Posts written by Oh damn‚ Black!

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    Ma ciao!!
    Oh come chiuso? Che cosa triste... spero troverai qui quello che avevi trovato nel precedente, insomma... attivi e dinamici eccociiii... Non posso parlare per me stessa che senza caffè manco mi alzo dal letto, ma la mia Chey sarà lieta di offrirti una burrobirra ai 3 manici...chiusi solo nelle notti di luna pinea (se sopravvivo al provino) ...

    Ehm, sì, procediamo: io sono Vic e siamo quasi coscritte **
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    Credo che il post di Alaster sia da censura ahahha
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Sbuffò fuori l’aria dai polmoni. Di notte capitava che la sua mente la tormentasse con ricordi ed eventi della giornata. Quella sera era capitato che più volte tornassero alla sua mente teste di zucca, zucche e dolciumi. Aveva assunto troppo zucchero, non si spiegava in altro modo il costante mal di testa e generale malessere che affliggeva i suoi arti. Le sembrava di essere ferma nella stessa posizione da diverso tempo. Scosse elettriche punzecchiavano i nervi dietro ai bulbi oculari, si irradiavano come una tempesta di fulmini lungo la fronte e le tempie. Non aveva bevuto. Cercò di evocare il ricordo della notte scorsa, quella a Mielandia. Ricordava che era stata una serata piacevole, aveva anche incontrato Dean e Nathaniel, i due ragazzi inglesi che conosceva ormai da qualche mese. Si chiese se loro fossero i responsabili del suo mal di testa. Dean era una specie di dispenser di alcol, il loro primo incontro era stato all’insegna della distilleria di rum, mentre Nathaniel era una sorta di ubriacone gentile. Insomma se aveva bevuto doveva averlo fatto in loro compagnia. Ma per quanto cercasse di richiamare i suoi ricordi questi erano incastrati dentro a una fitta nebbia. Sbuffò, rigirandosi nel suo letto. Con la faccia di lato il suo sospirò sollevò la polvere dal pavimento che arrivò alle sue narici, facendola tossire violentemente. Tossì, mettendosi seduta. Improvvisamente sveglia capì che non si trovava a casa sua. Era ammanettata al pavimento, poteva muoversi soltanto con una mano, portandosela alla bocca per coprire l’attacco d’asma. Quando lo sconquassamento della tosse e della scoperta macabra che aveva appena fatto si fu acquietato, le rotelline del suo cervello si misero in funzione, dimenticando ogni segno di alcol o stanchezza. Doveva capire come agire. Cosa fare. La priorità era cercare di liberarsi, provando a muovere la mano e capire con cosa era stata legata, avvalendosi di tutti i sensi a disposizione: con la vista fuori uso per via del buio pesto che l’avvolgeva, con l’udito poco utile per via di un fischio costante. Da Medimag cercò di capire razionalmente quali potessero essere la cause del fischio alla testa. Non aveva altro tipo di dolore, quindi non poteva essere a causa di un colpo e la cosa la rincuorava perché escludeva un’emorragia. Poteva essere dovuto al danneggiamento del timpano, questa volta poteva essere sia per via di una botta molto violenta -ma anche questa volta era assente dolore in loco- o dall’esposizione a un forte rumore. Ancora il vetaglio delle possibilità al portò a una qualche sostanza, come l’alcol, ma più potente che l’aveva stordita. E in questo caso il fischio si sarebbe risolto da solo. Oppure poteva essere dovuto a un cambio di pressione. O si trovava sottoterra o in cima a una montagna.
    Ipotesi che frullavano nella sua mente, ma che dovevano trovare un’attuazione concreta. Doveva farsi sentire, convincere chiunque l’avesse portata lì a liberarla o trovare un modo per liberarsi da sola.
    Non era mai stata una persona silenziosa. Il rumore faceva parte della sua stessa natura. Quindi si abbandonò al casino. «C’è nessuno?! HEEEEEYYYYY!! Aiuto! Non so chi cazzo sia ma abbi il coraggio di farti vedere: codardo! Hai paura di batterti con una donna?! HEYYYYYYYY! » insomma, la Black non era certamente una donzella in difficoltà, avrebbe fatto vale le sue posizioni e in ogni caso era dotata di una resilienza senza fine. A costo di tener sveglia tutta notte il vicinato, tormentando il rapitore tanto quanto il fischio stava tormentando le sue orecchie. A questo si aggiungeva la pressione esercitata dal suo urlare, che aumentava il fischio e il mal di testa.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
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    siiii cerca di essere fiduciosa **
    Intanto comincia a guardarti qualche pv in giro e magari trovi un'ispirazione illuminante, chissà ^^
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    Benvenuta Sel :zucca:

