Posts written by Aries Black

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    Aries Black
    Per qualche lunghissimo istante, Aries temette che il giovane centauro lì davanti a lui avrebbe deciso che non era degno di fiducia e quindi d'impalarlo con una delle sue frecce. Che fine ignobile sarebbe stata quella per il giovane Black: morto nelle campagne scozzesi, ucciso da un centauro che gli aveva piantato una freccia nel petto. Perciò emise un sospiro sollevato quando l'animale abbassò la mano sollevata che stava quasi carezzando l'impennaggio di una delle sue frecce. Il nome del centauro, quando esso si presentò, gli suonò piacevole all'orecchio: richiamava qualcosa di antico e suonava molto saggio e greco. «Alcuni. Non è una magia alla portata di tutti, è piuttosto difficile da eseguire» spiegò il giovane, cogliendo i l mezzo sorriso sul volto del centauro. Dalla stazza e dall'aspetto, dovevano praticamente quasi essere coetanei. Aries aveva sentito che i centauri erano spesso maldisposti verso i maghi per una vecchia diatriba che li aveva divisi per secoli ovvero se considerare o meno i centauri animali o meno, un conflitto che non era mai scemato nel tempo: ancora al giorno d'oggi c'erano maghi che consideravano i centauri poco più che bestie primitive che abitavano all'interno dei boschi. Actetes scalpitò sul posto, impaziente di aiutarlo nella ricerca, al che un sorriso si aprì sul volto del giovane Black, che aveva trovato nel centauro un insperato alleato. «Se seguiamo il colibrì, sono certo che ci arriveremo» esclamò pacato il giovane, ravviandosi un ciuffo di capelli ribelle dalla fronte. Si voltò ed estrasse la bacchetta, voltando poi il capo verso il centauro mentre cominciava a muoversi. Gli fece cenno di accostarsi a lui e cominciò a parlare piano. «Non so chi o cosa abbia messo in pericolo l'altro mago costringendolo a chiedere aiuto, quindi tieni pronte arco e frecce» Gli disse, serio. Di certo, l'ultima cosa che voleva era che il centauro non riuscisse nemmeno a difendersi da un possibile attacco perché lui aveva mancato di avvisarlo. Solo allora Aries avrebbe aggrottato le sopracciglia e avrebbe rivolto una domanda fondamentale ad Actetes, una domanda che gli era quasi sfuggita ma che adesso sembrava più importante che mai. «Prima mi hai chiesto se ero con l'altro. Quale altro?» Chiese, mentre si muoveva piano, gli occhi che cercavano nuovamente d'individuare la traccia argentea del patronus e possibili pericoli, fidandosi del suo istinto di guerriero e dell'istinto da cacciatore del centauro

