Posts written by Madeline Mayson

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    Benvenuta Marta!

    Io muovo una strampalata studentessa di Ilvermorny e commessa/spina sul fianco di Brad McNeal.
    Sono curiosissima di assistere alle tue lezioni.

    Ci si vede on game! ❤️
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    Madeline Mayson
    ▬QUEST 2020 - C'est Paris ▬
    SPEZZAINCANTI - LIVELLO 2 - PE 435
    CAR10 • COS10 • DES20 • FOR10 • INT50 • SAG10


    BACCHETTA: Larice, Penne di Thunderbird, 12 pollici e ½ , Robusta. +10INT.
    ARMATURA/VESTITI:
    ANIMALE:

    SLOT EQUIPAGGIAMENTO

    (q.tà)
    oggetto1
    (q.tà)
    oggetto2
    (q.tà)
    oggetto3
    (q.tà)
    oggetto4
    (q.tà)
    oggetto5
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    oggetto6
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    oggetto7
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    oggetto9
    (q.tà)
    oggetto10


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    Mi iscrivo. Role presenza a Parigi
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    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

    SDMiGgX

    Madeline sorrise, scusandosi silenziosamente con la strega, che aveva appena urtato. Eseguì una piroetta, la terza nel giro di mezzo minuto. La gonna violetto si gonfiò d’aria, facendo ridere la texana in maniera scomposta, lì, appena fuori da Accessori per il Quidditch di Qualità. L’euforia, ben dipinta sul viso minuto, rendeva la Thunderbird ancora più esuberante del solito. Non poteva farci niente. Tentare di mettere sotto chiave la propria personalità si sarebbe rivelato inutile ed opprimente. Sbuffò piano, lasciando uscire un’invisibile nuvoletta di vapore.
    La collera sfrontata, a cui si era aggrappata la settimana precedente, era evaporata nell’esatto istante in cui, finalmente, i signori Mayson avevano esaudito la richiesta della figlia minore. Poco importava che i genitori andassero in vacanza senza di lei, perché Maddie, sfruttando il loro senza di colpa, li aveva convinti a lasciarla andare un paio di giorni a Parigi da una vecchia amica di famiglia. Le raccomandazioni erano state mille, al punto che, dopo la prima, aveva smesso di ascoltare. La mente l’aveva trasportata nella capitale francese. Già si immaginava a camminare per il centro con le buste piene di acquisti. Come le avrebbe calzato uno dei quei raffinati abiti dell’alta moda francese?
    Raggiunse il punto concordato, roteando gli occhi al cielo nel pensare ad una delle tante richieste di stare attenta ricevute dai genitori. L'americana non li capiva. Trovava quegli avvisi sciocchi, perché, in fondo, cosa sarebbe potuto accaderle a Parigi? La cosa peggiore che potesse capitarle, era di ritrovarsi i piedi doloranti a causa dei numerosi spostamenti tra un negozio e l'altro.
    Le iridi nocciola squadrarono rapidamente l'inquietante mago a guardia della passaporta, che l'avrebbe condotta nella città dell'amore. Maddie passò rapidamente in esame la barba lunga ed il mantello sudicio di lui, prima di passare oltre.
    Sbuffò piano ed una ciocca di capelli le scivolò sullo zigomo. La mano destra si allungò per depositare l'ammontare richiesto nel palmo della mano di quel Caronte, ritirandosi di scattò prima che la pelle di lui potesse sfiorare la propria. Le labbra si tesero in una piccola smorfia, perché era ironico che i Mayson le avessero fatto mille raccomandazioni su quel viaggio, per poi affibbiarle il più losco degli individui per il trasbordo.
    Le palpebre si serrarono, quasi a volere distogliere quell'immagine sgradita, e si socchiusero subito dopo. Madeline allungò le dita sottili in direzione della passaporta. La mente piena di immagini più gradevoli. Da quale negozio avrebbe iniziato per prima il proprio giro? La tabella di marcia, che si era prefissata, era ricca e serrata. La texana, si era detta, non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo. Sogghignò, tendendosi ancora più in avanti, perché, qualora fosse stato un bel ragazzo francese a distrarla, avrebbe potuto sicuramente rivedere i propri programmi e, con quel pensiero in mente, lasciò che la mano scivolasse interamente sul logoro capello che le avrebbe permesso di raggiungere la propria meta.
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    Madeline Mayson,
    richiedo la Certificazione dei PE conseguiti fino a questo momento.
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    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