    Uuuh una studentessa in arrivo quindi? hai già qualche idea per il pv?? Coomunque passa dai 3 Manici di Scopa, così ti offro una burrobirra **
    Sono curiosa di vederti ruolare in giro e scoprire il tup pg ^^
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    Cheyenne Luna Black, mi iscrivo (POST)

    Ho anche una domanda: posso inserire negli equipaggiamenti le caramelle che ho acquistato all'evento di Halloween?
    Altra domanda, al blind pig io ho bevuto del rum che aumenta carisma, devo aumentarmelo io o come si fa ad evidenziarlo?
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    NOME COGNOME
    ▬ESPERIENZA 8- Halloween Nightmare▬
    DOMATORE- LIVELLO 1- PE 0
    CAR10 • COS20 • DES20 • FOR30 • INT10 • SAG10


    BACCHETTA:Corniolo, Crine di Unicorno, 11 pollici, Non Flessibile. +20 INT
    ARMATURA/VESTITI: (scrivere solo quelli che si indossano in questa Esperienza, acquistati regolarmente da Madama.)
    ANIMALE: (scrivere solo se si intende portare in Esperienza)

    SLOT EQUIPAGGIAMENTO

    (q.tà)
    oggetto1
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Aveva storto il naso, minimizzazione della rabbia interiore, quando le era stato comunicato dai responsabili delle Teste di Zucca che ”per evitare concorrenze in un così ristretto bacino d’utenza” le avrebbero concesso un finanziamento per incentivare alla chiusura dei Tre Manici di Scopa nella notte di Halloween. Cheyenne non ne capiva molto di finanza, ma abbastanza di loschi affari, avendo frequentato le strade newyorkesi, ed era sottointeso che quel finanziamento altro non fosse che una tangente. Era altresì sottointeso che se non avesse accettato questo finanziamento, ci sarebbero stati altri tipi di ripercussioni. Quindi in un colpo solo avrebbe dovuto prendere una tangente e cedere a un ricatto…o stare a vedere se era un bluff o se si sarebbe ritrovata con mezzo locale distrutto. Si era morsa la lingua, tanto forte da farsi quasi uscire sangue, per non mandarli al diavolo: aveva acconsentito a chiudere il locale ma aveva declinato gentilmente, si fa per dire, la proposta di finanziamento. Aveva già capito che se quello era l’andazzo le avrebbero in qualche modo fatto pesare il loro investimento e con una nuova attività appena avviata non se la sentiva di avere soci oscuri e loschi. E non era una di quelle persone resilienti, era pratica ma sveglia, abbastanza da intuire che in qualche modo se fosse rimasta aperta nessun cliente avrebbe trovato la strada per il pub. Si era quindi arresa a questi poteri forti, aveva dato a Quincey la serata libera, dopo aver sistemato e ramazzato il locale, poi si era messa ai fornelli, preparando la pasta madre perché il mattino dopo fosse pronta per trasformarsi in pane fresco e croissant, aveva aggiunto della confettura di marmellata di mirtilli alla crostata appena sfornata che sarebbe stata la protagonista del menù dell’indomani. Con il locale a porte chiuse si era cambiata d’abito, indossandone uno nero e si era incamminata a piedi verso Mielandia, per spiare la concorrenza e vedere quante persone avevano radunato forzando alla chiusura tutto il villaggio. Passeggiando per Hogsmeade si aveva l’impressione di essere in una cittadina fantasma: alle finestre nessuna luce, tranne qualche zucca intagliata e illuminata, tutte le imposte dei negozi erano chiusi e per le strade non aveva incontrato anima viva. Mielandia era diventato il punto nevralgico della cittadina e della comunità intera. Probabilmente tutti quelli che conosceva, da Beth che prendeva cappuccino con un biscotto di zenzero a Roger che ordinava sempre il suo arrosto con patate, si trovavano lì. Si mise in coda, entrando senza fretta nel locale, covando comunque un certo risentimento per questa grande compagnia che sembrava così lontana dalla cultura di piccolo commerciante che aveva sempre mosso l’economia del villaggio. Con questo ragionamento e la preoccupazione per i suoi affari, la Black si trovò comunque meravigliata di come il locale fosse stato addobbato a festa. Se tanto era lì, aveva già fatto il loro gioco, tanto valeva provare queste caramelle strepitose e vedere se almeno erano buone. «Una per tipo, grazie» ordinò avvicinandosi al bancone, osservando come quella sera mancassero i colori e i profumi sfiziosi tipici del negozio di caramelle. Questo monopolio le faceva storcere il naso quasi più della sua tangente. Si guardò introno e proprio tra le persone che assaggiavano i nuovi prodotti dolciari individuò il Crawford. «Nathaniel, anche tu qui?» stupido, considerato che effettivamente era lì, agitò una mano in aria come ad allontanare una spirale di fumo di sigaretta «Anche tu sei stato comprato dalle Teste di Zucca?» chiese, decidendo con grande nonchalance che era lecito parlare male della concorrenza anche se si era a casa loro. Visto l’impegno profuso per quella serata non avrebbero voluto guastarla allontanandola malamente, spostando l’attenzione su qualcosa che non fossero le caramelle.