    Narrato - «Parlato» - pensato

    "Brave and Cunning"
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    Aries Black
    Procedeva con calma, sicuro, una volta appurato che non ci fosse alcun pericolo per la sua salute, ma ancora non riusciva a veder dove diamine fosse chi avesse evocato quel patronus per una richiesta d'aiuto. Stava pensando che chiunque avesse lanciato l'incantesimo dovesse essere piuttosto lontano quando sentì un lieve tremore sotto alle scarpe, accompagnato da un suono sordo come di un cavallo al galoppo, senza capire tuttavia cosa stesse accadendo finché non vide un polverone sollevarsi ad una ragionevole distanza da lui, depositandosi a poco a poco. Da quella nube, pian piano emerse la figura di un corpo umano, un ragazzo alto e giovane all'apparenza, che aveva una faretra ed un arco sulle spalle, cosa che lasciò Aries tra il perplesso e lo stupito. Chi ancora usava arco e frecce? Tutto gli divenne più chiaro quando il polverone si abbassò a svelare la parte sotto la cintola del giovane, rivelando un corpo equino. Aries fece un passo indietro, stupito di trovarsi davanti ad un centauro, ignorando completamente di essere nel loro territorio, o anche solo nei loro pressi. Con gesti lenti, in modo che il centauro potesse vedere ciò che stava facendo, rimise la bacchetta al suo posto nel passante interno del pantalone, per poi, sempre lentamente, alzare le mani come in un chiaro cenno di resa, per far vedere al centauro che non aveva intenzioni ostili. «No.» Esclamò, cercando di mantenere un tono calmo. I centauri erano abbastanza intelligenti da saper distinguere il sesso umano quindi, dalle sue parole, Aries aveva dedotto che stesse parlando di un uomo. Lui stava seguendo una bambina che stava seguendo un patronus e l'unica che come lui si era lanciata in quell'impresa che ora si stava rivelando più pericolosa di quanto aveva inizialmente pensato era una giovane donna, quindi la risposta gli era venuta spontanea e naturale. «Mi chiamo Aries Black. Chiedo scusa se sono inavvertitamente entrato nel vostro territorio. Non so se tu abbia visto un colibrì argentato, era una richiesta d'aiuto da qualcuno che nemmeno conosco e lo stavo seguendo» rispose, senza muoversi, le mani in alto all'altezza delle orecchie e ben distanti dal corpo. Prese un respiro appena più profondo, prima di lasciarlo andare mentre il suo cervello elaborava la successiva frase «Potresti aiutarmi a fare luce su questo mistero?»

    Narrato - «Parlato» - pensato

    "Brave and Cunning"


    edit del master: ho sistemato il codice che era rimasto sotto QUOTE.

    Edited by Wizarding World Master - 18/4/2020, 17:09
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    Aries Black
    Strinse i denti, mentre procedeva con cautela nel sottobosco, che ora non si dimostrava più così fitto. Era stato abbastanza fortunato: nonostante tutto, i cespugli di rovi e ed erbacce apparivano adesso molto meno di frequente rispetto alle felci e ai cespugli d mirtillo che le avevano sostituite. In un'altra occasione, il giovane anglo-americano si sarebbe fermato a coglierne e ad assaporarne qualcuno, ma di certo in quel momento non poteva certo permetterselo: non quando era sulle tracce di qualcuno che, per lo meno come diceva il suo patronus, si era cacciato in qualche guaio. il giovane continuò a guardarsi attorno, cercando di scrutare in quel bellissimo paesaggio quasi idilliaco. Fusti di pino si alzavano dal sottobosco, rendendo la parte verso cui si stava dirigendo abbastanza oscura, sebbene la visibilità fosse comunque abbastanza libera. Il giovane non voleva utilizzare alcun incantesimo prima che ce ne fosse davvero bisogno, quindi si limitò a fermarsi e a dare un'occhiata più approfondita, cercando di scrutare tra i rami bassi della vegetazione, cambiando posizione e avanzando ogni tanto per avere diversi punti di visione. Fu solo allora che il patronus del colibrì si materializzò nuovamente a meno di un metro da lui, prendendo forma dalla solita nebbiolina argentata. Stavolta, il giovane poté riconoscere una voce femminile: mettendosi di tre quarti rispetto al boschetto e alla direzione in cui era venuto, sperava di poter osservare se qualcuno lo stesse seguendo, pur senza perdere d'occhio il boschetto, prima di dirigersi con cautela nella direzione che aveva chiaramente individuato, seguendola con cautela, occhi e orecchie pronte a captare qualsiasi rumore o stimolo visivo che avrebbe potuto allarmarlo.

