Posts written by Oh damn‚ Black!

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    Welcome**
    Grazie per sopportare i miei scleri lunatici in biblioteca ahahah
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Essere una donna in carriera, per una che era passata dal maledire la coinquilina ad avere due lavori questo era carriera, si stava rivelando più faticoso di quello che si era aspettata. O meglio, quando si era infilata a svolgere due lavori non aveva nemmeno pensato che potessero essere troppo. Cheyenne non ammetteva le sconfitta e quella lavorativa era stata presa come una personale sfida. Insieme con quella di trovarsi una casa sua. A New York passava il tempo a litigare per le pulizie di casa, non fatte, della coinquilina no-maj mentre il divano che Dean le aveva offerto per ospitarla nei giorni prima dei colloqui iniziava a darle il mal di schiena. Trovarsi un appartamento che fosse situato a Londra, o vicino ai 3 Manici, sembrava essere la soluzione migliore per la Black. Aveva sfogliato una copia della Gazzetta del Profeta mentre aspettava che la torta del giorno terminasse la cottura, ma aveva dovuto arrendersi a una sconcertante evidenza: non c'erano annunci di affitti, o vendite, su un giornale tanto prestigioso. Cazzo. Avrebbe dovuto trovare in altro modo un posto in cui stare, probabilmente ci sarebbe anche voluto un po' prima di trovare una sistemazione definitiva, secondo i suoi calcoli servivano almeno 4/5 mesi di stipendio per potersi permettere di pagare la caparra sul affitto. Se la sua professoressa di Aritmanzia l'avesse trovata a fare calcoli del genere l'avrebbe subito interrotta, perchè beh... la matematica non era proprio il suo mestiere. Un vago sentore di bruciato la strappò bruscamente ai suoi calcoli. Dannazione! Ed altre imprecazioni che era meglio non riportare seguirono nella sua mente mentre si attivava con rapidità per non bruciare completamente la torta di zucca. Soltanto la crosta esterna si era scurita, il resto del dolce sembrava presentare una doratura perfetta, che nascondeva il morbido cuore di crema di zucca. La crostata della nonna era salva. Un vociare concitato, seguito da gridolini e risate, sopraggiunsero nella sua cucina dalla porta battente che portava nel locale. Aveva imparato che le teste appese all'ingresso, per quanto la inquietassero con i loro commenti volgari e spesso razzisti, fungevano da personalissimo campanello d'ingresso. Qualcuno era entrato. Uscì dalle porte che tanto le ricordavano i vecchi saloon del far west, essendo di origini indiane ne sapeva qualcosa, con la crostata in mano, dopo averla appoggiata sul bancone di servizio si spostò verso il bancone principale. Subito notò tre nuovi clienti seduti a un tavolo e si avvicinò a loro con un sorriso smagliante e accompagnata da tre menù, che avrebbe dato uno per ciascuno. «Benvenuti ai Tre Manici di Scopa!» salutò con gentilezza, sorridendo ai nuovi avventori. « Mi scuso per l'attesa, stavo sfondando la crostata del giorno che è al gusto di zucca. In ogni caso ecco il nostro Menù dove potete trovare i nostri prodotti. Vi do qualche minuto per decidere cosa prendere...» aggiunse, allontanandosi leggermente dal tavolo per permettere ai ragazzi di poter scegliere cosa prendere, ma pronta a tornare non appena avesse avuto un accenno.
    Benvenuti ai 3 Manici!
    Potete già ordinare nei vostri prossimi post, io posterò in seguito per portarvi le ordinazioni.

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    Welcome!
