbagli, i fiocchi lanciavano strani riflessi, tuttavia questa volta non si era sbagliata. Anche il cercatore avversario aveva individuato il bagliore dorato mandato dal boccino d’oro, dandole ulteriore conferma di non sbagliarsi a riguardo. Era una sfida di velocità e lei era in svantaggio. Improvvisamente una raffica gelida le piombò addosso, come quando un fantasma le passava attraverso il corpo. Istintivamente i muscoli le si irrigidirono, facendole stringere con maggiore forza il suo manico di scopa, le nocche bianche per il freddo e lo sforzo. Si trovava dentro a una tormenta di neve, fitta e che le impediva di vedere al di là della punta del suo manico. Intorno a lei era tutto bianco, bianco e in movimento. Iniziava a perdere il senso dell’orientamento e una punta di panico sembrava volersi impadronire di lei. Ma era un Elves, era abituata al freddo e alla neve, lo avrebbe tenuto a mente mentre si sforzava di aguzzare la vista e mantenere la mente lucida. Da principio fu solo un’ombra, poi divenne un corpo. Stava per impattare sul portiere avversario! Ne riconobbe la divisa e stingendo la sua scopa fece tutta la forza che aveva per virare, i suoi muscoli si sarebbero mossi all’unisono per portarla a sterzare verso destra prima dell’impatto.
Senza nemmeno accorgersene aveva chiuso gli occhi per un istante, ma il pericolo sembrava essere passato ma voltandosi indietro notò con orrore che i suoi anelli erano sotto attacco.
Il portiere degli Elves era stato preso di mira da un bolide, questo lo costrinse a posizionarsi in una Sloth Grip Roll, quindi a testa in giù per cercare di schivarlo e di mettersi poi a Starfish and Stick, ovvero una specie di stella, per provare a coprire tutti e tre gli anelli contemporaneamente.

Iniziava a svuotarsi il castello di Hogwarts in vista dell’inizio delle vacanze di Natale, ma non per questo era meno frenetico il via vai che solitamente animava gli abitanti del castello. Tutti iniziavano a sentire lo spirito del Natale, dai quadri ai fantasmi, persino i Serpeverde più scorbutici anche se sarebbero andati quasi tutti via per le vacanze e questo non faceva altro che migliore l’atmosfera. Era forse una cattiveria da dire, ma la pensavo così. Anche la sala comune di Tassorosso si era svuotata parecchio e avevo dovuto salutare in anticipo alcuni amici a cui avevo lasciato un piccolo pensiero. Fortunatamente qualcuno era rimasto e Violet mi aveva proposto di fare una bella merenda ai Tre Manici, avevo tentennato sull’accettare ma poi la ragazza si era proposta di offrirmi una cioccolata calda e allora avevo accettato. Prima eravamo entrambe passate dal Calendario dell’Avvento a prendere i nostri premi di quel giorno. Mancava sempre meno al Natale!

Il solstizio d’inverno mi provocava sempre emozioni contrastanti. Il fatto che le ore di luce fossero meno di quelle di buio in qualche modo mi rendeva più cupa. Il giorno più corto dell’anno era arrivato sul castello di Hogwarts portando altra neve e già dal mattino si capiva che il sole non si sarebbe visto nemmeno per le poche ore che gli erano concesse quel giorno. Approfittai delle prime ore libere del pomeriggio per andare fin dal pranzo a Hogsmeade. Questo non era un bene per le mie finanze sempre strette, perché non avrei scroccato il pranzo gratuito della scuola, ma ci tenevo a tornare prima che il crepuscolo si affacciasse all’orizzonte. Così uscii velocemente e mi diressi a Hogsmeade: sarei passata prima al calendario dell’avvento e subito dopo ai Tre Manici di Scopa.

Ero quasi sicura che il compito di Trasfigurazione non fosse andato male, ma più che male. Non era proprio una materia che riuscivo a seguire senza che mi venisse un mal di testa clamoroso e se anche riuscivo a fissare in testa alcuni concetti a memoria da scrivere per le parti teoriche, la parte pratica mi fregava sempre. Per tutta la mattinata di lezioni ci avevo pensato e ripensato e confrontando le risposte con quelle di alcuni miei compagni ero arrivata a una sola e unica conclusione: avevo preso Troll.
E solo una cosa poteva portarmi un po’ di allegria in quella giornata altrimenti triste: Hogsmeade.

Era la più giovane dei giocatori in campo e sentiva tutta la pressione che una partita di rilievo come quella, una partita che era una raccolta di galeoni per il San Mungo, poteva avere. Non voleva fare pessime figure e quindi aveva tenuto nascosta sotto la divisa degli elfi le paure e le insicurezze che rimedivano il suo giovane cuore di elfa. Essere un cercatore era molto importante, poiché dalle sue abilità di catturare il boccino d’oro arrivava le probabilità, quasi certe, di vittoria o di sconfitta. Ricordava il discorso che le aveva fatto un cacciatore suo compagno di squadra: può capitare inuma partita che si segnino più di sedici goal, ma è molto improbabile e richiede un tempo di gioco molto lungo, quindi la vittoria era meramente legata a chi afferrava per primo il boccino d’oro. Lo sapeva e ne era pienamente consapevole, mentre in sella alla sua scopa scrutava il cielo.
Nevicava, fitti fiocchi bianchi cadevano tutt’intorno a lei rendendo i contorni del campo poco chiari: persino il prato era bianco e si confondeva con il colore del cielo. Sperava di non dover compiere manovre azzardate o se si fosse trovata a testa in giù avrebbe potuto confondere l’uno con l’altro e sfrecciare al suolo come un kamikaze. Non voleva fare pessime figure era questo il suo obiettivo di quella giornata. Era già un paio di volte che scattava in una direzione o in un’altra pensando di aver intravisto un bagliore dorato ma quando poi ci si era avvicinata era sparito. Teneva d’occhio anche l’altro cercatore, nella speranza che anche lui avesse difficoltà a vedere qualcosa attraverso la fitta nevicata, a sembrava che ci fossero stati solo falsi allarmi. Stava seguendo lo svolgersi dell’azione dei cacciatori, la sua squadra era in possesso palla, quando volgendo lo sguardo verso gli anelli degli avversari le sembrò di individuare un bagliore dorato: era proprio un bagliore d’oro! Immediatamente partì verso quel punto, sfrecciando attraverso i fitti fiocchi che cadevano, voleva raggiungerlo prima del suo avversario.

La domenica era ormai fissa la tappa a Hogsmeade, ora che era dicembre e con il calendario dell’avvento esposto ancora di più! Mi ero avvolta in un pesante mantello e indossavo comunque la sciarpa di Tassorosso, che portavo fiera di mostrare la casa a cui appartenevo, inoltre avevo preso dietro qualche galeone perché volevo fare qualche acquisto per Natale. Non erano molti e sarebbero stati soltanto dei pensierini ma era comunque qualcosa a cui tenevo. Avevo una piccola lista di amici a cui ero intenzionata mostrare il mio affetto con dei pensieri per Natale, non tutti sarebbero rimasti nel castello e quindi dovevo dare loro i regali prima che partissero. Come sempre sarei passata a ritirare il regalo di quel giorno al Calendario del Avvento per poi dedicarmi allo shopping nei negozi per gli altri regalini. Come sempre il pensiero dei galeoni che uscivano dalle mie tasche mi avrebbe accompagnata con un lieve senso di colpa, ma ci tenevo davvero tanto.