    Narrato - «Parlato» - pensato

    "Brave and Cunning"
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    Mi spiace, vedrò di postare oggi ma sono stato costretto a rallentare un attimo il ritmo. Avevo sviluppato un lancinante mal di testa cronico che solo ieri sembra avermi abbandonato (colpa di tre settimane passate quasi ininterrottamente tra telefono, tv e pc) quindi mio malgrado ho dovuto staccare un po' la spina per qualche giorno prima di riprendere come al solito!
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    Aries Black

    “Brave and cunning
    Fu tentato di rispondere per educazione alla signora, pur chiedendosi come Merlino avrebbe potuto benedirlo se non era un santo. In ogni caso, Aries non perse tempo e cominciò a procedere spedito, correndo ma allo stesso tempo attento a dove metteva i piedi. Il terreno era abbastanza sconnesso, e mentre il suo cuore pompava ad un ritmo più veloce del normale, aveva già deciso di accodarsi alla giovane donna che lo aveva preceduto e del quale non sapeva neppure il nome quando con la coda dell'occhio vide uno scintillio argentato alla sua sinistra, che lo portò immediatamente ad arrestare i suoi passi, bloccandosi nel mezzo della piccola strada dissestata.
    Aveva studiato abbastanza Difesa contro le Arti Oscure, una delle sue materie preferite, tra l'altro, per riconoscere in quel bagliore argenteo un incanto Patronus. Certo, non era completo e non aveva assunto la tipica forma dell'animale che solitamente maghi capaci riuscivano ad evocare. Che fare, dunque?
    Aries prese in fretta una decisione, dirigendosi verso la macchia di pini e cespugli dove aveva visto sparire il patronus. Cautamente, estrasse la bacchetta di faggio dalla tasca in cui la teneva riposta, la levò in modo che la punta si trovasse all'altezza del petto e cominciò ad avanzare, gli occhi scuri che cercavano di catturare un qualsiasi dettaglio che gli appariva fuori posto mentre procedeva con cautela, cercando di fare il meno rumore possibile. Confidava nel fatto che l'altra ragazza avrebbe presto trovato la bambina e l'avrebbe riportata da sua madre: d'altronde, sembrava più grande di lui ed era sicuro che una strega adulta avrebbe potuto cavarsela egregiamente anche da sola.

    Scheda • Studente • Age: 16 • Narrato • «Parlato»Pensato
    @Code by Jacen
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    Aries Black
    Studente | VI Anno


    “Brave and cunning
    Seduto su una vecchia panchina al lato della High Street, Aries se ne stava quasi stravaccato sullo schienale. La gamba destra era accavallata con la caviglia all'altezza del ginocchio della sinistra, mentre tra le mani stringeva la copia odierna della Gazzetta del Profeta, curioso di conoscere le ultime notizie provenienti dall'Inghilterra. Per fortuna, i collegamenti tra Ilvermorny, la scuola che frequentava e Hogwarts erano ancora attivi, permettendogli di visitare il villaggio inglese, e viceversa, di far venire studenti inglesi in territorio americano durante i fine settimana. Ecco perchè, quella mattina, Aries si trovava lì. Era da quando era tornato a scuola dalle vacanze di Natale che non vedeva l'ora di visitare nuovamente il villaggio di Hogesmeade, così come visitare Londra, che si stava riprendendo, da quanto poteva vedere dal giornale, da un inverno piuttosto rigido in cui la neve era caduta copiosa rallentando le attività sia magiche che babbane. In quel piccolo angolo di Scozia, per un qualche scherzo del destino, la temperatura era più alta della media stagionale. Insomma, si stava bene. Gli occhi scuri si alzarono per guardarsi attorno quando una risata gli arrivò all'orecchio. Sembrava che un gruppo di studenti, libri alla mano, si stessero recando ai Tre Manici dall'altro lato della strada rispetto a dove si trovava. Avrebbe potuto anche lui entrare nel locale, ma perchè non godersi quei tiepidi raggi di sole che erano così rari in Inghilterra? Tutto il contrario di quanto accadeva, di quei tempi, sul monte Graylock, che invece era pieno di neve che quasi arrivava al ginocchio. Gli occhi colsero la figura di una donna che si allontanava di fretta sul lastricato della via a piedi scalzi, le scarpe in mano. Se si fosse basato sui pregiudizi, avrebbe detto che si trattasse di una che esercitava uno dei mestieri più antichi del mondo, ma chissà, forse era solamente una ragazza le cui frequentazioni non erano approvate dalla famiglia. Aries era appena tornato con gli occhi sul giornale, quando una voce appartenente ad una bambina, che si alzava in un crescendo di volume nelle sue vicinanze, lo costrinse ad abbassare il giornale per scoprire il motivo di tanta agitata gioia. Fu in quel momento che scorse quello che sembrava una piccola palla di luce allontanarsi e la piccola seguirla contenta nonostante le rimostranze della donna alla quale la bambina era scappata di mano.
    Aries piegò il giornale e lo abbandonò sulla panchina, per poi posare la mano sull'impugnatura della bacchetta mentre seguiva la ragazzina. Sopra le grida di giubilo della piccola Helena infatti, Aveva colto una voce provenire da quella specie di sferetta opalescente, qualcosa che suonava come un “May d-a-y” Poteva essere un segnale di qualche tipo, un codice oppure, più probabilmente, una richiesta d'aiuto. Aveva abbastanza conoscenza del mondo babbano per sapere che quella frase era usata dai piloti di aerei per segnalare di star precipitando. Era forse quello il caso? Qualcuno aveva mandato un messaggio in qualche modo a lui sconosciuto per segnalare che era caduto dal proprio manico di scopa da qualche parte? Aries aggrottò le sopracciglia e passò vicino alla donna
    «Stia tranquilla signora» disse, stavolta sfoderando la bacchetta. Se avesse trovato qualcuno più in là, ne avrebbe avuto bisogno per lanciare un segnale di pericolo e cercare, per quanto potesse di dare una mano allo sventurato «Vado a vedere che succede e le riporto sua figlia» Esclamò, infilando anch'egli la strada dove aveva visto sparire la piccola ed un'altra giovane donna, probabilmente come lui lanciatasi all'inseguimento della bambina.
    «Ehi bambina, aspetta! Fermati!» Avrebbe detto, nella speranza un po' vana che la piccola Helena obbedisse al suo richiamo.