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Lunatica, si era già scordata del ragazzo a cui aveva risposto malamente, mentre con sguardo famelico sfogiava le pagine e scorreva sulle righe d'inchiostro trovando assolutamente niente che potesse esserle utile in qualche modo a placare la sua sete. Si era sempre definita come una ragazza socievole, lei che era sempre propensa a creare nuove amicizie e ad aiutare il prossimo, era anche convinta che da quando era diventata Negoziante dei Tre Manici di Scopa la sua empatia fosse addirittura aumentata, facendo un lavoro dove doveva trovarsi a contatto con la clientela, clientela molto particolare ed esigente. Durante la colazione, nel turno dalle sei del mattino alle otto, aveva visto accadere cose improbabili, era stata insultata per non aver servito il caffè in tempi brevi, le era stata messa pressione da lavoratori che non volevano fare tardi, minacciata di perdere clienti che avrebbero potuto farsi la colazione a casa, ma aveva sempre reagito con un sorriso e una parola gentile. Anche la vita come Medimag richiedeva una buona dose di pazienza, soprattuto perché certi pazienti erano davvero insopportabili e maleducati, anche con l’attenuante della sofferenza che nemmeno si addiceva a tutti loro. Ma quel giorno si sentiva pronta a saltare alla gola di chiunque le avesse rivolto un’occhiata di troppo. Purtroppo la sua vittima presa di mira fu un povero ragazzo, probabilmente uno studioso, che aveva avuto la sfortuna di essere seduto accanto alla strega con la luna storta. Davanti alla ricetta del pudding stracotto nelle ortiche, sbuffò e chiuse il libro con uno scatto.
    «Fiera Thunderbird» rispose lapidale alla domanda sopraggiunta pochi istanti dopo il suo ennesimo scatto di rabbia. Il nervoso che si stava impossessando del suo corpo le faceva venire voglia di stritolare tra le mani in libro, piegare la copertina fino a spezzarla in due e strappare in mille coriandoli le pagine di quel inutile libro di cucina. Mentre il moto della rabbia cresceva dentro di lei come un fiume che si ingrossa con le piogge una nuova domanda le di posta dal ragazzo. «Ma cosa sei tu un ispettore? » domandò come le sopracciglia attorcigliate sulla fronte, perplessa. Non credeva che le informazioni sulla scuola che aveva frequentato potessero interessare qualcuno e il ragazzo che le stava parlando sembrava nutrire un interesse quasi morboso verso di essa. Ma non fece tempo a reperire qualche informazione a riguardo, la fame era il solo pensiero che occupava la sua intera mente, offuscandola e rendendola sempre meno lucida, che arrivò una nuova domanda.
    «Io non so come sia li ora. Ma il castello è davvero grande. Sarà due, forse tre, volte Hogwarts. È pensato per accogliere studenti di tutta l’America... hai idea di quanto sia grande l’America rispetto a questa isoletta britannica?» chiese risultando più acida di quanto avesse voluto, ma ancora una volta si rendeva conto di non riuscire a controllare i suoi impulsi e la sua rabbia le faceva contrarre le mani fino a schioccare ogni nocca delle sue dita e a serrare la mascella così forte da far stridere i denti per evitare di urlare in faccia al ragazzo. «Perdonami, ma cosa vorresti sapere di specifico? Perché sei così interessato a questa scuola? » respirare dalle narici ed espirare dalla bocca sembrava essere un buon modo per ritrovare la calma il tempo necessario per formulare un paio di domande che potessero reggere in piedi una conversazione ma subito la sua sete e la sua rabbia tornavano ad offuscare la mente, rendendola cieca. Sete, fame, sete. Il cuore batteva al ritmo di queste parole, la mente non pensava oltre che a questi bisogni primari e il corpo era un concentrato di nervi per la loro assenza.
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono

    Un altro weekend era arrivato nell magica cittadina di Hogsmeade e per i negozianti di tutto il villaggio questo significava un altro, intenso, giorno di lavoro. Grazie agli accordi con Ilvermorny per portare gli studenti dalla scuola di magia americana al villaggio magico tramite sistema di metropovere, la brusca frenata subita dagli affari inseguito alla chiusa di Hogwarts si era convertita in una impennata economica che aveva riversato numerosi profitti nelle casse di tutti. Gli studenti di Hogwarts erano stati costretti a trasferirsi in una nuova scuola, avevano conosciuto nuovi studenti che a loro volta ne avevano portati altri. Le prime settimane aveva rivisto vecchi clienti, studenti di Hogwarts che erano tornati al locale per gustarsi una burrobirra dal sapore di casa, poi avevano cominciato ad arrivare con nuovi amici, e da piccoli gruppetti si era passati a gruppi sempre più consistenti che si muovevano come branchi di pesci per il villaggio e nei locali. Cheyenne Luna Black si era insidiata soltanto di recente come Negoziante del locale, ma aveva visto la trasformazione avvenire sotto ai suoi occhi.
