Annoiata, con il cipiglio imbronciato di chi preferirebbe assistere a una sessione spiritica piuttosto che essere lì dove si trovava, osservava il susseguirsi di duellanti senza però davvero registrare le immagini che si srotolavano davanti ai suoi occhi. Sussultava quando qualcuno veniva schiantato a terra, più entusiasta degli incidenti o delle ferite riportate che dello svolgimento in se del duello, unico indizio che indicava che la ragazza non si fosse addormentata con gli occhi aperti. Si ridestò, ma lo sguardo restò vacuo e senza espressioni, quando fu chiamata a salire sul palco e a seguire quelle che erano le indicazioni per il duello. Lo aveva visto fare molte volte in quel noioso pomeriggio, si limitò a replicare con entusiasmo meccanico i movimenti noiosi e antichi, del tutto superflui. Il centro del palco dove eseguí il suo inchino, voltarsi e compiere dieci passi per allontanarsi dall’avversario. Fu solo alla posizione iniziale del duello che prestò attenzione. A nessuno dei presenti imporrava che dentro la scarpa sentisse l’unghia dell’alluce incarnirsi sotto la pelle, ma che la punta dei suoi piedi fosse rivolta verso la sua avversaria si. Le gambe distanziate adeguatamente, parallele alle spalle, le gambe distese e le ginocchia appena flesse per ricevere il contraccolpo del suo incantesimo e di in eventuale attacco. Il busto dritto, composto, le spalle distese. Il fianco rivolto alla sua avversario e il braccio che reggeva la bacchetta piegato, ma con il gomito e il polso morbidi e pronti ad assecondare ogni ulteriore movimento. Aveva visto che il miglior modo per iniziare un duello era uno schiantesimo, lo stupeficium era l’incantesimo che più di tutti aveva regalato soddisfazioni in termini di culi scaraventati al suolo. Avrebbe fatto appello a questa volontà, alla sua capacità di estraniarsi dal mondo rendendolo chiazza incolore per concentrarsi, focalizzando solo la sua avversaria. Al via sarebbe scattata con un colpo deciso del braccio, un movimento fluido e che aveva visto fare molte volte dal gruppo degli adulti, accompagnato dalla formula magica Stupeficium! impressa dalla voglia di chiudere in fretta la questione.

Le piaceva il Natale? Non sapeva dirlo con certezza. Alcuni aspetti le piacevano, altri no, sicuramente adorava ricevere dei regali, ma detestava doverli fare a sua volta. Adorava mangiare alcuni cibi tipici del Natale, ma detestava la puzza di cibo che restava in giro per casa per tutto il giorno e l serie di avanzi che venivano nei giorni successivi. Mia Phoenix non era mai contenta al cento percento della sua situazione, alcuni avrebbero detto che era una inguaribile scassapalle, ma secondo lei era semplicemente esigente. Non aveva alcun desiderio di passare il Natale circondata dallo Zio John che le avrebbe sbavato addosso per tutto il tempo o dalla vecchia Nonna Greta che aveva strane idee sull’ambiente e cataclismi, una vecchia drama queen, così aveva comunicato già diverso tempo prima che anche quest’anno il suo Natale sarebbe trascorso al castello di Ilvermorny. Era stata svegliata la mattina del 25 Dicembre dal trambustò generale che animava la Sala comune di Wampus, molti erano più eccitati di lei del Natale da trascorrere lontano dalle famiglie, ma non si era fatta coinvolgere dalla frenesia di tutti e con calma di era preparata. Aveva arricciato la punta delle sue ciocche con un incantesimo riscaldante, si era truccata con cura con ombretto verde brillante e rossetto rosso, aveva indossato un abito da “Babba Natale Sexy” con gonna a balze rossa con il bordo bianco e un top della medesima fattura. Era uscita dalla sua camera ed aveva attraversato il corridoio che sperava i dormitori maschili e femminili per sbucare poi nella sala comune. Vide alcuni volti noti, tra questi quello del professor Skyfield sul quale poteva anche fare un pensiero o due, e quello di Lennox Nott che stava già afferrando uno dei pacchi. Prima le signore, non te lo hanno insegnato Nott? una inguaribile scassapalle anche la mattina di Natale. Scelse il pacco rosso con la + sopra.