    Scheda • Studente • Age: 16 • Narrato • «Parlato»Pensato
    @Code by Jacen
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    Arise Black
    ▬ESPERIENZA 10 - Mayday ▬
    CLASSE - 1 - 0
    CAR20 • COS15 • DES15 • FOR20 • INT20 • SAG10


    BACCHETTA: Faggio, Piuma di Fenice, 12 pollici, Leggermente Elastica (+12Int)
    ARMATURA/VESTITI: -
    ANIMALE: -

    SLOT EQUIPAGGIAMENTO

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    Vorrei prenotarmi!!
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    Benvenuta Deb, io sono Aries, un nuovo utente come te, benvenuta nell'Oblivion!
    Spero di vederti presto in gioco!
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    Ti capisco perfettamente, Stefano e condivido appieno i tuoi pensieri!
    Anche io come te spero di rimanere qui a lungo!
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    Benvenuta e buon gioco!
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    Ciao Alaric e benvenuto!
    Sai che forse giocavamo nella stessa associazione di gioco di ruolo dal vivo? Orion ti dice nulla?
    Sono felice di rivederti anche qui!
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    Eh, no.
    Proprio no.
    Non ci era affatto abituato il povero Aries, a tutto quel freddo. Ancora non capiva perchè avesse dovuto passare le vacanze di Natale lì in quel posto dove gli si stava quasi sicuramente congelata la punta del naso. Purtroppo, il suo tutore, lo zio Graffias, aveva da sbrigare alcune faccende dovute al commercio di thè dalla Gran Bretagna e gli Stati Uniti e aveva scelto proprio l'unico periodo dell'anno in cui Aries potesse andare con loro a visitare la terra ancestrale della loro famiglia. Così, suo malgrado, il ragazzino era stato sballottato per quattro passaporte di fila a distanza di un'ora l'una dall'altra, cosa che gli aveva scombussolato, oltre che lo stomaco, anche l'orologio biologico. Restava sveglio di notte e praticamente cascava dal sonno di giorno, con le palpebre che facevano di tutto per abbassarsi contro il suo volere. Sua zia gli aveva detto che era normale per una persona che non ci era abituata e che dopo qualche giorno si sarebbe nuovamente abituato, ma, nel frattempo, Aries aveva passato le prime due notti insonni.
    L'altro fattore che lo infastidiva, era il freddo polare. Abituato al clima caldo della California, dove la temperatura media non scendeva mai sotto i venticinque gradi, trovarsi con la neve che fioccava da un cielo bianco latte era qualcosa di completamente inaspettato. Non che non avesse mai visto nevicare, intendiamoci: anche sulla cima del monte Graylock, dove era celata alla vista dei no-maj la scuola di Ilvermorny, ogni tanto nevicava. Il vero problema era la quantità di neve: solitamente, se nevicava nei territori della scuola, questa non riusciva ad attaccare al manto erboso del pendio o sui tetti del castello e, anche quando quelle rare volte attecchiva, non si trattava mai più di una semplice spolverata. Quell'anno invece, in Scozia doveva aver fatto una nevicata da record dato che Hogsmeade era letteralmente invasa dalla neve che, nei punti più bassi, raggiungeva dai cinque ai dieci centimetri e, nonostante tutto, la neve continuava imperterrita a cadere con fiocchi grandi e spessi, mentre maghi e streghe sembravano quasi infischiarsene se non fosse stata per le andature quasi tutte un po' gobbe. Il giovane Black non aveva freddo poiché, memore della sua ultima visita quando aveva acquistato la sua bacchetta, si era premunito degli abiti più pesanti che avesse. Indossava dei pantaloni in lana e stivali di cuoio spesso a cui aveva abbinato un