    Dopo aver servito un paio di burrobirre ad una coppietta innamorata era tornata nelle cucine del locale per mettersi a confezionare una crostata di mirtillo, che quel giorno stava andando via non appena ne usciva una nuova. Era impegnata con le mani in pasta, con le maniche del vestito blu arrotolate su fino al gomito per evitare che la farina lo rovinasse, quando Quincey, piuttosto agitato si precipitò dalla porta battente con frasi concitate e incomprensibile. «Scimmia, ragazza, testa» con aria perplessa sollevò lo sguardo dal suo impasto. « Due uova e un po’ di acqua. Non far venire grumi... io vado a decifrare questo tuo criptico rebus » ordinó al elfo domestico perché prendesse il suo posto, dopo essersi pulita le mani dalla farina in eccesso uscì nel locale senza sapere esattamente cosa aspettarsi, ma comprendendo che se Quincey l’aveva interrotta doveva essere per un valido motivo.
    La scena che si offrì davanti agli occhi della strega fu sconcertante. Una scimmia, dopo essere saltata sulla testa di una ragazzina, stava tornando nelle braccia del suo padrone che stava scusandosi per l’accaduto. « Signore. » tuonò la Black con le braccia incrociate sul petto, sapendo che far scatenare una rissa non sarebbe stato affatto saggio, ma le mani le pizzicavano parecchio. « Non sono ammessi animali, soprattuto animali esotici, in questo locale. Serviamo cibo e bevande e non è affatto igienico, oltre più la sua scimmietta non sa comportarsi in pubblico. La prego mi segua al bancone, avrò bisogno delle sue generalità prima di farla uscire dal locale. » spiegò con rigorosa formalità CLB, che non era mai stata una persona così tanto seria da quando era nata, ma vedeva in quel episodio una grave minaccia per i suoi affari. Dopo aver soppesato la faccenda, notando che la studentessa non sembrava riportare ferite evidenti o stato di shock, decide di occuparsi prima del proprietario dell’animale e della segnalazione che avrebbe fatto, non appena finito il turno al Dipartimento del Ministero della Magia di riferimento, anche se ancora non sapeva quale. Trascrisse il nome del uomo, Angus O’Brien, che poi fu scortato fuori ed allontanato con la scimmietta dal locale dei 3 Manici di Scopa. Si avviò poi con passo svelto verso la povera vittima della scimmia, circondata ormai da un capannello di altri studenti di Ilvermorny. «Sono molto dispiaciuta per l’accaduto, purtroppo ci sono certi maleducati in giro...stai bene? Se pensi ti occorrano cure posso provvedere immediatamente, ma mi sembra che nel complesso tu stia abbastanza bene. Per scusarmi del incidente ti offro un buono di 2 Galeoni sulla tua prossima ordinazione. » perché sapeva che questo tipo di incidente poteva avere ripercussioni poco piacevoli anche per i suoi affari, soprattuto se la voce si fosse sparsa e lei non avesse fatto tutto il necessario per scusarsi e far sentire la studentessa a proprio agio.
    « Ragazzi, la vostra amica sta bene, perché non prendete posto? Ecco, questo tavolo ha abbastanza sedie per tutti quanti, così non stiamo in piedi in mezzo al locale e potete ordinare...» indicò loro un tavolo libero perché potessero sedersi e non stare in piedi nel bel mezzo dei tre manici. Quando i ragazzi avessero preso posto, o se semplici curiosi si fossero dileguati, avrebbe portato a ciascuno di loro in menù del locale per permettere loro di ordinare. «Ecco il nostro Menù dove potete trovare i nostri piatti. La Crostata del giorno è ai Mirtilli, vi assicuro che è ottima con la Burrobirra! Mi fate un cenno quando siete pronti a ordinare? Passo comunque tra un paio di minuti per vedere se siete già pronti...» spiegò alla tavolata con un sorriso, sperando che la compagnia e il buon cibo potesse far dimenticare loro dello spiacevole incidente con la scimmia. Con discrezione lasciò il gruppo ben assortito alle loro chiacchiere e ai loro menù, pronta a prendere le ordinazioni quando fossero stati pronti, mentre lei tornava in cucina per assicurarsi che Quincey non avesse fatto venire i grumi al suo impasto.

    off topic: se volete potete già fare le vostre ordinazioni, al prossimo mio post dirò che sono passata a prendervele e ve le porto.