    SDMiGgX

    Molti maghi e streghe, probabilmente la maggior parte, trattavano gli elfi domestici alla stregua di oggetti di pessimo gusto. La loro presenza era indispensabile, ma sgradita al tempo stesso. Madeline non capiva, né lo aveva mai fatto, come fosse possibile rapportarsi con loro in maniera così meschina e crudele. Lei, gentile ed empatica per natura, riusciva facilmente a mettersi nei loro panni. Tentava di trattarli al meglio possibile, come se stesse parlando con un proprio pari. Inoltre, come nel caso di Rigriel, era consapevole, che più fosse stata loro simpatica, maggiore sarebbe stata la probabilità di ottenere le informazioni che voleva. Gli elfi sentivano tutto, benché spesso maghi e streghe tendessero a dimenticare quel dettaglio.
    Quando aveva visto lo straccio indossato da Rigriel, per un attimo la texana aveva pensato al negoziante di Accessori con delusione. Sospirò piano, sollevata di essersi evidentemente sbagliata. Le parole dell’elfo smentirono la propria teoria. Forse, semplicemente, Padron Brad non aveva un gran senso dello stile. A differenza di lei, che sembrava nata per abbigliare Dixie come una vera diva, l’uomo doveva non esserci affatto portato. Annuì in direzione dell’elfo, promettendosi silenziosamente di istruire McNeal a dovere.
    La testa scattò verso l’alto, talmente velocemente da rischiare di stirare il collo. La Thunderbird spalancò le palpebre e strabuzzò gli occhi. I diritti delle creature magiche e lo straccetto che ricopriva le pudenda di Rigriel passarono in secondo piano.
    ”Capisco, ma forse tu no”. La mano si sollevò a sventolarle il viso, mentre la moretta arrossiva leggermente. Forse l’elfo non si era reso conto di quali fossero le implicazioni di quella, apparentemente innocente, ammissione, ma lei aveva capito al volo. Voleva saltellare per il negozio e manifestare apertamente la propria soddisfazione, per essere riuscita a scoprire un’informazione così personale sul docente di Difesa Contro le Arti Oscure. Al contrario rimase immobile con un’espressione sognante ben stampata sul volto.
    ”Pensaci, Rigriel. Tu divideresti mai il tuo letto con qualcuno che non ti piace?” lo interrogò, prima di rendersi conto che la domanda, probabilmente, non avesse senso per un elfo domestico. ”Beh, io no! Questa James è sicuramente la ragazza di Padron Brad. Si baciano, si abbracciano e chissà che altro”.
    L’indice destro afferrò una grossa ciocca scura e la fece ruotare intorno. Madeline dischiuse appena le labbra, emozionata da quella scoperta. Per la barba di Merlino, come era invidiosa! Anche lei avrebbe voluto sbaciucchiare qualcuno e, in passato, c’era andata vicina, ma il fratello iper-protettivo li aveva fatti scappare tutti.
    Non ebbe il tempo di riflettere ancora e struggersi per quell’anelito mai soddisfatto, perché il cambio di argomento dell’elfo la colse impreparata. Fu costretta a fingere e palesare la completa mancanza di talento come attrice. In un contesto differente, nessuno le avrebbe creduto. Nessuno ad eccezione di Rigriel. Annuì leggermente, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani. Possibile che si fosse sottovalutata tanto? Forse, al contrario di quanto aveva sempre creduto, era un’ottima bugiarda.
    Soddisfatta per quel nuovo e falso talento scoperto, attese il ritorno dell’elfo sentendosi quasi invincibile. Afferrò una delle tante divise in terra, per piegarla alla buona, ma un sonoro Crack gliela fece cadere di mano. Maddie si coprì il petto con il palmo della mano, spaventata al punto da avere il cuore in gola.
    ”G-Grazie, non era necessario. Mi hai fatta morire di spavento”. Deglutì, fissando un paio di enormi occhi nocciola, almeno tanto quanto i propri. Afferrò uno dei biscotti, più per fare contenta la creatura, che per un reale appetito. I denti affondarono nell’impasto croccante all’esterno e morbido all’interno.
    Le sfuggì un piccolo gemito non appena il cioccolato si scontrò con le proprie papille gustative. Quindi era questo il talento di Rigriel, la cucina? Forse, dopotutto, avrebbe dovuto fingersi affamata più spesso. La texana adorava i dolci e, in particolare, il cacao era la propria cryptonite principale.
    ”Sono buonissimi! Mi dispiace che tu ti sia scottato per prepararli. Per me” soffiò, continuando a mangiucchiare il biscotto.
    Sospirando piano, la Mayson trovò posto a sedere nel pavimento ligneo, proprio di fronte ad un cumulo di divise ancora spiegazzate. Le iridi castane si sollevarono a cercare gli occhi a palla dell’elfo domestico. Tamburellò le dita e picchiettò il palmo della destra accanto a sé, invitando Rigriel a sederle accanto. L’ennesima pausa dal riordinare ciò che lei stessa aveva accatastato in terra.
    ”Sai” soffiò, spinta dai poteri benefici del cioccolato ”Io non ho mai baciato nessuno, Rigriel. Ti sembra giusto? Ho diciassette anni e noi ho mai sperimentato quella sensazione. Quanto vorrei essere al posto della signorina Kennegan….Beh, non che io voglia baciare Padron Brad, naturalmente” strabuzzò gli occhi, resasi conto di quanto male interpretabili fossero le proprie parole. Non voleva certo venire fraintesa ed essere accusata di avere una cotta per il suo professore e datore di lavoro, perché sarebbe stato davvero inappropriato. No, a Madeline piaceva solo guardarlo per via dell’aspetto piacevole. Non pensava ad altro, a maggior ragione dopo avere scoperto della liaison tra i due negozianti.
    ”Vorrei solo provare, sai. Deve essere bello, piace a tutti. Insomma, non ho niente che non vada giusto? Tu li hai visti, Padron Brad e la signorina Kennegan? Che faccia aveva lei quando lui la baciava?” Persa per la tangente, dimenticò il luogo e persino chi fosse il proprio compagno di conversazione. Quasi come fosse nella propria sala comune a spettegolare con Ruby, pose all’elfo le stesse domande che avrebbe fatto alla compagna di stanza.
    ”E tu hai qualche elfa a cui vorresti dare un bacio? Lo fate, vero?” curiosa, aggrottò le sopracciglia in attesa di una risposta.

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    1. Link Role da Chiudere: Bad Day
    Personaggi Partecipanti: Madeline Mayson e Draven Shaw (mancata risposta)
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    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

    SDMiGgX