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Avrebbe dovuto prestare attenzione al suo istinto, a quel brivido che le era scivolato a fior di pelle sulla schiena, ma scioccamente non lo aveva fatto. Altrettanto scioccamente sembrava che quella sera non fosse cosciente di essere una strega e, in quanto tale, dotata di bacchetta magica. Nella sua mente stava ripercorrendo, con placida lentezza di chi ha sulle spalle un doppio turno di lavoro, gli avvenimenti ce l’avevano portata lì. L’animale che aveva sparpagliato mezza pattumiera dei 3 Manici per strada, la corsa lungo il viale sempre più sconnesso e poi l’arrivo vicino alla Stamberga Strillante. La casa più infestata d’Inghilterra non poteva essere la sola causa del brivido provocato dalla sua schiena. Ma era troppo stanca per riconoscere i segnali d’allarme. Forse in un’altra giornata avrebbe prestato maggiore attenzione a quello che la circondava, si sarebbe avvalsa dell’ausilio di un Lumos per vederci chiaro e non soltanto della fievole luce lunare. Sarebbe stata anche maggiormente consapevole di se stessa e di quello che il suo istinto era in grado di percepire, di quanto le stesse urlando di scappare. E non c’era peggior sordo di chi non sapeva ascoltare. E lei quella sera era già con il cervello sotto le coperte, a riposo nella calda trapunta. La mente era troppo affollata da pensieri e faccende, i fornitori da contattare domani per avere i croissant caldi di prima mattina e la fornitura di dittamo da preparare al San Mungo, per essere focalizzata sul presente. E proprio il presente arrivò a colpirla tanto duramente. Qualcosa attirò la sua vista in terra, su una macchia scura. Sangue. Una deformazione professionale di chi lavora in Ospedale e riesce a riconoscere la particolare viscosità con cui il plasma si diffonde. Aveva pochi dubbi la strega che si trattasse proprio di quello, anche se avrebbe avuto bisogno come minimo di più luce per una certezza indissolubile. «C’è nessuno?» avrebbe domandato se solo ne avesse avuto il tempo. Tutta l’aria incanalata nella trachea per formulare la frase morì nella sua gola, o meglio fu espulsa per l’impatto violento con un roco suono gutturale. Con la mente offuscata dalla stanchezza non ebbe la prontezza di spirito per resistere al colpo ricevuto alla schiena, avvertendo appena la percezione di star perdendo l’equilibrio. Avvenne tutto così rapidamente che non ebbe nemmeno il tempo di pensare a come reagire, nemmeno riuscì a sporgere le mani in avanti per evitare l’impatto con il terreno. Cadde in terra malamente, come un sacco di patate scaricato al volo da un fornitore frettoloso, impattando al suolo con la faccia e con i palmi delle mani aperte. Il dolore al naso fu immediato, lancinante e tale da svegliare definitivamente il suo cervello assopito. Il gusto amaro del sangue invase la sua gola, la bocca, le narici dalle quali sgorgava copiosamente. . «Cazzo» sputò e tossì sangue, mentre la voce sembrava un gorgoglio sommesso. Il dolore al volto era tale che solo successivamente arrivò quello sulla schiena per la spinta. Pian piano la consapevolezza di essere stata attaccata da qualcosa, o qualcuno, prese coscienza dentro di lei mettendo in moto un naturale istinto di sopravvivenza. Avrebbe provato a rimettersi in piedi e trascinarsi via da quella situazione. Ah, era una strega. Dove cazzo era finita la sua bacchetta magica? L’avrebbe cercata nella solita tasca del cappotto. Doveva difendersi e curarsi. Forse persino attaccare. Che giornata di merda, cazzo.