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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono

    Essendo nata e cresciuta in America, la Black non aveva mai dato troppa importanza al thè come bevanda, considerandola una versione povera e meno energetica del caffè. Il caffè, lungo e nero come piaceva agli americani, era la sola cosa che la faceva alzare la mattina per affrontare il turno della colazione dopo una notte trascorsa al San Mungo in guardia, non ne avrebbe potuto fare a meno. Se invece la bevanda con la teina fosse scomparsa dall'oggi al domani probabilmente lei non se ne sarebbe nemmeno accorta. Almeno non fino a quando non aveva iniziato a prendere la gestione dei 3 Manici di Scopa. Aveva scoperto che gli inglesi avevano una sorta di vera e propria ossessione per il thè e si precipitavano, puntuali come la morte e le tasse, nel locale alle 17 precise per berne una tazza, accompagnata da tre biscotti o un pasticcino, alcuni dei più golosi addirittura con una fetta di torta o crostata, affollando i 3 Manici come mai accadeva nel resto della giornata. Certo, la mattina era dedicata alle colazioni, ma il flussio di clienti arrivava ad ondate dalle 6 del mattino con i più mattinieri, fino ai tardivi delle 11 che ancora avevano il coraggio di ordinare un cappuccino e una pietanza per fare già pranzo. Anche il pranzo si allungava, così come la cena, su un arco temporale importante dove i clienti si disperdevano, ma l'ora del thè era sempre stato un delirio. Poco prima delle 17 gli inglesi cominciavano ad entrare e a prendere posto e per le 17 esigevano che fosse posta davanti loro una teiera fumante e i dolcetti. Chi non trovava posto a sedere rinunciava alla tazza del thè, perchè posticiparlo non aveva lo stesso sapore del vero thè inglese delle cinque. Paese che vai, tradizioni che trovi, ma la Black continuava a vederlo come un fenomeno assurdo nonostante facesse levitare i suoi incassi. Ecco, la carenza di denaro era il solo motivo per cui, ora, si sarebbe accorta della scomparsa del thè. Aveva già iniziato a distribute numerose teiere in giro per la sala, mentre nella cucina Quincey stava preparando la seconda teglia da infornare di biscotti, quando notò, per via dell'avanzata età della donna, una strega aggiudicarsi l'ultimo posto disponibile in tutto il locale, un tavolo anche piuttosto bello perchè vicino alle grande finestre, ma appunto per questo non molto caldo. In un'altra occasione si sarebbe mossa per convincere l'anziana signora a spostarsi in un tavolo più protetto, magari quelli super ambiti vicino al caminetto scoppiettante, ma quel giorno era senza alternative. «Benvenuta ai Tre Manici di Scopa, Madame» era arrivata dall'anziana strega dopo aver finito di servire, parlando con un tono di voce squillante per superare il brusio della sala e per timore che la donna avesse problemi di udito. Saltellando, arrivò il menù del locale che si appoggiò, già aperto sul tavolo dove stava la strega. «Sta aspettando qualcuno? In ogni caso ecco il nostro Menù dove può trovare i nostri prodotti. Se è qui per l'ora del thè, mi permetto di consigliarle un BlaBla Tea che è disponibile nei gusti limone, pesca, tea verde o tea nero; e sta per uscire dal forno la Crostata ai Lamponi.» spiegò alla donna con un sorriso, sperando di non averla offesa in qualche modo. Le signore inglesi erano molto particolari e spesso vedevano mancanze di rispetto in frasi che la Black non comprendeva come tali. Ad ogni modo avrebbe aspettato che la signora la congedasse, magari preferiva aspettare prima di ordinare, o che appunto ordinasse, in questo caso avrebbe annotato tutto su un blocchetto degli appunti prima di tornare in cucina.