    Arrabbiata. Madeline sbuffò, lasciando uscire aria calda dalle narici. Scosse la testa, pestando ritmicamente il piedino sul pavimento di legno massiccio. Non era solo infastidita, era furiosa. Gli occhi si incollarono alle parole vergate con la calligrafia svolazzante della madre. Rilesse le parole più volte, imparandole praticamente a memoria.

    ”Visto il nuovo lavoro, io e tuo padre abbiamo pensato di partire da soli quest’anno”

    Sull’orlo delle lacrime, accartocciò bruscamente la pergamena, prima di gettarla lontano, da qualche parte dietro la propria schiena. Tradita dalla propria famiglia, che aveva deciso di andare in vacanza senza di lei. La prima volta che aveva letto la lettera, Madeline era stata tentata di mollare tutto, lì, al negozio, troncando alla radice l’apparente problema. Il secondo pensiero, quello che le aveva dato la forza di desistere, era volato a Brad McNeal e a Rigriel. Si era affezionata ad entrambi e, allo stesso modo, aveva sviluppato un sincero apprezzamento per il lavoro che il docente le aveva offerto. Tradirli, benché l’avesse inizialmente contemplato, si sarebbe rivelato una mossa troppo meschina e lei voleva essere migliore dei propri genitori. Poco importava che si fossero detti fieri di lei e che le avessero promesso di portarle un bel regalo. Le parole dolci della madre erano passate completamente inosservate, insabbiate da quell’unica frase, che tanto aveva turbato la texana.
    ”Rigriel, hai fatto i biscotti al cioccolato oggi?” Il labbro inferiore sporgeva all’esterno, prova indiscutibile del turbamento della ragazza. Desiderava un abbraccio, ma, dal momento che né Rigriel né McNeal avrebbero probabilmente ottemperato a quella richiesta, decise di ripiegare sul cioccolato. Gli occhi nocciola passarono in esame l’intero negozio. Decisa a scovare l’elfo domestico, la Thunderbird controllò dietro a tutti gli scaffali. E se Rigriel non fosse stato lì? Sobbalzò, investita dall’ennesima ondata di tristezza, che minacciava di schiacciarla. Qualche volta la creatura faceva alcune capatine all’appartamento del negoziante, per preparare solo Morgana sapeva cosa. Normalmente per Maddie non c’erano problemi, ma quel giorno, se l’elfo si fosse assentato anche per un secondo, sarebbe stato un disastro.
    Non poteva certo lavorare in quelle condizioni e rivolse un’occhiata truce ai detergenti infilati dietro al bancone. Il mento si sollevò verso l’alto, prima di scartare bruscamente verso destra. Malgrado solitamente si prestasse a quel compito ingrato, ovviamente non per libera scelta, quel giorno avrebbe fatto eccezione. In realtà, era sicura che la bottega fosse notevolmente più pulita della sua stanza ad Ilvermorny. La vena assurdamente perfezionistica di McNeal impediva alla polvere anche solo di avere il coraggio di manifestarsi. Che differenza poteva fare un giorno?
    Tamburellò le unghie, fresche di smalto, sul mobile ligneo, mentre sbuffava impazientemente per la mancanza dell’elfo. Rigriel era diventato presto un valido compagno. In realtà, Madeline l’aveva apprezzato subito dopo avere capito che odiasse pulire almeno tanto quanto lei. Inoltre, la creatura era la fonte, anche se involontaria, principale dei pettegolezzi sul negoziante di Accessori e su quella del Ghirigoro. La strega era arrivata quasi a considerarlo un amico, in un modo assurdamente strano e contorto dato che lui si rifiutava di indossare qualcosa di più carino. Pur comprendendo le sue ragioni, quella totale mancanza di stile la feriva profondamente, perché, pur sembrando impossibile, era ovvio che Rigriel non avesse imparato quasi nulla da lei.
    La nuova piega dei propri pensieri la distrasse dalla totale mancanza di empatia, almeno secondo lei, dei propri genitori, ma fu lo scampanellio all’ingresso a sottrarla interamente alla spirale negativa in cui altrimenti sarebbe caduta.
    ”Buongiorno e benvenuto da Accessori per il Quidditch di Qualità. Sono Madeline, Maddie” si corresse, dopo avere constatato che il nuovo arrivato non dovesse essere molto più vecchio di lei ”come posso esserti utile?”
    La texana sorrise, sbattendo ritmicamente le lunghe ciglia scure. La destra salì a spostare alcune ciocche scure dietro la spalla. Non stava cercando di ammaliarlo, non intenzionalmente almeno. Semplicemente, le piaceva flirtare o provare a farlo. Un'attività leggera e totalmente disimpegnata, che le permetteva di lasciarsi alle spalle la tristezza. Voleva fare esercizio e diventare abbastanza brava da rinfacciarlo a Ruby, la propria compagna di stanza. Il bello del proprio lavoro era la possibilità di parlare con un sacco di ragazzi, che non avrebbe più rivisto. Maddie poteva allenarsi senza sentirsi in colpa, né vincolata da strani obblighi.
    Le labbra si tesero in un sorrisetto soddisfatto, mentre passava in rassegna, attenta a non risultare sfacciata, il cliente di fronte a sé. Sembrava più grande di quanto lei non fosse, tuttavia, era quasi sicura che dovesse avere pochi anni di differenza.
    "Professionista?" ribattè, tamburellando l'indice sul labbro inferiore "Dovrei conoscerti quindi?" continuò, evitando di dire che lei, sui giocatori di quidditch professionisti, sapesse ben poco.
    Annuì distrattamente, riflettendo sulla richiesta del giovane, come se non avesse appena flirtato poc'anzi. Malgrado la propria esuberanza, le piaceva essere la commessa di Accessori e, ancora di più, adorava riuscire a soddisfare i propri clienti. Prendeva il proprio lavoro molto seriamente, ad eccezione delle pulizie ovviamente.
    "La Frecciargento + 20 DES a 80 Galeoni è un buon compromesso, anche se, essendo tu un giocatore professionista, mi sento di consigliarti la BlondeRiot 1 + 20 DES a 76 Galeoni. Fabbricata direttamente da Brad McNeal, il negoziante, è una scopa perfetta per il quidditch, grazie alla sua manovrabilità e alle ottime velocità raggiunte. Oppure" prese fiato, indicando con il dito uno dei tanti modelli esposti "Posso consigliarti la Roaring 27 + 25 DES a 90 Galeoni. Resistente agli urti, velocissima e facile da manovrare. Tre caratteristiche che la rendono perfetta per giocare. Come vedi, non ci sono grosse differenze di prezzo tra un modello e l'altro."
    Sorrise, attendendo pazientemente la scelta del giovane. Maddie era sicura di avergli fornito validi consigli e quasi sperò che il negoziante la stesse ascoltando dall'opificio. Sarebbe stato fiero di lei?
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    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