pesante maglione rosso sangue e un pastrano blu scuro chiuso sul davanti con due bottoni. Il tutto, era coronato da una coppola di lana grigio scuro per impedire che i capelli, almeno quelli sulla sommità del capo, si bagnassero, dato che usava in quel periodo, portarli leggermente più lunghi del solito, quasi fino alle spalle e un paio di guanti di lana nera a mezze dita, che sfregava ogni tanto per cercare di diminuire il rossore causato dal freddo. Il suo piede incontrò qualcosa di estremamente liscio e, mentre era sopraffatto dai pensieri sul meteo, si sbilanciò, allargando istintivamente le braccia per non crollare a terra come un sacco di patate, sconfitto da una lastra di neve compatta e ghiacciata al di sotto del candido manto più soffice.
    «Per tutte le formule di Paracel...»
    Disse tra i denti, mentre ondeggiava pericolosamente. Il piede ritrovò l'equilibrio solo quando qualcosa gli venne in inconsapevole aiuto. La mano sinistra di Aries sfiorò qualcosa ed istintivamente ci si aggrappò con forza. Peccato che, nel suo maldestro tentativo di sostenersi, sentì un rumore riconducibile ad un forte strappo. Voltandosi, vide che si era aggrappato ad una busta della spesa di una ragazza più grande di lui, squarciando in parte la busta. Così facendo, dallo strappo erano caduti alcuni oggetti. Aries arretrò di un passo, arrossendo leggermente per quanto gli permettesse il freddo.
    «Mi scusi, è stato un incidente, stavo scivolando e... Beh, la sua borsa era nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo»
    Disse, cercando di stemperare l'accaduto con quella che era una delle battute più vecchie del mondo. Il suo accento inglese dalla lieve inflessione americana sarebbe forse potuto sembrare strano e curioso alla sventurata. Ciò era dovuto al fatto che, mentre in casa parlavano tutti con un perfetto inglese che suonava estremamente british, a scuola era venuto a contatto con lo slang americano e ne aveva inevitabilmente assunto alcune inflessioni.
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    Se Aries fosse teso? In realtà non troppo.
    Certo, quello che si era appena apprestato a cominciare poteva essere uno dei giorni più importanti della sua vita, ma lui cercava di viverlo come un qualsiasi normale giorno anche se, di lì a poco, si sarebbe recato a Diagon Alley per fare l'ultimo acquisto, ma certamente il più importante: senza di esso, secondo la sua personale opinione, un mago era solamente un mago a metà. Aveva deliberatamente scelto di comprare la sua bacchetta magica, la compagna che, sperava, lo avrebbe accompagnato per una vita intera, in un giorno in cui era scevro da impegni, avendo sbrigato quanto c'era da fare per Ilvermorny nelle giornate precedenti. Si sarebbe potuto affidare ad un fabbricante di bacchette americano certo, ma per lui i suoi tutori si erano dimostrati intransigenti da quel punto di vista: Aries avrebbe avuto una bacchetta di Olivander, che si diceva essere il miglior fabbricante al mondo e, forse, quello che aveva cominciato la fine arte del creatore di bacchette dato che il suo cognome si perdeva nella notte dei tempi. Così, si era recato con suo zio alla volta di Londra, prendendo quattro passaporte. Inutile dire che il giovane era arrivato in Europa che aveva le gambe ridotte come gelatina ed era di un pallore quasi innaturale, tanto che dovettero fermarsi per qualche minuto e mettere qualcosa sotto i denti perché il giovane si riprendesse quel tanto che bastava da consentirgli di camminare senza avere la nausea. Ora capiva perfettamente perché molti maghi preferivano la traversata via mare invece che prendere le passaporte.