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Quanto distava Hogesmade da Edimburgo? Era una domanda che la Black non si era mai posta e della quale non aveva mai contemplato la risposta ma aveva compreso che non era importante perché per un mago bastava uno schiocco di materializzazione. Era trascorso quasi un mese da quando un lupo l’aveva aggredita ed ancora non si fidava a passeggiare tranquillamente per il villaggio magico. No, si spostava esclusivamente per metropolvere o, dove sapeva essere consentito, tramite materializzazione, ma non si fidava più ad aggirarsi da sola durante la notte...o il giorno. Dopo l’aggressione sacchi di immondizia si erano accumulati fuori dalla porta di servizio per diversi giorni e solo quando l’olezzo era diventato nauseante si era decisa ad affidare a Quincey, elfo domestico dei Tre Manici di Scopa, il compito di sbarazzarsi della spazzatura. Sapeva bene che le possibilità che il lupo che l’aveva morsa fosse un licantropo erano elevate. Aveva studiato discretamente la materia e come Medimag non era certo una sprovveduta, eppure una parte del suo cervello aveva deciso di posticipare questo problema il più a lungo possibile. Aveva controllato sul calendario lunare quando ci sarebbe stata la prossima luna piena e lo aveva annotato, certa di essere stata morsa in una notte di plenilunio, cerchiando la data di rosso. Mancavano cinque giorni al fatidico giorno della verità e la preoccupazione aveva iniziato a montarle nel petto come la panna montata che serviva con la crostata di mele in quei giorni di festa. Non era più riuscita a controllare i suoi pensieri e la paura aveva preso il sopravvento, accompagnata da ansie costanti e da preghiere verso Merlino, Morgana e Maga Magò pur di non trasformarsi in un licantropo. Aveva ultimato la preparazione della colazione, cucinare era la sola cosa che manteneva sotto controllo gli attacchi di panico e che le concedeva qualche minuto di tranquillità, ma una irrefrenabile e ingiustificata voglia di carne aveva preso il sopravvento. Aveva cucinato dello spezzatino di maiale, arrosto di vitello, si era cucinata una bistecca di fassona ma tutto le aveva dato la nausea. A metà mattinata aveva preparato e scartato tutte le ricette sul libro di cucina magica che usava per la preparazione dei menù.
    Era stato in quel momento che si era smaterializzata per apparire nella biblioteca più vicina ad Hogsmeade. E con Hogwarts chiusa c’era solo quella di Edimburgo.
    Famelica, in un evidente stato confusionale aveva iniziato ad aggirarsi per lo scaffale estraendo vari volumi, tutti a base di secondi piatti di carne. Due streghe dall'aspetto elegante e un giovane mago occupavano tre delle sedie introno al tavolo sul quale riversò i 5 volumi scelti. Si sedette, facendo stridere le quattro gambe di legno sul pavimento, cosa che la innervosì ancora di più. Aprí il primo volume ” In cucina con gli Orchi” e iniziò a sfogliare con tanta voracità le pagine che quasi rischiava di strapparle dalla loro sede. Si fermò su una ricetta a base di frattaglie di oca che le diede il voltastomaco, tutto era ancora troppo cotto per i suoi gusti, ed alzò lo sguardo sul mago che le sedeva di fronte. Fu in quel momento che intravide un'immagine della scuola di magia che aveva frequentato in gioventù. « Non sei un po’ grande per andare a Ilvermorny?» gli ruggì contro tutta la sua frustrazione. « Scusa è... è questo stupido libro di cucina...» cercò di non risultare sgarbata e più innervosita di quanto non fosse. Chiuse di scatto il libro che aveva davanti, infondo era un suo problema, allontanando e prendendo ” Ricette per Ospiti Carnivori” che prometteva di evitare in qualunque modo verdure e strane spezie, sembrava un buon inizio. «E comunque scommetto che quel libro non dirà mai che la alla statua della cara Isotta manca un dito. » aggiunse con lo sguardo rivolto verso il basso nella direzione del libro che era davanti al uomo. Era convinta che le notizie di prima mano fossero più veritiere che non quelle scritte in libri vecchi e poco aggiornati.
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    Salve Staff,

    volevo chiedere se poteste sistemare il titolo qui.

    E ho anche una domanda sula role: essendo di cura mi darà un guadagno come se fosse una role lavorativa?