    SDMiGgX

    Gli occhi si sollevarono stancamente per uno sguardo veloce all’orologio da parete. Mancava ancora molto alla fine di quel turno, troppo. Da quando aveva iniziato a lavorare per il docente di Difesa Contro le Arti Oscure, quello era stato in assoluto il giorno peggiore. Un enorme via vai di persone che le aveva lasciato un velo di sudore a coprirle la fronte e un livido sul ginocchio come ricordi.
    Maddie non era una sportiva. Potendo scegliere, avrebbe trascorso le giornate appollaiata su un divanetto in sala comune a leggere riviste di gossip e a ciarlare di ragazzi con la propria compagna di stanza. Forse non comprendeva fino in fondo l’euforia degli avventori, che in quei giorni affollavano la bottega come se, lì, vendessero dolciumi. Beatamente ignorante a riguardo dell’imminente campionati di Quidditch, serviva un cliente dopo l’altro, lamentandosi silenziosamente del loro pessimo tempismo.
    Sospirò piano, concedendosi di appoggiare la fronte al bancone, dopo avere servito l’ennesimo acquirente. Se McNeal l’avesse vista in quel modo, sicuramente l’avrebbe rimproverata. Fortunatamente erano solo lei e Rigriel lì dentro e dopo tutti i vari pettegolezzi che l’elfo si era lasciato sfuggire, la texana dubitava che facesse la spia su di lei.
    Il ginocchio, quello che aveva urtato contro uno dei tanti scaffali, le pulsava da morire. Con le sopracciglia aggrottate, la Thunderbird lasciò che un piccolo gemito di dolore uscisse, soffocato, dalle proprie labbra. Si tirò su, allungando la gamba destra in avanti, così da alleviare la pressione sulla rotula offesa. Le pupille di dilatarono all’inverosimile e le labbra della ragazza si stirarono in una smorfia inorridita.
    Lì, bene impressa nel tessuto azzurro dell’abito a manica corta che indossava, vide l’ennesima prova di quanto orrenda fosse stata quella giornata. Deglutì, a corto di fiato, con lo sguardo fisso sulla macchia di gelato. Doveva essere stata la penultima cliente, una bambina dispettosa, che le era venuta addosso. Non si era accorta che l’avesse sporcata con il gelato alla vaniglia. Era stata una casualità o lo aveva fatto di proposito? Se avesse dovuto tirare indovinare, avrebbe scommesso sulla seconda. La ragazzina aveva pescato una carta giocatore doppia e Maddie, come da politica del negozio, aveva pazientemente spiegato di non poterla cambiare. Quasi si pentì di essere stata così gentile, perché il piccolo Hooligan non le aveva, evidentemente, riservato lo stesso trattamento.
    Nervosa, sul punto di piagnucolare, si legò i capelli in una coda di cavallo disordinata, così da lasciare libero il collo. La mano destra afferrò la bacchetta, pronta a castare un Tergeo sul proprio vestito, ma venne interrotta da un nuovo ingresso.
    Si mosse al rallentatore, voltandosi in direzione di un uomo mai visto prima. Porta spalancata e posa plastica sullo stipite, elementi che anche singolarmente avrebbero catturato l’attenzione della commessa. L’americana non ebbe altra scelta se non quella di fissarlo vagamente trasognata. Era un po’ sorpresa da quell’entrata sicuramente sopra le righe ed aggrottò la fronte, senza capire quale fosse il motivo dell’intera sceneggiata. Anche a lei piaceva essere teatrale, ma non si era mai messa in posa per farsi ammirare in quel modo. Ne era quasi certa, ma, più tardi, lo avrebbe chiesto a Rigriel, per sicurezza.
    ”Buongiorno, emh… Benvenuto da Accessori per il Quidditch di Qualità. Sono Madeline, come posso aiutarla?” trillò, cercando di nascondere il proprio straniamento. Lo osservò sfilare – non c’era altro modo di definire quella passerella, fino a raggiungere il bancone. Era un bell’uomo senza ombra di dubbio, ma, probabilmente, la texana era troppo giovane per subire appieno il fascino devastante che lui sembrava esibire con piacere. Le iridi nocciola scesero e risalirono velocemente, esaminando palesemente l’individuo.
    ”A-autografo?” balbettò, spalancando le palpebre. Era famoso? Maddie non lo conosceva, ma, francamente, non era bene informata sui giocatori di quidditch. Stirò le labbra verso l’alto, sforzandosi di sorridere, benché dentro stesse morendo. Naturalmente, doveva capitarle di conoscere una celebrità nella giornata peggiore di sempre. Cosa avrebbe pensato di lei? Era sudata, claudicante a causa del ginocchio livido e con il vestito macchiato proprio sul davanti. Inoltre, come se non bastasse, si era appena raccolta i capelli nella coda di cavallo meno riuscita della storia.
    ”Ma certo!” replicò, tentando di nascondere la macchia con il dorso delle mani ”Cominciamo con l’estrazione delle carte, che ne dice? Spero che sia un tipo fortunato”. La destra tremò un poco, mentre recuperava il sacchetto contenente le carte dei Puddlemore United. Lo allungò sopra al bancone, affinché l’uomo potesse estrarre tre carte giocatore. Non poté fare a meno di avvicinarsi leggermente, curiosa di scoprire, anche lei, come lui fosse stato ritratto.
    ”Mi sembra si andata bene” tubò, mascherando una leggera delusione ”Ha pescato due carte IF, una di Melissa Newman ed una di Sean Burgess e una carta Hero. Ana Hewitt, capitano della squadra, oltretutto.” Avrebbe dovuto essere contenta vista l’assenza di doppioni e carte NIF, ma, in realtà, era dispiaciuta che lui non avesse pescato se stesso.
    Scrollò mentalmente le spalle, tornando a concentrarsi sulla vendita. Dopo essersi scusata un’istante, raggiunse l’opificio per recuperare la scopa scelta dal cliente. Approfittò del momento per riprendere fiato e pulire definitivamente il tessuto azzurro con un colpo di bacchetta. Sciolse di nuovo i capelli, sistemandoli con cura sulla spalle. Resasi più presentabile, afferrò il mezzo di trasporto magico scelto, prima di tornare nell’area vendita.
    ”Questa è la Scopalinda 1 + 30 DES. E’ un’ottima scopa da corsa ed è un invenzione dei fratelli Ollerton. Viene 100 galeoni. Immagino che, essendo una celebrità, sia abituato ad avere sempre il meglio, giusto?” Sollevò gli occhi nocciola, scrutando l’uomo in attesa della risposta.
    Si sarebbe mostrata disponibile a rispondere ad eventuali domande, prima di comunicare il totale della transizione.
    ”A meno che non desideri altro, le ricapitolo i suoi acquisti. Ha 100 galeoni per la Scopalinda 1 e 54 galeoni per l’estrazione di tre carte giocatore. In totale ha 154 galeoni.”
    Avrebbe atteso di incassare il denaro necessario, mentre un dubbio la logorava come un tarlo: avrebbe dovuto o meno chiedergli un autografo?