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Seduta sullo sgabello, a dir poco malconcio ma apparentemente stabile, iniziava a sentire il mondo girare attorno a lei, complice l’effetto del rum. Non era una ragazza dedita all’alcol, non a livello tale da dire di soffrire di alcolismo, ma le piaceva questo effetto inibitore che sbloccava ogni remora dalla coscienza lasciandola libera di agire soltanto d’istinto. Nel mondo no-Maj l’alcol era stato proibito, non a vado quegli anni erano chiamati proibizionismo, ma sotto casa aveva visto spesso persone in quasi coma etilico e gente che barcollava puzzando di distilleria. Da quando questo proibizionismo era incominciato aveva visto più gente ubriaca di quanta ne avesse mai vista prima di questa grande trovata no-Maj. Era comunque certa di non essere mai arrivata a questi livelli di sbronza e manteneva la vaga convinzione che sapesse fermarsi prima di arrivare a questo punto, quando l’alcol non era soltanto una meravigliosa sostanza che ti fa vivere con più scioltezza ma diventa un grosso problema. Questa convinzione era ancora abbastanza radicata dentro di lei, fumi alcolici a parte, mentre terminava il primo bicchiere e ne ordinava un secondo. In un contesto normale forse non sarebbe stata così tanto esplicita, per quanto estroversa fosse. Osservò attentamente l’uomo Dean che si allontanava, aveva ragione a dire che era uno (forse unico) dei più decenti del locale, con le sue spalle larghe e i muscoli della schiena che tendevano la maglietta, e mentre aspettava di vedere questa trasformazione in Deanna si trovò anche ad apprezzare il fisico del barista. Cazzo, stava cascando in un banale cliché.
    « Con molto ghiaccio, sono già bollente» rispose alla domanda che il ragazzo le fece di spalle, del tutto ignara del doppio senso appena fatta ma convinta del calore che il suo corpo iniziava a produrre, investendola con vampate di calore a intervalli irregolari.
    Rimase ad osservare la preparazione del suo cocktail e della trasformazione in Deanna nel tentativo di distrarsi. Vide il ragazzo sciogliere il nodo del grembiule, aveva un bel culo, ed afferrare due limoni, troppo espliciti forse? Si perse, distratta da questa stupida domanda, come esattamente si arrivó alla maglietta sollevata e al seno sbocciato sul petto del ragazzo. Indugiò a lungo sulla figura del barista, sulle nuove curve che tendevano la stoffa della sua maglietta e che per grazia divina scoprivano in parte gli addominali, e complice anche il cocktail che teneva in mano e che arrivó sul bancone davanti a lei si sentì decisamente attratta da Deanna. O Dean. Forse persino da entrambi. Sorrise alla voce acuta che il ragazzo stava provando a fare e subito ingolló un generoso sorso di Juniper Rum. L’acquavite ghiacciata le diede alla testa, duplicando la sua efficacia sulla mente della Black. Le sembrava di essere sospesa in uno spazio tempo non definito, sulle nuvole avrebbe descritto qualcuno, ma furono le parole di Deanna a riportarla quasi con i piedi per terra. Un largo sorriso si allargò sulle sue labbra e cogliendo di sorpresa il ragazzo e se stessa si sporse sopra il bancone, mettendosi in piedi sulle barre del suo sgabello, e posò le labbra su quelle del ragazzo. Fu un bacio semplice, le labbra premettero tra di loro abbastanza da trasferire il rossetto di Cheyenne su quelle di Dean, ma comunque fu molto veloce. Quando tornò a sedersi altrettanto velocemente di quando si era alzata sentì la testa girarle ma riuscì comunque a mascherare la poca sobrietà con un sorriso malizioso. « Problema rossetto risolto» aggiunse come se avesse giusto prestato il lipstick ad una sua amica. Sollevò di nuovo il bicchiere e nascose nel liquido ambrato i suoi dubbi e il martellante che cazzo stai facendo? che pulsava nella sua mente da quando aveva baciato Dean.
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    Benvenuto! Anche io avevo iniziato con i by chat ma sinceramente mi metteva un po’ ansia tutta sta velocità di risposta, io sono una grande lumaca ecco ahahah a parte questo non penso ci siano differenze sostanziali ;)
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    Possiamo ancora partecipare?