    Grazie,
    CLB
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Ombre nere adornavano il perimetro visivo della Black, aggiungendo tremolii e una visione ondeggiante alla sua vista, mentre l’eco della sua ultima richiesta d’aiuto rimbombava ancora nelle sue orecchie. La coscienza della strega stava scivolando via dalla sua sede, pronta a trascinare in un buio novilunio la Luna Nera. Fu una donna, anche in condizioni non proprio ottimale colse la chioma bionda del suo angelo, e colse anche la destinazione San Mungo nelle sue parole. La vista di annebbio e arrotolò in in tubinio senza senso, questa volta colpa della materializzazione e non delle sue condizioni, poi ricomparve mostrandole il familiare ambiente del San Mungo. Barcollò sul posto, finalmente in piedi, poi cercando di mettere a fuoco i lineamenti della donna senza riuscirci le parlò con voce roca per la sofferenza « Seguimi, sono una Medimag.» Tenendosi appoggiata al bancone della accettazione si aiutò con il braccio sano a fare il giro in torno e prendere il suo badge, lanciandolo verso la strega che l’aveva soccorsa per mostrare la sua foto e il suo nome con gli accrediti del San Mungo, per mostrare che non stava mentendo. « Ma avrò bisogno del tuo aiuto» anche se carica di sofferenza la sua voce era decisa e convincente. Con il supporto della strega si mosse con naturalezza tra il labirinto ospedaliero portandosi al Primo Piano. Scelse una saletta di ambulatorio vuota e si infilò entro. « Sono Cheyenne Black, mi sembra il caso di fare le presentazioni» parlava in preda a una trance agonistica che a stento le faceva percepire il dolore. Si avvicinò al armadietto dei medicinali ed estrasse del osssofast, consapevole di avere la clavicola rotta, del quale assunse due bicchierini. Un po’ di più della dose normale ma se lo sarebbe fatto bastare. « Disinfetterò la ferita alla spalla, ma poi dovrai fasciarla tu, io non posso farlo da sola: pensi di esserne in grado?» La Black era una strega abituata alle situazioni di emergenza e mantenere il sangue freddo era fondamentale nel suo lavoro. Si domandava, e aveva chiesto, se la sua soccorritrice fosse in grado di gestire questa situazione, senza menzionare che non era certa fosse del tutto legale, o se fosse una che si faceva prendere dal panico. Doveva saperlo prima di consegnarle la sua spalla con ferita esposta da curare.
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Cheyenne Luna Black non era proprio un fuscello di donna. Fisicamente era quanto di più lontano dalle modelle tutte tirate che si vedevano sulle riviste patinate che aveva venduto come commessa da The Élite Voges prima di svoltare sulla sua passione per la cucina e prendere il Tre Manici di Scopa proprio lì. Già questa passione per il cibo faceva immaginare che non fosse proprio anoressica ma che, anzi, tutto quello cucinava fosse assaggiato personalmente e finisse nei grandi fianchi della donna. Non era grassa ma le sue origini indiane, sia d’America che di quelli asiatici, le avevano donato un fisico diverso da quello delle donne caucasiche. Il seno era prosperoso e abbondante, il culo sporgente e rotondo. Le sue gambe erano massicce e i fianchi non si chiudevano come se qualcuno avesse legato un fiocco per donarle un vitino striminzito. Insomma non era un fuscello. Eppure abbattuta al suolo e schiacciata contro di esso dal peso di quella cosa che l’aveva colpita non era riuscita a muoversi di un solo centimetro. Aveva allungato le braccia per farsi forza e trascinarsi in avanti ma per quanto avesse provato non era successo nulla. Anche quando aveva provato a rotolarsi su di un fianco si era sentita saldamente ancorata al terreno. Dopo la sua ultima imprecazione il naso e la bocca si era riempito di sangue e non era riuscita dire altro, il peso sulla schiena che la teneva a terra le impediva di riempire i polmoni di aria a sufficienza per mettersi a urlare o a chiedere aiuto. Un rantolo acquoso uscí dalle sue labbra quando il peso la schiacciò in punti differenti, mentre varie parti del corpo le iniziavano a fare davvero male. Il ringhio alle sue spalle le diede consapevolezza di trovarsi in presenza di qualcosa di terribile, una belva feroce. Ma Cheyenne non si fece paralizzare dalla paura sul futuro, restando concentrata con il presente dimenò le braccia alla ricerca della sua bacchetta magica. Sentì il fiato dell’animale sul collo spostarle i capelli e poi arrivò.
    Poi arrivò.
    Doloroso.
    Inaspettato.
    Brutale.
    Il morso.
    Sentì la pelle lacerarsi sotto i denti aguzzi, ma il dolore esplose solo in un secondo momento. Le tolse il fiato, le mancò il respiro e avrebbe giurato si entire una fitta al cuore.
    Quando la belva si accanì per una seconda volta fu anche peggio.