    Prima estrazione di Alaster Lagrein, Puddlemore United:
    - 1d3:2 = Carta IF
    - 1d7:7 = Melissa Newman
    9L9c6qf

    Seconda estrazione di Alaster Lagrein, Puddlemore United:
    - 1d3:3 = Carta Hero
    - 1d7:3 = Ana Hewitt (C)
    VPUhxWC

    Terza estrazione di Alaster Lagrein, Puddlemore United:
    - 1d3:2 = Carta IF
    - 1d7:5 = Sean Burgess
    2FjRPz7

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    Per Hogsmeade o Diagon Alley, se ti accontenti di una Thunderbird con un bisogno patologico di attenzione, io sono disponibile!
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    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

    SDMiGgX

    Dopo la brutta esperienza con la cliente peggiore di sempre, i turni al negozi erano trascorsi senza particolari problemi. Le piaceva essere una commessa, malgrado inizialmente non avesse preventivato di lavorare veramente. Il contatto umano, quello che le consentiva di ciarlare amichevolmente con perfetti sconosciuti, era la parte che in assoluto preferiva.
    Storse il naso, abbassando lo sguardo sullo straccio zuppo di lucido appoggiato al bancone. Le sfuggì un sospiro scontento, mentre afferrava la stoffa per passarla lungo tutto il mobile ligneo. Pulire era la parte peggiore. L’avrebbe evitata volentieri, ma sapeva che McNeal non glielo avrebbe mai concesso. Le ditate unte sul legno donavano un’aria più vissuta al negozio, quindi perché cancellarle? Un compito ingrato ed inutile, dato che ogni cliente contribuiva a lasciare la propria firma.
    Francamente non capiva per quale motivo non potesse riposarsi tra una vendita e l’altra. Gli occhi nocciola scrutarono desiderose le vie affollate da Diagon Alley. Piuttosto che comportarsi da elfo domestico, avrebbe dovuto essere lì fuori ad invogliare gli sconosciuti ad entrare. C’era persino il sole e, come aveva tristemente appreso, in Inghilterra non era una condizione tanto comune.
    Stizzita, si passò i palmi sul busto per lisciare pieghe immaginare sul vestitino colore pastello. L’abito era rosa confetto con una morbida gonna che si arrestava appena sotto il ginocchio. Decisamente inadatto a qualsivoglia pulizia, perché Brad non lo capiva? Già stanca di dovere ottemperare ad una richiesta giudicata irragionevole, almeno da lei stessa, sollevò lo sguardo dallo straccio per gettarlo sotto al bancone. Si sollevò in punta di piedi nel tentativo di sbirciare dietro agli scaffali.
    ”Rigriel?” Consapevole che l’elfo odiasse quel lavoro più di lei, la texana era sicura che si fosse nascosto da qualche parte. Non che lo biasimasse, avrebbe fatto lo stesso, se avesse potuto. Voleva trovarlo, sicura di convincerlo a sbrigare qualche incombenza al posto suo. Giusto il tempo di riposare un po’ le dita, provate dopo solo un paio di minuti di strofinamenti.
    Un sorriso soddisfatto, vittorioso, distese le labbra di lei verso l’alto. Madeline scartò verso destra, certa di avere visto la punta di un orecchio, sarebbe bastato solamente… Il tintinnio del campanello la distrasse, arrestando bruscamente la caccia al tesoro che si era organizzata da sola.
    Una sola occhiata fu sufficiente a cancellare tutto. Si dimenticò delle fastidiose pulizie, del sole che splendeva all’esterno facendosi beffa di lei, confinata lì dentro. La riconobbe all’istante: James Kennegan, negoziante del Ghirigoro e fiamma di Brad McNeal. Lo sapeva, non perché il docente le avesse rivelato quell’informazione, ma grazie a Rigriel. Era stato lui a metterle la pulce nell’orecchio. Tra i due doveva esserci del tenero, altrimenti perché l’affascinante insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure aveva pensato di invitare l’altrettanto attraente giocatrice di Quidditch a casa propria? Si frequentavano, era ovvio!
    ”Signorina Kennegan” tubò, affrettandosi a tornare al bancone ”E’ un piacere rivederla. Sono Madeline, ci siamo conosciute al evento che ha organizzato per il professor McNeal, si ricorda?” Lo nominò subito, osservando la donna come un falco, così da captarne eventuali reazioni. Forse, se avesse scoperto qualcosa di interessante, avrebbe potuto convincere Rigriel a spettegolare con lei un altro poco.
    ”Oh, il manico, ma certo! Purtroppo McNeal è uscito per alcune commissioni. Sono sicura che gli sarebbe piaciuto consegnarle il suo lavoro di persona. Ci si è impegnato particolarmente, sa?” Sorrise sorniona e si scusò, prima di assentarsi a recuperare l’ordine della battitrice.
    Recuperò la scopa dal opificio, sfiorandola appena. Benché non fosse una sportiva, doveva ammettere di desiderare quel capolavoro per sé. I polpastrelli la sfiorarono appena, cercando di catturarne la potenza nascosta. Le sarebbe piaciuto avere più tempo per esaminarla meglio, ma, anche lo avesse avuto, non era un diritto che spettava a lei.
    ”Eccola” esultò gioiosa, posando il mezzo di trasporto magico con estrema delicatezza sul bancone.
    ”Una Wolfden + 25 DES. Il manico è in legno di frassino, mentre la coda in legno di noce. E’ stata lucidata e, come richiesto, personalizzata, sulla parte alta, con le due scritte da lei scelte wolfden sulla destra e JK#9 sulla sinistra. Dorata la prima e verde la seconda.” Avrebbe concesso alla donna tutto il tempo necessario, consapevole che il suo fosse un acquisto importante e solo quando James avesse concluso, avrebbe proseguito con la vendita.
    Recuperò il sacchettino contenente le carte giocatore delle Holyhead Harpies – sua squadra preferita - e lo posizionò sopra al tavolo ligneo. Maddie immerse la mano per mescolare, prima di allungare il contenitore verso la negoziante del Ghirigoro. Si assicurò che non sbirciasse, proprio come era solita fare.
    ”A lei la pesca. Spero abbia fortuna, incrocerò le dita per lei” trillò, visibilmente emozionata. Desiderava che riuscisse a pescare l’intera squadra senza doppioni, nonostante le probabilità palesassero quanto fosse difficile che accadesse. Se avesse trovato delle doppie, si augurava che almeno fossero di giocatrici in forma o, ancora meglio, hero.
    Storse leggermente le labbra nel vedere le due carte NIF e si illuminò nel vederne due Hero. Alla fine c’era solo un doppione e Maddie si ritenne soddisfatta.
    ”Niente male!La prima è Caitlin Blake, capitano, in versione Hero. La seconda e la sesta sono dei doppioni della stessa giocatrice, però in versione IF. La terza carta pescata, invece, è Ruby Mathis in versione IF” si umettò le labbra, approfittando per riprendere fiato ”La quarta è Pearl Sykes in versione NIF. Infine, la quinta e la settima sono entrambe di Edith Cervantes. Una versione NIF e l’altra versione Hero.”
    Sorrise, riponendo il sacchetto al suo posto. Lo sguardo si sollevò verso la porta di ingresso e alla vista della completa calma, le sfuggì una smorfia dispiaciuta. Avrebbe desiderato che Brad McNeal facesse il suo ingresso, sperando di vederlo balbettare di fronte al vestito aderente della negoziante per cui, evidentemente, aveva un debole.
    Si sforzò di pensare ad un motivo valido per spingere la donna a trattenersi ancora, ma, sapendo di non averne a disposizione, sospirò piano.
    ”Dunque, a meno che non abbia bisogno di altro, una bella sciarpa della squadra ad esempio…” trascinò le parole, sperando sinceramente che la risposta fosse affermativa ”Le ricapitolo il totale. Per la Wolfden sono 90 Galeoni, mentre per le carte estratte 100 Galeoni. In totale sono 190 Galeoni
    Sorrise, in attesa di incassare il denaro per completare la transizione e rimase a disposizione nel caso la battitrice avesse eventuali domande da porle.