Detestava avare a che fare con i secchioni saccenti e pieni di carica so tutto io. Era più forte di lei, immediatamente percepiva un senso di fastidio che le dava prurito alle mani, come se trattenersi dal prendere a schiaffi questi soggetti fosse praticamente impossibile. In quella situazione così particolare, era convinta che si trattasse di un qualche gioco o di una punizione per chiunque avesse abboccato al volantino che invitava palesemente a infrangere le regole, tuttavia apprezzava queste grandi menti pensanti. Il cervello di quella sera si presentò con una fitta criniera afroamericana di boccoli neri, da fare invidia a qualunque ragazza, e con molte domande da porre. Ribellione al meccanismo delle gemme? propose mentre dall’altro lato del cerchio che si era formato introno alle gemme anche Lennox Nott esprimeva la sua idea e per una volta doveva trovarsi d’accordo con lui. Annuì, suo malgrado, e con un sospiro si affrettò a confermare, soltanto quando il ragazzo si fu allontanato, anche l’ipotesi di qualcuno che era poco d’accordo con l’attuale classifica è valida... come erano messe le quattro case prima della distruzione delle clessidre? domandò sperando che qualcuno del gruppo fosse ossessionato dal conteggio delle gemme e simili.

Qualcuno aveva voglia di giocare con lei. Mia Phoenix aveva ricevuto un inquietante messaggio che era evidente riservato a lei. Lo aveva trovato in uno dei suoi tanti bighellonamenti al castello, proprio durante la lezione di quella noiosissima Lynch che si ostinava a propinare lezioni sulle piante e addirittura sulle zucche, mentre a lei di Erbologia non interessava nulla che non fosse strettamente legato a qualcosa di illegale, del genere che ti fa sballare. Per il resto le piante non esercitavano alcuna forma di interesse e così aveva preferito bucare lezione. Si trovava intorno al terzo piano del castello quando aveva sentito parlare, voci gravi da adulti e istintivamente si era spostata verso uno dei suoi nascondigli preferiti per evitare di essere scoperta. Si trattava di una nicchia segreta tra due colonne, bene nascosta e sicuramente sconosciuta ai più. Quando il pericolo era passato e lei era nuovamente uscita allo scoperto aveva trovato il manifesto attaccato al suo culo. Qualcuno aveva di proposito messo quel biglietto in un luogo che solo lei conosceva. Se il primo pensiero andò su quel codardo di Nott, il secondo pensiero le fece dubitare che il ragazzo possedesse abbastanza neuroni da 1) trovare il suo nascondiglio 2) elaborare il piano del biglietto per darle un appuntamento 3) avere anche solo un’idea per la quale valesse la pena incontrarlo e 4) oltre il coprifuoco lui e quella femminuccia di Vincent non si sarebbero mossi.
La curiosità aveva ucciso il gatto, ma non ancora Mia che si sarebbe fatta trovare pronta al appuntamento. Questa cosa della sfinge era in qualche modo eccitante. E a lei piaceva giocare. Durante i festeggiamenti per Halloween, festa che approvava ma non la faceva impazzire vista la presenza di questa più allettante avventura della Sfinge, era sgattaiolata fuori dalla sua sala comune non vista e si era dileguata nelle ombre del castello. Di notte sapeva che i corridoi erano ampiamente pattugliati da prefetti e docenti quindi avrebbe fatto attenzione a raggiungere il luogo d’incontro. Trovò le porte della Sala Grande già aperte, con un po’ di stupore scoprì di non essere sola. qualcuno ha organizzato un festino con le migliori personalità della scuola? chiese notando una certa bionda che aveva già visto a qualche lezione ma della quale ignorava completamente il nome. Fu in quel l’omento che vide la scritta che torreggiava sulle loro teste. Qualcuno che si è vestito di viola per Halloween? Cos’è una strega magari un vampiro? chiese agli altri presenti.