    Urlò tutta la sua voce, esaurendo aria nei polmoni, mentre i denti affondavano con più forza e nel punto colpito sentiva soltanto dolore e calore.Per il sangue, per la reazione alla lacerazione, per la bava del animale. Come dottoressa pensò subito a quanti tipi di batteri potevano contagiarla, la gravità delle infezioni riportate. Ma questo pensiero, una distrazione imposta dal suo subconscio, fu spazzata via quando alle sue orecchie arrivò lo schiocco di un osso che ah rompeva.
    E nuovo dolore.
    E nuove urla.
    Le lacrime avevano iniziato a segnarle le guance, scendendo copiose, quando la belva se ne andò.
    Improvvisamente come se ne era andata.
    Pianse forte, con singhiozzi che la svuotavano, ancora incapace di alzarsi ed esaminare le sue ferite. Sapeva che era meglio che si muovesse poco. «Aiuto!» urlò con voce rotta dal pianto. «Per favore, aiutatemi» riuscì a sussurrare mentre le tenebre cercavano di prenderla e farla svenire. Stava perdendo troppo sangue.

    ho richiesto l'intervento di Chloe Walsh
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    vorrei essere inserita nel gruppo Negozianti.

    Se volessi passare in quello del San Mungo sarà possibile in futuro? Con che cadenza?
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Cazzo. Che cazzo hai appena combinato? La voce della coscienza era riaffiorata tra i fumi dell’alcol giusto in tempo per far crescere nella Black i sensi di colpa. Ma dove era sta puttana a fermarla prima che facesse lei la puttana? No, non aveva una così bassa opinione di se stessa ma era consapevole di reggere poco e nulla all’alcol e che aveva affidato tutta la colpa al etanolo quando in realtà sapeva di aver preso coscientemente la scelta di baciare il barista. Okay, forse non proprio in maniera lucida, ma nel suo subconscio aveva subito pensato che fosse un gran bel ragazzo. Non si poteva negare che avesse dei lineamenti molto affascinanti, due occhi magnetici e un sorriso rassicurante. Immaginava che queste fossero anche le stesse caratteristiche che avevano determinato la sua assunzione nel locale, infondo un bel barista attira molte donne e in un posto squallido come il Blind Pig serviva un tocco femminile per riprendersi un po' dalla sua fama di bettola infame. Per quanto riguardava la sua esperienze non poteva dire che non fosse stata piacevole: il bicchiere dal quale aveva bevuto non presentava aloni, il bancone di legno sul quale aveva appoggiatoi gomiti non era appiccicoso e non c'erano strane sostanze ad incollare le suole al pavimento. Poteva ritenersi soddisfatta e questo giudizio non era influenzato dal baco appena dato al barista. Cazzo. Il senso di colpa tornò a bussare alla sua coscienza, agendo di nuovo sulla sua morale e rimproverandola. «ma mi accontento anche delle donne»eccola di nuovo, la voce civettuola di chi sta sfacciatamente provandoci con il ragazzo che serviva alcol. Ancora una volta il senso di colpo le arrivò come un'ondata di calore, provocandole un fremito, ma ancora una volta quella puttana della coscienza era arrivata con largo ritardo, non facendo il suo lavoro per impedirle di dire stronzate. E invece di stronzate stava dicendone anche troppo, considerati i suoi standard elevati. Il loro gioco stava continuando e una Black ubriaca portava a una Black molesta e niente affatto disposta a perdere. Le sue sinapsi, rallentate dalle molecole di rum, ci misero qualche tempo ad elaborare la frase pronunciata da Dean, tanto che ormai le labbra del ragazzo si premettero con grande forza sulle sue. Inspirò per la sorpresa, per la forza di quel gesto, per la veemenza con cui la passione di Deanna aveva travolto la Black. Brividi di piacere corsero lungo la sua schiena, mentre un lieve giramento di testa la raggiungeva, se fosse colpa dell'alcol o delle doti del baciatore non avrebbe saputo dirlo, quando il bacio finì. Aveva il fiato corto, il petto si alzava e abbassava a un ritmo superiore al normale. Si chiedeva quale carta sfoderare ora, infondo era il suo turno, ma il ragazzo si mosse per primo. Con una proposta allettante. Da qualche parte nella sua mente una vocina la rimproverò di non cedere a questa trappola-tentazione, ma ad un tono così basso che attraverso i fumi dell'alcol che annebbiavano la sua mente non arrivò alcun monito. Afferrò il suo bicchiere e terminò di bere il rum rimasto al suo interno, svuotando il contenitore del liquido ambrato, poi si alzò in piedi, posando le mani sul bancone per reggersi in piedi e con una mano di appoggio girò attorno al bancone che la separava da Dean e dal reparto alcolici. « Mostrami come si fa.» allungò la mano libera verso il ragazzo per farsi portare nel luogo vietato agli estranei e dove sicuramente i clienti non erano ammessi. Almeno non quelli ordinari. Che cazzo stai combinando?