    Prima estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:3 = Carta Hero
    -1d7:7 = Caitlin Blake (C)
    Avip283

    Seconda estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:2 = Carta IF
    -1d7:7 = Caitlin Blake (C)
    MtwCKRE

    Terza estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:2 = Carta IF
    -1d7:2 = Ruby Mathis
    NamHYek

    Quarta estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:1 = Carta NIF
    -1d7:3 = Pearl Sykes
    7afXd0D

    Quinta estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:1 = Carta NIF
    -1d7:4 = Edith Cervantes
    wXXLfxw

    Sesta estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:2 = Carta IF
    -1d7:7 = Caitlin Blake (C)
    Omg5fio

    Settima estrazione di James Kennegan, Holyhead Harpies:
    - 1d3:3 = Carta Hero
    -1d7:4 = Edith Cervantes
    f4ME0dv

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  12. .
    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

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    L'essere la figlia minore aveva arrecato alla texana diversi svantaggi. Ferma sempre e comunque sui lati positivi di essere la piccola di casa Mayson, aveva sempre e solo vissuto di rendita. L’abitudine di ottenere ciò che voleva, unita all’iper-protezione che la circondava, avevano reso superflua la necessità di battersi. Nessuna sfida, nessuna difficoltà. Uno stato che aveva reso possibile l’alimentarsi di mille paure e paranoie, perché, benché si vergognasse ad ammetterlo, Maddie aveva paura di tutto.
    Un po’ le dava fastidio essere posta al di sotto di una campana di vetro. Non la accusavano apertamente, essendo stati loro ad imporle quella condizione, ma la ritenevano debole, piccola e fragile. Sentirsi in quel modo non le piaceva ed il desiderio di essere ritenuta in gamba, l’aveva spinta a sceglierlo il proprio stesso fratello come modello. Evan era tutto ciò che lei non sarebbe mai stata: indipendente, coraggioso, invincibile.
    Sentirsi ridicola era all’ordine del giorno e, per evitare giudizi acuminati, spesso acuiva di proposito quell’atteggiamento. Esagerava in modo da fornire una reale scusa per essere guardata con diffidenza. Si costruiva un alibi, un motivo tangibile che potesse sopportare.
    L’islandese costituiva tutto ciò che la Thunderbird desiderasse essere e le era bastato un attimo per capirlo. Attirata da un carattere molto più deciso del proprio, le ci era voluto un attimo per trovarsi a gravitare nella sua orbita. Non aveva scelto nulla, almeno fino alla proposta di lui. Madeline non aveva messo in conto di doversi arrampicare ed in qualsiasi altra occasione non si sarebbe mai sognata di accettare di correre un rischio del genere. Sicura di non essere brava abbastanza, avrebbe rifiutato con gentilezza, tentando di ammaliare l’interlocutore in qualche modo. Tuttavia, Alec si era rivelato essere così sicuro di sé da costringerla a mettersi in discussione: provarci.
    Quando le aveva promesso di non lasciarla cadere, lei gli aveva creduto senza esitazioni. Una fiducia incondizionata, che purtroppo non rese più appetibile l’arrampicata. Aveva paura e quello non sarebbe cambiato.
    Vederlo saltare sul ramo, così, come niente fosse, punzecchiò il proprio ego per l’ennesima volta. Le sopracciglia scure si aggrottarono in un misto di confusione e vergogna. Maddie sollevò lo sguardo alla ricerca delle iridi scurissime del ragazzo ed il paragone tra loro la fece quasi scoppiare a ridere. La paura spense la risata ancora prima che cominciasse, concedendole solo di stirare le labbra in una smorfia bizzarra. Lei, trasparente e terrorizzata da tutto, era minuscola in confronto a lui, misterioso ed apparentemente infallibile.
    Non ce lo vedeva ad avere paura di qualcosa e, proprio per quel motivo, si stupì nel sentirlo rispondere affermativamente alla propria domanda. Gli occhi si spalancarono e l’americana si trovò ad annuire spasmodicamente.
    ”Gli spazi piccoli possono essere terribili. Soprattutto per uno alto come te”. Molto coraggiosamente, sollevò il braccio destro per indicare prima se stessa, poi lui con il dito indice. ”Una volta, mentre giocavamo a nascondino con i figli del vicino, mio fratello mi ha fatta nascondere dentro un armadio. Non mi è piaciuto” concluse, arricciando la punta del naso.
    Lo squadrò, ancora incredula. Se anche un ragazzo come Alec aveva una debolezza, le proprie mille paranoie divennero quasi giustificabili. Le piacque vederlo sotto quella nuova luce più fallibile. L’imperfezione lo rese più umano, più simile a lei e, paradossalmente, le diede un briciolo di coraggio in più per continuare.
    Seguì le istruzioni, escludendo tutto ad eccezione della voce dell’islandese. Lo stomaco le si contrasse violentemente, ma tentò di ignorarlo. Respirò dal naso, sforzandosi di calmare la nausea. Aiutata dalla spinta di lui, si spinse verso l’alto con le braccia e si sedette sul ramo successivo.
    Palpebre serrate per evitare di guardare verso il basso, poté solo percepire la vicinanza di lui, presentata sotto forma di un profumo più muschiato, maschile. Non se la godette appieno, non finché le successive parole di lui la costrinsero ad agire. Sbatté piano le palpebre, liberando le iridi castane per ricercare quelle più scure di lui. La bocca si aprì a formare una piccola O, mentre gli occhi brillavano per l’entusiasmo. Sapeva poco o niente dell’Islanda e potere apprendere informazioni di prima mano, senza avere neppure pregato per averle, le fece desiderare di porre altre domande. Poco importava che Alec potesse averle rivelato quei fatti personali per pietà o per altri motivi che Maddie avrebbe preferito, era ugualmente contenta di conoscere cose nuove.
    ”Sembra bella casa tua” tubò, stringendo la presa sul ramo sotto di sé ”Non ho mai visto un ghiacciaio, il Texas è troppo caldo per ospitarne uno. E’ strano immaginare che fuoco e ghiaccio possano convivere in quel modo, no?” Per lei lo era. Non aveva alcuna esperienza per potere affermare il contrario. Anche le persone venivano da lei rilegate ad un solo elemento, perché, ignorante in materia, non sapeva che due condizioni così contrapposte potessero sussistere l’una accanto all’altra. Alcuni erano facili da catalogare. Lei, ad esempio, si vedeva riflessa nel fuoco: facile da alimentare e non impossibile da spegnere. Maddie faceva un gran chiasso, ma, come il fuoco privato dell’ossigeno, quando si trovava in difficoltà la propria energia si esauriva. Altri, come Alec, erano più complessi da decifrare. Non avrebbe saputo a cosa associarlo. Forse all’acqua? Mordicchiò il labbro inferiore, mentre rifletteva sull’elemento che giudicava più complesso. Apparentemente placida, poteva diventare inarrestabile in un battito di ciglia.
    ”Ti manca?” Sorrise, felice che si fosse aperto con lei. La domanda lasciò le proprie labbra in maniera spontanea, senza che lo avesse pianificato. Si rese conto di quanto importante fosse la risposta. Se lo avesse ammesso, avrebbe perso un’altra tacchetta di infallibilità per guadagnarne una ulteriore agli occhi della Thunderbird.
    Sicuramente, la clessidra del punteggio subì un brusco scatto in avanti quando le propose di aggrapparsi a lui. Avrebbe voluto accettare e, se fosse stati con i piedi ben piantati a terra, probabilmente lo avrebbe fatto. Stargli aggrappata a dosso, come un Koala, le avrebbe permesso di scoprire informazioni di vitale importanza. Interessanti risposte, che avrebbero reso ancora più piacevole l’essere portata a spasso da lui. Ce li aveva gli addominali?
    L’essere, lì, in pericolo sopra un albero, costrinse la studentessa a ponderare attentamente l’offerta. Era più sicuro procedere da sola o limitarsi a fare da spettatrice? Da un lato desiderava dimostrare qualcosa. Arrampicarsi e vincere la propria paura. Dall’altro, al contrario, prediligeva la strada più sicura. Era solo Maddie, non possedeva alcun super potere. La paura e un malcelato desiderio di farsi trasportare da lui, la invogliarono a scivolare verso il basso.
    Le gambe agganciarono la vita dell’islandese, seguite a stretto giro dalle braccia. Le strinse attorno al petto di lui e solo il terrore di scivolare le impedì di passare il palmo sul ventre, per levarsi la curiosità. La testa affondò tra le scapole di lui. Una ricerca del buio, circondato dall’odore rassicurante del ragazzo che aveva promesso di non farle cadere.
    ”E’ sicuro? Io...Non sono troppo pesante per te? Se scivolassimo? Hai mai trasportato qualcuno a questo modo prima, mentre ti arrampicavi? Forse dovrei scendere…forse….” Si ammutolì di botto, distratta dalla carota sventolatole in faccia.
    La mente si affollò di mille domande, tutte concentrare sull’eventuale premio. Non aveva la minima idea di cosa potesse essere, ma ora che glielo aveva nominato, scoprì di volerlo, disperatamente.
    Annuì, benché lui non potesse vederla, e strinse più forte la stoffa della sua t-shirt, ormai già rovinata.
    ”Cosa aspetti? Prima inizi, prima finiamo. Ad arrampicarmi potrò imparare un’altra volta, giusto? Ma se menti sul premio, mi arrabbierò moltissimo. Non si scherza con una texana in questo modo, sei avvisato”. Diceva sul serio, almeno per i propri standard. Avrebbe tenuto il broncio per un paio di minuti, soffiando infastidita come un gattino arrabbiato, ma poi le sarebbe passata. Il premio, al contrario, avrebbe continuato a desiderarlo lo stesso.