    In confronto al territorio americano dove era solito abitare, la Gran bretagna era più fredda e Londra, in quel periodo dell'anno, era famosa per il suo clima uggioso. Il cielo era, anche quel giorno come molti dei precedenti, coperto da una cortina di nuvole grigio povere che, di quando in quando, scaricavano sui cittadini una pioggerellina fitta e sottile. Se non si era provvisti di ombrello, o di un qualunque altro mezzo per ripararsi, la pioggia ti scivolava dentro gli abiti e ti ghiacciava fin nelle ossa. Questo il suo zio putativo lo sapeva bene e Aries aveva seguito il consiglio di coprirsi per bene in occasione della visita oltre oceano.
    Il giovane indossava pantaloni di cotone piuttosto spessi dal taglio classico, scarpe nere e una camicia con un maglione verde scuro, sui cui aveva indossato una pesante giacca nera di feltro che contribuiva a riscaldarlo anche se, di quando in quando, doveva sfregarsi le mani, che alla fine si decise a cacciare nelle tasche della giacca, proseguendo affianco all'uomo che gli aveva fatto da padre fin da quando era piccolo e il suo padre biologico, Perseus, lo aveva affidato a quei lontani parenti nel nuovo mondo in modo che crescesse in maniera completamente differente a suo fratello più grande. Fu solo quando, dopo aver percorso parte della famosa strada composta di acciottolato di Diagon Alley, che era sempre piena di maghi e streghe di qualunque età che sbrigavano le loro faccende quotidiane, che quasi procedette oltre suo zio, che si era improvvisamente fermato, che si rese conto di essere arrivato a destinazione.