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    sono ancora convinta che sia qualche cosa di magico, ma sinceramente non ho trovato cosa... ho usato l'escamotage (?) di cercare tracce magiche ma non so se possa funzionare...
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Nella sua mente razionale, le ipotesi su come si fosse ferita alla testa, con una serie infinite di cause e conseguenze più o meno gravi, fra tutte la peggiore sembrava essere proprio la morte, si inseguivano come il gatto con il topo, senza che nessuno avesse la meglio sull’altra. Tutte quanti parevano attendibili, razionalmente possibili e dunque verosimilmente applicabili al suo caso specifico. Il metodo scientifico che l’aveva accompagnata in anni di studi che l’avevano portata ad essere Medimag sembravano portare tutti alla medesima conclusione. Eppure da queste elucubrazioni mentali non traeva alcun piacere, soltanto una crescente frustrazione perché non riusciva a trovare una soluzione al suo problema. La sua indagine tattile aveva fornito ulteriori elementi, ma erano soltanto incognite che si aggiungevano al complicato meccanismo di equazioni e la Black non era mai stata un asso con l’aritmanzia o la matematica. Finché si trattava di aver a che fare con i calcoli del resto da dare ai 3 manici, alle percentuali di guadagno o alle provvigioni per i suoi fornitori poteva anche starci dietro e seguire il filo logico della questione, ma se si andava in un campo appena più complicato, diciamo dopo il consolidato modo delle percentuali per gli sconti, ci si avventurava in una zona oscura e grigia, fatta da una fitta nebbia che non aveva alcuna intenzione di districare. Avrebbe invece volentieri dissipato le nuvole dell’incognito che oscuravano i suoi ricordi, creando un mosaico tassellato di quadretti incompleti e poco chiari, senza permetterle di cogliere il quadro generale. Anche in questo caso la sua mente brillante era di ben poca utilità e cogliere tutti questi aspetti, comprese le loro sfaccettature, non faceva altro che incrementare la sua frustrazione per una situazione che iniziava a delineare, ma che non comprendeva e cosa ben peggiore non poteva risolvere.
    Da qualche parte udì il vento ululare, ma non percepì movimenti d’aria nel luogo in cui si trovava. Doveva essere al chiuso, in un ambiente senza finestre o spifferi. Non si trovava quindi in uno stabile abbandonato. Per sentire però il vento così forte non doveva nemmeno trovarsi nello scantinato sotterraneo di qualche maniaco e questa cosa la rassicurò, almeno in parte, riguardo alle sue possibilità di sopravvivenza. Sul terreno aveva rinvenuto un solco, quello che sembrava raffigurare una freccia. Sembrava poter riporre in questo mistico simbolo la chiave della sua liberazione. Si sarebbe mossa con cautela, sperando di percepire un potere magico uscire dall’idioma che aveva scovato nel terreno, capire quale fosse la sua natura e se soprattutto poteva essere collegato alla magia.
    Fu mentre analizzava questi aspetti, cercando la concentrazione al di là del profondo fischio che infastidiva la sua mente, che delle lettere arrivarono abbastanza chiaramente alle sue orecchie.
    «Io sono Cheyenne. Sono una donna. Sono una strega. Sono una Black. E tu?»
    Rispose, sapendo di esporsi notevolmente, con voce forte tanto da riuscirsi a sentire nonostante il suono forte alle orecchie, con la buona fiducia e l’ottimismo di avere a che fare con una voce amica, con qualcuno che poteva liberarla. Avrebbe mantenuto questa vena positiva finché non avrebbe avuto prova del contrario.
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    CITAZIONE (Nathaniel Tristan Crawford @ 15/11/2019, 17:41) 
    Se continui così ti abbandona li.... idee per il significato delle frecce?

    significato mistico?
144 replies since 12/11/2013
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