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    Stare appollaiata sulle spalle di lui rientrava decisamente nella top ten delle cose preferite dalla texana o quantomeno lo sarebbe stata, se non avesse sofferto di vertigini. La paura dell’altezza l’aveva tormentata sin da quando ne aveva memoria. Già poco avvezza a stare in alto a causa della propria statura, il tormento si era acuito dopo essere scivolata dalla casetta sull’albero. Un attimo apparentemente infinito, divenuto rovinoso al momento dell’impatto. Sbattuta a terra in una maniera che le aveva appannato la vista e tolto il fiato, aveva giurato di non correrei mai più un rischio simile. Una fobia irrazionale che neppure il fratello era riuscito a fare affrontare. Era disposta a farlo, lì, per un ragazzo appena conosciuto?
    Alec sembrava la tipica persona in grado di prendersi ciò che voleva, quando voleva. Non ce lo vedeva ad avere paura di qualcosa. In realtà, Maddie non era nemmeno sicura che potesse comprendere quel panico irrazionale e non voleva deluderlo. Avrebbe desiderato essere coraggiosa. Salire il tronco senza nessuna lamentela, come se fosse nata per fare quello, ma la realtà la travolse come un potentissimo Schiantesimo. Spaventata, ricercò quegli occhi così scuri, speranzosa che le infondessero un po’ di sicurezza. Un prestito che l’islandese avrebbe potuto riscattare a tempo debito e lei, senza alcuna alternativa, lo avrebbe pagato qualsivoglia fossero gli interessi.
    La bocca si spalancò appena, sorpresa di quella stretta ai polpacci. Sorrise, malgrado la paura, intenerita da quella comprensione silenziosa. Sospirò piano e si concesse di rilasciare parte dell’ansia provata. Tentò di concentrarsi sul proprio compito. Una scalata apparentemente impossibile che avrebbe dovuto compiere. Piegò bruscamente la testa, distratta dall’ammissione sincera di lui.
    La texana sarebbe dovuta essere saggia e non ricamare sopra a quel semplice dato di fatto. Fare finta di nulla come qualsiasi altra ragazza, ma era Maddie. Ci ricamò sopra proprio perché era Maddie, ignorando volutamente la semplicità del ragazzo. In teoria avrebbe dovuto farsi meno domande e pensare ai fatti, ma la pratica fu molto diversa.
    ”Oh…” sorrise in maniera ampia ed evidente, incapace di evitarlo ”Ti credo. Mi farebbe piacere vederla”. Si morse la lingua, evitando di aggiungere quel con te, che premeva per uscire. Nelle riviste, che aveva letto, consigliavano di non essere troppo ovvi. Ci avrebbe provato, senza pensare all’inevitabile fallimento. L’americana era la ragazza più trasparente che esistesse e, benché provasse a nascondere i propri pensieri, qualsiasi lettore abbastanza abile avrebbe potuto estrapolarli dalla mimica facciale di lei.
    Non voleva deludere Alec ed quello che le aveva detto confermò la propria volontà. Una frase sicuramente innocente, priva di secondi fini, che nella mente di lei aveva assunto una piega assurdamente romantica. Resistette all’idea di sventolarsi con la mano, perché la sola idea della scalata la gelò sul posto. Catapultata in una spirale discendente di ansia, le venne naturale cercare una conferma. Occhi negli occhi per affidargli quella richiesta appena sussurrata. La vulnerabilità esposta divenne visibile finalmente anche a parole. Una verità che non tutti riuscivano a cogliere, malgrado lei parlasse molto, era che Maddie fosse estremamente insicura di se stessa. Estroversa, non aveva problemi ad approcciarsi a chiunque. Una sicurezza apparente che la copriva come un involontario paravento. In pochi lo vedevano, forse perché non si premuravano di guardare davvero, ma dentro la strega dai capelli scuri si celava un mondo di insicurezza ed inadeguatezza.
    Lui promise e lei gli credette, senza esitazione. Ricambiò il sorriso, con la voglia di fare tutt’altro. Avrebbe voluto schiacciare le labbra sulle sue, assecondando l’impulso del momento. Ringraziarlo per quella serietà, per non averla presa in giro e scoprire che sensazione suscitasse.
    Scosse la testa, richiudendo tutto dentro una scatola. Decise di essere coraggiosa e, aiutata dalla presa salda dell’islandese, riuscì a conquistare il primo traguardo. Non era assolutamente preparata alla sensazione assolutamente terrorizzante che la colse. Abbracciata al ramo come un piccolo Koala, riuscì inspiegabilmente a trovare la forza per portare l’attenzione sul ragazzo.
    Aprì la bocca per chiederle se voleva una mano a salire. Forse avrebbe potuto allungargli un braccio o una gamba? La domanda rimase incastrata in gola, bloccata dal un’incredibile manifestazione di prestanza atletica. Lo guardò dal basso, visibilmente stupita. Spalancò leggermente la bocca. Gli occhi grandi come dischi, lo fissò imbambolata.
    "Come...Come...C'è qualcosa che ti spaventa?" Quasi non si rese conto delle indicazioni, concentrata com'era a studiarlo. Annuì, benché avesse capito poco o niente. Spostò lo sguardo dalle braccia di lui al resto della muscolatura nascosta dalla maglietta. Probabilmente, per riuscire ad arrampicarsi in quel modo, Alec doveva possedere muscoli di cui lei ignorava l'esistenza. Era evidente che l'avesse fatto molte volte e se Maddie non fosse stato un caso perso in partenza, avrebbe quasi voluto chiedergli di insegnarle. Almeno avrebbe potuto guardarlo.
    La mano protesa verso di lei la fece tornare al presente. La Thunderbird si diede uno scossone mentale. Doveva prenderla? Francamente non avrebbe voluto togliere la mano dal ramo. Sacrificare quella posizione assolutamente sicura per una molto più incerta non la convinceva. I denti affondarono nel labbro inferiore, mordicchiandolo leggermente.
    Maddie sospirò piano e lentamente, calibrando ogni minimo movimento, sollevo la mano destra per posarla in quella del Serpeverde. Tremava. Lo artiglio con le dita, cercando di sollevarsi. La mancina volò sull'avambraccio di lui, per una maggiore sicurezza. Battito del cuore impazzito e pupille dilatate per la paura. Si fidava, era sicura che il ragazzo non l'avrebbe fatta cadere, perchè glielo aveva promesso.
    Infilò il piede nella sporgenza indicatale e l'altro si sollevò a cercare la mano di Alec.
    "Raccontami qualcosa...per distrarmi...per favore..." sputò fuori, nonostante la paura. Il petto si sollevò ed abbassò ad un ritmo vertiginoso. Si sarebbe data una piccola spinta e, aiutata da lui, avrebbe cercato di posare il sedere sul prossimo ramo. Se ci fosse riuscita, avrebbe appoggiato la schiena sul tronco dell'albero. Avrebbe atteso che salisse anche lui, approfittando per prendere fiato.
    La testa le girava un po' a causa dell'altezza, ma, ormai che aveva cominciato la scalata, non si sarebbe tirata indietro. La manina destra avrebbe cercato di afferrare il davanti della maglietta di Alec, bisognosa di un istante per recuperare.
    "Mi dispiace. Credo di essere la peggiore compagna di arrampicata che potessi trovare" ridacchiò, lasciando uscire un po' di nervosismo. Non aveva più paura di cadere, sicura che il Serpeverde l'avrebbe salvata, ma, fosse stata più lungimirante, si sarebbe preoccupata di come scendere.
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    I gnara di quanto stesse accadendo nella mente del proprio interlocutore, si limitò a godersi l’atmosfera rilassata ed il leggero tepore estivo. Fino a pochi minuti prima, non avrebbe mai detto di potere recuperare il buon umore tanto in fretta. La storia della bambina demoniaca, ben peggiore della propria, aveva fatto il grosso del lavoro, ma era stata la buffa reazione del Serpeverde a fare il resto. Sorrise empaticamente, dispiaciuta di averlo, involontariamente, offeso in qualche modo. L’ironia, che lei, minuscola a confronto del ragazzo, potesse averlo infastidito, non le sfuggì, ma si sforzò di tenerla per sé.
    Gli occhi si abbassarono ad occhieggiare il proprio abbigliamento, riflesso incondizionato per le parole di lui. Osservò la gonna giallo pallido sfiorarle il ginocchio e la semplice t-shirt bianca che aveva indossato. La confusione la costrinse ad aggrottare la fronte. Il labbro inferiore sporse in avanti, specchio dei pensieri di lei. Vestire colorato era essere riconoscibili? Spostò lo sguardo sul ragazzo accanto a lei e sulla moltitudine di maghi e streghe, lì, a Diagon Alley. Effettivamente non c’erano molti altri colori sgargianti e secondo la texana, era un peccato.
    ”Vuoi dire che siamo chiassosi?” Aggrottò le sopracciglia sfiorando la gonna gialla, divenuta improvvisamente un marchio distintivo. Una lettera scarlatta che rendeva visibile che fosse diversa da Draven. Non aveva mai fatto casa a quella palese differenza stilistica e, sebbene non disdegnasse lo stile inglese, preferiva adoperare i colori. L’esuberante personalità di Maddie non si sarebbe mai adattata ad indossare un maglione grigio.

    “No, non sei tu a darmi fastidio. Non mi piacciono le persone, preferisco stare per conto mio.”