    Il negozio appariva molto antico e, nelle vetrine, si trovava esposta un'unica bacchetta. Aries si fece avanti e appoggiò la mano sulla maniglia del battente della porta in legno, per poi ruotarla e spalancarla quel tanto che bastava per entrare all'interno. Avevano stabilito che suo zio avrebbe aspettato all'esterno, in modo che qualunque cosa fossa accaduta, Avrebbe potuto concentrarsi sulla bacchetta e farsi scegliere con calma. Un lieve scampanellio appena udibile annunciò il suo arrivo, mentre il battente si richiudeva dietro di lui e Aries si guardava attorno, procedendo verso il bancone polveroso. La stanza non era molto grande, ma le pareti erano ingombre di scaffali su cui si trovavano una quantità innumerevole di bacchette. L'unico altro mobilio, per quanto poteva vedere, erano solo il bancone e uno sgabello dalle gambe così esili che Aries preferì non sedersi per non rischiare che questo cedesse sotto il suo peso.
    -Salve, c'è... C'è nessuno?-
    Disse, sentendosi uno stupido subito dopo. Ovvio che c'era qualcuno, altrimenti il negozio non sarebbe stato aperto. Non credeva che il gestore, chiunque fosse, fosse stato così sbadato da non chiudere la porta se fosse uscito per delle commissioni, quindi il giovane si avvicinò al bancone e ci si appoggiò con i gomiti, incrociando la gamba destra con la sinistra in modo che la punta della sua scarpa destra fosse la sola parte del suo piede a toccare il pavimento in legno, aspettando con impazienza che qualcuno si facesse vedere, mentre il suo sguardo correva qua e là: in una di quelle scatoline multicolori, si celava la bacchetta che era a lui destinata. Chissà quanto tempo prima era stata fabbricata e soprattutto quali portenti avrebbe potuto realizzare. Più ci pensava, più quasi non stava nella pelle, anche se s'imponeva di controllarsi come da sempre gli era stato insegnato.
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    Ok, ci riproviamo e speriamo di non fare una brutta figura.
    Sandro da Roma, ormai ufficialmente entrato negli -enta (si, sono vecchio, ho trent'anni)
    Ora che ho finalmente una stabilità nella vita, posso finalmente riprendere una mia vecchia passione che non ho mai del tutto abbandonato, quella del gioco di ruolo via forum con ambientazione potteriana. Mi sono imbattuto in questo forum quasi per caso e ho ritrovato dei vecchi nomi che non mi erano nuovi, così ho deciso di provare. Non mi sono presentato fino ad ora perché non ero sicurissimo di restare e, appena ho avuto sentore che potessi comunque gestire il tutto nel migliore dei modi, mi sono affrettato a scrivere questa che si accinge ad essere una luuuuunga presentazione. Ciò che spero è di trovarmi bene e di conoscere gente con più o meno le mie stesse passioni.

    Ho deciso di muovere questo personaggio, Aries Black che per me costituisce un esperimento: volevo provare qualcosa di nuovo e sostanzialmente diverso da tutto quello che ho interpretato fino ad adesso, ossia personaggi che, in un modo o nell'altro, incarnavano perfettamente lo stereotipo delle loro rispettive casate e sono curioso di vedere come andrà a finire, per cui vi chiedo un minimo di pietà xD

    Cosa dire su di me? preferisco che ognuno si faccia la propria personale opinione, ma vi do qualche aiutino ^^
    Cominciamo con il dire che mi definisco un grafomane e fotografo amatoriale sotto anfetamina. Il mio libro preferito di Harry Potter è senza dubbio il settimo volume, dove finalmente si scopre qualcosa sul personaggio di Piton. Continuando con i libri, leggo qualsiasi cosa che sia fantasy e i romanzi storici, sono i generi che m'intrigano e coinvolgono di più, anche se ogni tanto mi piace prendere in mano qualche bel thriller alla Ken Follett.
    Passando al cinema, amo i film d'azione pieni di effetti speciali, e amo guardare film che hanno più chiavi di interpretazione, per poi discuterne con gli amici con cui vado regolarmente al cinema o ci organizziamo a casa per vederli tanto che, pur essendo laureato in Giurisprudenza, ho da poco intrapreso un master in critica giornalistica in materia cinematografica teatrale e televisiva che mi sta piacendo e soddisfacendo un sacco.
    Dall'alto (?) dei miei anni posso dire di aver giocato qualsiasi tipo di GDR. Via forum sin da quando avevo dodici anni, anche se lasciai completamente nel periodo del liceo, per poi passare al gioco dal vivo una volta approdato all'Unversità e solo da relativamente poco mi sono avvicinato grazie ad alcuni amici al GDR da tavolo.
    Quanto allo sport, non sono uno che riesce a star fermo e vado regolarmente in palestra.
    Credo sia tutto quello che c'è da sapere per farvi una vostra embrionale idea di me stesso!
22 replies since 16/5/2008
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