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Soffiò sull'ultima candela rimasta accesa ad illuminare i Tre Manici di Scopa, che calarono nell'oscurità. Era diventata negoziante di quel locale da relativamente poco eppure anche nel buio della notte riusciva a distinguere i profili della mobilia, le sedie capovolte sui tavoli, i boccali per la burrobirra appesi sul bancone che scintillavano al buio e la silhouette ambrata delle bottiglie di idromele.L'ambiente ormai familiare era diventato il punto nevralgico della sua giornata, si era il suo lavoro ma era uno stile di vita che abbracciava con piacere. Le piaceva sentire il profumo di torta di mele appena sfornata, quello dell'arrosto con patate, così in contrasto con il pungente odore di disinfettante nel quale era immersa nel suo lavoro in Ospedale. Era una Cheyenne diversa quella che si aggirava tra i tavoli del locale servendo le succulente pietanze da quella che con determinazione si occupava di curare i pazienti del San Mungo. Le piaceva davvero molto quel locale, era entusiasta e non le pesava doversi alzare molto presto al mattino per infornare le brioches per la prima colazione o dover chiudere passata la mezzanotte per servire il bicchiere della staffa all'ultimo cliente rimasto. Si stava rivelando ogni giorno che passava come una passione e sempre meno come un lavoro, anche se gli introiti monetari erano decisamente vantaggiosi. Forse, un giorno, la Black sperava di poter aver messo da parte abbastanza denaro da poterne diventare Propietaria a tutti gli effetti... una strega deve pur poter sognare!
    Quincey, l'elfo domestico che da poco aveva assunto come collaboratore del locale, per questioni più da retroscena e di manovalanza, perchè sapeva che la clientela non avrebbe mai accettato di essere servita da questo tipo di creature, si era già occupato di pulire le cucine e i tavoli del locale: Cheyenne gli aveva dato il permesso di andarsene un po' prima di lei.
    Chiuse alle sue spalle la porta del locale, sarebbero trascorse giusto qualche ora prima che dovesse tornare a riaprirla, ma qualcosa di diverso attirò la sua attenzione sul bidone della spazzatura. Era stata una giornata prolifica e questo si poteva notare dal sacco nero del pattume che sporgeva dal bidone di latta che lo conteneva. Il coperchio, era certa che Quincey lo avesse appoggiato sulla sommità del sacco, era riverso a terra e quando lei andò inavvertitamente a pestarlo produsse un gran rumore. Una sagoma nera si mosse e si distaccò dal sacco, rivelando uno squarcio che vomitò l'immondizia davanti al locale.
    «Hey!» urlò dietro all'ombra che aveva destato tanto trambusto. Ancora prima di poter ragionare, per esempio sul fatto che fosse una strega dotata di bacchetta e che qualche incantesimo le sarebbe stato utile, si mise a correre dietro all'ombra, più grande di un gatto ma più piccola di un cane (per lei al mondo esistevano solo Pastori Tedeschi o Terranova, quindi i suoi standard erano impostati sulle grosse taglie) come se le avesse rubato qualcosa di valore. La corsa fu a ritmo sostenuto e pezzetti di spazzatura, riconobbe delle bucce e qualche cartaccia, furono trasportati lungo tutta la strada che stavano percorrendo. Non doveva aver corso per più di qualche minuto prima di perderne le tracce. Della misteriosa ombra che aveva disseminato monnezza, la sua, per Hogsmeade non vi era alcuna traccia e le occorse qualche istante per capire che si trovava ben fuori dal centro della cittadina, complice il terreno fatto di sassolini e ghiaia, così diverso dalla pavimentazione in lastre di pietra davanti ai 3 Manici. Una vecchia staccionata ormai pericolante, un cartello sbiadito appena illuminato dalla luce della luna, molto affascinante e luminosa, le permisero di capire che si trovava vicino alla Stamberga Strillante. Un brivido corse lungo la sua schiena e per qualche motivo un sentore di pericolo si accese nella sua mente. Si voltò per tornare sui suoi passi.
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    Con il presente messaggio dichiaro la mia volontà di essere abilitato alla sezione Incontri Piccanti, consapevole dei contenuti espliciti e vietati ai minori di 18 anni di tale sezione, assumendomi piena responsabilità di quanto leggerò al suo interno o di quanto vi scriverò, sollevando così lo Staff da ogni responsabilità riguardo i contenuti della sezione.

    In fede,
    Cheyenne Luna Black.
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    Richiedente: Cheyenne Luna Black
    Lavoro: 3 Manici di Scopa (colloquio)

    Elfo Domestico Scelto: Diciassette
144 replies since 12/11/2013
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