    La testa si mosse su e giù. Annuì, come se comprendesse, come se lei e l’inglese non fossero come il giorno e la notte: lui silenzioso e riservato, lei tutto il contrario. Le spalle si sollevarono con noncuranza. Malgrado l’affermazione del ragazzo, non si preoccupò più di tanto, perché lei amava stare in compagnia abbastanza per tutti e due. Forse, vedendo le persone sempre in maniere positiva, era convinta di riuscire a vincere la ritrosia di lui in qualche modo.
    ”Capisco” tubò, arricciando le labbra come avesse succhiato un limone ”Ma non ti annoi mai a startene da solo? Come…come fai? Io, probabilmente, al posto tuo diventerei una matta che parla da sola. Mi piacciono le persone”. Un sospirò accompagnò l’ultima ovvia precisazione. Un dato di fatto evidente come pochi, vista la facilità con cui si era approcciata al ragazzo.
    Malgrado le diversità, si ritrovò a concordare con le affermazioni successive di lui. Lei, nativa del sud degli Stati Uniti era abituata ad un clima completamente differente. Era quello il motivo per cui amava vestirsi in maniera più colorata ed appariscente? Il sole che penetrava l’epidermide, scaldandole le ossa e un’umidità tale da appiccicarle i vestiti alla pelle. Rivisse mentalmente quella sensazione di calore schiacciante e venne invasa da una profonda nostalgia di casa, del fratello. In un certo senso, vista la riservatezza e la natura solitaria, il serpeverde glielo ricordava.
    ”E’ vero” un mormorio debole, a malapena udibile. Fortunatamente la tristezza non durò a lungo, spazzata via da una curiosità nuova.
    Spalancò un po’ la bocca, sorpresa che lei e Draven fossero stati, seppure per poco, concasati, malgrado le evidenti diversità tra loro.
    ”Quindi, se venissi a scuola qui, sarei una Serpeverde? arricciò il naso, perché non le piacevano molto i serpenti ”Non ricordo di averti mai visto ad Ilvermorny. Perché sei andato via?”.
    Le iridi nocciola salirono alla ricerca di un paio molto più verdi. Lo fissò intristita, temendo che la sua permanenza ad Ilvermorny non fosse stata gradevole. Per tutti gli snasi, Madeline avrebbe scommesso che la colpevole fosse Ruby. La sua compagna di stanza poteva essere fastidiosa, al contrario di lei. La mano destra salì a sistemare la chioma scura.
    ”Quali sono le altre case? Scegliete voi dove essere smistati o funziona in modo differente qui?” Picchiettò il labbro inferiore con l’indice della mano destra. La texana aveva in testa mille domande, ma non era sicura di avere il tempo per farle tutte. Di nuovo la mente balenò su un immagine sfarfallante di un ragazzo conosciuto poco tempo prima. Un altro studente della scuola inglese, che non aveva idea di dove collocare.
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    Un enigma. La parola le rimbalzò per la mente, riassumendo perfettamente il giovane dai capelli scuri di fronte a lei. Lo sguardo le cadde sulla propria mano, apparentemente minuscola in confronto alla sua. Ci si sentiva, in effetti, piccola e non solo per la statura. Accompagnata da un bagaglio di esperienza misero, abituata ad essere controllata da tutto e da tutti, si rese conto di faticare a stare al passato. Cosa pensava Alec di lei? La propria mancanza di esperienza era così evidente?
    Lo studiò sfacciatamente ricambiando l’espressione di lui. La seguiva, senza sembrare troppo turbato dai repentini cambi d’umore della texana, acquisendo parecchi punti agli occhi di lei.
    Aggrottò la fronte, interdetta dalle parole di lui. In realtà, non aveva minimamente pensato che potesse avere cattive attenzioni, si fidava e basta. Una confusione che si dissipò poco dopo, spazzata via dal tono lascivo e dall’occhiolino.
    ”Ti sembro preoccupata?” tubò, inarcando un sopracciglio. Tentò di essere seducente, ma finì per tendere le labbra in un sorriso troppo genuino, felice che un ragazzo così carino le prestasse tutta l’attenzione che voleva. Evidentemente, doveva essere abbastanza sicuro di se stesso, da non farsi intimidire da lei. Non che Madeline potesse realmente intimorire qualcuno, ma talvolta, a causa del carattere troppo esplicito, allontanava involontariamente l’interlocutore.
    Lo seguì senza chiedere, mordendosi il labbro inferiore con impazienza. Moriva di curiosità e normalmente avrebbe fatto un milione di domande, ma temeva che lui leggesse le mille richieste come una mancanza di fiducia.
    L’aspettativa la ingigantì come un grosso palloncino e la mente prese a divagare nei posti più disperati. Pensieri erranti a briglia sciolta. Le iridi nocciola si ritrovarono ad ammirare un grosso tronco d’albero. Si erano fermarti? Presa com’era dal contatto tra la propria mano e quella di lui, se ne era accorta a stento.
    Passarono un paio di secondi, gli unici che avrebbe potuto attendere con pazienza, prima che reclinasse il capo all’indietro. Una risalita atta ad agganciarsi allo sguardo di lui. Le labbra si separarono, pronte a chiedere una spiegazione.
    ”No, io non…”Le morì tutto in gola. Senza fiato, si lasciò solamente sfuggire un urletto sorpreso.
    Librata in aria, privata del proprio peso. Completamente inconsistente fino a quando non si ritrovò con il sedere premuto contro la spalla di lui. Cercò un appiglio, arcuando le dita sulla spalla libera e sul tricipite del serpeverde. Girava tutto, offuscato dalla paura irrazionale dell’altezza. L’aveva negato solo per non fare brutta figura, ma soffriva di vertigini. Forse perché era bassa, trovava innaturale ogni distanza, che sembrava amplificata, terrorizzante.
    Malgrado fosse spaventata, non poté non apprezzare quella dimostrazione di forza fisica: l’aveva sollevata come una bambola di pezza. Avrebbe preferito ammirare la mascolinità del ragazzo da più in basso, al sicuro, con i piedi bene ancorati a terra, ma non ebbe la forza dirlo o di provare a scendere.
    "Perchè vuoi arrampicarti?"
    Ci teneva a fare bella figura e sbalordirlo in qualche modo, ma era atterrita. Deglutì, consapevole di avere la bocca completamente asciutta. Il suggerimento di lui la convinse a cambiare l’oggetto di studio. Fissò il ramo con le palpebre spalancate e benché fosse estremamente vicino, vista la posizione sopraelevata garantitale dall’Islandese, la distanza le parve insormontabile.
    Scosse piano la testa, vicinissima a crollare. Contrasse le dita e percepì muscoli solidi al di sotto. Sospirò lievemente, abbassando il capo per incastrare le iridi nocciola con quelle molto più scure di lui. Voleva fare bella figura e voleva scoprire quale panorama valesse la fatica di arrampicarsi si un albero.
    ”Per favore” mormorò, sfiorandogli le ciocche di capelli con i polpastrelli della mano sinistra ”Non farmi cadere, Alec”.
    Lo supplicò, guardandolo seriamente per un istante di troppo, prima di distogliere lo sguardo. Allungò entrambe le braccia verso lo spesso ramo sopra la sua testa, sperando che il ragazzo l’aiutasse a colmare i pochi centimetri di distacco, sollevandola in qualche modo.
    Se l’avesse fatto, Maddie avrebbe cercato di agguantare l’albero per tirarsi su con le braccia e salire, lì, dove le era stato indicato. Si sarebbe abbarbicata al ramo come un koala, timorosa di potere scivolare, in attesa che il serpeverde la raggiungesse e le dicesse cosa avrebbe dovuto fare.
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